Spending review

BRUNOMINE - COLUI CHE PARLAVA TANTO DI MERITOCRAZIA E BAMBOCCIONI, L’EX MINISTRO BRUNETTA, SPENDE MILIONI PER UNA LISTA INFINITA DI COLLABORATORI, SIA NEL DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA CHE NELLA SCUOLA SUPERIORE DELLA P.A. - TUTTI, NATURALMENTE, SUOI AMICI - C’È GIOVANNI TRIA, CO-AUTORE DI UN SUO LIBRO, RODOLFO RODOLFI, SUO CONSIGLIERE POLITICO, DAVIDE GIACALONE, CURATORE DI UNO DEI SUOI LIBRI, E LA SEGRETARIA, FRANCESCA TEMPERINI...

Alessandro Ferrucci e Ferruccio Sansa per il "Fatto quotidiano"
RENATO BRUNETTA

Tempo di spending review. Chissà, però, se Enrico Bondi ha pensato di introdurre una nuova voce ai tagli: le nomine dell'ex ministro Renato Brunetta. Una sfilza di nomi che comprendono tra l'altro: amici e coautori di libri, collaboratori di fiducia, segretarie, il commercialista personale e tutti i vertici della sua fondazione politica. Tanti, sarà un caso, i veneziani. Un groviglio di personaggi planati in cda e collegi sindacali di società pubbliche per una spesa di milioni. La lista, pur incompleta, è molto lunga.

Dipartimento della Funzione Pubblica.
Basta leggere il sito del Governo per rendersi conto della brillante carriera del professor Leonello Tronti durante il governo Berlusconi: per lui quattro nomine succulente nel solo 2010. Ma lui, chi è? Collaboratore stretto dell'ex ministro e con quest'ultimo, anche autore di pubblicazioni. Niente di illecito, ma comunque incarichi di prima fascia nel Dipartimento per almeno 150mila euro l'anno.
Proseguiamo: Rodolfo Rodolfi (seconda fascia, 73mila euro) vanta un curriculum lungo quanto Guerra e Pace: vice-presidente dell'associazione Free di Brunetta, "consigliere politico" dell'allora ministro e curatore di prestigiosi volumi per la collana diretta dal duo Brunetta-Feltri ("Coop rosse", "Veltroni Walter" e "Urne tradite"). Poi incarichi in enti pubblici, Asl, acquedotti. E ancora, e ancora. Un eclettico, insomma.
RENATO BRUNETTA E MOGLIE TITTI
Altre sorprese. Giovanni Tria, nominato direttore della prestigiosa Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione (129mila euro l'anno) vanta una collaborazione al Foglio di Giuliano Ferrara e due libri con Brunetta. Alla Sspa approdano anche Francesca Temperini e Anna Maria Massa.
"Qualcuno", come il senatore Pd Pietro Ichino, si è permesso di sollevare una questione: Temperini è stata segretaria del ministro Sandro Bondi, è un'esperta d'arte e avrebbe ottenuto consulenze tra l'altro "in materia di comunicazione istituzionale via web" (totale 60mila euro) per cui "non parrebbe avere competenza scientifica o didattica". Brunetta in aula rispose che la dottoressa era un'esperta di beni culturali di grande preparazione e capacità. E zitti tutti.
AGENZIA PER L'INNOVAZIONE
Torniamo ai libri: "Maledetto spread" è un'altra opera della lunga bibliografia di Brunetta. Tra i curatori, anche Renato Farina e, soprattutto, Davide Giacalone. Giornalista, molto stimato dall'ex ministro (anche lui è nella fondazione), tanto da volerlo piazzare ai vertici della Digit (la società pubblica che si occupa di informatizzazione). Una nomina bocciata dal Parlamento. Forse pesarono le numerose inchieste in cui fu coinvolto negli anni Novanta. Arrestato, fu poi assolto e prescritto.
Niente Digit, quindi, ma Giacalone plana alla presidenza dell'Agenzia per l'Innovazione (73mila euro l'anno) che oggi rischia di essere smantellata. Il direttore generale è Mario Dal Co, "collaboratore di Brunetta" secondo le interrogazioni di Linda Lanzillotta (Pd), con un incarico da 140mila euro l'anno. Nel Collegio sindacale dell'Agenzia si trovava anche Michele Zuin, già rappresentante veneziano dell'Unione Ciclisti e oggi capogruppo Pdl al Comune di Venezia: è indicato dalle cronache come "factotum della campagna elettorale (perdente, ndr) di Brunetta" per diventare sindaco della Serenissima. Una nomina del 2008. Nel 2010 gli succede il fratello Maurizio, mentre Michele Zuin si sposta a Formez (centro studi per la formazione della pubblica amministrazione). I compensi? "Sono una questione personale", si limita a dire Michele Zuin.
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-62046/281939.htm Formez Secondo Amalfitano dal 1975 al 2009 è stato ininterrottamente nel Comune di Ravello (come consigliere comunale e sindaco con un passato nel centrosinistra. "Particolare" scomparso nel curriculum ufficiale) per diventare nel giugno 2008 "consigliere per le autonomie locali e l'innovazione di Brunetta. Dal 31 luglio 2009 presidente di FormezItalia". Incarico da 219mila euro l'anno.
RENATO FARINA

