Imposte (capital gain, minus, plus) Tassazione rendite finanziarie al 20% e Imposta di bollo deposito titoli

manovra

ciao a tutti
ma non ho chiaro....nella manovra è rimasta la tassazione sulle rendite finanziarie al 20% ?
grazie
ciao
franco
 
Questo è interessante, io mi sto un pò informando :up:.
In merito alle tax da pagare, mi sembra però ci siano anche altre voci ... vedi p.es. quello che diceva ieri iguanito :

Dunque: se hai residenza in italia e porti i tuoi soldi all'estero (diciamo in francia), in primis sei assoggettato alla tassazione francese.Se, per caso, la tassazione francese è più bassa di quella italiana la differenza la dovrai denunciare ai fini IRPEF in dichiarazione Modello Unico (per cui se arrivi ad avere uno scaglione di reddito alto - ad es. il 39% - prendi una fottuta terribile) dove infatti esiste un apposito quadro riguardante i redditi prodotti all'estero (modulo RW se non erro).
Anche se forse è inutile sottolinearlo, non paghi l'imposta di bollo italiana perchè questa imposta è imposta SULL'ATTO MATERIALE che, ovviamente, lì manca; ovviamente, se prevista, pagherai la francese.
Se hai la residenza in francia non sarai soggetto ad imposizione italiana semprechè OVVIAMENTE tu non produca in italia redditi o possieda immobili


http://www.investireoggi.it/forum/2293660-post721.html



Non vorrei sbagliare, ma la tassazione in base all'irpef, era la norma vecchia, dal 2005 invece, mi sembra,

- paghi la ritenuta del paese in cui si trova il conto, se inferiore a quella del paese di residenza, paghi in Italia la differenza, se superiore puoi chiedere rimborso del relativo credito

- paghi una ritenuta secca del 35% (dal 1° luglio, prima era più bassa)

- l'intermediario estero (però comunque UE) ti accredita di volta in volta i proventi direttamente su c/c italiano, specificando di che si tratta, e la banca italiana paga come se li avessi riscossi in Italia (questo è il caso che descrivevo nel post sopra, ma di cui non sono assolutamente certo).


ciao a tutti
ma non ho chiaro....nella manovra è rimasta la tassazione sulle rendite finanziarie al 20% ?
grazie
ciao
franco

Basta aspettare un paio di giorni e sapremo tutto con certezza.
 
