Baro
Umile contadino
Politica
16/11/2013
Alfano se ne va, è scissione nel Pdl
Forza Italia rinasce senza colombe
La Stampa
Altro che festa. Il Consiglio Nazionale del Pdl che doveva sancire il ritorno a Forza Italia si trasforma nella rappresentazione del fallimento del centrodestra. Il partito è andato in frantumi con l’addio di Angelino Alfano. I “falchi” capitanati da Fitto esultano, ma Silvio Berlusconi è furioso.
LO STRAPPO
Il Cavaliere ci ha provato fino alla fine a tenere il partito unito ma non ci è riuscito. ieri la giornata più lunga si è chiusa con l’annuncio di Alfano della costituzione di gruppi autonomi, filogovernativi, già con un nome: «Nuovo centrodestra». E pochi minuti dopo si dimetteva il capogruppo del Pdl Renato Schifani. Il Consiglio Nazionale di oggi certifica quindi la nascita di Forza Italia, ma sancisce anche l’addio definitivo di Angelino che lascia il Cavaliere al loro destino. Fitto carica a testa bassa: «Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà».
COSI’ È FALLITA L’ULTIMA MEDIAZIONE FALLITA
Il vertice fiume a palazzo Grazioli tra l’ex premier e la delegazione governativa e la lunga nota in cui Berlusconi si appellava all’unità non sono servite a nulla, la mediazione proposta non ha convinto i governativi. Il vicepremier è stato irremovibile forte dei numeri per formare gruppi autonomi (elenco fatto vedere a palazzo Grazioli) e convinto che l’unica trattativa possibile passava per la convocazione dell’ufficio di presidenza con la modifica del documento da portare domani al Consiglio Nazionale. Una proposta su cui l’ex capo del governo avrebbe provato a sondare la controparte trovandosi però di fronte ad un muro con la minaccia di molti di disertare un nuovo ufficio di presidenza.
LE POLTRONE
La rottura si consumava così. E l’ex premier con una serie di interlocutori non avrebbe nascosto l’amarezza e la rabbia per la decisione del suo ex delfino: ormai è chiaro - sarebbe la sintesi del ragionamento - Angelino vuole fare il grande centro. E così non è escluso che dal palco della convention di domani l’ex premier possa lanciare un affondo proprio contro il suo vecchio pupillo, da replicare poi alla convention dell’esercito di Silvio nel pomeriggio in un teatro romano. Che la situazione potesse degenerare era ormai chiaro a tutti anche se da entrambe le parti si tentava di tenere aperto un canale di dialogo con proposte e contromosse. I lealisti infatti erano pronti a sedersi intorno ad un tavolo e riaprire il canale delle trattative se gli alfaniani avessero accettato due condizioni: la questione della decadenza da trattare in una riunione ad hoc degli organismi del partito e la creazione di un comitato di garanzia per la gestione di Forza Italia invece dei due coordinatori chiesti da Alfano. Proposte però che i governativi hanno subito rispedito al mittente decidendo di procedere per la loro strada e annunciando la separazione e la nascita di una nuova componente che, numeri alla mano, avrebbe l’adesione di 37 senatori e 23 deputati.
IL CAVALIERE AMAREGGIATO
L’ufficializzazione ha deciso di darla Alfano nel corso dell’ennesima riunione dei sui parlamentari. Le strade, nonostante l’ormai ex segretario del Pdl ci tenga a ribadire «l’amicizia e il sostegno al Cavaliere», sono al capolinea e domani al Consiglio Nazionale il vice premier con i suoi non sarà presente. Berlusconi lo aveva intuito tanto che ad uno degli ultimi interlocutori aveva confidato: Quello che potevo fare l’ho fatto - avrebbe confidato ai suoi - tanto i miei elettori capiranno chi è l’artefice messo in atto la distruzione di una storia. Ecco perché i sentimenti prevalenti del Cav in queste ore sono amarezza e delusione. L’ex capo del governo però, al di là del dispiacere personale nei confronti di Alfano, non nasconde la rabbia per aver tentato fino all’ultimo di tenere con sé Angelino offrendo garanzie sul partito e sul discorso da fare domani al Consiglio. Il vero punto di rottura, raccontano, è stato sul governo quando gli alfaniani hanno chiesto che la tenuta dell’esecutivo fosse separata concettualmente dalla decadenza e venisse confermata dai lealisti, nero su bianco. Proposta irricevibile per il Cavaliere che ha chiesto con nettezza al suo ex delfino di non prestarsi al gioco del Pd. A quel punto la scissione è stata inevitabile.
Se non succedono fatti imprevedibili, in linea concettuale, ora il Governo è al riparo dai mal di pancia del B. e ne potrebbe giovare la stabilità dell'azione dell'esecutivo...ne potrebbero giovare anche le quotazioni dei nostri btp...vediamo la prossima settimana.
