SE NON SI FINISCE MAI DI IMPARARE, FIGURIAMOCI DI SBAGLIARE

Avete letto il decreto ? Non ha tutti i torti il pd. (se lo dico io)
L'articolo sotto quotato è scritto da un simpatizzante 5stelle, che naturalmente non entra nel merito del provvedimento,
ma che lo difende a spada tratta. Una boiata pazzesca.
Apprezzo solo che la minima venga portata a 780 euro. 26 euro al giorno.
Sempre meno di quanto prendono le onlus e compagnia vacca.

Una “truffa”, tutta “fuffa mediatica e controproducente”. Una “patacca”. In una parola: da abolire il prima possibile.

Le opposizioni, capitanate da esponenti del Partito democratico, hanno avuto questa idea
per contrastare il reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle: raccogliere le firme per cancellare la legge.

Poco importa se ancora non è entrata in vigore, loro sono già pronti a mobilitarsi: raccolte firme, banchetti e campagne civiche.
Tutto finalizzato, di fatto, a un referendum contro i poveri. Perché il problema, per i promotori, non sono le modalità di attuazione, i paletti, i limiti. Ma proprio il reddito in sé.

Il primo ad avere l’idea è stato l’ex sottosegretario agli Affari europei del Pd Sandro Gozi:
il grande europeista che rivendica di essere vicino ad Emmanuel Macron, anche ora che il presidente francese è assediato dai gilet gialli.
E anzi, dalle colonne del Foglio, ha lanciato l’idea della campagna per un referendum abrogativo.

“E’ l’occasione per una grande mobilitazione civica”, è la sua spiegazione. “Sono disposto a metterci subito la faccia contro questo obbrobrio”.
 
Questa proprio non la digerisco. Questa è una discriminazione nei confronti di chi ha sempre e solo LAVORATO.
Hai "studiato" ? Con gli esami di gruppo ? Ma dai. Altra schifezza.

La possibilità viene offerta a tutti i nati dopo il 1974, che nel 1995 frequentavano ancora l’università o una specializzazione post laurea.

Il provvedimento consente di riscattare gli anni di studio “ai soli fini dell’incremento dell’anzianità contributiva”
(cioè per lasciare il lavoro prima, ma senza incrementare il proprio assegno) pagando per ogni anno il livello minimo previsto dalla riforma pensionistica del 1990.

La Fondazione studi dei consulenti del lavoro ha calcolato che la cifra ammonta a 5.241,30 euro annui,
pari a uno sconto di circa il 60% rispetto ai 13.200 euro previsti dal regime in vigore fino ad oggi.

La prima parte dell’articolo, intitolato “Pace contributiva“, disciplina invece la possibilità – offerta in via sperimentale, dal 2019 al 2021 –
di rimediare a eventuali scoperture contributive tra il primo e l’ultimo versamento all’Inps, alle forme sostitutive o alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi.

Potranno essere riscattati al massimo cinque anni, anche non continuativi, versando però in questo caso l’onere normale.
L’agevolazione in questo caso consiste nel fatto che la cifra “è detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%
con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e di pari importo nell’anno di sostenimento e in quelli successivi”.

Il versamento “può essere effettuato ai regimi previdenziali di appartenenza in unica soluzione ovvero in massimo 60 rate mensili,
ciascuna di importo non inferiore a 30,00 euro, senza applicazione di interessi per la rateizzazione”.
La rateizzazione non può essere concessa nei casi in cui i contributi da riscatto debbano essere utilizzati
per la immediata liquidazione della pensione diretta o indiretta o nel caso in cui siano determinanti per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari.
 
Terrorismo in TV. Ogni TG amplia la notizia ed aumenta il panico.
D'altra parte si vota fra pochi mesi..........

Il crollo della produzione industriale è la spia di “un problema che investe tutta l’Europa, non solo l’Italia che comunque ha i suoi perchè”.

E la causa principale, partendo dalle guerre commerciali tra Usa e Cina per finire alla Brexit e alle prossime elezioni Europee, è “l’incertezza”.

Un'”incertezza normativa che frena gli investimenti e che resterà tale anche nel 2019“, spiega a ilfattoquotidiano.it
Fedele De Novellis
, macroeconomista e curatore del rapporto Congiuntura Ref:

“Non è tanto un discorso di politiche valutate come migliori o peggiori, quanto che non si sa più quale direzione verrà presa”.

La frenata italiana e di conseguenza quella europea sono il riflesso di un contesto internazionale meno positivo,
non solo per l’aumento dell’incertezza, tra guerre tariffarie e tensioni finanziarie, ma anche per le difficoltà dei Paesi emergenti,
spiega la nota congiunturale di inizio anno di Ref.ricerche.

“Naturalmente gli ultimi dati hanno ulteriormente aggravato questo quadro: ci si aspettava che andasse male, va ancora peggio“, ammette De Novellis.
Ma dietro all’andamento di novembre 2018 “potrebbero esserci anche alcuni fattori stagionali“, quindi “non bisogna farsi prendere dal panico“.
 
IMG_20190118_130514_820.jpg
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto