SONO TALMENTE A CACCIA DI SPERANZE CHE SE MI CADE UN "PAN DI STELLE" ESPRIMO UN DESIDERIO

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Personalmente non me ne frega nulla della razza di una persona.
Della persona ebrea mi fa fastidio che quando parli con loro, anche di argomenti futili,
ti rispondano che loro sono ebrei, mai che ti rispondano che loro sono italiani e poi ebrei.
Secondo, l'alibi delle persecuzioni, sembra che li "abiliti" a combinarne di ogni,
tanto loro sono figli dei figli degli ebrei perseguitati.
Per me è sufficiente leggere questo : Siamo ebrei perché D-o ci ha scelto per essere il Suo “tesoro amato da tutte le nazioni...
un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19:5-6). Siamo ebrei perché ci ha scelto per attuare il ruolo centrale del suo scopo nella creazione:
ovvero orientare la nostra vita secondo la Sua volontà per sviluppare, in questo mondo, una società e una comunità che rifletta la sua bontà e la sua perfezione.
Il che significa che gli ebrei vogliono imporre la loro volontà sulla volontà degli altri popoli.
E questo - cari ebrei - non mi va proprio. E basta nascondersi dietro il dito. Si sa e si vede cosa combinate nel mondo.

La vicenda inizia via social, ma da Twitter.
Il senatore condivide con un cinguettii durante la presentazione di un libro sulle banche anche il post di un sito complottista e antisemita,
citandone l’incipit: “Il Gruppo dei Savi di Sion” e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia
che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale
, portò alla creazione di un manifesto: I Protocolli dei Savi di Sion”.

I protocolli dei Savi di Sion è un falso documento creato nei prima Anni dello Scorso secolo dalla polizia segreta dello Zar
per aizzare l’odio contro gli ebrei, attribuendo loro un complotto per sottomettere il mondo con la massoneria.
Un falso spesso utilizzato poi dall’estrema destra in Europa e Usa.
Il tweet di Lannutti, poi tolto dal social dallo stesso senatore, ha immediatamente suscitato sdegno anche perché arriva a pochi giorni dalla Giornata della Memoria della Shoah.

Durissima la reazione della comunità ebraica attraverso il sito dell’ebraismo italiano, “Moked”. “Un delirante post antisemita”, viene definito senza mezzi termini.
Moked aggiunge che “il senatore del Movimento Cinquestelle Elio Lannutti ha pensato bene di attirare l’attenzione sulla sua ultima fatica letteraria con una squallida trovata promozionale”.
 
Brutta gaffe per il sito del Miur. In occasione della XXVIII Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica
.Il Ministero dell'Istruzione suggerisce argomenti di scienza per eventuali manifestazioni. “La tavola degli elementi di Mendel, questa sconosciuta”, scrive online.

Peccato che il chimico della tavola periodica sia Mendeleev.
L’errore è stato prontamente corretto, ma lo screenshot della gaffe ha fatto il giro del web.

L’ironia degli utenti dei social network non ha perdonato facilmente l’errore, anzi lo ha fatto ben notare.
 
Siamo in Italia. Non possiamo fare una legge semplice semplice. no. Vietato.

Pensione quando? Quando si può andare in pensione nel 2019? Dipende, la risposta esatta è: dipende.

Dipende da chi sei, dipende da che fai. A contarle ci sono otto età per avere il diritto di legge di andare in pensione.

Prima possibilità: si può andare in pensione tre mesi dopo il compimento del 62° compleanno, avendo versato 38 anni di contributi previdenziali.
Lo possono fare dal 1 gennaio i lavoratori dipendenti privati.
Quindi in pensione dal primo aprile chi ha compiuto gli anni entro il 31 dicembre 2018. E così a seguire di tre mesi in tre mesi.

Seconda possibilità: si può andare in pensione sei mesi dopo il compleanno numero 62 (sempre 38 gli anni di contributi).
Lo possono fare i lavoratori dipendenti del pubblico impiego. Ma non prima del primo agosto 2019.
E poi da agosto sempre sei mesi dopo la domanda la data del pensionamento effettivo.

Terza possibilità: i lavoratori della scuola. Possono andare in pensione se hanno 62 anni, 38 di contributi, fanno domanda entro il 28 febbraio 2019.
Con questi requisiti in pensione davvero ci andranno all’inizio dell’anno scolastico 2019-2020.
Quindi a settembre 2019. Chi salta questo giro in pensione ci va a settembre 2020.

