Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato IV° (Gennaio 2012 - Dicembre 2012)

Buon articolo sugli USA

Cosa è il Fiscal Cliff?


Scritto il 30 novembre 2012 alle 18:44 da Redazione Finanza.com
Cosa è il Fiscal Cliff?
Con il termine Fiscal Cliff, in italiano letteralmente ‘precipizio fiscale’, viene identificato laserie di tagli automatici alla spesa pubblica e di incrementi delle tasse a carico di imprese e cittadini che dovrebbero entrare in vigore con l’inizio del 2013 negli Stati Uniti. In caso di un mancato accordo tra esponenti Repubblicani e Democratici delCongresso Usa entro la fine del 2012, l’entrata in vigore del Fiscal Cliff avrà un impatto fortemente negativo sull’economia americana. La contrazione del Pil dovrebbe aggirarsi a circa 500-600 miliardi di dollari solo nel 2013. Si tratta di una cifra che sfiora il 3,5-4% del Pil statunitense. I tagli decisi dopo la perdita della tripla A da parte di Standard&Poor’s potrebbero portare a un taglio complessivo di 1.200 miliardi di dollari da inizio 2013 a fine 2021.
Panoramica generale: quali disposizioni fiscali in scadenza?
I tagli alle tasse sul reddito emanati nel 2001 e nel 2003 sotto la presidenza di George W. Bush scadranno il 31 dicembre prossimo. Come conseguenza, l’aliquota fiscale massima sul reddito ordinario aumenterebbe dall’attuale 35% al 39,6%. La tassa di proprietà attuale prevede l’esenzione per le persone che hanno una ricchezza inferiore ai 5,12 milioni di dollari. Per patrimoni superiori la tassazione è del 35%. Con il Fiscal Cliff la soglia oltre la quale applicare l’aliquota scenderebbe a 1 milioni di dollari mentre il tributo sulla parte eccedente salirebbe al 55%. Ci sono anche altre imposte che verrebbero rimodulate. Una riduzione del 2% della tassa sui salari scadrà mentre un incremento del 3,8% dell’aliquota da pagare sulle plusvalenze e sui dividendi andrà a colpire i contribuenti a reddito più elevato. Entrambe le iniziative, seppur con intensità differente, andranno a ripercuotersi sul potere d’acquisto e sui consumi dei cittadini.
A venire meno sarebbero anche diverse riforme istituite da Obama, tra cui il Tax Relief, l’Unemployment Insurance Reauthorization, il Job Creation Act del 2010. Le ripercussioni, notevoli, si avrebbero dunque anche nei servizi sociali. L’accordo tra il Presidente BarackObama e i Repubblicani del Congresso raggiunto nell’agosto del 2011 per aumentare il limite del debito Usa include un programma di tagli alla spesa pari a 1,2 trilioni di dollari da attuarsi a partire dall’anno fiscale 2013 e fino all’anno fiscale 2021. I tagli furono studiati come elemento di stimolo per il raggiungimento di un accordo tra Democratici e Repubblicani. Tuttavia anche dopo la conferma di Obama alla Casa Bianca dello scorso 6 novembre si è mantenuta la spaccatura del Congresso, con il Senato in mano ai Repubblicani e la Camera ai Democratici. Il nuovo Congresso Usa non entrerà però in carica fino al prossimo 3 gennaio 2013. Sarà quindi l’attuale Parlamento a dover trovare un accordo.
Potenziali conseguenze: quali settori saranno interessati?
La metà dei tagli di spesa automatici andranno a influire sui programmi di spesa della difesa, con possibili effetti negativi sul fronte occupazionale per i maggiori gruppi del settore quali Lockheed Martin e Northrop Grumman. Il maggior tasso di imposta che il Fiscal Cliff farebbe scattare potrebbe inoltre penalizzare le società che tipicamente pagano ai propri azionisti cedole elevate. Le aziende elettriche sono un tipico caso.
La parte più preoccupante è però legata alle imposte che colpiranno reddito e salari già dal 2013. La spesa per consumi è infatti in assoluto la maggior componente dell’aggregato del Pil americano, con una quota che si aggira sul 60% del totale. L’effetto delle variazioni di spesa è meno chiaro in quanto finora le agenzie governative interessate dai tagli automatici non hanno detto esattamente il modo in cui intendono ridurre la loro spesa.
La posizione dell’amministrazione Obama
L’amministrazione Obama vuole estendere tutti i tagli fiscali per un anno. Farebbero eccezione a questo i redditi superiori ai 200.000 dollari all’anno e quelli, cumulatativi a livello famigliare, superiori ai 250.000 dollari. L’amministrazione sta richiedendo un approccio “equilibrato” per evitare l’entrata in vigore del Fiscal Cliff.
La posizione dei Repubblicani al Congresso
I Repubblicani vogliono estendere tutti i tagli fiscali e impedire i tagli di spesa della difesa. I Repubblicani eletti alla Camera hanno approvato un disegno di legge nella prima parte dell’anno per tagliare buoni pasto e altri programmi nazionali al fine di evitare riduzioni della spesa per la difesa.
I giocatori più influenti
Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama;
Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner;
Presidente della Commissione Finanze del Senato Usa, Max Baucus;
Leader della maggioranza al Senato, Harry Reid;
Leader dell’opposizione al Senato, Mitch McConnell;
Presidente del Comitato Ways and Means, Dave Camp;
Presidente della Camera, John Boehner;
Leader dell’opposizione alla Camera, Nancy Pelosi
 
