TIENITI STRETTI I RICORDI, TI VERRANNO A CERCARE NEI GIORNI DI PIOGGIA

Per concludere in bellezza è arrivato, sul fronte repubblicano, Donald Trump.
Lui, come al solito, ha fatto i fuochi artificiali.

Prima ha chiesto ai russi di trovare e diffondere le 30 mila email che la Clinton, quand’era segretario di Stato, fece transitare sui suoi server privati e poi fece sparire
(Il tweet di Trump: “If Russia or any other country or person has Hillary Clinton’s 33,000 illegally deleted emails, perhaps they should share them with the FBI!”),

poi ha detto papale papale che le doti di leadership di Putin sono superiori a quelle di Obama.

Il che, fra parentesi, è quello che pensano quasi tutte le persone che sotto il cappello hanno qualcosa oltre ai capelli.
 
Tutto questo parlare di Russia è un segnale.

In primo luogo di disperazione.
Il vero problema di questa campagna elettorale è che si risolve nel confronto tra un dilettante di successo come Trump e una dilettante d’insuccesso come la Clinton,
il cui massimo risultato, in quattro anni passati a dirigere la diplomazia Usa, è stato distruggere la Libia e ridere alla notizia della morte di Gheddafi.

Questo è il succo politico che repubblicani e democratici sono riusciti a spremere dalla polpa della più grande potenza economica, militare, tecnologica e culturale del mondo.
Del Paese più multietnico del pianeta.

Per dirne una: ci sono circa 5.500 think tank o istituti di ricerca nel mondo.
Di questi, 1.500 sono nei soli Stati Uniti e di essi 900 sono stati fondati negli ultimi trent’anni.
Questo colossale sforzo di interpretazione della realtà contemporanea e del mondo ha prodotto solo Clinton e Trump? Non è preoccupante?
 
È una delle notizie forse più importanti nell’ambito della guerra in Siria, anche se passata sotto silenzio:

l’esercito siriano ed i curdi del SDF sono riusciti nella giornata di mercoledì a ‘tagliare’ la Castillo Road, ossia la tangenziale di Aleppo,
e forse questo episodio è quello che nei mesi prossimi può dare la svolta decisiva per la conquista dell’ex capitale economica siriana e quindi in generale per tutto il conflitto nel paese asiatico.
 
La svolta si è avuta quando, oltre alla conquista di parte della tangenziale da parte dell’esercito, si è avuta un’offensiva di Al Nusra presso il quartiere curdo di Sheikh Maqsoud, con gli uomini del SDF che non solo sono riusciti a respingere tale sortita, ma hanno addirittura guadagnato terreno conquistando lo Youth Housing Complex e raggiungendo di fatto l’esercito regolare, tagliando le linee di rifornimento terroriste.

La zona nord di Aleppo in mano ad Assad, adesso è unita a quella che mai ha ceduto le sue posizioni già ai tempi in cui, nell’estate del 2012, la metropoli siriana sembrava dovesse cadere interamente da un momento all’altro; in poche parole, da forza assediata, adesso l’esercito siriano è forza assediante, ad Aleppo i quartieri in mano ribelle sono delle vere e proprie ‘sacche’ in un contesto nel quale Damasco controlla gran parte del territorio.
 
Edulcorare .....e poi spingere.

Il direttore generale lo ha sempre detto, le sue nomine in Rai sono basate su «esperienza, merito» e soprattutto «autonomia dai partiti»,
anche se lui stesso è stato supporter di Matteo Renzi (e pure suo piccolo finanziatore).

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Acqua passata, Campo Dall'Orto ha la testa nel futuro della tv, non nelle misere beghe sugli stipendi della Rai che poco lo appassionano.
Perciò, mentre il dg viaggia nell'iperuranio della creatività multimediale, a guidare la complicata macchina della Rai ci pensano altri, nella fattispecie il suo braccio destro all'ultimo piano di Viale Mazzini,

Guido Rossi, qualifica precisa: «Direttore Staff del Direttore Generale», tutto maiuscolo, 200mila euro il compenso lordo, più 40mila euro di premio massimo variabile.

Tutti meritati visto che è lui il direttore generale ombra della Rai, le pratiche più delicate passano dal suo ufficio, chi deve parlare col dg parla prima con lui, o anche soltanto con lui.
Fidatissimo di Dall'Orto, che lo ha scelto per merito e competenza, Rossi «è un manager esperto di comunicazione pubblica e relazioni istituzionali» si legge nel suo curriculum
pubblicato nella pagina «Rai per la Trasparenza». Già responsabile Relazioni Esterne ed Eventi Outdoors di Mtv Italia, a diretto riporto del direttore generale e dell'amministratore delegato,
che all'epoca era proprio Dall'Orto, poi in Viacom International Media Networks, «nell'ottobre 2015 è chiamato in Rai per dirigere lo Staff del Direttore Generale».

