Tempo a Milano - Cap. 1 (2 lettori)

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Grifo104

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USA, a novembre +211.000 posti di lavoro, sopra attese


Il Dipartimento del Lavoro degli USA ha comunicato oggi che gli occupati nel settore non agricolo (Nonfarm Payrolls) sono aumentati a novembre di 211.000 unità. Gli economisti avevano atteso un aumento di 196.000 unità.

I dati di ottobre e settembre sono stati rivisti al rialzo, rispettivamente da +271.000 a +298.000 e da +137.000 a +145.000 posti di lavoro.

Il tasso di disoccupazione (Unemployment Rate) è rimasto a novembre invariato al 5%. Il dato è conforme alle stime degli esperti. Il salario orario medio è aumentato dello 0,2%, dal +0,4% di ottobre. Anche questo dato è in linea con le attese di Wall Street.

Redazione Borsainside


P.S.
E vai con il rialzo dei tassi Usa !!!
 

Grifo104

Forumer storico
L’OPEC spiazza i mercati, non taglia la produzione ma la alza

L'OPEC ha spiazzato tutti. Il cartello ha deciso di alzare il tetto massimo della sua produzione di petrolio da 30 milioni a 31,5 milioni di barili al giorno. Lo riportano diverse agenzie stampa. Prima dell’odierno vertice si era vociferato di un possibile taglio della produzione per sostenere i prezzi. La maggior parte degli analisti aveva previsto tuttavia la conferma di un tetto a 30 milioni di barili al giorno.
A seguito della notizia le quotazioni del petrolio vanno a picco. Il WTI scende al momento al NYSE del 3,6%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Il dollaro americano si indebolirà nel 2016 - analisti

ETF Securities, uno dei provider indipendenti più importanti al mondo di Exchange Traded Product (ETP), prevede che il dollaro americano seguirà un trend affine a quanto osservato negli anni passati e inizierà il suo declino durante il primo trimestre del 2016. Questa dinamica prepara il terreno per numerose altre asset class: è probabile che l’azionario internazionale sovraperformi le azioni americane e che si rafforzi il sentiment verso i mercati emergenti. I prezzi delle materie prime, inoltre, potrebbero registrare un rialzo.
James Butterfill, Head of Research and Investment Strategy per ETF Securities dichiara: “I tassi di interesse ufficiali delle politiche americane sono destinati ad aumentare. Il balance sheet della Federal Reserve (Fed), tuttavia, non è mai stato così ampio, per questo motivo la maggior parte delle asset class entrerà in acque inesplorate durante il ciclo restrittivo. L’analisi di ETF Securities relativa ai precedenti cicli di rialzo da parte della Fed suggerisce, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, che il dollaro americano potrebbe andare incontro a un sell-off”.
Esiste inoltre il rischio che le banche centrali commettano errori nelle loro politiche. In una simile situazione, un ritorno dell’inflazione potrebbe avvenire più rapidamente di un rialzo dei rendimenti nominali dei Treasury e la forza del dollaro americano potrebbe diminuire. Il modello dell’oro di ETF Securities suggerisce che uno scenario di questo tipo potrebbe portare a sorprese al rialzo nei prezzi dell’oro. I Treasury si trovano in una bolla ma la linea di confine tra la loro natura di asset class e il loro impiego quale strumento di politica non è mai stata così sottile. Le mutevoli dinamiche del mercato obbligazionario rendono difficile comprendere con certezza se assisteremo a un sell-off imponenete, come nel 1994, dove i rendimenti crebbero del 3% in 12 mesi, o se questo sarà più simile a quanto avvenuto nel contesto dei precedenti cicli, dove in media si è registrato un rialzo dell‘1%.
Per quanto riguarda le commodity, emergono i primi segnali di declino sul fronte delle scorte nella maggior parte dei mercati delle materie prime. Le recenti diminuzioni di prezzo potrebbero estendere i già aggressivi tagli alle spese in conto capitale. I deficit nelle forniture emergono approssimativamente due anni dopo che l’aumento dei tagli alle spese ha toccato il minimo. Il prolungato periodo di surplus delle scorte di materie prime è di conseguenza vicino alla conclusione. Storicamente i bassi margini nel settore estrattivo permettono di razionalizzare l’attività di estrazione delle risorse. Con il sentiment degli investitori ai minimi da circa un decennio, qualsiasi variazione nel posizionamento potrebbe generare un rimbalzo deciso del prezzo delle commodiy.
Nonostante le dinamiche degli ultimi cinque anni, le materie prime continuano a giustificare il proprio impiego in un portafoglio diversificato. L’analisi di ETF Securities dimostra che, sia nei portafogli bilanciati che in quelli più votati alla crescita, un’allocazione del 10% nelle commodity favorisce i rendimenti e riduce il tempo necessario alla ripresa dopo un picco, permettendo così alle materie prime di essere un fattore di diversificazione.


