camaleonte
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ANALISI-Fine stretta monetaria ora saldamente all'orizzonte
Oggi 09:28 - RSF
*
Turbolenze banche irrigidiscono condizioni finanziarie
*
Altri rialzi contenuti da Fed e BoE, Bce ha più lavoro da fare
*
Alle spalle rialzi tassi a ritmi incessanti
*
Inflazione cala da picco diversi decenni
di Balazs Koranyi
FRANCOFORTE, 24 marzo (Reuters) - Dopo aver aumentato i tassi d'interesse al ritmo più rapido di sempre per tenere a bada l'inflazione, le principali banche centrali stanno prendendo esplicitamente in considerazione la fine anticipata delle rispettive strette monetarie, non da ultimo a causa delle turbolenze finanziarie delle ultime settimane.
Nelle ultime settimane la Federal Reserve, la Banca centrale europea e la Banca d'Inghilterra hanno aumentato i tassi, come previsto, ma ognuna ha segnalato cautela in vista delle prossime mosse, lasciando gli investitori incerti sulla direzione che prenderà il costo del denaro.
La Fed ha lasciato intravedere una pausa, la Bce ha detto che non fornirà più indicazioni e deciderà invece riunione per riunione, mentre la BoE ha detto di aspettarsi che il balzo dell'inflazione si raffreddi più rapidamente di quanto previsto in precedenza.
Le banche centrali hanno già fatto gran parte del lavoro in termini di rialzo dei tassi e l'inflazione è ben lontana dai massimi, anche se permangono dubbi su quanto la crescita dei prezzi si dimostrerà ostinata nella fase di flessione.
Tuttavia prima della recente ondata di volatilità del settore finanziario, si pensava che sia la Fed che la Bce avessero ancora un po' di strada da fare.
Ma tutto è cambiato nel giro di poche settimane.
Sebbene i titoli bancari siano stati protagonisti di un rimbalzo dopo il crollo di Silicon Valley Bank e il salvataggio del Credit Suisse da parte di Ubs, le tensioni non si sono affatto dissipate.
Le banche centrali temono che le turbolenze del mercato possano tradursi in un aumento dei costi di finanziamento per gli istituti di credito, che a sua volta rallenterebbe i prestiti, ostacolerebbe la crescita del credito, peserebbe sulla crescita economica e, da ultimo, frenerebbe l'inflazione.
"Le turbolenze potrebbero portare a un ulteriore inasprimento delle condizioni di finanziamento non innescato dalla politica monetaria e in quel caso forse dovremmo rallentare", ha detto a Reuters il banchiere centrale olandese Klaas Knot.
Il presidente della Fed Jerome Powell ha lanciato un avvertimento simile mercoledì scorso, osservando che costi di finanziamento più elevati hanno ricadute più ampie per la crescita, l'indebitamento e gli investimenti.
"Gli eventi verificatisi nel sistema bancario nelle ultime due settimane potrebbero portare a un inasprimento delle condizioni di credito per le famiglie e le imprese, che a sua volta influenzerebbe l'economia", ha spiegato Powell.
Ieri la Banca d'Inghilterra ha spiegato che i banchieri centrali "monitoreranno con attenzione qualsiasi effetto sulle condizioni di credito delle famiglie e delle imprese" e cosa questo significhi per l'economia.
INTERCONNESSI
La natura del sistema finanziario fa sì che ciò che accade negli Stati Uniti - in particolare in termini di politica monetaria Fed - abbia ricadute per tutti.
Ci sono i rapidi rialzi dei tassi da parte della Fed dietro la situazione di stress di Silicon Valley Bank, dietro il peggioramento del sentiment nei confronti delle banche regionali statunitensi e dietro il sell-off di Credit Suisse.
"Questo è un argomento di discussione tra gli studenti di economia nei bar a tarda notte più che un cosa rilevante per i mercati, ma la rapidità con cui la crisi bancaria regionale degli Stati Uniti si è diffusa a una grande banca svizzera, e la velocità con cui le aspettative sulla politica monetaria globale si sono adeguate, evidenzia quanto sia interconnesso il ciclo finanziario globale", ha spiegato Kit Juckes, strategist valutario di Societe Generale.
E la rapidità si è vista anche tra le banche centrali: la Fed ha alzato i tassi di 475 punti base in nove meeting di fila, la Bce di 350 punti base in sei riunioni e la Banca d'Inghilterra di 415 punti base in 11 meeting.
Si tratta di un'accelerazione ultra rapida per gli standard delle banche centrali e il consigliere Bce Knot ha detto che i banchieri centrali devono esaminare più a fondo l'impatto sulle banche.
Un'altra questione è l'inflazione. Ormai ben lontana dai massimi di diversi decenni, il trend è quello di un calo anche se il percorso sarà probabilmente accidentato, con la continua pressione dei salari su entrambe le sponde dell'Atlantico.
L'insieme di tutti questi fattori lascia pensare che le più importanti banche centrali al mondo abbiano quasi finito con le rispettive strette monetarie e che i prossimi interventi sui tassi potrebbero essere gli ultimi.
Per la Fed, i mercati indicano una probabilità del 50% di un solo altro rialzo a maggio. Per la Bce, gli investitori vedono solo ritocchi per 50 punti base, meno della metà di quanto previsto solo due settimane fa, mentre per la BoE le aspettative convergono solo su un altro rialzo di 25 punti base per maggio o giugno.
"L'economia Usa potrebbe dover fare i conti con livelli di finanziamento più rigidi rispetto a quelli che potrebbero essere spiegati dai soli fondamentali macroeconomici. In tal caso, riteniamo che ciò potrebbe di fatto sostituire ulteriori rialzi dei tassi", ha detto Michael Gapen di Bank of America.