Buongiorno a tutti!

Oggi bella giornata, si va a scaricare un pò di tensione nel bosco a tagliare legna.
guanti e caschetto sono pronti.

Questo mese passato di novembre mi ha visto non guadagnare praticamente nulla fino al 28/11 e poi in un paio di giorni ho fatto quello che in ottobre ho fatto in un mese intero.
Da qui per me l'importanza di essere liquidi almeno al 50-60% per poter cogliere le occasioni che come abbiamo visto fino negli ultimi 12 mesi arrivano sempre.

Buon sabato a tutti


Buon giorno a tutti.

Il bello della vita è proprio questo: non sai mai cosa trovi appena giri l'angolo! A me è successo prima che parlasse Draghi il 26 luglio mi pare,il mio portafoglio era rosso fuoco poi, dopo il suo noto discorso, tutto cambiò improvvisamente. Adesso anch'io sono liquido al 70% ma, confesso a tutti che non è stata una passeggiata tranquilla...!
 
Buon giorno a tutti.

Il bello della vita è proprio questo: non sai mai cosa trovi appena giri l'angolo! A me è successo prima che parlasse Draghi il 26 luglio mi pare,il mio portafoglio era rosso fuoco poi, dopo il suo noto discorso, tutto cambiò improvvisamente. Adesso anch'io sono liquido al 70% ma, confesso a tutti che non è stata una passeggiata tranquilla...!
Pensa che io ieri mi sono ridotto per quasi tutto il giorno a guardare il fbtp a 1 min perchè giovedì avevo preso un supermissilone di 37 e non mi andava di tenerlo in ptf visti i livelli a cui siamo...è andata bene perchè ieri alle 17.14 ho liquidato in extremis con gain discreto. Ora anch'io liquido al 75%...
 
Ultima modifica:
Il bailout invisibile. Ecco perchè gli Stati Uniti crescono e l'Europa no

di: WSIPubblicato il 30 novembre 2012| Ora 12:49




StampaInviaCommenta (17)

Debiti enormi su entrambe le sponde dell'Atlantico. Ma la verità è che non esiste decadenza del potere economico e finanziario dell'America. Gli Usa hanno ripreso a crescere, consumare e creare posti di lavoro, mentre l'economia in Europa soffre, non c'è lavoro e i cittadini europei sono strangolati di tasse. I grafici che spiegano tutto. E soprattutto perchè la speculazione non attacca gli Stati Uniti.




Il grafico mette in evidenza i livelli correnti del debito/Pil di diversi paesi rispetto al 2007 e al 2010. In evidenza anche i valori massimi.


New York - La domanda, ovviamente, è di quelle che economisti e cittadini comuni si sono posti centinaia di volte. Com'è possibile che l'economia degli Stati Uniticontinui a resistere alle varie crisi che l'hanno travolta nel corso dei decenni, a fronte di una Europa che sa solo arrancare? Come è soprattutto possibile, se si considera che i debiti sono un grande problema per entrambe le sponde dell'Atlantico?