A cura di ETF Securities
 

Grifo104

Forumer storico
Le possibili conseguenze delle ultime mosse della BCE - analisti

Anche se può non sembrare, il 2015 è stato caratterizzato da un mercato ‘orso’ per quanto riguarda i titoli di Stato UK e US, con rendimenti che sono aumentati di circa 20 e 30 punti base (bps) alla scadenza. In netto contrasto, i bond europei hanno raggiunto nuovi minimi record quest’anno – nel momento in cui la BCE ha annunciato le politiche di allentamento quantitativo e tagliato i tassi d'interesse a livelli negativi. I Bund tedeschi hanno ora rendimenti negativi a sei anni, e anche il debito italiano e quello spagnolo, che stanno recentemente scontando alte probabilità di default come nel 2012, scambia a rendimenti negativi nel segmento breve della curva.
Altrove, nel reddito fisso, abbiamo registrato stabilità nella maggior parte degli spread dei corporate bond investment grade nel Regno Unito e in Europa, nonostante un certo rischio sia tornato sul mercato (per esempio, gli spread dei bond Volkswagen (DE0007664039) sono stati colpiti duramente dopo lo scandalo sulle emissioni). Gli spread nelle obbligazioni USA Investment Grade hanno sotto performato quest’anno poiché, quest’anno, le aziende hanno emesso enormi volumi di debito, forse in previsione di rendimenti in prossimo aumento dal momento in cui la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi.
Il mercato statunitense ha visto anche un fondamentale deterioramento della qualità del credito: la leva è aumentata, in parte in seguito al riacquisto di azioni e a operazioni di M&A finanziate da prestiti. I bond High Yield statunitensi hanno sottoperformato nel 2015, continuando ad arrecare danno dalla fine del 2014, momento in cui i bond legati al settore dell’energia (piattaforme, oleodotti, esplorazione e raffinazione) hanno iniziato a scontare il prolungato crollo del prezzo del petrolio. E così, quando altri prezzi di materie prime (quali carbone e minerale di ferro) hanno toccato i livelli di più bassi da anni, le obbligazioni esposte ai metalli e al minerario si sono svendute. Fuori dal settore energia e materie prime, tuttavia, le aspettative di default rimangono molto basse. 
I problemi dell’Europa: non esistono facili risposte
Dopo aver scongiurato la crisi della zona Euro con il suo famoso “pronti a fare tutto il necessario” nel 2012 e dopo aver convinto i membri del Consiglio della BCE rispetto a un approccio più interventista, quindi decidendo di intraprendere il quantitative easing per una somma pari a €1,1 mila miliardi nel 2015, il presidente della BCE Mario Draghi continua disperatamente a cercare una risposta al malessere che sta attanagliando l’economia: la deflazione. Nel mese di novembre di quest’anno, Draghi ha comunicato ai mercati che la BCE “farà tutto quello che si deve fare per aumentare l’inflazione nel più breve tempo possibile. Questo è ciò che il nostro mandato per salvaguardare la stabilità dei prezzi esige da noi.”
La BCE ha confermato oggi ulteriori misure di allentamento quantitativo per adempiere al suo mandato volto a salvaguardare la stabilità dei prezzi, vicino ma al di sotto, del 2% di inflazione. Tra queste misure, l’estensione del programma di acquisto degli asset fino almeno a marzo 2017, così come un ulteriore taglio dei tassi di deposito da -0,2% à -0,3%. In precedenza, Draghi aveva dichiarato che “siamo al livello più basso” ma ciò appare prematuro: le Banche Centrali della Svizzera, della Svezia e della Danimarca, manterranno tassi di interesse negativi per il 2016. Di conseguenza, non vi è alcun motivo per cui i tassi di interesse non possano spingersi ancora di più in territorio negativo. Inoltre, con