Val
Torniamo alla LIRA
Teniamoci alla larga dalla fantapolitica migratoria, cioè la pretesa insensata di gestire i flussi di persone
distinguendo a scatola chiusa i migranti economici dai rifugiati ancora prima che partano alla volta dell’Italia (o dell’Europa).
È una fascinazione, una suggestione che presuppone un controllo alla fonte praticamente impossibile da attuare.
E le ragioni sono sia politiche sia economiche. Partiamo dalle prime.
L’immigrazione è trattata dall’Europa, ancora prima che dal nostro paese, come un’emergenza.
Gli strumenti giuridici internazionali che permettono ai rifugiati, cioè alle persone in fuga da una minaccia esterna,
di essere accolte in un programma di protezione sono stati disegnati negli anni Cinquanta (Convenzione di Ginevra e protocolli successivi)
e basati su scenari conosciuti: guerre, persecuzioni politiche e razziali, minacce di morte.
Di conseguenza il nostro approccio alla gestione dei flussi migratori è di stampo emergenziale.
Questo sistema è cioè concepito per rispondere alla richiesta di chi è potenzialmente un rifugiato,
ma non di un migrante economico per cui in teoria dovrebbero esistere i normali canali di controllo
e accoglienza civili usati da tutti noi che non siamo in pericolo di vita o non stiamo morendo di fame.
Il ministro dell’Interno spinge molto su questo punto e su questa distinzione:
sostiene cioè che come paese coinvolto nell’emergenza immigrazione non possiamo utilizzare risorse
e strumenti stanziati per l’accoglienza a favore di chi non ha serie e gravi ragioni alla base della propria dipartita dalle coste africane, da quelle mediorientali e via dicendo.
distinguendo a scatola chiusa i migranti economici dai rifugiati ancora prima che partano alla volta dell’Italia (o dell’Europa).
È una fascinazione, una suggestione che presuppone un controllo alla fonte praticamente impossibile da attuare.
E le ragioni sono sia politiche sia economiche. Partiamo dalle prime.
L’immigrazione è trattata dall’Europa, ancora prima che dal nostro paese, come un’emergenza.
Gli strumenti giuridici internazionali che permettono ai rifugiati, cioè alle persone in fuga da una minaccia esterna,
di essere accolte in un programma di protezione sono stati disegnati negli anni Cinquanta (Convenzione di Ginevra e protocolli successivi)
e basati su scenari conosciuti: guerre, persecuzioni politiche e razziali, minacce di morte.
Di conseguenza il nostro approccio alla gestione dei flussi migratori è di stampo emergenziale.
Questo sistema è cioè concepito per rispondere alla richiesta di chi è potenzialmente un rifugiato,
ma non di un migrante economico per cui in teoria dovrebbero esistere i normali canali di controllo
e accoglienza civili usati da tutti noi che non siamo in pericolo di vita o non stiamo morendo di fame.
Il ministro dell’Interno spinge molto su questo punto e su questa distinzione:
sostiene cioè che come paese coinvolto nell’emergenza immigrazione non possiamo utilizzare risorse
e strumenti stanziati per l’accoglienza a favore di chi non ha serie e gravi ragioni alla base della propria dipartita dalle coste africane, da quelle mediorientali e via dicendo.