Gli ultimi numeri provenienti dal fronte macro parlano chiaro: negli Stati Uniti la fiducia dei consumatoriviaggia ai massimo in quasi cinque anni, il Pil Usa (l'ultimo dato è quello reso noto ieri) non è ancora vicino al potenziale ma fa impallidire i dati europei. Le varie banche d'affari prevedono poi che, nel caso in cui il Congresso e il presidente Barack Obama riusciranno a evitare ilprecipizio fiscale, la congiuntura americana crescerà a passo spedito. C'è anche qualcuno che azzarda, per i prossimi anni, un balzo del Pil superiore a +4%.

Insomma, altro che decadenza del potere economico e finanziario degli Stati Uniti. Loro ce la fanno. L'Europa no. Perchè? Beh, è tutta una questione di attitudine, come accade nella vita ordinaria delle persone. Loro, gli americani, non affrontano i problemi rendendoli più complicati, non entrano in percorsi labirintici dimisure di austerity da cui è difficile uscire.

Loro, in poche parole, non si fanno del male. Tutt'altro, a dispetto di chi li mette in guardia - e in realtà non sono pochi, continuano testardamente a mantenere le proprie politiche monetarie e fiscali piuttosto espansive. Il risultato dunque è che, più o meno, riescono a sfidare le crisi.

I critici sentenziano: queste politiche economiche non funzioneranno nel lungo termine, anzi, presto per l'America arriverà un conto salato da pagare, sotto forma di aumento del deficit e del debito (che già si sta verificando da anni). Eppure i mercati questo scenario non sembrano scontarlo affatto, visto che i tassi sui titoli di stato Usa rimangono incredibilmente bassi.

Sono i mercati a sbagliare? La risposta è no, stando almeno al grafico allegato, formulato dal team della divisione di ricerca sul reddito fisso di Deutsche Bank, e che ha il titolo "A Journey into the Unknown", ovvero un Viaggio verso l'Ignoto.

Il grafico mostra il cambiamento nei debiti complessivi - e per complessivi si intende non sono quelli governativi, ma anche finanziari, aziendali e delle famiglie - in relazione al Pil a partire dal 2007, facendo un paragone anche rispetto al 2010 e ai massimi precedentemente testati. A essere presi in esame sono i paesi avanzati. Quanto appare prima di tutto è che mentre la maggior parte dei paesi ha assistito a un aumento dei debiti in toto, gli Stati Uniti visto il rapporto debito/pil stabilizzarsi.

Non solo: il governo americano, nell'accollarsi quantità sostanziali di debito, ha permesso ai consumatori e alle aziende di ridurlo.

Il secondo grafico spiega cosa è esattamente accaduto: di fatto, il settore privato americano ha assistito a un rapido deleveraging dal 2008 a partire dal 2008, il che significa che ha fatto passi avanti notevoli in quei processi di disinvestimento volti a ridurre la leva finanziaria, ergo i debiti. Il rapido processo di deleveraging che ha interessato il settore privato degli Stati Uniti dal 2008.



E tutto questo è avvenuto mentre invece l'Europa ha insistito sull'efficacia delle misure di austerity, sulla necessità di ingoiare una pillola amara, sulla solita solfa del fare sacrifici in attesa di tempi migliori. Certo, la crescita degli Stati Uniti è ancora anemica. E prima poi il paese dovrà pagare il prezzo dei prestiti che si sta accollando.

Ma intanto, i mercati non si stanno accanendo contro l'America. E almeno ora il motivo lo conosciamo. E non è un motivo di poco conto, visto che sono stati proprio l'accanimento dei mercati e i movimenti speculativi a gettare l'Europa nel caos totale. Peccato che i governi abbiano poi pensato a metterla ancora più in ginocchio.

Per contattare l'autore di questo articolo: [email protected]

 
Cosa è il Fiscal Cliff?


