Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato IV° (Gennaio 2012 - Dicembre 2012) (1 Viewer)

g.ln

Triplo Panico: comprare
stare attenti alla "duration"

Mica contraddico ..anzi ..ho detto che il 40 HA PIU' volumi, ma a mio avviso il 34 scambia sempre volumi ASSOLUTAMENTE sufficienti al nostro trading ...ieri il 40 ha scambiato 26mln, il 34 15mln (se controlli la media degli ultimi 15gg si muove fra i 24 e i 10), il "decisamente" dovremmo usarlo per il 37 con i suoi 50mln.
Movimentando almeno 500k o > mi porrei il problema :up: ma ho notato che chiunque di questi trentennali in book ha size lettera/denaro che permettono entr/usc. di 100k senza in un singolo movimento.

Sono più attento alla duration che ad altri parametri ...ma è un punto di vista personale come sai.

Concordo, pure io ci sto moooolto attento!.
Ciao e buona domenica, Giuseppe
 

belindo

Guest
Buongiorno a tutti!
Mi rileggo le pagine di ieri, mentre sta per lartire il GB di Korea.
Forza Alonso!!!
Speriamo che arrivi alla fine..........................
 

Baro

Umile contadino
Washington, 13 ott. (TMNews) - Quando mancano appena tre settimane alle presidenziali negli Stati Uniti, il magnate dei media Rupert Murdoch ha rotto gli indugi e attaccato violentemente Barack Obama e Joe Biden con una serie di messaggi su Twitter, inviati nel giro di 18 minuti. Alla guida del gruppo News Corporation, Murdoch, 81 anni, ha attaccato il vicepresidente Joe Biden di mentire sulle relazioni dell'amministrazione Obama con il leader israeliano Benjamin Netanyahu e anche sull'attacco contro il consolato di Bengasi, in Libia. "Se Obama vince sarà un incubo per Israele. Biden ha mentito spudoratamente in merito alle relazioni con Bibi (Netanyahu). Susan Rice al Dipartimento di Stato, un autentico incubo", ha scritto Murdoch sul suo profilo Twitter. (con fonte Afp)
 

Baro

Umile contadino
Presidenziali Usa, partita (ri)aperta

Il dibattito televisivo tra i vicepresidenti Biden e Ryan non altera i numeri della corsa alla Casa Bianca, riaperta dal "flop" di Barack Obama nel primo dibattito.

13/10/2012
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I vicepresidenti Joe Biden (destra) e Paul Ryan durante il dibattito televisivo (Ansa).


In America si dice, giustamente, che i dibattiti tra vicepresidenti contino poco. Eppure, lo scorso giovedì sera la sensazione era che stavolta, forse, lo scontro televisivo tra il senatore democratico Joe Biden (vice in carica) e il deputato repubblicano Paul Ryan (aspirante vice) contasse un po' più del solito. Biden doveva "vendicare" il suo capo, il presidente Barack Obama, vittima, una settimana prima, di una performance opaca, sottotono, al punto da impedire anche agli analisti più di parte di dire il contrario, e soprattutto di riaprire, almeno nei sondaggi, una corsa alla Casa Bianca che sembrava già chiusa.

Dopo il flop di Denver, infatti, lo sfidante repubblicano Mitt Romney, che al contrario aveva dato il meglio di sé, è addirittura balzato in testa – anche se di misura – nel dato nazionale. Poco importa che, come dimostrato nei vari "processi del lunedì" post-dibattito, qualche fatto se lo sia inventato, che a certe affermazioni usate alle primarie per assicurarsi la base conservatrice abbia rifatto il trucco, e che alle cifre abbia aggiunto uno zero o tolto una virgola qua e là. Il 70% è come appari, il 20% come lo dici e il 10% cosa dici, ripete il comico inglese Eddie Izzard nei suoi irresistibili monologhi. Purtroppo, nei dibattiti c'è da constatare che non si allontana molto dal vero. Altrimenti non si spiegherebbe perché è bastata un'ora e mezza di Obama "remissivo e demotivato" ( due degli aggettivi più gettonati) per far tornare sostanzialmente in parità le intenzioni di voto degli americani.

Non solo a livello nazionale, ma anche nei cosiddetti "swing States", gli stati indecisi. Ed è da come voteranno questi Stati che dipenderà il prossimo "nome sul campanello" della Casa Bianca. Il conto dei singoli voti, infatti, avviene all’interno di ogni Stato, e al candidato che ottiene la maggioranza si assegna un valore – un punteggio – più o meno alto a seconda della popolazione. Ovviamente i più grandi e popolosi "pesano" di più: la California, ad esempio, vale 55, il Texas, 39, lo Stato di New York 29 e così via. Per vincere ne servono 270 (ovvero la meta’ +1 dei 539 "punti", o voti elettorali per chiamarli come si deve) totali.

