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La spinta della Bce funziona. Ora tocca alla Fed

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 25 gen - Dopo una
settimana di forti ribassi i mercati invertono la rotta. Il
forte recupero del petrolio, ai massimi da una settimana
sopra 31 dollari al barile, e il segnale ultra accomodante
arrivato dalla Bce, pronta a nuove misure di intervento da
marzo sostengono un nuovo allungo per i listini continentali
e di oltreoceano. Per marzo Morgan Stanley si aspetta dalla
Bce un taglio di 10 punti base al tasso di deposito e
l'estensione degli acquisti mensili di 20 miliardi di bond,
deciso un anno prima e poi ampliato in dicembre. La
prospettiva di ulteriori stimoli monetari da parte della
Banca Centrale Europea ha sostenuto anche Tokyo, in recupero
del 6% nell'ultimo giorno dell'ottava, dopo aver lasciato
sul terreno circa il 20% rispetto ai recenti massimi. Intanto
sale l'attesa per la riunione del 27 e 28 gennaio prossimi
della Fed: dopo il peggiore inizio anno di sempre a Wall
Street e alla luce delle preoccupazioni sull'economia cinese,
il mercato si aspetta toni cauti. BUON GIORNO
 
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 25 gen - Forniamo di
seguito, in collaborazione con Intesa Sanpaolo il calendario
dei principali eventi in Europa e in Asia della giornata
(dati macroeconomici e appuntamenti istituzionali).


GIA - Bilancia commerciale, dicembre, h. 00,50
Precedente -379,7 mld yen/ consenso 100,0
GER - IFO, gennaio, h, 10,00
Precedente 108,7 / consenso 108,5
GER - IFO (sit. corrente), gennaio, h, 10,00
Precedente 112,8 / consenso 112,8
GER - IFO (attese), gennaio, h, 10,00
Precedente 104,7 / consenso 104,1

ITA - Fatturato industriale a/a, novembre, h. 10,00
Precedente 1,6% / consenso
ITA - Fatturato industriale m/m, novembre, h. 10,00
Precedente 2,0% / consenso
ITA - Ordini all'industria a/a, novembre, h. 10,00
Precedente 2,20% / consenso
ITA - Ordini all'industria m/m, novembre, h. 10,00
Precedente 4,60% / consenso
ITA - Vendite al dettaglio a/a, novembre, h. 11,00
Precedente 1,80% / consenso
ITA - Bilancia commerciale (non EU), dicembre, h. 12,00
Precedente 3,31mld euro / consenso
BEL - Indice ciclico BNB, gennaio, h. 15,00
Precedente -1,4 / consenso
EUR - La Commissione europea pubblica il Public Finances
Sustainability Report, h. 12,00
 
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 25 gen - Dati
macroeconomici
Indice manifatturiero Fed di Dallas per il mese di gennaio
alle 10.30 (le 16.30 in Italia). Precedente: -20,1.

Appuntamenti societari
Trimestrali di D.R. Horton, Halliburton, McDonald's prima
dell'apertura dei mercati.
Trimestrale di Kimberly-Clark alle 10 (le 16 in Italia).
 
[FONT=courier new,courier,mono](Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 25 gen - I nuovi ordini in costruzioni in Germania sono saliti a novembre del 15% congiunturale, secondo l'indice destagionalizzato e corretto per i giorni lavorativi. Lo ha comunicato l'ufficio statistico Destatis. [/FONT]
 
Buongiorno a tutti.

Da Mercato Libero:

"LA GERMANIA CONFERMA...LA CRISI DOPO LE BANCHE COLPIRA' PESANTEMENTE IL DEBITO PUBBLICO

Questo e'un articolo di bloomberg in cui si spiega chiaramente che la germania e' molto preoccupata per una possibile ricaduta della crisi dal sistema bancario al debito governativo, specie dei paesi deboli come l'italia.
ecco perche' stanno progettando meccanismi automatici di ristrutturazione del debito stesso quali L'ALLUNGAMENTO DEL DEBITO STESSO O IL BLOCCO DEL TRADING (in pratica un bond non solo diventa con scadenze lunghissime..ma non lo potrai piu' endere sul mercato.
capite ben che il solo parlare di queste soluzioni porta alla creazione di un mercato secondario dove un bond quotera' il 40% o il 50% del suo valore..
insomma DETENERE OGGI DELLE OBBLIGAZINI GOVERNATIVE E' SEMPLICEMENTE FOLLIA ALLO STATO PURO SE UNO NON CONOSCE I RISCHI OLLEVATI IN QUESTE SETTIMANE DALLO STESSO GOVERNO MERKEL E DALLA BUNDESBANK.