Scritto il 30 novembre 2012 alle 18:44 da Redazione Finanza.com
Cosa è il Fiscal Cliff?
Con il termine Fiscal Cliff, in italiano letteralmente ‘precipizio fiscale’, viene identificato laserie di tagli automatici alla spesa pubblica e di incrementi delle tasse a carico di imprese e cittadini che dovrebbero entrare in vigore con l’inizio del 2013 negli Stati Uniti. In caso di un mancato accordo tra esponenti Repubblicani e Democratici delCongresso Usa entro la fine del 2012, l’entrata in vigore del Fiscal Cliff avrà un impatto fortemente negativo sull’economia americana. La contrazione del Pil dovrebbe aggirarsi a circa 500-600 miliardi di dollari solo nel 2013. Si tratta di una cifra che sfiora il 3,5-4% del Pil statunitense. I tagli decisi dopo la perdita della tripla A da parte di Standard&Poor’s potrebbero portare a un taglio complessivo di 1.200 miliardi di dollari da inizio 2013 a fine 2021.
Panoramica generale: quali disposizioni fiscali in scadenza?
I tagli alle tasse sul reddito emanati nel 2001 e nel 2003 sotto la presidenza di George W. Bush scadranno il 31 dicembre prossimo. Come conseguenza, l’aliquota fiscale massima sul reddito ordinario aumenterebbe dall’attuale 35% al 39,6%. La tassa di proprietà attuale prevede l’esenzione per le persone che hanno una ricchezza inferiore ai 5,12 milioni di dollari. Per patrimoni superiori la tassazione è del 35%. Con il Fiscal Cliff la soglia oltre la quale applicare l’aliquota scenderebbe a 1 milioni di dollari mentre il tributo sulla parte eccedente salirebbe al 55%. Ci sono anche altre imposte che verrebbero rimodulate. Una riduzione del 2% della tassa sui salari scadrà mentre un incremento del 3,8% dell’aliquota da pagare sulle plusvalenze e sui dividendi andrà a colpire i contribuenti a reddito più elevato. Entrambe le iniziative, seppur con intensità differente, andranno a ripercuotersi sul potere d’acquisto e sui consumi dei cittadini.
A venire meno sarebbero anche diverse riforme istituite da Obama, tra cui il Tax Relief, l’Unemployment Insurance Reauthorization, il Job Creation Act del 2010. Le ripercussioni, notevoli, si avrebbero dunque anche nei servizi sociali. L’accordo tra il Presidente BarackObama e i Repubblicani del Congresso raggiunto nell’agosto del 2011 per aumentare il limite del debito Usa include un programma di tagli alla spesa pari a 1,2 trilioni di dollari da attuarsi a partire dall’anno fiscale 2013 e fino all’anno fiscale 2021. I tagli furono studiati come elemento di stimolo per il raggiungimento di un accordo tra Democratici e Repubblicani. Tuttavia anche dopo la conferma di Obama alla Casa Bianca dello scorso 6 novembre si è mantenuta la spaccatura del Congresso, con il Senato in mano ai Repubblicani e la Camera ai Democratici. Il nuovo Congresso Usa non entrerà però in carica fino al prossimo 3 gennaio 2013. Sarà quindi l’attuale Parlamento a dover trovare un accordo.
Potenziali conseguenze: quali settori saranno interessati?
La metà dei tagli di spesa automatici andranno a influire sui programmi di spesa della difesa, con possibili effetti negativi sul fronte occupazionale per i maggiori gruppi del settore quali Lockheed Martin e Northrop Grumman. Il maggior tasso di imposta che il Fiscal Cliff farebbe scattare potrebbe inoltre penalizzare le società che tipicamente pagano ai propri azionisti cedole elevate. Le aziende elettriche sono un tipico caso.
La parte più preoccupante è però legata alle imposte che colpiranno reddito e salari già dal 2013. La spesa per consumi è infatti in assoluto la maggior componente dell’aggregato del Pil americano, con una quota che si aggira sul 60% del totale. L’effetto delle variazioni di spesa è meno chiaro in quanto finora le agenzie governative interessate dai tagli automatici non hanno detto esattamente il modo in cui intendono ridurre la loro spesa.
La posizione dell’amministrazione Obama
L’amministrazione Obama vuole estendere tutti i tagli fiscali per un anno. Farebbero eccezione a questo i redditi superiori ai 200.000 dollari all’anno e quelli, cumulatativi a livello famigliare, superiori ai 250.000 dollari. L’amministrazione sta richiedendo un approccio “equilibrato” per evitare l’entrata in vigore del Fiscal Cliff.
La posizione dei Repubblicani al Congresso
I Repubblicani vogliono estendere tutti i tagli fiscali e impedire i tagli di spesa della difesa. I Repubblicani eletti alla Camera hanno approvato un disegno di legge nella prima parte dell’anno per tagliare buoni pasto e altri programmi nazionali al fine di evitare riduzioni della spesa per la difesa.
I giocatori più influenti
Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama;
Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner;
Presidente della Commissione Finanze del Senato Usa, Max Baucus;
Leader della maggioranza al Senato, Harry Reid;
Leader dell’opposizione al Senato, Mitch McConnell;
Presidente del Comitato Ways and Means, Dave Camp;
Presidente della Camera, John Boehner;
Leader dell’opposizione alla Camera, Nancy Pelosi


