berlusconi
Attacchi Berlusconi e Sarkozy non turberanno Bce - analisti
di Gavin Jones
ROMA, 21 aprile (Reuters) - Con la vittoria elettorale di
Silvio Berlusconi, il presidente francese Nicolas Sarkozy avrà
finalmente un alleato nei suoi attacchi alla Banca centrale
europea, anche se gli analisti ritengono
che la Bce farà
orecchie da mercante.
Berlusconi non si è ancora insediato come capo del governo,
ma ha già chiesto che il mandato della Bce sia "ampliato" oltre
la sua funzione di controllo della stabilità dei prezzi e ha
aggiunto che i governi
europei devono "intervenire" sulla banca.
La Bce, che si è scrollata di dosso le ripetute critiche di
un Sarkozy molto diretto dalla sua elezione lo scorso maggio,
adesso può aspettarsi di diventare il bersaglio dei leader di
due delle tre più
grandi economie della zona euro.
"Le pressioni potranno aumentare ora che c'è anche
Berlusconi, ma questo non potrà che rafforzare la determinazione
della Bce nel portare avanti una fermezza nel linguaggio e nei
scelte sui tassi d'interesse", ha
detto da Monaco di Baviera
Kornelius Purps, analista di Unicredit.
Dalla Deutsche Bank di Parigi, David Naude ha aggiunto che
le pressioni di Sarkozy e Berlusconi non potranno che essere
controproducenti.
Da Londra, Holger Schmieding della
Bank of America è meno
certo che la Banca possa essere immune da pressioni politiche,
ma dice che, con un'inflazione da record che spaventa i
cittadini europei, un qualsiasi richiamo a tassi più bassi può
essere respinto con facilità.
"Se
l'inflazione scende e la crescita crolla, Berlusconi e
Sarkozy potrebbeo trovare interlocutori più ricettivi e
potrebbero rendere difficile la vita alla Bce, mentre ora come
ora la banca ha già abbastanza problemi nel tenere sotto
controllo
l'inflazione" dice Schmieding.
"La Bce non vive nel vuoto e prende atto degli sviluppi
politici, quindi, a parità di condizioni, le pressioni
potrebbero esercitare un ruolo [sulla politica sui tassi]", ha
aggiunto.
Giovedì scorso durante un
intervento televisivo Lorenzo Bini
Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, è sembrato
ansioso di prevenire problemi in futuro.
Attaccare la Bce è una "perdita di tempo", ha detto alla
Rai. "Fa comodo [ai politici] avere qualcuno a cui
dare la
colpa. Però c'è un rischio quando si dà la colpa a qualcun
altro: si distoglie l'attenzione dai veri problemi", ha detto
Bini Smahi.
UN CAPRO ESPIATORIO SBAGLIATO
Cambiare il mandato della Bce sul controllo dei prezzi
richiede
il consenso unanime di tutti i paesi europei e quindi
la Bce non ha nulla da temere a tale proposito, almeno nel breve
periodo, hanno detto gli analisti.
"Cambiare il mandato è una possibilità che non si può
escludere in una prospettiva di 4-8
anni", ha detto Purps, "ma
l'esperienza dimostra che i governi italiani in genere non
durano più di 12-18 mesi e dunque è improbabile che Berlusconi
abbia una parte in questo processo".
Gli analisti ritengono che i tentativi di politici populisti
di trasformare la Bce nel capro espiatorio per i problemi
economici siano destinati al fallimento perché, nel bene e nel
male, la banca centrale non ha una visibilità pubblica
sufficientemente elevata.
"La cosa che colpisce, fatto abbastanza
spettacolare qua in
Francia, è che l'opinione pubblica semplicemente non si
interessa della Bce, c'è una mancanza di conoscenza del potere
che la Bce ha", ha detto Naude.
"Le persone possono opporsi alle decisioni della Commissione
europea, ma
non c'è questo tipo di trasporto nei confronti della
Bce, semplicemente non è un tema caldo", ha aggiunto.
Purps ha detto cose analoghe della Germania: "Il pubblico
tedesco darà a chiunque la colpa dei suoi problemi, prima di
darla alla Banca
centrale", ha detto, "non vedono la Bce nemmeno
come un fattore nelle loro paure sull'inflazione".
Sia Sarkozy sia Berlusconi attribuiscono alla forza
dell'euro la colpa delle difficoltà nelle esportazioni dei loro
paesi e quindi saranno inclini a
esercitare pressioni sulla Bce
perché blocchi la crescita della valuta, ma gli analisti hanno
detto che anche in questo campo, almeno per ora, continueranno a
trovare degli interlocutori poco comprensivi.
La politica sui tassi di cambio è una
"area grigia" più di
quella dei tassi di interesse, ha detto Schmieding, con la Bce
che è responsabile per la gestione e gli interventi quotidiani,
ma con i ministri delle finanze che hanno il controllo su
qualsiasi accordo formale con paesi o gruppi
di paesi con altre
valute.
Per Schmieding questa divisione nei ruoli significa che i
politici potenzialmente possono avere avere più successo
nell'influenzare la Bce sulla politica dei cambi piuttosto che
sui tassi di interesse.
Ma con
l'inflazione che rappresenta adesso un pericolo così
grande, la Bce potrebbe giustamente argomentare che qualsiasi
provvedimento che indebolisca l'euro potrebbe compromettere il
suo mandato di mettere un tetto ai prezzi.