16/11/2013
Alfano se ne va, è scissione nel Pdl
Forza Italia rinasce senza colombe
La Stampa
Altro che festa. Il Consiglio Nazionale del Pdl che doveva sancire il ritorno a Forza Italia si trasforma nella rappresentazione del fallimento del centrodestra. Il partito è andato in frantumi con l’addio di Angelino Alfano. I “falchi” capitanati da Fitto esultano, ma Silvio Berlusconi è furioso.
LO STRAPPO
Il Cavaliere ci ha provato fino alla fine a tenere il partito unito ma non ci è riuscito. ieri la giornata più lunga si è chiusa con l’annuncio di Alfano della costituzione di gruppi autonomi, filogovernativi, già con un nome: «Nuovo centrodestra». E pochi minuti dopo si dimetteva il capogruppo del Pdl Renato Schifani. Il Consiglio Nazionale di oggi certifica quindi la nascita di Forza Italia, ma sancisce anche l’addio definitivo di Angelino che lascia il Cavaliere al loro destino. Fitto carica a testa bassa: «Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà».
COSI’ È FALLITA L’ULTIMA MEDIAZIONE FALLITA
Il vertice fiume a palazzo Grazioli tra l’ex premier e la delegazione governativa e la lunga nota in cui Berlusconi si appellava all’unità non sono servite a nulla, la mediazione proposta non ha convinto i governativi. Il vicepremier è stato irremovibile forte dei numeri per formare gruppi autonomi (elenco fatto vedere a palazzo Grazioli) e convinto che l’unica trattativa possibile passava per la convocazione dell’ufficio di presidenza con la modifica del documento da portare domani al Consiglio Nazionale. Una proposta su cui l’ex capo del governo avrebbe provato a sondare la controparte trovandosi però di fronte ad un muro con la minaccia di molti di disertare un nuovo ufficio di presidenza.
LE POLTRONE
La rottura si consumava così. E l’ex premier con una serie di interlocutori non avrebbe nascosto l’amarezza e la rabbia per la decisione del suo ex delfino: ormai è chiaro - sarebbe la sintesi del ragionamento - Angelino vuole fare il grande centro. E così non è escluso che dal palco della convention di domani l’ex premier possa lanciare un affondo proprio contro il suo vecchio pupillo, da replicare poi alla convention dell’esercito di Silvio nel pomeriggio in un teatro romano. Che la situazione potesse degenerare era ormai chiaro a tutti anche se da entrambe le parti si tentava di tenere aperto un canale di dialogo con proposte e contromosse. I lealisti infatti erano pronti a sedersi intorno ad un tavolo e riaprire il canale delle trattative se gli alfaniani avessero accettato due condizioni: la questione della decadenza da trattare in una riunione ad hoc degli organismi del partito e la creazione di un comitato di garanzia per la gestione di Forza Italia invece dei due coordinatori chiesti da Alfano. Proposte però che i governativi hanno subito rispedito al mittente decidendo di procedere per la loro strada e annunciando la separazione e la nascita di una nuova componente che, numeri alla mano, avrebbe l’adesione di 37 senatori e 23 deputati.
IL CAVALIERE AMAREGGIATO
L’ufficializzazione ha deciso di darla Alfano nel corso dell’ennesima riunione dei sui parlamentari. Le strade, nonostante l’ormai ex segretario del Pdl ci tenga a ribadire «l’amicizia e il sostegno al Cavaliere», sono al capolinea e domani al Consiglio Nazionale il vice premier con i suoi non sarà presente. Berlusconi lo aveva intuito tanto che ad uno degli ultimi interlocutori aveva confidato: Quello che potevo fare l’ho fatto - avrebbe confidato ai suoi - tanto i miei elettori capiranno chi è l’artefice messo in atto la distruzione di una storia. Ecco perché i sentimenti prevalenti del Cav in queste ore sono amarezza e delusione. L’ex capo del governo però, al di là del dispiacere personale nei confronti di Alfano, non nasconde la rabbia per aver tentato fino all’ultimo di tenere con sé Angelino offrendo garanzie sul partito e sul discorso da fare domani al Consiglio. Il vero punto di rottura, raccontano, è stato sul governo quando gli alfaniani hanno chiesto che la tenuta dell’esecutivo fosse separata concettualmente dalla decadenza e venisse confermata dai lealisti, nero su bianco. Proposta irricevibile per il Cavaliere che ha chiesto con nettezza al suo ex delfino di non prestarsi al gioco del Pd. A quel punto la scissione è stata inevitabile.
Se non succedono fatti imprevedibili, in linea concettuale, ora il Governo è al riparo dai mal di pancia del B. e ne potrebbe giovare la stabilità dell'azione dell'esecutivo...ne potrebbero giovare anche le quotazioni dei nostri btp...vediamo la prossima settimana.
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