Occorre considerare che già da qualche anno, gli americani, oltre ad aver ridotto i consumi, si sono orientati verso prodotti più a buon mercato, come dimostra il grafico di lungo periodo di Costco Wholesale che è una catena di grandi magazzini all'ingrosso USA, in borsa negli ultimi 2-3 anni ha avuto un'autentica impennata:Grafico azioni Costco Wholesale Corporation | COST Grafico interattivo - Yahoo! Finanza
 
Pensa che io ieri mi sono ridotto per quasi tutto il giorno a guardare il fbtp a 1 min perchè giovedì avevo preso un supermissilone di 37 e non mi andava di tenerlo in ptf visti i livelli a cui siamo...è andata bene perchè ieri alle 17.14 ho liquidato in extremis con gain discreto. Ora anch'io liquido al 75%...
Io invece mi sono buttato a "capofitto" sui Btp Italia. Ieri ho iniziato a liquidare una posizione in CCT per accumulare le minus necessarie ad una parziale dismissione dei Btp Italia sui quali ho guadagnato.
Non so come andrà in futuro .. ho 50 ragioni per essere ottimista e 50 per essere pessimista. Nel dubbio, se posso, cerco di mettermi liquido per aspettare gennaio.
P.S. Eravamo nella disperazione un anno fa con perdite spaventose. negli 11 mesi passati tra recuperi e guadagni ho guadagnato alla stra grande. Solo nel 1995 mi era capitata una occasione simile quando avevo disinvestito una grossa obbligazione tedesca(comprata col cambio a 700) a 1300 di valore del marco sulla lira; era il giorno dell'incarico di Dini a capo del governo (poi come noto il DM scese fino a poco sotto le 100 lirette). Cambiai l'auto e fu l'unica volta che ringraziai la poca considerazione che i mercati avevano già da allora del Silvietto nazionale
 
Il bailout invisibile. Ecco perchè gli Stati Uniti crescono e l'Europa no

di: WSIPubblicato il 30 novembre 2012| Ora 12:49




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Debiti enormi su entrambe le sponde dell'Atlantico. Ma la verità è che non esiste decadenza del potere economico e finanziario dell'America. Gli Usa hanno ripreso a crescere, consumare e creare posti di lavoro, mentre l'economia in Europa soffre, non c'è lavoro e i cittadini europei sono strangolati di tasse. I grafici che spiegano tutto. E soprattutto perchè la speculazione non attacca gli Stati Uniti.




Il grafico mette in evidenza i livelli correnti del debito/Pil di diversi paesi rispetto al 2007 e al 2010. In evidenza anche i valori massimi.


New York - La domanda, ovviamente, è di quelle che economisti e cittadini comuni si sono posti centinaia di volte. Com'è possibile che l'economia degli Stati Uniticontinui a resistere alle varie crisi che l'hanno travolta nel corso dei decenni, a fronte di una Europa che sa solo arrancare? Come è soprattutto possibile, se si considera che i debiti sono un grande problema per entrambe le sponde dell'Atlantico?

Gli ultimi numeri provenienti dal fronte macro parlano chiaro: negli Stati Uniti la fiducia dei consumatoriviaggia ai massimo in quasi cinque anni, il Pil Usa (l'ultimo dato è quello reso noto ieri) non è ancora vicino al potenziale ma fa impallidire i dati europei. Le varie banche d'affari prevedono poi che, nel caso in cui il Congresso e il presidente Barack Obama riusciranno a evitare ilprecipizio fiscale, la congiuntura americana crescerà a passo spedito. C'è anche qualcuno che azzarda, per i prossimi anni, un balzo del Pil superiore a +4%.

Insomma, altro che decadenza del potere economico e finanziario degli Stati Uniti. Loro ce la fanno. L'Europa no. Perchè? Beh, è tutta una questione di attitudine, come accade nella vita ordinaria delle persone. Loro, gli americani, non affrontano i problemi rendendoli più complicati, non entrano in percorsi labirintici dimisure di austerity da cui è difficile uscire.