Chancellor Angela Merkel’s government joined the Bundesbank in pushing for new rules forcing a contribution from investors when cash-strapped euro member states get assistance from the bloc’s financial backstop.

Germany is looking at measures including an automatic maturity extension for bonds of nations that apply for European Stability Mechanism aid, the Finance Ministry said in an e-mailed response to questions by Bloomberg News. The plan, part of Germany’s push to limit public borrowing and European Union banks’ exposure to sovereigns, is in an early stage and can’t be implemented by Germany alone, the ministry said.

“Banking risks and risks in public budgets must be reduced and must be decoupled from each other, especially in order to strengthen the banking union,” the ministry said. “Part of that could be the creation of a procedure to restructure government debt, for which the automatic maturity extension in case ESM aid is granted is one of several possible options.”

The move adds to German opposition to plans for an EU deposit insurance system and its demand to end the risk-free treatment of sovereign bonds on banks’ balance sheets. EU finance ministers agreed to continue the discussion this year. Critics say the strategy risks scaring investors away from the 19-nation euro area and antagonizing other euro members still recovering from the debt crisis.

Bundesbank Proposals

The Bundesbank has suggested similar measures. Maturity extensions would give governments tapping the ESM more time to revamp their economies while keeping investors engaged, President Jens Weidmann said in a speech in November. His fellow board member Andreas Dombret said in an interview this month that banks should brace for higher capital requirements on their sovereign-debt holdings.

Imposing automatic restructuring triggers would drive up borrowing costs, possibly for all euro area sovereigns, and widen bond yield spreads as default risks grow, said Matthias Kullas, department head for economic and fiscal policy at the Freiburg-based Centre for European Policy.

“If a country hasn’t returned to the capital market after three years it would be difficult to argue that this is only a liquidity problem,” Kullas said in a telephone interview. “If there were to be a haircut, the private sector would be involved.”

Trading Ban

Senior lawmakers in Merkel’s Christian Union caucus suggest the automatic maturity extension could also imply a trading ban on bonds issued by a government asking for ESM aid.

“We realized when we established the ESM that governments aren’t getting into trouble overnight and that private creditors were pulling out along the way when it became foreseeable,” Antje Tillmann, the financial policy spokeswoman of the CDU, said in an interview. “Freezing government bonds for three years at the very moment a government applies for aid could save taxpayer money.”

Such option would have to be limited to future, newly-issued government bonds, Ralph Brinkhaus, a deputy leader of Merkel’s party bloc in parliament, said in an interview. “Such restrictions wouldn’t be had for free, but would be paid for by higher yields and therefore rising costs for issuing countries.”

Germany supports EU plans to cut the link between banks and governments and advocates a phased-in risk-weighting of government bonds on bank balance sheets, Deputy Finance Minister Jens Spahn said in a Dec. 7 letter to the German parliament’s European Affairs Committee that outlines both the debt restructuring plan and advances in banking union.

“The shifting of risks from the sovereign to the banks hasn’t been noticeably reduced in the past years, quite the contrary,” Tillmann said. Limiting bank risks tied to government bonds in their balance sheets is an area where Germany wants to see progress and “one should start now
 
[FONT=courier new,courier,mono]L'indice Ifo in Germania, che misura la fiducia degli imprenditori tedeschi, si è attestato a gennaio a 107,3 punti contro i 108,7 punti di dicembre. Le attese erano per un dato pari a 108,4 punti. Milano, Finanza.com [/FONT]
 