Amalfitano da Ravello sbarca a Roma e intanto l'amico Brunetta, rimasto a spasso, nel dicembre scorso diventa presidente della Fondazione Ravello. Poltrona ambitissima. Sempre a Formez: Claudio Lenoci è approdato nel collegio sindacale dopo un passato come sottosegretario dei governi Andreotti e Amato. Un socialista dell'epoca , come peraltro Brunetta. Secondo il Corriere, Lenoci patteggiò una pena all'epoca di Tangentopoli nello scandalo della cooperazione. Continuiamo con nomi noti e meno noti, come Federica Bonfirraro, segretaria di Brunetta anche lei a Formez (26mila euro).
Aran All'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni è arrivato Enrico Mingardi (93mila euro l'anno), ex assessore della giunta veneziana di Massimo Cacciari passato poi a sostenere Brunetta nella corsa a sindaco. Digit Nel comitato direttivo dell'ente per la digitalizzazione delle p.a. troviamo oltre al presidente, lo studioso Francesco Beltrame (200mila euro l'anno), l'avvocato Giuliano Sala (140mila euro), ma soprattutto Giuliano Urbani (140mila euro l'anno), uno dei fondatori di Forza Italia, nonché per due volte ministro con Berlusconi.
Che avrebbe già diritto a una pensione parlamentare di 6.590 euro. Il direttore generale di Digit è l'ingegnere Giorgio De Rita (158mila euro), secondogenito di Giuseppe De Rita del Censis. Un altro amico di Brunetta? "Conosco il ministro da vent'anni, era consigliere del Cnel quando mio padre presidente". Tra i revisori dei conti della Digit fino a pochi mesi fa il commercialista Canio Zampaglione.
http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-62046/370173.htmGIULIANO AMATO Scusi dottore, ma lei non era anche il commercialista personale di Brunetta? "Sì - risponde al Fatto - ma sono stato scelto per la mia esperienza quarantennale". Ma era anche il presidente della Free Foundation di Brunetta? "Sì". E sua figlia Oriana, direttore tra l'altro anche della Free Foundation, durante l'era Brunetta non è diventata uno dei capi del personale della Digit? "Ha avuto un piccolo incarico, ma è un compito di seconda linea. Tutto regolare".