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Il presidente Barack Obama (Ansa).


Secondo la media dei sondaggi fatta oggi dal New York Times Obama ne prenderà 237 (tra cui 185 sicuri e 52 probabili) mentre Romney solo 191 (158 sicuri e 33 probabili). Ne rimangono 110 ripartiti tra 9 Stati "swing" o indecisi. Tra questi c'è la Florida (29 voti elettorali) - quelli che nel 2000 costarono l'elezione ad Al Gore, l’Ohio (18), e la Virgina (13). Ed è agli elettori indecisi di quegli Stati indecisi che si rivolgono i candidati nei dibattiti, perché così a ridosso delle elezioni gli "zoccoli duri" e’difficile che cambino idea a meno di gravi crisi interne o internazionali o di grosse gaffe.

Giovedì sera Biden e Ryan di indecisi non ne hanno convinti granché. Il vicepresidente in carica – uomo del popolo che al popolo piace - col suo atteggiamento a tratti un po' "da bar", ha tenuto testa allo sfidante incalzandolo su fatti, cifre e programmi non sempre chiarissimi da parte repubblicana, e soprattutto senza gaffe – per le quali è noto da sempre. Ma quando la parola passava a Ryan, con un dannoso eccesso di sicurezza (forse lo stesso che ha intorpidito Obama sul podio di Denver) o lo interrompeva o sembrava quasi ridergli in faccia.

Ryan dal canto suo, quasi trent’anni in meno,ha tenuto il campo sciorinando analisi geopolitiche e, soprattutto quei brutti numeri sull'economia (tra cui una disoccupazione scesa solo oggi, dopo quattro anni, sotto l’8%) che screditano automaticamente - a prescindere dai colpevoli – qualsiasi presidente in carica. Un pareggio, insomma, che non sposta i sondaggi e rimanda ai prossimi due dibattiti presidenziali: il prossimo, martedì 16. C'è chi ha detto che – visto che il primo non se lo ricorda nessuno - Obama abbia scelto di frenare i colpi per sfoderare le armi più taglienti alla fine. Vedremo.

Stefano Salimbeni
 

Baro

Umile contadino
L'Italia sotto le macerie dei partiti

Il Barometro Politico di Demòpolis mostra che la fiducia nei partiti è ormai a zero. E' giusto. Ma che cosa resta della politica senza i partiti?

14/10/2012
Ci sono notizie che, come certi cibi avariati, danno molta soddisfazione all'inizio del pasto e provocano molti dolori alla fine della digestione. E' quanto avviene con la lettura dei risultati dell'ultimo Barometro Politico dell'Istituto Demòpolis, che certifica la fine di qualunque fiducia nei partiti da parte dei cittadini: solo il 3%, oggi, si fida dei partiti (era il 20% nel 2008: già poco in assoluto, ma tantissimo rispetto a ora), un tasso di (s)fiducia che è il minimo storico degli ultimi trent'anni. E in caso di elezioni l'astensionismo dichiarato sarebbe intorno al 32%.

"Gli scandali delle ultime settimane", commenta Pietro Vento, direttore del'Istituto Demòpolis, "sembrano aver dato il colpo di grazia alla fiducia dei cittadini, e ad apparire in crisi, ormai, è la stessa legittimazione della classe politica. La crescente insofferenza degli italiani verso i partiti che hanno governato il Paese negli ultimi anni sta determinando un netto incremento non solo dell'astensione ma anche di quanti non saprebbero chi votare, ormai oltre il 23%. Si tratta in prevalenza di elettori dell'area moderata in cerca di rappresentanza, di nuove valide ragioni per tornare alle urne".






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Un cartello di protesta contro il governo Monti (foto Reuters).


Come ricorda Vento, i partiti in fondo stanno facendo la fine che si meritano, tra scandali da urlo e un'inefficienza (anche parlamentare) non meno scandalosa. Ma la domanda di difficile digestione, appunto, è: finiti i partiti, che cosa c'è per l'Italia? E' ancora possibile la politica fuori dal sistema dei partiti?

