Sono sveglia esattamente dalle 6,30 di martedì

Se mi frequenta mi pare ovvio lo faccia perché ne trae giovamento o piacere.
Quello che volevo dire è che non voglio altro.
Non voglio costruire niente. Non voglio vivere con nessuno.
Certo che fra zucchine sgonfie e carciofi sconditi ehm ehm deve proprio volerti bene :d:

E pensare che una volta si diceva che gli uomini vanno presi per la gola! :fiu:

Mah, valori che vanno perdendosi, altro che abcdefghilmnopqrstuvz :-o
 
Quindi la relazione sarebbe solo un egoistico trarre piacere dall'altro?
Mi lascia perplesso, io in coppia preferirei ragionare al plurale.
Certo, se il tuo fine è un progetto comune.
Se invece no, una o un compagno va bene perché assieme si condividono tempo ed esperienze di qualità.
Se così non è, che te lo prendi a fare un compagno?
 
Comunque dipende anche da cosa si vuole.
Io non voglio costruire nulla con un uomo.
Ho già due figli grandi, una casa, un lavoro.
Non mi serve una persona con cui metter su famiglia, o vivere assieme. Sono cose che inevitabilmente portano a compromessi, rinunce, a volte pentimenti. Vivere assieme e venirsi incontro di volta in volta perché c'è qualcosa che trascende i singoli per cui "spendersi" (famiglia, coppia) porta inevitabilmente stress, fatica e a volte recriminazioni. Certo, ne vale la pena, se si crede in un progetto comune.
Ma a me non serve, non voglio un progetto comune.
Se frequento qualcuno, è solo per mio piacere. Le ore insieme mi devono arricchire, stimolare, far stare bene, in relax, pace o in qualcosa di divertente o interessante.
Quindi non voglio una persona che palesemente non ha niente in comune con me. Perché la conversazione e la condivisione di interessi diventano tutto.
Siamo andati a trovare la coppia X & Y.
X, divorziato, al secondo matrimonio.
X ha sparato tante cazzate (certificate dal fatto che sua moglie e sua figlia lo perculavano costantemente, e non abbiam capito se lui s'accorgesse di ciò) che alla fine mia mogli mi ha detto "Y sembra normale... per mettersi con X deve essere stata proprio disperata".

Difficile pensare che in 10 anni uno possa passare da "splendido, da sposare" a "quasi imbarazzante". Forse Y "si è accontentata", forse aveva più paura della solitudine (e dell'orologio biologico che ticchettava) che voglia di trovare il manzo perfetto.





Comunque, io che sono saggio al punto di avere una relazione ultratrentennale, dico "è importante l'affiatamento, il culo e il sorriso, ma alla fine, se non si ha un po' di pazienza, le relazioni non possono durare".

E qui farei partire un off-topic clamoroso.





Una volta le famiglie erano numerose. I figli erano abituati a dover sopportare il fatto che non potevano avere tutte le attenzioni (e i beni materiali) dei genitori: c'era una contesa tra almeno 2, spesso di più, figli. Si veniva temprati fin da piccoli al concetto "Non esisti solo tu".

Adesso, in molti casi, ci sono dei figli unici di genitori a loro volta figli unici.
Ogni bambino/a viene messo sul piedistallo da 6 adulti in venerazione (2 genitori e 4 nonni).
Essendo l'unica creatura giovane, viene (spesso, non generalizziamo) viziato. Non gli si dice mai di no. Si arriva a prevenire i suoi desideri (cosa gravissima).

Ecco: ora mi chiedo: quante probabilità ci sono che un bambino così idolatrato e mai contraddetto, da adulto, riesca ad avere pazienza in un rapporto di coppia dove la controparte non è un suo suddito? Sarà (anche) per questo che le relazioni attuali sembrano più effimere, destinate a durare poco?

Ho finito, Vostro Onore.
 
Siamo andati a trovare la coppia X & Y.
X, divorziato, al secondo matrimonio.
X ha sparato tante cazzate (certificate dal fatto che sua moglie e sua figlia lo perculavano costantemente, e non abbiam capito se lui s'accorgesse di ciò) che alla fine mia mogli mi ha detto "Y sembra normale... per mettersi con X deve essere stata proprio disperata".

Difficile pensare che in 10 anni uno possa passare da "splendido, da sposare" a "quasi imbarazzante". Forse Y "si è accontentata", forse aveva più paura della solitudine (e dell'orologio biologico che ticchettava) che voglia di trovare il manzo perfetto.





Comunque, io che sono saggio al punto di avere una relazione ultratrentennale, dico "è importante l'affiatamento, il culo e il sorriso, ma alla fine, se non si ha un po' di pazienza, le relazioni non possono durare".

E qui farei partire un off-topic clamoroso.





Una volta le famiglie erano numerose. I figli erano abituati a dover sopportare il fatto che non potevano avere tutte le attenzioni (e i beni materiali) dei genitori: c'era una contesa tra almeno 2, spesso di più, figli. Si veniva temprati fin da piccoli al concetto "Non esisti solo tu".