Loro, in poche parole, non si fanno del male. Tutt'altro, a dispetto di chi li mette in guardia - e in realtà non sono pochi, continuano testardamente a mantenere le proprie politiche monetarie e fiscali piuttosto espansive. Il risultato dunque è che, più o meno, riescono a sfidare le crisi.

I critici sentenziano: queste politiche economiche non funzioneranno nel lungo termine, anzi, presto per l'America arriverà un conto salato da pagare, sotto forma di aumento del deficit e del debito (che già si sta verificando da anni). Eppure i mercati questo scenario non sembrano scontarlo affatto, visto che i tassi sui titoli di stato Usa rimangono incredibilmente bassi.

Sono i mercati a sbagliare? La risposta è no, stando almeno al grafico allegato, formulato dal team della divisione di ricerca sul reddito fisso di Deutsche Bank, e che ha il titolo "A Journey into the Unknown", ovvero un Viaggio verso l'Ignoto.

Il grafico mostra il cambiamento nei debiti complessivi - e per complessivi si intende non sono quelli governativi, ma anche finanziari, aziendali e delle famiglie - in relazione al Pil a partire dal 2007, facendo un paragone anche rispetto al 2010 e ai massimi precedentemente testati. A essere presi in esame sono i paesi avanzati. Quanto appare prima di tutto è che mentre la maggior parte dei paesi ha assistito a un aumento dei debiti in toto, gli Stati Uniti visto il rapporto debito/pil stabilizzarsi.

Non solo: il governo americano, nell'accollarsi quantità sostanziali di debito, ha permesso ai consumatori e alle aziende di ridurlo.

Il secondo grafico spiega cosa è esattamente accaduto: di fatto, il settore privato americano ha assistito a un rapido deleveraging dal 2008 a partire dal 2008, il che significa che ha fatto passi avanti notevoli in quei processi di disinvestimento volti a ridurre la leva finanziaria, ergo i debiti. Il rapido processo di deleveraging che ha interessato il settore privato degli Stati Uniti dal 2008.



E tutto questo è avvenuto mentre invece l'Europa ha insistito sull'efficacia delle misure di austerity, sulla necessità di ingoiare una pillola amara, sulla solita solfa del fare sacrifici in attesa di tempi migliori. Certo, la crescita degli Stati Uniti è ancora anemica. E prima poi il paese dovrà pagare il prezzo dei prestiti che si sta accollando.

Ma intanto, i mercati non si stanno accanendo contro l'America. E almeno ora il motivo lo conosciamo. E non è un motivo di poco conto, visto che sono stati proprio l'accanimento dei mercati e i movimenti speculativi a gettare l'Europa nel caos totale. Peccato che i governi abbiano poi pensato a metterla ancora più in ginocchio.

Per contattare l'autore di questo articolo: [email protected]



Innanzitutto grazie per l’articolo, perché mi ha permesso di fare alcune riflessioni: col deleveraging, iniziato guarda caso in concomitanza con lo scoppio della crisi dei mutui subprime, gli americani hanno conosciuto la perdita di milioni di posti di lavoro a casa propria ma, le aziende, le più importanti, hanno trasferito la propria attività altrove, dove i salari costano meno riuscendo ad essere competitive e a continuare a fare profitti. La Fiat del resto sta facendo e ha fatto la stessa cosa, traendo anche il vantaggio di una minore tassazione. E’ la globalizzazione “ bellezza “ direbbe qualcuno. Gli americani inoltre hanno il $ e, il $ dal max di circa 0,82 € si è svalutato di oltre il 60% in poco più di un decennio e, la valuta, quando si indebolisce è una risorsa per le esportazioni.
In Europa le cose sono molto diverse: l’€ non si può svalutare, è una moneta rigida, colpa dello statuto BCE, voi direte! Deduco quindi che, non potendo svalutare, per essere competitivi, dovevano impoverirci abbastanza, perché non è ancora finita. Quasi all’improvviso è nata la questione dei debiti pubblici, troppo alti, andavano tassativamente ridotti! Deficit stellari! Andavano ridotti e come secondo voi, se non ricorrendo a politiche di austerità? Adesso che ti mandano in pensione quando sei quasi morto, stravolto lo stato sociale, stravolto i contratti di lavoro, pagato 35 Mld per salvare la Grecia, finanziati i vari ESM con altre decine di Miliardi, messo in costituzione il Fiscal Compact ecc. ecc. quanto pagare un lavoratore lo stabiliscono LORO: i salvatori della Patria e, forse adesso potremmo essere più competitivi. Anche la Francia non potrà sottrarsi, secondo me, a questa serie di passaggi obbligati che hanno interessato finora solo i PIIGS.
 
