Questo spot della Brondi mi dà un fastidio che non riuscivo a capire, tanto era forte. Vabbè, intanto la smorfiosetta è comunque una minore, violentata per via pubblicitaria - e ancora non capisco come sia legalmente possibile. Ma onestamente, prima di tutto il fastidio viene da quella voce, urlata eppure volutamente "amica", con quella sicurezza dei bambini petulanti che in quinta elementare sanno già tutto loro. Non so se la voce sia della stessa Cappuccetta Rozza, ma alla fine poco importa. Se una dice "tűtti vogliono Brondi", con la U/Y a cul di gallina, per esibire quanto è contenta, meglio non infierire.
Cappuccetta va dalla nonna, evidentemente, perché il suo cellulare porta immagini gigantesche, adatte all'anziana ipermetrope, ma questo lo spot lo evidenzia con un "cari nonni, ora non avete più scuse".
Se io avessi una nipote come quella, tuttavia, non avrei certo bisogno di scuse per non rispondere al telefono, e certo mi rammaricherei che la rompicastagne abbia incontrato non un ingordo lupo, ma un semplice inappetente buon cagnolone.
Accorgendosi con 20 anni di ritardo del gioco di parole insito nel suo marchio, il fastidioso spot chiude con un "Brondi chi parla?" che dà l'esatta immagine della pochezza degli autori (si chiamano Uninventiva)
Ma c'è di più.
Leggendo tra i commenti (ce ne sono perfino a favore, mmmmm, sospetti
e non sto a dire qui perché) si scopre che Cappuccetta Rozza ha pure un nome e cognome, si chiama Melissa Lambertini, ha 13 anni e, come minacciosamente afferma in un sito di casting, letteralmente,
Mi chiamo Melissa ho 13 anni,e ciò che amo di più è recitare, sono determinati e porto a termine tutto quello che faccio
e c'è pure la foto.
Avendo l'insopportabile già, a quanto sembra, recitato in "Genitori quasi perfetti", devo assolutamente confermare le mie cupe visioni sulla vacua pochezza del cinema italiano, al quale pare che al di fuori dell'asfittico ambito familiare possa esistere solo un'altra famiglia, fosse pure la Mafia. Cui possibilmente applicare qualche analisi psicologica da rivista femminile ultrapopolare.
Amen.