In questi tempi duri per noi, leggendo qua e la nei forum balza evidente la proposta (il più delle volte dettata dalla rabbia del momento) che molti avanzano riguardante l'esportazione dei capitali all'estero. Credo che su ciò debba essere fatta un pò di chiarezza al fine di rientrare in un'ottica di sano realismo evidenziando soltanto ALCUNI dei problemi che una tale decisione porta con sè.
In primis penso sia necessario limitare il discorso a persone, come credo la maggior parte di noi che popoliamo quotidianamente il forum, c.d "normali"; persone fisiche che studiano, lavorano, sono pensionati e vivono (chi più chi meno) una situazione di ordinarietà.
Ovvio che c'è sempre la possibilità di andare a costituire in via del tutto lecita presso paesi esotici (i c.d. paradisi fiscali) società offshore; ma questo in pratica ben pochi lo possono fare e si tratta comunque di persone non residenti in italia, che muovono milioni e milioni di euro, abituate a viaggiare di continuo e con giri di affari e interessi - leciti e non - del tutto estranei alla nostra quotidianità; persone che in ogni caso possono vantare in quei luoghi agganci di una certa importanza e, soprattutto, di una certa fiducia per cui all'evenienza sanno come "pararsi il culo".
Per noi gente comune tutto quello che si può fare - CHIARAMENTE RESTANDO NELL'ALVEO DELLA LEGALITA' - è trasferire i soldi presso istituti di credito che si trovano in paesi che si pensa godano di un trattamento fiscale meno pesante rispetto al nostro (vedo che molti di voi parlano della svizzera). Ebbene è necessario sapere che una tale soluzione nella stragrande maggioranza dei casi è destinata a risolversi in un rimedio peggiore del male. Anche ammesso e non concesso che si riesca a trovare un tale paese (beninteso al di fuori dell'unione europea) le nostre leggi fiscali comunque non ti danno la possibilità di "farla franca" stante il vigore del principio della world wide taxation che l'Italia, così come la maggior parte dei Paesi occidentali, ha adottato nel proprio diritto tributario. Principio molto semplice in forza del quale i redditi del cittadino residente sono soggetti a tassazione diretta dal fisco italiano indipendentemente dal luogo in cui siano stati prodotti. Principio da integrarsi con quanto stabilito dalle varie convenzioni internazionali stipulate dall'italia con altri paesi e volte ad evitare la c.d. "doppia imposizione"
Pertanto eventuali benefici fiscali ritraibili dalle somme comunque impiegate o che si trovano presso altri paesi non eliminano l'obbligo del residente di compilare la dichiarazione dei redditi italiana (modello unico, modulo RW se non erro) al fine di "integrare" quanto pagato all'estero con ulteriori somme da versare al fisco italiano secondo le sue proprie leggi.
Non resta che sperare di eludere i controlli del fisco; ciò comporta però difficoltà e rischi enormi:se sposti i soldi tramite le banche italiane è noto che le stesse sono obbligate a segnalare alle competenti autorità tali movimenti, ciò che aumenta in modo esponenziale il rischi di essere scovato; se li porti materialmente all'estero la legge ti impone un limite di 10.000 € superato il quale devi dichiararlo.
Peraltro, La definizione di “denaro contante” è estesa, oltre alle banconote e alle monete metalliche aventi corso legale, a tutti gli strumenti di pagamento negoziabili.
Unica scappatoia, penserete voi, è il trasferimento all'estero anche della residenza. Ora, a parte che il concetto di residenza fiscale, con le sue stringenti presunzioni, è ben diverso dal concetto civilistico, chi di noi persone "normali" potrebbe seriamente prendere in considerazione una idea del genere con tutto ciò che essa comporta?
E comunque anche in questo caso gli obblighi fiscali verso l'italia permangono per tutti i redditi comunque prodotti nel territorio italiano (lavoro, case, rendite,terreni, ecc.).
Appare evidente dunque che l'idea di portare i propri soldi fuori restando nell'ambito della legalità sia destinata quasi sempre a restare una pura utopia.

Perdonate la lunghezza.
 
Ultima modifica:
Aprendo un conto all'estero, comunque in ambito UE, tranne quelli che mantengono il segreto bancario,
tipo l'Austria ad esempio, dando mandato all'intemediario (la banca estera) di accreditare immediatamente interessi/dividendi/plusvalenze su un c/c italiano, facendo riportare sull'accredito l'esatta indicazione che trattasi d'utili finanziari, si dovrebbe pagare, tramite la banca italiana in cui vengono riversate tali somme, una sola e semplicissima
ritenuta del 12,5% (o del 20% se l'aumenteranno), senza neppure aver bisogno di dichiarare alcunchè, vedi quadro RW.
Nella circolare 45/E dell'agenzia delle entrate del 13 settembre 2010, a pagina 16 si legge: "Con riferimento ai conti correnti all’estero, l’obbligo di compilazione del modulo RW non sussiste qualora il contribuente dia apposita disposizione alla banca estera presso la quale è detenuto il conto di bonificare gli interessi maturati sul conto estero (immediatamente e comunque entro il mese della maturazione) su un conto corrente italiano intestato al medesimo contribuente, dando specificazione nella causale dell’ammontare lordo e dell’eventuale ritenuta applicata all’estero. Tale disposizione può essere resa dal contribuente anche nell’ipotesi di un conto corrente infruttifero nel presupposto che l’incarico può avere ad oggetto i proventi che dovessero maturare in futuro per effetto, ad esempio, di modifiche contrattuali successivamente intervenute."