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fate un po' la somma del costo del potronificio di Brunetta ed è solo un ministro del governo Berlusconi
 
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Spending review, -295 uffici giudiziari

Soppressi o accorpati tribunali, procure e sezioni distaccate

05 luglio, 19:33





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(ANSA)- ROMA, 5 LUG - Un taglio di 295 uffici giudiziari è nella bozza del ministro della Giustizia Paola Severino, ora all'esame del Consiglio dei ministri. Gli uffici saranno soppressi o accorpati. Si tratta di 37 tribunali, 38 procure e 220 sezioni distaccate. Il taglio dei tribunali discusso non e' parte del dl sulla spending review ma e' contenuto nel decreto legislativo delegato in attuazione delle delega conferite dalla legge di stabilita' del 2011 varata dal governo Berlusconi.
 
vengono stanziati 10 milioni per le università non statali

vengono stanziati 10 milioni per le università non statali
venerdì, luglio 06, 2012

SPENDING REVIEW: RIMANE TAGLIO 350000 DIPENDENTI PUBBLICI


I tagli alle università e i trasferimenti alle scuole private non ci saranno più. Sarebbe stato un vero e proprio scandalo, ma vengono stanziati 10 milioni per le università non statali. Vengono, però, stanziati 103 milioni per la gratuità dei testi anche nelle scuole secondarie. I docenti senza cattedra potranno insegnare materie affini. Vengono trasferiti alle Regioni 23 milioni in modo che le scuole possano fare più visite fiscali senza oneri.


Nemmeno i piccoli ospedali spariscono per decreto, ma non è detto che le Regioni non li chiudano. Anche perché la scure sulla sanità è tremenda. Ci saranno, infatti, 5 miliardi di tagli (posti letto, spese farmaceutiche, acquisto di beni e servizi).


I dipendenti pubblici diminuiranno di 350000 unità e la maggior parte saranno semplici dipendenti (è troppo comodo dire -20% di pochi dirigenti e -10% della maggior parte di dipendenti pubblici). Le forze armate saranno ridotte del 10%, ridotte di un poco le spese per le missione di pace, gli armamenti, ma anche per le vittime dell'uranio impoverito. Gli statali non ricollocati andranno in mobilità per due anni con l'80% dello stipendio (chissà come faranno ad essere ricollocati se per Monti il pubblico è una spesa!) o in pensione con le vecchie regole.
I buoni pasto non potranno essere superiori a 7€.
Gli statali non potranno più monetizzare le ferie, neanche per la cessazione del rapporto di lavoro.
C'è di buono che non vi saranno più incarichi di studio e consulenze per i dipendenti in pensione.
Arriva anche la pagella per i dipendenti pubblici.
I Cda delle società pubbliche non potranno avere più di 3 membri.


Le province saranno accorpate e si dimezzerà il loro numero sulla base della popolazione e della dimensione territoriale. Le Province si occuperanno di discariche, trasporti e viabilità. I trasferimenti alle Regioni saranno tagliati di 700 milioni di euro per il 2012 e 1 miliardo per il 2013, alle Province di 500 milioni per il 2012 e 1 miliardo per il 2013, per i Comuni di 500 milioni nel 2012 e 2 miliardi nel 2013.

I sindacati saranno solo informati della revisione degli organici. E' previsto un taglio del 10% dei permessi retribuiti e dei trasferimenti ai patronati. I compensi dei Caf per dichiarazione scendono di 1€.


Ci saranno le superprefetture e chiuderanno 30 tribunali, 37 procure e 220 sedi distaccati (è questo il modo di diminuire la durata dei processi?),


da http://petsalvatore.blogspot.it/201...ium=feed&utm_campaign=Feed:+Finanza+(FINANZA)
 