Quarta possibilità: pensione dodici mesi dopo il compleanno numero 58.
Bisogna essere donne, avere 35 anni di contributi, essere lavoratrici dipendenti e usufruire appunto della cosiddetta Opzione donna.
Quindi in pensione a 59 anni reali.

Quinta possibilità: Opzione donna per lavoratrici autonome.
Bisogna avere 59 anni di età, 35 di contributi e aspettare 18 mesi di finestra dopo la domanda per andarci davvero.
Quindi in pensione a 60 anni e mezzo.

Sesta possibilità: in pensione a qualsiasi età anagrafica avendo versato contributi per 42 anni e 10 mesi se uomini.
Si aspetta altri tre mesi per il primo assegno pensionistico.

Settima possibilità: 41 anni e dieci mesi se donne.
Si aspetta altri tre mesi per andare in pensione di fatto.

Ottava possibilità: si va in pensione a qualunque età anagrafica con 41 anni di contributi se un anno di contributi è stato versato prima dei 19 di età.
Si tratta dei lavoratori definiti precoci. Aspettano tre mesi dopo il raggiungimento dei requisiti.

Aggiungo io la nona. Ma non è finita qui :
Si va in pensione di vecchiaia a 67 anni.
 
La riforma riguarda, quindi, i nati tra il 1952 e il 1959.
Cioè tutti quelli che oggi hanno meno di 67 anni (il requisito per la pensione di vecchiaia)
e almeno 60 anni (perché potranno raggiungere 62 anni nel 2021), che abbiano ora almeno 36 anni di contributi (nel 2021 ne avrebbero 38).

Ma una novità prevista dall’articolo 22 del decreto, dedicato ai «Fondi di solidarietà bilaterali» apre alla possibilità della pensione anticipata anche ad età inferiori,
finendo per interessare anche i nati tra il 1960 e il 1962, cioè un lavoratore che oggi ha 57 anni, a patto che ci sia l’ombrello di un fondo bilaterale e di un’intesa sindacale.

Innanzitutto , il lavoratore deve operare in un settore dove ci sia o venga costituito, con accordo tra imprese e sindacati, un Fondo di solidarietà.
Lo stesso lavoratore deve poi rientrare nell’ambito di un accordo sindacale di livello aziendale o territoriale finalizzato al «ricambio generazionale»,
accordo cioè che preveda «il numero di lavoratori da assumere in sostituzione» di quelli che andranno in pensione con «quota 100».
Numero che comunque non è specificato debba essere uguale a quello di chi lascia in anticipo il lavoro.

n questo caso, cioè in presenza di un accordo di secondo livello, il Fondo di solidarietà
potrà erogare «un assegno straordinario per il sostegno ai reddito» a lavoratori che raggiungano i requisiti per «quota 100 nei successivi tre anni».
Questo significa che potrebbero essere accompagnati alla pensione lavoratori con 59 anni d’età e 35 di contributi,
perché dopo tre anni avrebbero appunto i 62 anni + 38 per ottenere l’assegno con «quota 100».

Ma la norma riguarda anche coloro che oggi hanno 57 anni d’età e 33 di contributi, perché nel 2021,
ultimo anno di vigenza di «quota 100», avrebbero i 59 anni d’età e i 35 di contributi che servono per lo “scivolo”,
cioè per l’eventuale assegno straordinario, al termine del quale avrebbero raggiunto «quota 100», avendo 62 anni e 38 di contributi.
Il costo dell’operazione sarebbe a carico dell’azienda, ma gli oneri sono molto inferiori a quelli previsti dall’«isopensione» della legge Fornero
(che per questo è stata utilizzata solo dalle poche grandi aziende) e deducibile fiscalmente. Potrebbe quindi avere una diffusione maggiore.

Infine, lo stesso articolo, prevede che le aziende, «a loro carico e previo versamento agli stessi Fondi della relativa provvista finanziaria»
possono provvedere anche al riscatto di periodi «utili per il conseguimento di qualunque diritto alla pensione anticipata o di vecchiaia».
In pratica, significa che attraverso i fondi bilaterali si può riscattare anche il corso di laurea.
 