Credo però che questo si applichi solo agli interessi di conto corrente, e che non valga invece per capital gain, cedole e dividendi, che vanno dichiarati nei quadri RT e RM.
 
In questi tempi duri per noi, leggendo qua e la nei forum balza evidente la proposta (il più delle volte dettata dalla rabbia del momento) che molti avanzano riguardante l'esportazione dei capitali all'estero. Credo che su ciò debba essere fatta un pò di chiarezza al fine di rientrare in un'ottica di sano realismo evidenziando soltanto ALCUNI dei problemi che una tale decisione porta con sè.
In primis penso sia necessario limitare il discorso a persone, come credo la maggior parte di noi che popoliamo quotidianamente il forum, c.d "normali"; persone fisiche che studiano, lavorano, sono pensionati e vivono (chi più chi meno) una situazione di ordinarietà.
Ovvio che c'è sempre la possibilità di andare a costituire in via del tutto lecita presso paesi esotici (i c.d. paradisi fiscali) società offshore; ma questo in pratica ben pochi lo possono fare e si tratta comunque di persone non residenti in italia, che muovono milioni e milioni di euro, abituate a viaggiare di continuo e con giri di affari e interessi - leciti e non - del tutto estranei alla nostra quotidianità; persone che in ogni caso possono vantare in quei luoghi agganci di una certa importanza e, soprattutto, di una certa fiducia per cui all'evenienza sanno come "pararsi il culo".
Per noi gente comune tutto quello che si può fare - CHIARAMENTE RESTANDO NELL'ALVEO DELLA LEGALITA' - è trasferire i soldi presso istituti di credito che si trovano in paesi che si pensa godano di un trattamento fiscale meno pesante rispetto al nostro (vedo che molti di voi parlano della svizzera). Ebbene è necessario sapere che una tale soluzione nella stragrande maggioranza dei casi è destinata a risolversi in un rimedio peggiore del male. Anche ammesso e non concesso che si riesca a trovare un tale paese (beninteso al di fuori dell'unione europea) le nostre leggi fiscali comunque non ti danno la possibilità di "farla franca" stante il vigore del principio della world wide taxation che l'Italia, così come la maggior parte dei Paesi occidentali, ha adottato nel proprio diritto tributario. Principio molto semplice in forza del quale i redditi del cittadino residente sono soggetti a tassazione diretta dal fisco italiano indipendentemente dal luogo in cui siano stati prodotti. Principio da integrarsi con quanto stabilito dalle varie convenzioni internazionali stipulate dall'italia con altri paesi e volte ad evitare la c.d. "doppia imposizione"
Pertanto eventuali benefici fiscali ritraibili dalle somme comunque impiegate o che si trovano presso altri paesi non eliminano l'obbligo del residente di compilare la dichiarazione dei redditi italiana (modello unico, modulo RW se non erro) al fine di "integrare" quanto pagato all'estero con ulteriori somme da versare al fisco italiano secondo le sue proprie leggi.
Non resta che sperare di eludere i controlli del fisco; ciò comporta però difficoltà e rischi enormi:se sposti i soldi tramite le banche italiane è noto che le stesse sono obbligate a segnalare alle competenti autorità tali movimenti, ciò che aumenta in modo esponenziale il rischi di essere scovato; se li porti materialmente all'estero la legge ti impone un limite di 10.000 € superato il quale devi dichiararlo.
Peraltro, La definizione di “denaro contante” è estesa, oltre alle banconote e alle monete metalliche aventi corso legale, a tutti gli strumenti di pagamento negoziabili.
Unica scappatoia, penserete voi, è il trasferimento all'estero anche della residenza. Ora, a parte che il concetto di residenza fiscale, con le sue stringenti presunzioni, è ben diverso dal concetto civilistico, chi di noi persone "normali" potrebbe seriamente prendere in considerazione una idea del genere con tutto ciò che essa comporta?
E comunque anche in questo caso gli obblighi fiscali verso l'italia permangono per tutti i redditi comunque prodotti nel territorio italiano (lavoro, case, rendite,terreni, ecc.).
Appare evidente dunque che l'idea di portare i propri soldi fuori restando nell'ambito della legalità sia destinata quasi sempre a restare una pura utopia.