TAGLIA SPESE? TAGLIASPERANZA

Oscar Giannino
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Sul decreto taglia spesa io ho molti dubbi, e ho preferito scriverli ieri sera stessa, prima della fine del Consiglio dei ministri, per il Messaggero di oggi.
Il decreto varato ieri sera dal governo Monti per contenere la spesa pubblica merita un doppio esame. Il primo, è sui princìpi. Il secondo, sui contenuti. Sui princìpi, l’intervento ha un merito, ma anche difetti purtroppo rilevanti. Il pregio è di avviare finalmente interventi sui 720 miliardi di spesa pubblica corrente, mentre il governo sinora aveva in buona sostanza evitato di farlo. Per poi affidare all’ottimo Enrico Bondi l’incarico straordinario – pur a digiuno di contabilità pubblica – di iniziare l’esame dei quasi 300 miliardi di spesa considerati “aggredibili” da Piero Giarda. Bondi non si è fatto pregare, quanto c’è nel decreto è solo parte di ciò che ha suggerito in poche settimane, e oltretutto il governo ha fatto capire che è solo il primo stadio di tre interventi successivi di qui all’inizio dell’anno prossimo.

Detto questo, sempre sul piano dei princìpi, passiamo ai difetti.
L’aumento della spesa corrente, cresciuta di 200 miliardi in un ventennio, è la colpa capitale della classe politica della seconda Repubblica, per i tempi in cui hanno governato destra [molto] e sinistra [meno].

Alzando la spesa i governi hanno bruciato il dividendo dell’euro, cioè 7 punti di Pil in meno ogni anno di interessi sul debito pubblico grazie ai bassi tassi elargiciti dalla moneta comune. Tenendo ferma la spesa reale, bastava impiegare quel dividendo per azzerare il deficit pubblico, e ne sarebbe rimasto parecchio sia per investire sia per ridurre le imposte. Invece, la politica italiana ha fatto il contrario. Ha alzato la spesa, alzato le tasse a livelli record, e ulteriormente alzato il debito pubblico. Risultato: il Paese è schiacciato da una recessione più grave di quella altrui, dopo un quindicennio intero di bassa crescita.



Il governo Monti avrebbe potuto, al suo insediamento, spezzare la continuità ventennale di chi predica che bisogna ulteriormente alzare le imposte, per abbattere il debito pubblico a colpi di avanzi primari di 5-6 punti di Pil l’anno per 15 anni. Perché ai nostri livelli di spesa pubblica e pressione fiscale, è una terapia ammazza-Paese. Famiglie e imprese ormai erodono il patrimonio, per sostenere un reddito disponibile in violenta contrazione.
Monti avrebbe dovuto dire che il debito pubblico va energicamente ridotto cedendo attivi pubblici. Mentre i tagli energici – fino a 7-8 punti di pil – nella spesa pubblica in 3 anni vanno fatti per un dividendo comune: abbassare le tasse a lavoro e impresa e crescere tutti di più. Tagliare la spesa significa addentare interessi diffusi. Solo quantificando con chiarezza agli italiani ex ante l’intervento, spiegando come i diversi comparti vi parteciperanno, e in cambio di un solenne e concreto scambio a favore della crescita per meno imposte, è pensabile in Italia avviare un’opera tanto energica.

Monti non ha seguito questa strada.

Ed è questo, il difetto essenziale.

Prima è stato detto che i tagli vanno fatto per rimediare i 10 miliardi su base annuale necessari ad evitare l’aumento di un punto dell’Iva a ottobre. Poi è stato aggiunto il recupero di risorse per sanare l’errore del governo sugli esodati, e assicurarne copertura ad altri 55mila dopo i primi 65mila.

Poi i costi del terremoto.
Ieri, si è aggiunto che l’aumento dell’Iva non viene evitato, slitta solo a metà anno prossimo, primo ostacolo per chi vincerà le elezioni. Perché nel frattempo nel primo trimestre il deficit pubblico è andato peggio del 2011,

e per via delle tasse aggiuntive e del Pil che scende il gettito per esempio dell’IVA non si alza di certo.

Poiché ancora una volta è sparito lo scambio menospesa-menotasse, è ovvio che saranno fortissime le resistenze di sindacati, categorie e Autonomie.

E senza solenne dividendo fiscale per più crescita bisognerà vedere, dei tanti tagli promessi, che cosa davvero andrà in porto.
Sul merito, servono alcune distinzioni.