Il compito del giornalista dovrebbe essere, a nostro avviso, più che quello di provocare le persone per strada,
inseguire i politici, disturbare le manifestazioni, tutte cose che con il giornalismo non hanno nulla a che fare,
dovrebbe essere, dicevamo, quello di seminare dubbi su notizie che tutti danno per acclarate, quando poi tanto chiare non sono.

Per farlo, dobbiamo chiarire alcuni punti fondamentali. Ci riferiamo a questa ennesima “strage di migranti”,
come la chiamano i miei colleghi della tv e della carta stampata, consci che queste argomentazioni toccano il cuore degli italiani
e soprattutto favoriscono le vendite dei giornali e le visualizzazioni degli articoli.

Per i “naufragi” in mare vale quanto già detto riguardo le manipolazioni della Siria, dove i cosiddetti volontari
montarono dei veri e propri set cinematografici per far vedere l’orrore dei bambini morti o feriti per mano del “tiranno” Assad.
Intendiamoci, i morti ci saranno pure stati, ma per la maggior parte dovuti ai terroristi dell’Isis,
nei cui pressi non è mai stato possibile avvicinarsi per nessuno, figuriamoci poi riprenderli o fare foto.
Ergo
, quelle riprese e quelle foto drammatiche giungono da fonti Isis o amici dell’Isis.
Ed è così che in Occidente si è divulgata la favola di Assad cattivo che bombardava il suo popolo,
quando invece erano i terroristi islamici che uccidevano la gente e utilizzavano donne e bambini come scudi umani,
non disdegnando di utilizzare armi chimiche, che solo loro hanno, grazie a complicità di certi ambienti turchi.

Ma questa è un’altra storia, ancora da scrivere per intero.
 
Tornando ai clandestini, i migranti. Ci dicono i tecnici che un gommone, più propriamente canotto,
come quelli su cui partono i clandestini, non riuscirebbe, coi motori che ha, a percorrere più di due o tre miglia marine,
prima di affondare o comunque di fermarsi, anche perché senza l’adeguata attrezzatura
non si raggiungerebbe mai la terraferma perché è impossibile orientarsi.

Il Mediterraneo, d’inverno e di notte, presenta difficoltà inaudite, difficilmente sormontabili per chi non sia adeguatamente equipaggiato,
e non è certo il caso dei clandestini che partono dalla Libia.

Per essere trovati, in mare, occorre una radio vhf con un’antenna molto alta, una bussola, un telefono satellitare,
un segnalatore di qualche tipo, dei razzi di segnalazione; e poi, per il motore, dei capaci serbatoi ingombranti, una consolle, degli strumenti…
mai visto nulla di tutto questo su quei gommoni.

Allora è chiaro che nessuno pensava veramente di raggiungere l’Italia così, ma sapevano che sarebbero stati “salvati” dai cosidetti “volontari” che incrociano, guarda caso, proprio quelle acque.

Appare ormai evidente che c’è la combine: lo scafista, poco dopo essere stato rimorchiato col suo canotto carico di “migranti”,
che però hanno pagato migliaia di euro per “sfuggire alla miseria”, da un’altra imbarcazione, di proprietà ignota,
ma su cui le procure dovrebbero indagare, dà l’allarme a uno dei tanti numeri di telefono dei “volontari”,
che non vedono l’ora di andare a “salvare” qualcuno, per poi portarli, chissà perché, proprio in Italia, distante centinaia di miglia marine,
anziché nel porto vicino più sicuro, che non è Lampedusa o Pozzallo, ma Sfax, Tunisi, La Valletta o Tripoli.

Sì, anche Tripoli, perché Ue e Onu hanno dichiarato che la Libia è normalizzata: tra un po’ faranno pure le elezioni…
E poi non si capisce perché se la Libia è sicura per partire, non lo dovrebbe essere per ritornare, come stanno strillando ora le ong per il rimpatrio dei “profughi”.

Il retropensiero è che le ong traggano un qualche vantaggio dal numero di persone che portano in Italia, da come insistono, ma forse sbagliamo.

Per quanto riguarda i tre “salvati” dal nostro elicottero, con tutto il rispetto, ma possono dire quello che vogliono, poiché non c’è controprova o altre testimonianze.
Potrebbero essere in stato confusionale per lo stress e straparlare…: hanno fornito il numero esatto degli imbarcati (ma quando e perché li hanno contati?),
il numero delle donne, dei bambini, neanche avessero letto la carta di imbarco. Quelli che mancano, insomma, dicono le ong, sarebbero tutti morti in mare.