[FONT=courier new,courier,mono](Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 25 gen - Per gli ordinativi totali, l'incremento piu' rilevante si registra nella fabbricazione di prodotti di elettronica (+157,1%, attribuibile a rilevanti commesse nella fabbricazione di strumenti di misurazione e navigazione), mentre una flessione si osserva nella fabbricazione di apparecchiature elettriche (-4%). Nella media degli ultimi tre mesi, l'indice del fatturato cala dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,8% interno e -0,4% estero), appesantito dalla dinamica negativa delle vendite di prodotti energetici, al netto dei quali il fatturato risulterebbe in lieve crescita (+0,1%). Gli indici destagionalizzati segnano incrementi congiunturali per l'energia (+0,6%) e per i beni di consumo (+0,3%); in flessione i beni strumentali (-3,7%) e intermedi (-0,5%). Sull'indice grezzo il contributo piu' ampio all'andamento tendenziale viene dalla componente interna dei beni strumentali. L'incremento tendenziale piu' rilevante si rileva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+8%), mentre la maggiore diminuzione riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-16,1%). [/FONT]
 
Buongiorno a tutti.

Da Mercato Libero:

"LA GERMANIA CONFERMA...LA CRISI DOPO LE BANCHE COLPIRA' PESANTEMENTE IL DEBITO PUBBLICO

Questo e'un articolo di bloomberg in cui si spiega chiaramente che la germania e' molto preoccupata per una possibile ricaduta della crisi dal sistema bancario al debito governativo, specie dei paesi deboli come l'italia.
ecco perche' stanno progettando meccanismi automatici di ristrutturazione del debito stesso quali L'ALLUNGAMENTO DEL DEBITO STESSO O IL BLOCCO DEL TRADING (in pratica un bond non solo diventa con scadenze lunghissime..ma non lo potrai piu' endere sul mercato.
capite ben che il solo parlare di queste soluzioni porta alla creazione di un mercato secondario dove un bond quotera' il 40% o il 50% del suo valore..
insomma DETENERE OGGI DELLE OBBLIGAZINI GOVERNATIVE E' SEMPLICEMENTE FOLLIA ALLO STATO PURO SE UNO NON CONOSCE I RISCHI OLLEVATI IN QUESTE SETTIMANE DALLO STESSO GOVERNO MERKEL E DALLA BUNDESBANK.

Chancellor Angela Merkel’s government joined the Bundesbank in pushing for new rules forcing a contribution from investors when cash-strapped euro member states get assistance from the bloc’s financial backstop.

Germany is looking at measures including an automatic maturity extension for bonds of nations that apply for European Stability Mechanism aid, the Finance Ministry said in an e-mailed response to questions by Bloomberg News. The plan, part of Germany’s push to limit public borrowing and European Union banks’ exposure to sovereigns, is in an early stage and can’t be implemented by Germany alone, the ministry said.

“Banking risks and risks in public budgets must be reduced and must be decoupled from each other, especially in order to strengthen the banking union,” the ministry said. “Part of that could be the creation of a procedure to restructure government debt, for which the automatic maturity extension in case ESM aid is granted is one of several possible options.”

The move adds to German opposition to plans for an EU deposit insurance system and its demand to end the risk-free treatment of sovereign bonds on banks’ balance sheets. EU finance ministers agreed to continue the discussion this year. Critics say the strategy risks scaring investors away from the 19-nation euro area and antagonizing other euro members still recovering from the debt crisis.

Bundesbank Proposals

The Bundesbank has suggested similar measures. Maturity extensions would give governments tapping the ESM more time to revamp their economies while keeping investors engaged, President Jens Weidmann said in a speech in November. His fellow board member Andreas Dombret said in an interview this month that banks should brace for higher capital requirements on their sovereign-debt holdings.

Imposing automatic restructuring triggers would drive up borrowing costs, possibly for all euro area sovereigns, and widen bond yield spreads as default risks grow, said Matthias Kullas, department head for economic and fiscal policy at the Freiburg-based Centre for European Policy.

“If a country hasn’t returned to the capital market after three years it would be difficult to argue that this is only a liquidity problem,” Kullas said in a telephone interview. “If there were to be a haircut, the private sector would be involved.”