I tagli ai 295 uffici giudiziari, e anche alla densità ospedaliera per assistito, sono più che sacrosanti. Anche se non aver concordato con le Regioni le misure ospedaliere scatenerà ricorsi.

I 7,2 miliardi di tagli ulteriori alle Autonomie tra 2012 e 2013 si aggiungono invece al fatto che in questi ultimi 3 anni i tre quarti dei contenimenti di spesa già intervenuti sono stati a carico delle Autonomie.

E allora o si ridisegnano funzioni e si cancellano livelli amministrativi – sulle province un nuovo rinvio, perché siamo alla riconferma della norma varata nel salva Italia, ma con più resistenze di prima – oppure avrà buon gioco la protesta Anci e UPI.



Per il pubblico impiego, l’annuncio del 10% di dipendenti e del 20% in meno di dirigenti è una grida manzoniana, visto che la cosa avrà effetti quantificabili e comprensibili solo una volta noti i criteri di intervento sulle piante organiche, rinviati a ottobre. A tutti viene detto che fino al 2014 nessuno va fuori, e se coi prepensionamenti si ottiene alla fine il risultato niente mobilità. E’ positiva la stretta sulle società locali che offrono solo servizi alla PA, ma siamo ancora ben lontani da un piano generale di cessione e liquidazione. La nuova centrale di committenza per le forniture scolastiche è un passo avanti e lo stesso andrebbe fatto per le forniture sanitarie che da sole valgono 3 punti di Pil in senso stretto e quasi 5 in ambito allargato. I tagli di 5 milioni a palazzo Chigi fanno, se è consentito senza che nessuno si offenda, sorridere.
E’ chiaro, le critiche in nome del meglio in Italia possono sempre sembrare nemiche del poco di bene che comunque si può ottenere. Ma non è stato questo il modo, senza dividendo di meno tasse, il modo in cui Paesi come la Germania sono riusciti ad abbattere la spesa di 5-6 punti di Pil con forte consenso.
CHICAGO BLOG » TAGLIA SPESE? TAGLIASPERANZA
 
ALBERONI ABBATTUTI - DOPO 10 ANNI DI REGNO ASSOLUTO, FINISCE L’ERA DELLO PSICOLOGO DELL’AMORE AL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA, CHE VIENE ACCORPATO AL MINISTERO DEI BENI CULTURALI - LIQUIDATI IL DIRETTORE GENERALE, I DIRIGENTI, IL CDA, IL COLLEGIO DEI REVISORI E IL COMITATO SCIENTIFICO - CON LA “SPENDING REVIEW” SI VUOLE RAZIONALIZZARE L’ISTITUTO DI ECCELLENZA CHE ERA DIVENTATO UN CARROZZONE CON POCHI STUDENTI E TROPPI DIRIGENTI…

ALBERONI ABBATTUTI - DOPO 10 ANNI DI REGNO ASSOLUTO, FINISCE L’ERA DELLO PSICOLOGO DELL’AMORE
 
http://intermarketandmore.finanza.c...i-italiani-piu-poveri-ma-piu-armati-47695.htm
Spending review: corsa agli armamenti. Italiani più poveri ma… più armati!


