Il retroscena
Eurotower, "colombe" in maggioranza
ma Draghi vorrebbe evitare la spallata
Nel bunker di Francoforte va in onda la divisione Sud-Nord. Nel consiglio direttivo, dieci per il presidente, sette contro e quattro indecisi. Offensiva a tutto campo dei "falchi" ispirati dalla Bundesbank, contrari all'acquisto di titoli dal corrispondente ANDREA TARQUINI
Lo leggo dopo
BERLINO - Mezzogiorno di fuoco stamane a Francoforte. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) si riunisce sotto gli occhi dei mercati e del mondo intero. Dopo le promesse del presidente Mario Draghi di fare tutto il possibile per salvare l'eurozona, e il duro monito di risposta del numero uno della Bundesbank Jens Weidmann, contro ogni deragliamento dai compiti della Bce, un confronto aperto tra i due appare inevitabile. E soprattutto, mercati e politici temono che le aspettative suscitate da Draghi vengano deluse.
I due no giunti ieri da Berlino - prima quello di Weidmann a ogni scelta che spinga la Bce "oltre i suoi compiti di difesa della stabilità monetaria", poi quello del governo, schieratosi unanime in serata col falco vicecancelliere Philipp Roesler contro una licenza bancaria al futuro fondo salvastati Esm - rafforzano l'allarme. La partita è difficile: teoricamente le "colombe" pro-Draghi sono dieci oltre a lui, i falchi vicini a Weidmann sette, ma sommandoli eventualmente ai 4 indecisi si rischia una spaccatura, uno stallo che dividerebbe l'eurozona tra Nord e Sud. Per evitarla, Draghi potrebbe ripiegare su annunci di misure meno traumatiche e quindi anche meno forti. Questo timore è espresso con molta forza dagli operatori sui mercati.
La Bce deve fare di più, c'è perdita di fiducia, ha esortato da oltre Atlantico la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Ma il vicecancelliere tedesco Roesler, e insieme a lui vari esponenti della
Csu bavarese, sparano a zero contro ogni provvedimento di grande portata. E l'ex capo economista Bce Juergen Strack denuncia come "illegali" gli acquisti di titoli sovrani. Liberali e Csu alzano il tono sperando di convincere anche la cancelliera a ritirare le sue aperture a Monti e Hollande.
Il clima è pesante. Spiegel online accusa Monti di essere entrato in rotta di collisione contro Angela Merkel con la richiesta di licenza bancaria al fondo salva-Stati. La paura di elettori e risparmiatori tedeschi di finire nel baratro, con mille miliardi già impegnati tra aiuti, crediti e garanzie, cresce di ora in ora. Se Draghi tira troppo la corda, dicono gli osservatori a Francoforte, può arrivare a una rottura pericolosa con la Bundesbank e con Berlino. Ma se invece dopo aver creato tante aspettative, annuncerà solo misure che ai mercati appariranno insufficienti o troppo timide, la tempesta continuerà. E molti analisti ieri si dicevano "scettici sulle possibilità di un'intesa su misure drastiche e per questo "disappointed", irritati e scontenti".
I mercati temono che non venga annunciato il previsto maxi-acquisto di titoli sovrani dei paesi sotto tiro, perché la Bundesbank e i suoi uomini frenano e parlano di inaccettabile violazione di tabù e statuti dell'Eurotower. "Draghi sta tentando con metodi estremamente avventurosi di aggirare il divieto posto alla Bce di finanziare direttamente gli Stati, per finanziarie i debiti dell'Europa meridionale", accusa Hans Michelbach della Csu bavarese. Dopo il contrattacco di Weidmann, e soprattutto dopo l'appello di Roesler a considerare lo spread alto come "indispensabile incentivo alle riforme nei paesi del Sud", l'atmosfera è pessima.
Draghi, come è tradizione dei presidenti Bce, preferisce decisioni all'unanimità del consiglio direttivo rispetto a scelte a maggioranza. Ma è difficile mettere insieme una maggioranza forte per le sue proposte di interventi radicali. Ci starebbero Portogallo - il presidente della Banca centrale, meno sicuro il vicepresidente Vitor Constancio - Slovenia, Italia, Irlanda, Grecia, Cipro, Malta Spagna e i due francesi. Dieci più Draghi. I "falchi", compresi i tedeschi Weidmann e Asmussen, sono sette: austriaco, olandese, lussemburghese, finlandese, èstone.
La battaglia è per conquistare il consenso dei quattro indecisi: il portoghese Constancio, lo slovacco Makuch, i due belgi Coene e Praet. Se, come si teme, fossero prese misure troppo timide rispetto a quelle forti auspicate dall'Fmi, Draghi rischierebbe una sconfitta di fatto, o una vittoria di Pirro. E la tempesta perfetta tornerebbe a scatenarsi.
(02 agosto 2012)© Riproduzione riservata