ANALISI-Fine stretta monetaria ora saldamente all'orizzonte
Oggi 09:28 - RSF
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Turbolenze banche irrigidiscono condizioni finanziarie
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Altri rialzi contenuti da Fed e BoE, Bce ha più lavoro da fare
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Alle spalle rialzi tassi a ritmi incessanti
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Inflazione cala da picco diversi decenni
di Balazs Koranyi
FRANCOFORTE, 24 marzo (Reuters) - Dopo aver aumentato i tassi d'interesse al ritmo più rapido di sempre per tenere a bada l'inflazione, le principali banche centrali stanno prendendo esplicitamente in considerazione la fine anticipata delle rispettive strette monetarie, non da ultimo a causa delle turbolenze finanziarie delle ultime settimane.
Nelle ultime settimane la Federal Reserve, la Banca centrale europea e la Banca d'Inghilterra hanno aumentato i tassi, come previsto, ma ognuna ha segnalato cautela in vista delle prossime mosse, lasciando gli investitori incerti sulla direzione che prenderà il costo del denaro.
La Fed ha lasciato intravedere una pausa, la Bce ha detto che non fornirà più indicazioni e deciderà invece riunione per riunione, mentre la BoE ha detto di aspettarsi che il balzo dell'inflazione si raffreddi più rapidamente di quanto previsto in precedenza.
Le banche centrali hanno già fatto gran parte del lavoro in termini di rialzo dei tassi e l'inflazione è ben lontana dai massimi, anche se permangono dubbi su quanto la crescita dei prezzi si dimostrerà ostinata nella fase di flessione.
Tuttavia prima della recente ondata di volatilità del settore finanziario, si pensava che sia la Fed che la Bce avessero ancora un po' di strada da fare.
Ma tutto è cambiato nel giro di poche settimane.
Sebbene i titoli bancari siano stati protagonisti di un rimbalzo dopo il crollo di Silicon Valley Bank e il salvataggio del Credit Suisse da parte di Ubs, le tensioni non si sono affatto dissipate.
Le banche centrali temono che le turbolenze del mercato possano tradursi in un aumento dei costi di finanziamento per gli istituti di credito, che a sua volta rallenterebbe i prestiti, ostacolerebbe la crescita del credito, peserebbe sulla crescita economica e, da ultimo, frenerebbe l'inflazione.
"Le turbolenze potrebbero portare a un ulteriore inasprimento delle condizioni di finanziamento non innescato dalla politica monetaria e in quel caso forse dovremmo rallentare", ha detto a Reuters il banchiere centrale olandese Klaas Knot.
Il presidente della Fed Jerome Powell ha lanciato un avvertimento simile mercoledì scorso, osservando che costi di finanziamento più elevati hanno ricadute più ampie per la crescita, l'indebitamento e gli investimenti.
"Gli eventi verificatisi nel sistema bancario nelle ultime due settimane potrebbero portare a un inasprimento delle condizioni di credito per le famiglie e le imprese, che a sua volta influenzerebbe l'economia", ha spiegato Powell.
Ieri la Banca d'Inghilterra ha spiegato che i banchieri centrali "monitoreranno con attenzione qualsiasi effetto sulle condizioni di credito delle famiglie e delle imprese" e cosa questo significhi per l'economia.
INTERCONNESSI
La natura del sistema finanziario fa sì che ciò che accade negli Stati Uniti - in particolare in termini di politica monetaria Fed - abbia ricadute per tutti.
Ci sono i rapidi rialzi dei tassi da parte della Fed dietro la situazione di stress di Silicon Valley Bank, dietro il peggioramento del sentiment nei confronti delle banche regionali statunitensi e dietro il sell-off di Credit Suisse.
"Questo è un argomento di discussione tra gli studenti di economia nei bar a tarda notte più che un cosa rilevante per i mercati, ma la rapidità con cui la crisi bancaria regionale degli Stati Uniti si è diffusa a una grande banca svizzera, e la velocità con cui le aspettative sulla politica monetaria globale si sono adeguate, evidenzia quanto sia interconnesso il ciclo finanziario globale", ha spiegato Kit Juckes, strategist valutario di Societe Generale.
E la rapidità si è vista anche tra le banche centrali: la Fed ha alzato i tassi di 475 punti base in nove meeting di fila, la Bce di 350 punti base in sei riunioni e la Banca d'Inghilterra di 415 punti base in 11 meeting.
Si tratta di un'accelerazione ultra rapida per gli standard delle banche centrali e il consigliere Bce Knot ha detto che i banchieri centrali devono esaminare più a fondo l'impatto sulle banche.
Un'altra questione è l'inflazione. Ormai ben lontana dai massimi di diversi decenni, il trend è quello di un calo anche se il percorso sarà probabilmente accidentato, con la continua pressione dei salari su entrambe le sponde dell'Atlantico.
L'insieme di tutti questi fattori lascia pensare che le più importanti banche centrali al mondo abbiano quasi finito con le rispettive strette monetarie e che i prossimi interventi sui tassi potrebbero essere gli ultimi.
Per la Fed, i mercati indicano una probabilità del 50% di un solo altro rialzo a maggio. Per la Bce, gli investitori vedono solo ritocchi per 50 punti base, meno della metà di quanto previsto solo due settimane fa, mentre per la BoE le aspettative convergono solo su un altro rialzo di 25 punti base per maggio o giugno.
"L'economia Usa potrebbe dover fare i conti con livelli di finanziamento più rigidi rispetto a quelli che potrebbero essere spiegati dai soli fondamentali macroeconomici. In tal caso, riteniamo che ciò potrebbe di fatto sostituire ulteriori rialzi dei tassi", ha detto Michael Gapen di Bank of America.