Ma siamo sicuri? Non è che per impietosire e allarmare l’Europa – operazione peraltro riuscita perfettamente –
si siano precedentemente accordati con qualche altro attore della commedia per raccontare una storia che fili?
Ma anche se la storia chiaramente non fila, purtroppo ci saranno sempre persone pronte a raccogliere le voci e a propalarle come se fossero vere.

Intendiamoci, può darsi che i morti ci siano veramente, ma dove sono i corpi, dove sono le tracce?
Infatti il primo avvistamento di questo gommone in difficoltà non è avvenuto da parte di aerei militari italiani,
come sembrava in un primo momento, ma da un aereo ong.

Ci sarebbe poi a questo proposito da aprire una vasta parentesi sulle illimitate risorse di queste ong,
che tra aerei, navi, droni, equipaggi, attrezzature sofisticatissime, mettono insieme decine di milioni di dollari.
Ma da dove rientrano questi soldi? Il loro immenso patrimonio è davvero costituito solo da donazioni spontanee di cittadini europei?

Ma chiudiamo pure questa parentesi.
 
Evidentemente siamo di fronte a una serie di fortunati eventi davvero incredibili, come l’avvistamento casuale di un gommone:
chi va per mare sa bene che questo tipo di avvistamenti è pressoché impossibile,
oppure di fronte a un altro tipo di strategia e di piano che per ora non siamo ancora in grado di provare, ma solo di immaginare.

C’è poi un’altra considerazione da fare: questi aeromobili che hanno avvistato i “naufraghi”, hanno lanciato le pesantissime zattere di salvataggio.

Ma come mai avevano a bordo già le le zattere di salvataggio? Erano stati precedentemente allertati?

Nessun ricognitore infatti parte attrezzato di tutto punto, perché sarebbe troppo pesante, a meno che non abbia la certezza di cosa troverà.

E ancora: il gommone è “naufragato” a circa 50 miglia marine dalla Libia, ossia lontanissimo dall’Italia.
Distanza peraltro improbabile, secondo le considerazioni fatte precedentemente.
Comunque, che ci facevamo noi in quel quadrante di mare? Anche qui le procure dovrebbero indagare.

L’unica soluzione è un blocco navale, che dissuada una volta per tutte i trafficanti e i loro complici
dal rimorchiare i gommoni in alto mare e poi chiamare i “soccorsi” dei soliti volenterosi.

E poi dovremmo anche farci delle domande su questi accuratissimi filmati hollywoodiani dei “salvataggi”, che ricordano tanto quelli dei famigerati “elmetti bianchi” siriani.
Insomma, dobbiamo scoprire quale sia la verità, fin dove arriva la realtà e dove incomincia la finzione.
Nella foto, che da qualche tempo è presente sul web, si vedeono operatori della ong durante un “salvataggio”. Sullo sfondo ben visibile la nave col nome.
 
Ragazzi. Questi hanno scoperto l'acqua calda.
Già negli anni '70 le banche ti davano dei fidi se acquistavi delle loro azioni, ahahahah

Pressarono i direttori delle filiali di Etruria a vendere le obbligazioni subordinate dell’Istituto di credito aretino
a un pubblico indistinto facendo perdere ai risparmiatori tantissimi soldi e, per questo,
il pm della Procura di Arezzo, Julia Maggiore, titolare dell’inchiesta su Banca Etruria per il filone relativo alla truffa,
ha chiesto, durante la requisitoria pronunciata nel processo in corso davanti al Tribunale di Arezzo,
la condanna per 13 persone tra ex-dirigenti e funzionari dell’istituto di credito aretino.

Secondo i magistrati aretini vi furono riunioni per convincere i direttori delle filiali
a spingere la vendita delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria «prescindendo dal corretto profilo di rischio».

Per gli altri nove, accusati di truffa aggravata, la richiesta è stata di un anno e mezzo di reclusione e 600 euro di multa.

Addirittura, secondo la ricostruzione dei magistrati dell’accusa, Banca Etruria aveva creato
una sorta di classifica interna dei dirigenti più bravi a spacciare i bond dell’Istituto di credito,
classifica che veniva continuamente aggiornata nella gara a chi riusciva a convincere più clienti e a raccogliere più soldi vendendo le obbligazioni subordinate.
 

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