C'è però qualcosa che manca nel curriculum reso pubblico dalla Rai, rispetto alla versione più ampia e dettagliata mandata al momento della candidatura.
Al Giornale risulta che proprio da Viale Mazzini sia arrivato il consiglio di asciugare il curriculum, concentrandosi sull'esperienza nei gruppi privati, più che sulla politica.

Mentre Rossi, interpellato, assicura che quel cv sia stato usato per candidarsi non in Rai, ma in un'altra azienda dove era rilevante l'esperienza politica.
Che in effetti, nell'altro curriculum del braccio destro di Dall'Orto, occupa una parte notevole della formazione professionale del manager.

Nel cv più sintetico si legge che Rossi fino al 1996 è stato «responsabile provinciale e regionale Emilia Romagna dei giovani del Partito democratico della Sinistra ora Partito democratico»,
nonché «membro dell'esecutivo nazionale». Non solo, fino al 1999 è stato «responsabile comunicazione del Pds di Bologna, eletto consigliere comunale di Bologna».
Poi, sempre nel cv emendato da Viale Mazzini («la politica fuori dalla Rai»), si evidenzia come anche il periodo a Mtv, dove Rossi cura gli eventi dal vivo,
serve a consolidare rapporti «con personalità provenienti da diverse aree politiche e del livello, tra gli altri dell'allora sindaco di Roma Walter Veltroni»,
e poi altri politici di destra e sinistra non ultimo «l'allora sindaco di Firenze, oggi presidente del Consiglio, Matteo Renzi».
Nome che deve aver procurato un brivido di piacere in chi lo ha letto in Rai, proprio agli inizi della stagione renziana a Viale Mazzini.

Ma è in fondo al cv che Guido Rossi cala il poker d'assi.

Alla voce «Referenze», l'attuale capo staff del dg Dall'Orto, inserisce infatti una terna di nomi che qualunque candidato all'assunzione in Rai vorrebbe avere.

Primo, «Antonio Campo Dall'Orto», e avere come referente la stessa persona che ti deve assumere non è cosa di poco conto.

Subito dopo arriva nientemeno che «Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria», l'uomo del governo che si occupa, per conto del premier, appunto della Rai.

E terzo «On. Vinicio Peluffo, vice presidente della Vigilanza Rai», Pd.

Referenze ed esperienze introvabili nel cv pubblicato dalla Rai. «Un profilo marcatamente apolitico il suo», vaticinò Freccero. Da Palazzo Chigi e dal Pd possono confermarlo.
 
Quello che Renzi rimprovera a Campo Dall'Orto è di non averlo tenuto a riparo dalle polemiche.
Ma soprattutto che la Rai renziana e piena di amici di Cdo assoldati all'esterno e a costi poco furbi, con il passo falso di doverli pagare con i soldi dei contribuenti racimolati con l'odiosa tassa del canone in bolletta.

Non serve dire che Renzi dovrebbe essere deluso da se stesso, perché il manager ha in fondo eseguito gli ordini del politico. Non funziona così.
I capi come Matteo quando sbagliano devono cercare un capro espiatorio, uno su cui sfogare la rabbia. Lo ha trovato, ma c'è un problema. Ora non sa come metterlo alla porta.

La speranza sarebbero le dimissioni, ma ci vuole fegato per rinunciare a uno stipendio succoso. Rimuoverlo a questo punto sarebbe un pesante errore politico.
E così a Renzi non resta che sbattere i pugni sulla figura di Dall'Orto e aspettare tempi migliori.

Nel frattempo si macera il fegato vedendo su quotidiani e social network la lista degli stipendi d'oro che rimbalza da una parte all'altra.

Fanno discutere i 240mila euro l'anno di Francesco Merlo, pensionato da Repubblica e arrivato a Viale Mazzini per fare il consulente del direttore editoriale,
con un contratto particolare: non si comprende bene la sua mission, in caso di errori non sono previste penali e non ha limiti di spesa per le trasferte.

Il brutto della Rai renziana è che ha cancellato il lavoro della Rai precedente.
I dirigenti che superavano i 240.000 euro erano 48

e con Gubitosi sono stati ridotti a 14.

Con Maggioni e Dall'Orto si è tornati al passato remoto: i supercompensi sono 94.

E anche questo il premier lo mette sul conto dei suoi ex fedelissimi.

Eppure lui, il Dg piovuto dalla Leopolda, anche ieri in commissione di Vigilanza ha difeso il «nuovo corso» dell'azienda di viale Mazzini.
Stipendi compresi, a cominciare dal suo:

«Io vengo dal settore privato - ha spiegato Campo Dall'Orto - nei miei lavori precedenti negoziavo lo stipendio, stavolta no, mi hanno detto quale era la cifra di prima e io ho detto perfetto».