Trading Ban

Senior lawmakers in Merkel’s Christian Union caucus suggest the automatic maturity extension could also imply a trading ban on bonds issued by a government asking for ESM aid.

“We realized when we established the ESM that governments aren’t getting into trouble overnight and that private creditors were pulling out along the way when it became foreseeable,” Antje Tillmann, the financial policy spokeswoman of the CDU, said in an interview. “Freezing government bonds for three years at the very moment a government applies for aid could save taxpayer money.”

Such option would have to be limited to future, newly-issued government bonds, Ralph Brinkhaus, a deputy leader of Merkel’s party bloc in parliament, said in an interview. “Such restrictions wouldn’t be had for free, but would be paid for by higher yields and therefore rising costs for issuing countries.”

Germany supports EU plans to cut the link between banks and governments and advocates a phased-in risk-weighting of government bonds on bank balance sheets, Deputy Finance Minister Jens Spahn said in a Dec. 7 letter to the German parliament’s European Affairs Committee that outlines both the debt restructuring plan and advances in banking union.

“The shifting of risks from the sovereign to the banks hasn’t been noticeably reduced in the past years, quite the contrary,” Tillmann said. Limiting bank risks tied to government bonds in their balance sheets is an area where Germany wants to see progress and “one should start now

buongiorno
Domenica, 24 Gennaio 2016 06:20 Tutte le colpe dell’Europa e della Germania nell’attacco all’Italia


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Dopo essere stata per anni il porto sicuro per gli investitori del sud Europa di fronte al pericolo di una dissoluzione dell’euro, nei primi nove mesi del 2015 la Germania ha registrato un consistente quanto insolito deflusso di risorse, molto probabilmente dirette ad impieghi nell’area del dollaro. Nel frattempo, c’è stato un nuovo, per quanto poco intenso, afflusso di liquidità proveniente dall’eurozona.

Cominciamo con i dati relativi al debito estero lordo della Germania, che rappresentano altrettanti crediti dei non residenti: fra gennaio e settembre 2015, il suo totale si è ridotto di 200 miliardi di euro. Per essere un porto sicuro, sono davvero tanti i capitali stranieri che hanno lasciato la banchina tedesca. In particolare, ci sono stati: 143 miliardi di minori sottoscrizioni del debito pubblico; 103 miliardi di minori depositi bancari; e 23 miliardi di riscatti netti nei confronti dei Fondi di investimento. Tra le partite in aumento, vanno invece menzionati: 37 miliardi di maggiori debiti della Bundesbank, principalmente verso la Bce a fronte della liquidità derivante dagli acquisti di titoli pubblici nell’ambito del Qe; e 41 miliardi di prestiti intercompany.
Non è ancora noto se la riduzione del debito lordo della Germania verso l’estero sia proseguita allo stesso ritmo anche nell’ultimo trimestre dell’anno: in questo caso, sarebbe stata a mala pena compensata dall’avanzo delle partite correnti, che nel 2014 raggiunse i 215 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il saldo attivo della Germania all’interno del Target 2, il sistema che gestisce nell’ambito del SEBC i movimenti interbancari all’interno dell’Eurozona accreditando ed indebitando le singole Banche centrali nazionali, è passato dai 515 miliardi del gennaio 2015 ai 555 miliardi di settembre scorso, con un incremento di 40 miliardi nei primi nove mesi del 2015. L’Italia, di converso, e come già nei momenti peggiori della crisi nel triennio 2010-2012, ha registrato un nuovo deflusso di risorse: il saldo negativo è passato dai 164 miliardi di gennaio ai 236 miliardi di settembre, peggiorando così di 71 miliardi. Ci hanno fatto compagnia la Spagna con -36 miliardi, la Grecia con -29 miliardi, ed il Portogallo con -9 miliardi.

