BESLAN;UN ANNO DOPO MANCA INCHIESTA TRASPARENTE
MOSCA, 31 AGO - Il primo anniversario dell'orrore è ormai alle porte, ma un'inchiesta parlamentare trasparente sul sequestro della scuola di Beslan e sulla strage d'innocenti che ne seguì (330 morti, la metà bambini) si fa ancora attendere. A denunciarolo è oggi il deputato liberale russo Vladimir Ryzhkov, unendo la sua voce a quelle di coloro che chiedono non solo di indagare le responsabilità del commando di matrice islamico-cecena che compì l'incursione, ma anche di scavare tra gli interrogativi e i sospetti che investono negligenze e inefficienze attribuite alle autorità federali di Mosca e a quelle regionali dell'Ossezia del Nord: le repubblica autonoma russa del Caucaso che fu teatro della tragedia. "Il parlamento non ha adempiuto ai suoi doveri verso il popolo", ha detto Ryzhkov alla vigilia delle commemorazioni promosse a un anno dal sequestro (1-3 settembre 2004). Il deputato, rara figura di oppositore tutto d'un pezzo al Cremlino nella Duma attuale, ha sottolineato durante una conferenza stampa come il Congresso degli Usa abbia saputo mettere in discussione il ruolo dei servizi di sicurezza americani, investigando sui fatti dell'11 settembre 2001. "Da noi, purtroppo, si ha invece l'impressione che sia in atto un tentativo di celare gli errori dei servizi", ha proseguito, contestando sia l'operato della Procura generale, sia quello della commissione d'inchiesta istituita dal senato russo: troppo poco autonoma a giudizio di molti e comunque incapace di produrre finora un qualche rapporto anche solo preliminare. Fare piena luce è tuttavia necessario, ha detto ancora Ryzkhov, poiché "Beslan è diventato l'11 settembre russo". I 5 milioni di euro raccolti dalla Croce Rossa moscovita per le persone colpite e gli aiuti internazionali (anche italiani) vanno bene , ma non bastano. E tanto meno basta l'ulteriore stanziamento da 4-5.000 euro a famiglia annunciato proprio ieri dal governo federale. Stando a un sondaggio diffuso in questi giorni dal centro demoscopico Levada, mai prono al potere putiniano, un 52% di russi accredita malgrado tutto al Cremlino di aver avuto la buona intenzione di salvare gli ostaggi di Beslan, ma al contempo continua a manifestare sgomento per l'epilogo sanguinoso della vicenda. Vicenda sulla quale, secondo un 53%, le autorità hanno al più una parte della verità. "Se non ci saranno risposte alle questioni rimaste aperte, domani tutto si potrebbe ripetere", ha riconosciuto lo stesso presidente dell'Ossezia del Nord, Timuraz Maisurov, designato di recente dal Cremlino alla guida della regione dopo le dimissioni del veterano Aleksandr Dzasokhov, in carica nei giorni della carneficina e travolto poi dalle recriminazioni della gente. L'autorevole giornale Izvestia apre oggi a tutta pagina con un punto interrogativo, sullo sfondo delle foto dei volti ancora sorridenti di alcuni dei bimbi massacrati a Beslan. E si pone 10 domande "rimaste senza risposta": Si poteva prevenire il sequestro? Quanti terroristi vi parteciparono (32, come dice la Procura, secondo la quale 31 sono stati alla fine uccisi e uno catturato, o di più, come si vocifera qua e là)? E' vero che alcune armi erano state nascoste nella scuola settimane prima dell'attacco? Cosa provocò l'esplosione nella palestra che il 3 settembre poco dopo mezzogiorno innescò non tanto un blitz, quanto una violenta battaglia campale? E così via. Domande che riecheggeranno anche nell'incontro che il presidente Vladimir Putin si è deciso a concedere, il 2 settembre, nel pieno delle rievocazioni, all'associazione delle Madri di Beslan: un gruppo che raccoglie alcune delle donne straziate dalla strage e che ha già fatto sapere di non volere condoglianze, ma piuttosto chiedere conto direttamente al leader del Cremlino di una tragedia imputata a gran voce anche alle colpe di alti funzionari, locali e federali, incluso il capo dei servizi di sicurezza russi (Fsb), Nikolai Patrushev. Il capo guerrigliero ceceno Shamil Basaiev, mandante dichiarato del sequestro nei mesi scorsi cerca intanto di mestare nel torbido. Nei giorni scorsi si è fatto vivo attraverso il sito Kavkazcenter per rimangiarsi la rivendicazione di quell'infamia e addossarla a fantomatici infiltrati dell'Fsb. Una testimonianza a dir poco sospetta per la fonte da cui proviene (sono "le farneticazioni di una massacratore di bambini", ha tagliato corto il viceprocuratore generale russo Nikolai Shepel), tanto più poiché non spiega perché mai il potere russo avrebbe dovuto favorire un sequestro di bambini destinato a mettere Putin in difficoltà nel Paese. E tuttavia una testimonianza che dimostra come in un clima ancora nebuloso persino i veleni più rozzi rischino di trovare spazio. Da domani e fino al 3 il pendolo, in ogni modo, si sposterà sul ricordo e sul dolore, lasciando le polemiche in secondo piano. In Ossezia del Nord, regione a maggioranza ortodossa che é forse la più fedele storicamente ai legami con Mosca fra tutti i territori dell'irrequieto Caucaso settentrionale, i riti religiosi si alterneranno a quelli civili e al disperato strazio dei genitori annientati dalla sciagura. Le autorità locali hanno chiesto fin d'ora di accendere una candela dinanzi a ogni finestra nel momento in cui tutta la Russia osserverà un minuto di silenzio: una candela, un filo di luce.