Innanzitutto grazie per l’articolo, perché mi ha permesso di fare alcune riflessioni: col deleveraging, iniziato guarda caso in concomitanza con lo scoppio della crisi dei mutui subprime, gli americani hanno conosciuto la perdita di milioni di posti di lavoro a casa propria ma, le aziende, le più importanti, hanno trasferito la propria attività altrove, dove i salari costano meno riuscendo ad essere competitive e a continuare a fare profitti. La Fiat del resto sta facendo e ha fatto la stessa cosa, traendo anche il vantaggio di una minore tassazione. E’ la globalizzazione “ bellezza “ direbbe qualcuno. Gli americani inoltre hanno il $ e, il $ dal max di circa 0,82 € si è svalutato di oltre il 60% in poco più di un decennio e, la valuta, quando si indebolisce è una risorsa per le esportazioni.
In Europa le cose sono molto diverse: l’€ non si può svalutare, è una moneta rigida, colpa dello statuto BCE, voi direte! Deduco quindi che, non potendo svalutare, per essere competitivi, dovevano impoverirci abbastanza, perché non è ancora finita. Quasi all’improvviso è nata la questione dei debiti pubblici, troppo alti, andavano tassativamente ridotti! Deficit stellari! Andavano ridotti e come secondo voi, se non ricorrendo a politiche di austerità? Adesso che ti mandano in pensione quando sei quasi morto, stravolto lo stato sociale, stravolto i contratti di lavoro, pagato 35 Mld per salvare la Grecia, finanziati i vari ESM con altre decine di Miliardi, messo in costituzione il Fiscal Compact ecc. ecc. quanto pagare un lavoratore lo stabiliscono LORO: i salvatori della Patria e, forse adesso potremmo essere più competitivi. Anche la Francia non potrà sottrarsi, secondo me, a questa serie di passaggi obbligati che hanno interessato finora solo i PIIGS.
c'è anche un altro elemento di differenza da considerare: lo strapotere politico-militare degli stati uniti

la macchina bellica USA costituisce, a un tempo,
- una enorme fonte di spesa federale con connessi oneri e benefici indiretti per il paese;
- una occasione continua di sviluppo e ricerca ad altissimi livelli e sostegno alla produzione dell'industria, anche in settori apparentemente obsoleti;
- uno stabilizzatore sociale, grazie al mantenimento di milioni di posti di lavoro diretti e indiretti, ai quali si rivolgono settori della popolazione ben definiti (anglosassoni a basso reddito o legati alle FFAA da tradizioni di famiglia, immigrati recenti, soggetti espulsi o rigettati da posizioni lavorative tradizionali);
- sotto il profilo strettamente finanziario fornisce (almeno per ora) la garanzia a tutti gli investitori - compresi quelli dei paesi direttamente rivali nella competizione strategica - che la valuta e gli asset USA, più o meno svalutati, continueranno ad essere gli asset di ultima istanza
 
c'è anche un altro elemento di differenza da considerare: lo strapotere politico-militare degli stati uniti

la macchina bellica USA costituisce, a un tempo,
- una enorme fonte di spesa federale con connessi oneri e benefici indiretti per il paese;
- una occasione continua di sviluppo e ricerca ad altissimi livelli e sostegno alla produzione dell'industria, anche in settori apparentemente obsoleti;
- uno stabilizzatore sociale, grazie al mantenimento di milioni di posti di lavoro diretti e indiretti, ai quali si rivolgono settori della popolazione ben definiti (anglosassoni a basso reddito o legati alle FFAA da tradizioni di famiglia, immigrati recenti, soggetti espulsi o rigettati da posizioni lavorative tradizionali);
- sotto il profilo strettamente finanziario fornisce (almeno per ora) la garanzia a tutti gli investitori - compresi quelli dei paesi direttamente rivali nella competizione strategica - che la valuta e gli asset USA, più o meno svalutati, continueranno ad essere gli asset di ultima istanza


Concordo perfettamente, grazie per averlo ricordato:up:
 

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