II recente deflusso di capitali dalle aee più deboli non ha avuto come destinazione prioritaria la Germania: la meta di gran lunga preferita è stata l’Olanda con +60 miliardi; il Lussemburgo, buon terzo in classifica, ha registrato +23 miliardi. Chi ha paura di perdere i suoi capitali li porta in Germania, chi cerca i migliori rendimenti se ne allontana: i tedeschi prosperano sugli altrui timori.
Ci sono state tante buone ragioni per lasciare la Germania e per non individuarla come la solita meta preferita: innanzitutto, i rendimenti negativi sui Bund su una lunga parte della curva delle scadenze devono aver scoraggiato gli investitori stranieri, considerando che quelli sui T-bond statunitensi sono sempre stati superiori e che l’euro ha continuato a deprezzarsi sul dollaro. Lo stesso vale per la raccolta bancaria: il ritiro dei capitali stranieri avvenuto nel corso del 2015 ha riguardato sia i depositi a breve (-47 miliardi di euro) sia quelli a lungo termine (-56 miliardi). Considerato che lo stock di questi ultimi è parecchio inferiore rispetto ai primi, se ne deduce un deciso cambio di paradigma da parte degli investitori: investire in Germania non conviene più.
C’è poi un terzo dato da considerare: nonostante il bilancio della Bce stia aumentando mensilmente di 60 miliardi di euro per via degli acquisti di titoli di Stato attraverso il Qe, è diminuito costantemente lo stock complessivo di liquidità prestata per ragioni di politica monetaria al sistema bancario europeo: dai 753 miliardi di euro del gennaio 2014 è arrivato ai 659 miliardi del gennaio 2015, per scendere ai 638 miliardi di maggio. Le banche tedesche sono scese quasi ai minimi storici, con prestiti di liquidità per appena 31 miliardi.
Infine, c’è un quarto elemento: la gran parte della liquidità immessa mensilmente con il Qe, attraverso l’acquisto di titoli di Stato, ristagna in deposito presso la Bce anche a costo di pagare un interesse dello 0,30%.
Nell’Eurozona, il quadro degli andamenti del 2015 denota una situazione di stallo. I tassi di interesse negativi, soprattutto in Germania, hanno indotto gli investitori ad abbandonarla, sia per evitare le perdite derivanti dalla svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, sia per approfittare della prospettiva dell’aumento dei tassi statunitensi. Per lo stesso motivo le banche tedesche non sono state in grado di rimpiazzare, se non parzialmente, questo deflusso: hanno comunque approfittato delle crescenti preoccupazioni negli altri Paesi europei per la entrata del bail-in bancario. Nel frattempo, la gran parte della liquidità immessa con il Qe è rimasta inoperosa: a questi tassi, e con la situazione economica ancora molto precaria, non conviene rischiarne l’impiego. Anche il volume dei prestiti concessi dalla Bce alle banche è calato continuamente.
Il sistema bancario tedesco è riuscito a riprendersi dopo le vistose perdite derivanti dalla crisi americana del 2008, ma solo per via di timori via via suscitati negli investitori: dapprima quelli suscitati dal pericolo di una fuoriuscita della Grecia dall’Eurozona, poi da quelli di un default sistemico del sistema bancario spagnolo ed infine dalla insostenibilità del debito pubblico dell’Italia. Solo così la Germania ha potuto beneficiare di un eccezionale afflusso di capitali dai Paesi in difficoltà, che ha abbattutto il peso degli interessi sul debito pubblico e sul credito alle imprese tedesche.
Più la situazione dei Piigs si faceva critica, fra trattative estenuanti ed ultimatum che tenevano i mercati col fiato continuamente sospeso, più i capitali dei terrorizzati investitori di questi Paesi cercavano rifugio in Germania.
Mentre oggi tutti scoprono che la Germania ha sostenuto il proprio sistema bancario autorizzando fra il 2008 ed il 2011 interventi pubblici per 620 miliardi di euro, una cifra pari al 24,8% del suo pil, nei mesi scorsi Bruxelles ha continuamente obiettato all’Italia che la nuova normativa europea sul bail-in bancario non le consentiva più di intervenire, neppure con le risorse private del Fondo interbancario di garanzia dei depositi, per evitare l’azzeramento delle obbligazioni subordinate delle quattro piccole banche italiane in crisi: eppure bastava un miliardo di euro, o giù di lì, per evitare l’innesco di una crisi sistemica.
L’impuntatura della Commissione europea, davvero degna di miglior causa, ha acceso un nuovo falò tra gli investitori in Italia, come nel biennio nero della crisi del debito pubblico, per il pericolo che nostra qualche banca stesse per saltare.
Nel 2015, cessato il delirio del biennio nero, i capitali hanno cominciato ad abbandonare la Germania in cerca di migliori opportunità; solo un nuovo incendio sui mercati finanziari è in grado di invertire la tendenza, facendone giungere di nuovi.
E’ andato in scena il solito copione in quattro atti: dapprima si predica il rigore inflessibile; quindi si impone una soluzione che determina lo scompliglio sul mercato, con gli investori terrorizzati dalla prospettiva di perdere tutto; si arriva così alla svendita dei titoli in vista della fuga verso il porto sicuro, la Germania. E’ cambiato solo il fantasma che volteggiava sul palcoscenico: invece del default del debito pubblico, quello sistemico delle nostre banche. La mentalità è cambiata: non è più il lavoro che rende liberi, ma la paura che rende schiavi.