Scritto il 9 luglio 2012 alle 11:11 da Dream Theater
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Evviva la politica delle incongruenze. Evviva la politica dei favoritismi.
Sono stati i giorni della cosiddetta “spending review”, un taglio netto a tutto quello che riguarda la spesa pubblica. Sicuramente molti tagli sono stati giusti, ma altri sono ampiamente discutibili. In questa sede non voglio dire cosa è bene e cosa è male.
Dico solo che il Governo può anche partire con le più buone intenzioni, ma poi…come sempre entra la politica tradizionale che costrige a fare correzioni… L’interesse comune viene sempre meno e certi stereotipi NON vengono abbattuti. E questo è uno di qeui temi che mi fanno veramente incavolare.
Ecco cosa ho trovato sul sito della Corte dei Conti…
E’ incredibile che oggi, anno 2012, l’austerity vada a colpire i servizi ESSENZIALI mentre certe spese ASSURDE legate agli armamenti vengano invece mantenute…
Leggete ed inorridite…
E’ tempo di sacrifici per tutto il Paese e il ministro Giampaolo Di Paola ha già segnalato la disponibilità delle Forze Armate a bilanci più austeri. Ma alla fine i tagli della Difesa sembrano davvero poca cosa, sia nel testo della Spending Review sia nel progetto di riforma dello strumento militare, in discussione al Senato (…) Riflessi sulla presenza ma non per gli armamenti del contingente in Afghanistan «è incrementato di 1.000 milioni di euro» . In realtà è una riduzione di oltre 400 milioni, perché gli stanziamenti attuali prevedevano 1.430 milioni. E questo vuol dire che i contingenti schierati in Afghanistan, nei Balcani e in Libano dovranno probabilmente essere ridotti. (…) In altre parole, il piano della Difesa è quello di «ridurre le spese del personale, ma per aumentare le spese destinate all’esercizio e agli investimenti». (…) La parola «investimenti», invece, è quella su cui le discussioni sono accanite: comprende anche l’acquisizione di sistemi d’arma. Di Paola parla di «alta tecnologia», intendendo di fatto due programmi: uno è quello del «soldato futuro», la digitalizzazione delle truppe, per cui si prevede una spesa pari a 16 miliardi. 12 miliardi riguardano i controversi F-35, gli aerei più costosi della Storia, duecento milioni di dollari l’uno. I cacciabombardieri sono al centro di polemiche ovunque: negli Usa sono stati considerati «un disastro» dai commentatori politici di Foreign Policy, poi il Pentagono ha ammesso i caccia non sono protetti contro la guerra elettronica e potrebbero essere persino «hackerati». Nei giorni scorsi persino il senatore Carl Levin, presidente della commissione Forze armate, ha chiesto che Pentagono e Congresso premano sulla Lockheed perché l’azienda abbassi i suoi listini. In Italia i caccia sono al centro della campagna «Taglia le ali alle armi», ma il ministro non è disposto a rinunciarci, anche perché gli F-35, nella versione a decollo corto, sono indispensabili per la prediletta portaerei Cavour.
***
F-35 Joint Strike Fighter Cacciabombardiere della Lockheed Martin

II programma d’acquisto dell’Italia: 90 aerei
Costo 200 di ogni apparecchio milioni di euro. Previsione 12 minima di miliardi spesa in 12 anni di euro
Costo Portaerei Cavour: 1,4 Mld di Euro e 200 Mila Euro/giorno di spese di navigazionie
A cui poi andremo ad aggiungere 121 Eurofighter più 100 elicotteri Nh90 della Fregata Fremm, la quale costa, come scritto dal sito sopracitato, altri 6 miliardi di Euro.
Insomma, potremo essere orgogliosi del nostro armamento super avanzato. Ma saremo tutti più poveri.
Intanto le banche d’affari USA tagliano le stime proprio sul deficit italiano:
JP Morgan lowered its forecast for Italy’s 2012 budget deficit from €45 billion (2.8% of GDP) to €36 billion (2.3% of GDP). JPM still sees the Italian government unable to meet its original deficit target of €27 billion (1.7% of GDP).
According to the bank’s calculations, “the cumulative budget deficit through to June has run around €6 billion above where it would need to be to achieve that government’s full-year target.” (EFX)
Evviva.
STAY TUNED!
DT​
l
 
aaaaa voglia a fare SR

L'Ue blocca i fondi alla Sicilia

attenzione..chiamarli fondi ue e' la madre di tutte le truffe
sono soldi degli italiani che hanno lavorato e sarebbe giusto rinominarli per quello che sono
fondi ue sembra che cadano dal cielo...e vengono spesi con faciloneria(tanto paga pantalone)
 
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