Anche perché nel frattempo il tetto di 240mila euro è saltato.
Il resto è affidato a un «percorso di autoregolamentazione», all'individuazione della «migliore collocazione possibile per le risorse interne», a «cambi di ruolo»
o ipotetiche risoluzioni del contratto per i troppi ben pagati manager e giornalisti tenuti a scaldare le poltrone.
 
Cosa c'è sotto l'accordo Zanetti - Verdini ?

L''interesse forse lo ha avuto Enrico Zanetti, che il 29 gennaio 2016 è stato immediatamente nominato da Renzi viceministro del Ministero dell'Economia e delle Finanze!

Dopo che l'emendamento presentato lo scorso dicembre 2015 da quattro deputati del partito dell’allora sottosegretario e oggi viceministro all’Economia Enrico Zanetti
ha accorciato termini di accertamento, salvando Denis Verdini da contestazioni dell’Agenzia delle Entrate per un totale di 5 milioni di euro.

L'emendamento stabilisce che se l’amministrazione fiscale non riesce a concludere le verifiche entro non più di quattro anni dalla presentazione della dichiarazione dei redditi falsata (cinque per i casi di dichiarazione omessa o nulla) l’evasore la fa franca.

"La Commissione tributaria provinciale di Firenze ha accolto i ricorsi di Verdini a cui le Entrate contestavano una "estesa frode" su Ires, Iva, Irpef e Irap "funzionale all'arricchimento personale".

Fino allo scorso dicembre 2015 era perfettamente nei termini stabiliti dalla legge per questo tipo di contestazioni:,
cioè fino a 10 anni nel caso in cui l’illecito configurasse un reato tributario e fosse stato notificato all’interessato entro il 31 dicembre 2014.

L'effetto è stato quello di far archiviare la contestazione.
Risultato: “milioni su milioni” persi dall’erario.
 
I consumatori non fanno a tempo a festeggiare la conferma del Tar della Lombardia di bloccare gli aumenti del costo della luce,
che si preannuncia un’altra stangata: il Senato ha approvato definitivamente il decreto salva-Ilva, che, tra le altre cose,

prevede un prelievo di 400 milioni dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea) per coprire gli obblighi di rimborso della società siderurgica allo Stato per il 2016.
Soldi che verranno restituiti nel 2018 o oltre.

E a pagare il conto potrebbero essere come al solito famiglie e imprese, visto che la Csea è alimentata dalle bollette della luce.

L’Autorità per l’energia, il gas e il sistema idrico (Aeegsi), nei giorni scorsi, ha infatti avvisato governo e Parlamento sulla possibilità di nuovi aumenti delle tariffe
se il decreto dovesse prolungarsi oltre il termine stabilito dal provvedimento, ossia il 2018.

“Se la durata del prestito forzoso dovesse prolungarsi oltre il termine prefigurato dalla norma (2018), l’Autorità si troverebbe costretta ad aumentare le componenti tariffarie relative agli oneri generali, salvo poi riabbassarle una volta restituito il prestito, con evidente danno per i clienti chiamati a versare dette componenti tariffarie”, dice l’Aeggsi in una apposita segnalazione.
 
hello Dany ,
come canta eddie murphy dal balcone in uno dei suoi films : goodmorning world !! e cosa gli risponde quello del piano di sotto :) ?
.. e appena adesso si viene a sapere che si spartiscono fette dei canoni rai ? ci voleva mica uno scienziato per capirlo .. due conti approssimativi ..
60 milioni / 3 [ nucleo medio famiglia ] = 20 milioni di famiglie ..7/9 milioni di familie che pagano il centone iniquo rai .. 7 milioni x 100 [ eurastroli ]
700 milioni / 900 milioni .. direttori da 2000 euro di lavoro mensili [ 24000 annuali ] che ne sbafano 240.000 , o più .. opps uno zero in più , è scappato uno zero ..
sono una novantina quei direttori ... 90 x 250.000 = buchetto da 22 milioni e mezzo di euro .. all'anno .. italia si italia no .. europa si , europa no è la strage impunita .. ma è normale che un direttore ricavi in un anno come obama ? ..
" h!!p://www.lettera43.it/economia/macro/canone-rai-il-41-evade_4367562046.htm " .. non è il 41 % delle famiglie che evade ma è la parte dello stato
che si arroga diritti legiferativi che non dovrebbe avere che pienamente impone ed estorce , commettendo tentativo di estorsione ed estorsione , soldi da un servizio chiamato " rai servizio pubblico " , che in realtà è putriscentemente privato .. allora perchè non lo fanno privato a tutti gli effetti e non solo nella funzione finzione s.p.a. , così chi vuole si paga il servizio rai e se lo gode perchè ha scelto così ?

meditatempolo :
" h!!p://marcodellaluna.info/sito/2016/07/25/cittadini-contro-istituzioni-cause-di-risarcimento-a-raffica/ "
 
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