Adesso, in molti casi, ci sono dei figli unici di genitori a loro volta figli unici.
Ogni bambino/a viene messo sul piedistallo da 6 adulti in venerazione (2 genitori e 4 nonni).
Essendo l'unica creatura giovane, viene (spesso, non generalizziamo) viziato. Non gli si dice mai di no. Si arriva a prevenire i suoi desideri (cosa gravissima).

Ecco: ora mi chiedo: quante probabilità ci sono che un bambino così idolatrato e mai contraddetto, da adulto, riesca ad avere pazienza in un rapporto di coppia dove la controparte non è un suo suddito? Sarà (anche) per questo che le relazioni attuali sembrano più effimere, destinate a durare poco?

Ho finito, Vostro Onore.
Molto condivisibile ma non credo sia un ragionamento valido per tutti.
Ogni coppia fa a sé.
 
Molto condivisibile ma non credo sia un ragionamento valido per tutti.
Ogni coppia fa a sé.
Esatto: le scienze sociali non producono verità verificabili in laboratorio.

Però vedendo un po' di figli di colleghe/i, molto più insopportabili dei miei tre discendenti quando avevano l'età dei suddetti figli contemporanei è lecito farsi delle domande sulle cause di alcuni comportamenti e ipotizzare, senza presunzione di arrivare a verità universali et assolute, le possibili cause.
 
Siamo andati a trovare la coppia X & Y.
X, divorziato, al secondo matrimonio.
X ha sparato tante cazzate (certificate dal fatto che sua moglie e sua figlia lo perculavano costantemente, e non abbiam capito se lui s'accorgesse di ciò) che alla fine mia mogli mi ha detto "Y sembra normale... per mettersi con X deve essere stata proprio disperata".

Difficile pensare che in 10 anni uno possa passare da "splendido, da sposare" a "quasi imbarazzante". Forse Y "si è accontentata", forse aveva più paura della solitudine (e dell'orologio biologico che ticchettava) che voglia di trovare il manzo perfetto.





Comunque, io che sono saggio al punto di avere una relazione ultratrentennale, dico "è importante l'affiatamento, il culo e il sorriso, ma alla fine, se non si ha un po' di pazienza, le relazioni non possono durare".

E qui farei partire un off-topic clamoroso.





Una volta le famiglie erano numerose. I figli erano abituati a dover sopportare il fatto che non potevano avere tutte le attenzioni (e i beni materiali) dei genitori: c'era una contesa tra almeno 2, spesso di più, figli. Si veniva temprati fin da piccoli al concetto "Non esisti solo tu".

Adesso, in molti casi, ci sono dei figli unici di genitori a loro volta figli unici.
Ogni bambino/a viene messo sul piedistallo da 6 adulti in venerazione (2 genitori e 4 nonni).
Essendo l'unica creatura giovane, viene (spesso, non generalizziamo) viziato. Non gli si dice mai di no. Si arriva a prevenire i suoi desideri (cosa gravissima).

Ecco: ora mi chiedo: quante probabilità ci sono che un bambino così idolatrato e mai contraddetto, da adulto, riesca ad avere pazienza in un rapporto di coppia dove la controparte non è un suo suddito? Sarà (anche) per questo che le relazioni attuali sembrano più effimere, destinate a durare poco?

Ho finito, Vostro Onore.
Forse si potrebbe importare anche qui il concetto di Kibbutz, o di Kommunalka.
 
Certo, se il tuo fine è un progetto comune.
Se invece no, una o un compagno va bene perché assieme si condividono tempo ed esperienze di qualità.
Se così non è, che te lo prendi a fare un compagno?
E che te lo prendi a fare un compagno se serve solo per il tempo che si sta insieme e poi ognuno per la sua strada?
Tanto vale prendere un compagno diverso ad ogni uscita e fare esperienze nuove.

Te mi ricordi Angela Corsi

 
Ultima modifica:
E che te lo prendi a fare un compagno se serve solo per il tempo che si sta insieme e poi ognuno per la sua strada?
Tanto vale prendere un compagno nuovo ad ogni uscita e fare esperienze nuove.
Io non ce la faccio.
Mi lego alle persone.
Mi spendo per le persone.
Anche per questo non mi va di frequentare gente che non conosco bene, figuriamoci farci sesso.
Alla mia età, con il mio passato e le cose che ho costruito, non mi serve avere un uomo in casa.
Se ne frequento uno, non è per convenienza, né perché ho voglia di famiglia, figli, costruzione di un progetto di vita comune.
Ma solo perché quell'uomo mi fa stare bene. Per me stare bene non è solo "mi diverto". È condivisione di momenti intensi, possibilità di essere capita, consolata se serve. Comunicazione, complicità.
È così anche se si ha una "relazione" con convivenza ovvio ma in più ci sono cose che io non sono più disposta a fare/dare.
 

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