Non è una domanda oziosa o retorica. L'abbiamo già visto succedere. Ricordate il 1994, il nuovo partito (Forza Italia) creato dal nulla da Silvio Berlusconi? Ricordate per quanti anni Forza Italia si portò appresso la nomea di "partito di plastica", senza congressi, senza correnti, tutto appeso alle decisioni del Capo e della sua stretta cerchia di collaboratori? Bene, in questi giorni il PdL (erede appunto di Forza Italia) si dibatte tra mille correnti, con lo stesso Berlusconi (oltre a molti militanti) che accusa lo staff dirigenziale di essersi troppo chiuso su se stesso. Di essersi partitizzato, appunto.


Fuori dalla forma partito, insomma, pare esserci solo il culto della personalità, l'omaggio al Capo che tutto può e tutto decide. Identica cosa è successa alla Lega Nord: anche lì, niente congressi, nessuna democrazia interna, Umberto Bossi per tutti. Fino a quando... beh, sappiamo tutti che cos'è successo.


Il Pd? Quello è il partito più partito di tutti, con i vecchi difetti che gli altri volevano appunto evitare. Correnti? Quante se ne vuole. Congressi? Quanti se ne vuole. E poi le primarie, la contestazione perenne del Capo, le decisioni prese e subito dopo sabotate... Insomma, tutto l'armamentario che ha stufato gli italiani.


Che altro resta? Il Movimento % Stelle, che il Barometro Politico dell'Istituto Demòpolis dà ormai saldamente ancorato nei pressi di quota 20%. Anche qui abbiamo un leader, Beppe Grillo, che promette di essere molto diverso da Berlusconi e da Bossi, anche nella gestione del Movimento. Che succederà, però, quando i "grillini" manderanno un po' dei loro in Parlamento? Quando bisognerà agire e non solo protestare? Quando l'attività politica pretenderà un'organizzazione, un calendario, riunioni, votazioni? Riuscirà il Movimento a non diventare un partito, e dopo un po' magari un partito come gli altri: democraticamente diviso, con una leadership democratica e per questo democraticamente contestata o criticata, con qualche parlamentare magari pronto a dissociarsi dalla linea in questa o quell'occasione?


Ah, già, ci sono anche i tecnici. Monti, Passera, Fornero, Cancellieri, Riccardi, Grilli... Ma non abbiamo appena finito di dire che la loro è una parentesi (i più critici dicono: una "sospensione della democrazia") destinata (dicono anche: per fortuna) a chiudersi presto? Non dicono, gli intellettuali, che la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo? E come farà, come farebbe, senza i partiti?


Il periodo del Governo Monti avrebbe dovuto essere impiegati dai partiti per la riforma più preziosa ed essenziale: quella, appunto, dei partiti stessi. Non è successo e le intenzioni dei cittadini elettori sono, come vediamo, punitive. Ma l'esigenza di quella riforma resta. E la punizione, se arriverà, ricadrà anche sulle nostre spalle.














Fulvio Scaglione
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
rumor

""S&P declasserà Italia e Francia

di: WSI Pubblicato il 12 ottobre 2012| Ora 08:49
Con i mercati dei bond sempre piu' illiquidi e manipolati direttamente dagli interventi delle banche centrali, sono i CDS che offrono un quadro piu' completo e credibile della situazione: non fa presagire nulla di buono. ""

:ciao:Buona Domenica a tutti gli amici.
Sono solo rumor, e circolano da qualche giorno, pensiamo che sia solo una bufala?
Ciao, Giuseppe


ps: letti con interesse i post di Baro di oggi!
 

Baro

Umile contadino
""S&P declasserà Italia e Francia

di: WSI Pubblicato il 12 ottobre 2012| Ora 08:49
Con i mercati dei bond sempre piu' illiquidi e manipolati direttamente dagli interventi delle banche centrali, sono i CDS che offrono un quadro piu' completo e credibile della situazione: non fa presagire nulla di buono. ""

:ciao:Buona Domenica a tutti gli amici.
Sono solo rumor, e circolano da qualche giorno, pensiamo che sia solo una bufala?
Ciao, Giuseppe


ps: letti con interesse i post di Baro di oggi!
Buona domenica Giuseppe!!
Veramente come diceva il cantante...siamo in un mondo difficile...ho postato non a caso sia lo stato delle elezioni americane sia la nostra situazione politica per esplicitare che siamo tutto in divenire, elezioni a destra e manca, scandali delle spese pazze dei politici, guerre in giro per il mondo, crisi debiti sovrani, nuove tasse, ratings ecc ecc...Non vedo l'ora di ritirarmi un giorno nell'azienda agricola di famiglia e attuare la famosa autarchia del ventennio...
 

Baro

Umile contadino
Comunque 5 gradini di differenza S&P tra l'Italia e la Francia non sono giustificabili...o noi siamo troppo bassi o la Francia è troppo alta...
 

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