la BCE che ha ancora una volta abbassato le proprie previsioni relative alla crescita economica nel biennio 2015/17 e data l’entità dell’allentamento monetario che si è verificato in questi 12 mesi, è evidente come l’economia della zona Euro non goda di buona salute nonostante i segnali di miglioramento della fiducia dei consumatori. Le preoccupazioni circa la possibilità dell’uscita della Grecia dall’Eurozona, i rischi generati dalla politica in Spagna e in Portogallo e la mancanza di un reale progresso verso un’unione fiscale e politica, probabilmente continueranno a pesare molto sugli investitori per tutto il 2016 e oltre.
Le tendenze che si riscontrano nel panorama macroeconomico europeo comportano diverse implicazioni per gli investitori. In primo luogo, è probabile che nel medio termine l’euro si trovi sotto un’ulteriore pressione dati i diversi orientamenti politici della BCE e della FED. Un declino graduale dell’Euro può portare, nel corso del 2016, a una potenziale parità con il Dollaro USA. Un tasso negativo sui depositi della BCE che resterà negativo e un più alto tasso sui Fed Funds sono al centro di questa prospettiva dal momento che i flussi di capitale si stanno indirizzando fuori dall’Eurozona alla ricerca di rendimenti positivi.
In secondo luogo, l’azione della BCE è propensa a supportare l’estremità anteriore della curva dei rendimenti nel breve termine e i rendimenti con scadenze a lungo termine. Tuttavia, vediamo poco valore nei titoli di Stato europei a questi livelli di rendimento bassi dato il rischio di un rialzo dei tassi di inflazione a sorpresa e il limitato potenziale di rendimento del capitale al rialzo. Infatti, con un terzo del mercato dei bond governativi europei che presentano rendimenti negativi, sembra assurdo rimanere confinati nel territorio della redditività negativa a meno che non si ritenga che l’Europa stia entrando in una fase di depressione economica.
In terzo luogo, gli asset corporate europei – come le obbligazioni ABS e le obbligazioni societarie – potrebbero essere sempre più nel mirino del programma di acquisti della BCE visto l’impegno profuso nell’incoraggiare le banche a concedere prestiti all’economia reale. In questo tipo di contesto, le obbligazioni societarie di alta qualità potrebbero diventare il più grande beneficiario per un grande acquirente sul mercato come la BCE.
In conclusione, il taglio dei tassi di deposito della BCE annunciato ieri, potrebbe avere un impatto negativo sulla reddittività delle banche dato che i margini d’interesse netti sarebbero ulteriormente schiacciati da tassi di interesse sempre più bassi. Si teme, inoltre, che i creditori nazionali/le banche finanziatrici in Spagna potrebbero ritrovarsi costretti a pagare miliardi di euro a titolo di compensazione per i clienti i cui contratti di mutuo presentino contratti illegali con ‘floor’ sui tassi di interesse. Inoltre, le compagnie di assicurazioni sulla vita si trovano a dover affrontare ulteriori pressioni in un ambiente in cui è difficile generare rendimento reali positivi da asset privi di rischio.


A cura di Jim Leaviss, Responsabile del team Retail Fixed Income di M&G Investments
 

Grifo104

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Bravo Mario così si fa?. | Investimento Migliore

Interessante !!! La dose mensile del Qe rimane di 60 miliardi ma si acquistano man mano sempre meno titoli di stato e sempre piu' abs, covered bonds e bond degli enti locali. Direi che la cosa ha molto piu' senso di quanto ha fatto addirittura la Fed fino ad oggi ... Fed che Draghi aspetta al varco con le orecchie basse ed i tassi alzati. :)
 
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