Fonte:formiche.net
 
Crisi Banche: dalla Bundesbank un nuovo pericolo per le banche italiane

Paola Pilati, L'Huffington Post


Pubblicato: 21/01/2016 20:38 CET Aggiornato: 21/01/2016 20:38 CET

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Commento 92


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Matteo Renzi farebbe bene ad accelerare il suo appuntamento con Angela Merkel, previsto il 29 gennaio. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina. Ma sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Non diciamo che la banca centrale tedesca ne sia il mandante, per carità, ma è da Francoforte che partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e dove stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi.
Andiamo con ordine. La preoccupazione della Bundesbank riguarda i rischi che le nostre banche si portano in pancia. Che non solo solo le sofferenze, cioè i prestiti che non verranno mai ripagati, il credito erogato a società fallite, le rate di mutui che da tempo non tornano in cassa. E non sono neanche le difficoltà del nostro governo a trovare un sistema di “bad bank” - dove appunto far convergere tutte le sofferenze che impiombano i bilanci degli istituti di credito - che non abbia l'aspetto di un aiuto di Stato e sia accettato da Bruxelles.
No: la vera ragione del ciclone che ha piegato indifferentemente banche blasonate e non, istituti ben capitalizzati e quelli un po' più zoppicanti è un'altra: è la montagna di titoli del debito pubblico italiano che le banche hanno comprato in passato e che sono costrette a tenersi stretto.
Cosa c'entrano Bot e Cct? Lo svela un paper appena sfornato dal think tank che fa capo alla Luiss, la School of european political economy, che ha appena inaugurato un master, ma che soprattutto è animata da un manipolo di “Senior Fellow” di rango: Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Franco Bruni, Marcello Messori, Stefano Micossi, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo. I quali a questo paper hanno affidato il loro messaggio al governo, che dice in sostanza: attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione.
A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi. E quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé. Ed eccoci al punto: chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario.
Ma come, in pratica? E qui arriva la novità rivelata del paper: con “nuove regole che attribuiscano un esplicito coefficiente di rischiosità ai titoli pubblici dei paesi dell'euro-area”, scrive il rapporto, “costringendo le banche a non considerarli più come titoli privi di rischio. Sono inoltre già materia di discussione nuove regole che stabiliscano limiti precisi alla quantità di titoli sovrani di un singolo paese nel bilancio di ogni banca”.
C'è quindi a Francoforte chi lavora da tempo per ottenere i seguenti risultati: un rating di rischiosità da attribuire al debito dei diversi paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci. Inoltre, l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando a man bassa e mettendolo nei caveau.
Con quale argomento la Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede? Semplice. Tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso.
Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro. Bene: “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla.
Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere.
Abbiamo letto bene: ristrutturare il debito? Certo: “a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.
Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.
A questo punto la morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio, concludono gli autori del think thank.
Gufi? Disfattisti? Di certo la guasconeria di un'Italia che non prende ordini dall'Europa ne esce malconcia. Ma la partita, come sempre, è aperta.
 

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