Perdonate la lunghezza.

Lunghezza benvenuta. Sono complessivamente d'accordo. Per ora sembrerebbe (ma il condizionale è d'obbligo) che, nella finanziaria prossima ventura, non sia stato toccato il fiscal shelter relativo alla previdenza pensionistica detraibile (riscatti, riallineamenti, ricongiunzioni)
Se così fosse, la via intrapresa ultimamente per motivi che è possibile integralmente attribuire al caso dal lumacone Lorix potrebbe considerarsi ancor più conveniente ? :)
 
In questi tempi duri per noi (...)
Ottimo intervento, grazie!:up:

Aggiungo a tutto quanto da te giustamente riportato, che in molti casi quello che si risparmierebbe di bollo deposito si spenderebbe in commissioni di negoziazione, che all'estero (specie in Svizzera) sono nell'ordine dell'1%.:eek:

E poi la parte dichiarativa (quadri RW, RT e RM) è da perdere la testa: se la fai da solo risparmi ma diventi matto, se te la fai fare paghi una cifra nell'ordine dei 1.000 euro.
 
banche estere

Lo spostamento dei depositi presso banche estere in Europa, comporta - nel complesso (capital gain + balzelli bancari) - costi uguali o superiori a quelli italiani, pur considerando la mazzata dell'imposta di bollo. E ciò senza tener conto delle complicanze nel dover indicare ogni volta nel quadro RW i redditi percepiti ed eventuali recuperi dovuti alla doppia imposizione fiscale.
L'unica soluzione per pagare meno tasse sarebbe quella di andare off shore con la residenza. Ma poi bisognerebbe anche trascorrere nel paese scelto (Cipro, Monaco, Andora, ecc.) almeno 183 giorni all'anno, per essere in regola con il fisco in Italia altrimenti si rischia di incorrere nel reato di evasione fiscale.
 
Ultima modifica:
Nella circolare 45/E dell'agenzia delle entrate del 13 settembre 2010, a pagina 16 si legge: "Con riferimento ai conti correnti all’estero, l’obbligo di compilazione del modulo RW non sussiste qualora il contribuente dia apposita disposizione alla banca estera presso la quale è detenuto il conto di bonificare gli interessi maturati sul conto estero (immediatamente e comunque entro il mese della maturazione) su un conto corrente italiano intestato al medesimo contribuente, dando specificazione nella causale dell’ammontare lordo e dell’eventuale ritenuta applicata all’estero. Tale disposizione può essere resa dal contribuente anche nell’ipotesi di un conto corrente infruttifero nel presupposto che l’incarico può avere ad oggetto i proventi che dovessero maturare in futuro per effetto, ad esempio, di modifiche contrattuali successivamente intervenute."

Credo però che questo si applichi solo agli interessi di conto corrente, e che non valga invece per capital gain, cedole e dividendi, che vanno dichiarati nei quadri RT e RM.
Esatto!! Dopodichè se l'imposta pagata all'estero è superiore a quella pagata in italia peggio per te, se è inferiore pagherai la differenza.
 
L'unica soluzione per pagare meno tasse sarebbe quella di andare off shore con la residenza. Ma poi bisognerebbe anche trascorrere nel paese scelto (Cipro, Monaco, Andora, ecc.) almeno 183 giorni all'anno, per essere in regola con il fisco in Italia altrimenti si rischia di incorrere nel reato di evasione fiscale.



... vincendo in questi casi la presunzione che la legge ti addossa.
si considerano residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato...."
In sostanza abbiamo una inversione dell'onere della prova a carico dell'emigrante, il quale dovrà dimostrare, si noti, DI NON ESSERE RESIDENTE IN ITALIA. Prova da zionare dopo che il fisco abbia accertato che tu te ne sei andato in un paradiso fiscale...
Non c'è che dire... un bel casino....
 

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