Trend Mercati febbraio 2016

Rifugio oro?


Nel Trend Mercati di febbraio abbiamo tralasciato alcuni temi che ora andiamo ad affrontare a parte.
Uno di questi è la ritrovata forza dell’oro proprio nel momento in cui i mercati hanno avuto uno spike di debolezza con timori recessivi e di forte correzione.
La domanda che molti operatori si fanno ora è se l’oro ha ritrovato la vena perduta di protezione contro le fasi di turbolenza dei mercati e da protezione contro le svalutazione della fiat money o se invece il recupero è solo uno spike del trend ribassista in corso.
La prima considerazione che facciamo è che la ritrovata forza dell’oro ha per il momento perforato il canale ribassista che lo conteneva negli ultimi due anni con pullback effettuato oggi non presente nel grafico.
Per confermare il break occorre che questa settimana non ritorni ulteriormente verso il basso e dentro il canale ribassista.
C’è però un canale ribassista più importante che è quello da perforare per invertire davvero il trend di lungo del metallo giallo.
In ottica di recupero complessivo delle materie prime l’oro potrebbe sottoperformare le altre materie prime.
In ottica invece di ribassi ulteriori dei mercati il metallo giallo potrebbe approfittare dei timori globali sulle monete e sulle politiche svalutative messe in atto ora da una ora dall’latra banca centrale.
Per il momento noi rimaniamo degli osservatori del mercato dell’oro ma riteniamo opportuno restarne fuori fino a segnali più probanti sia da parte del mercato nel suo complesso, sia da parte dell’oro.
Sull’euro riteniamo che l movimento sia stato più costruttivo supportato dalle aspettative di implementazione del QE e dai tassi negativi.
xaueur-spot-exchange-rate-price-of-1-xau-in-eur-2016-02-15-chart.png


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e qui concludiamo l'articolo del nostro Laboratorio con la chiusura dell'operazione sullo SP500 del Trading System Connors VIX market timing conosciuto anche come CVR3

una rondine non fa primavera, lo sappiamo: ma il test del Trading System mostra una percentuale di trade in gain di tutto rispetto, tipica per altro dei sistemi Mean Reverting, e con Profit Factor assai buono
 

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e qui concludiamo l'articolo del nostro Laboratorio con la chiusura dell'operazione sullo SP500 del Trading System Connors VIX market timing conosciuto anche come CVR3

una rondine non fa primavera, lo sappiamo: ma il test del Trading System mostra una percentuale di trade in gain di tutto rispetto, tipica per altro dei sistemi Mean Reverting, e con Profit Factor assai buono

sempre mitici :up: davvero ottimi report


Sono il meglio che c'è :up::up::up:
 
The only game in town


Questo è il titolo del recente libro di Mohamed El-Erian che parla del ruolo sempre più preponderante delle Banche Centrali e degli effetti che questo ruolo causa sui mercati.
Al momento non ho finito il libro ma faccio questo articolo in considerazione di alcuni spunti forniti dalla lettura e con la premessa che non condivido completamente l’impostazione del libro e ritengo che su alcuni analisi ci sia della superficialità ma su questo argomento torneremo eventualmente in altra sede.
In particolare su questo blog è oramai diverso tempo che parlo della sempre più invasiva presenza sui mercati delle Banche Centrali che si sono trasformati negli ultimi anni in diversi ruoli che via via i media, gli operatori e la gente comune gli ha assegnato.
Dopo la leadership di Volker, colui che viene unanimemente riconosciuto come colui che ha sconfitto l’inflazione e dopo Greenspan, considerato il maestro per la sua capacità di limitare gli effetti del ciclo economico, l’era Bernanke ha coinciso con il ritorno delle banche Centrali tra i soggetti dalla natura umana e quindi destinati a commettere degli errori.
In realtà gli errori, sono nati molto prima e cioè con il mancato controllo del rischio sulle istituzioni finanziarie e i forti errori di valutazione sulle capacità di controllo proprie dei mercati.
Il salvataggio delle Banche, prima USA e poi internazionali è coinciso con un recupero di fiducia nelle capacità delle banche Centrali di gestire anche le situazioni più difficili al contrario della politica che si è trovata sulle due sponde dell’oceano più volte in difficoltà.
Da una parte la saga del limite del debito e l’ascesa del Tea party e dall’altra la crisi dei periferici e la frammentazione politica ed economica dell’area euro.
La maggior presenza dei banchieri centrali sulle piattaforme informative economiche/finanziarie ha reso i loro commenti sempre più invasivi dell’autonomia del mercato abbattendo la volatilità dei mercati ma anche la percezione del rischio che vede, ad ogni piccolo soffio di vento contrario, l’appello a nuove politiche di espansione monetaria a limitare gli effetti negativi ora di un ciclo ora di una errata allocazione dei capitali.
In questo scenario l’assenza della politica è sempre più macroscopica, e in queste ultimi due anni il ritorno della politica ha coinciso purtroppo con l’evidente frammentazione degli obiettivi economici/finanziari dei vari attori che hanno di fatto confuso i partecipanti a partire dai continui rinvii sul rialzo dei tassi USA, alla mancata implementazione di politiche fiscali espansive in Europa e fino all’attivazione di solo due frecce della politica di Abe in Giappone.
Per non parlare della politica dei cambi cinesi che ha subito delle variazioni improvvise e non concordate con i partner.
El-Erian nel libro parla proprio di questi eventi evidenziando in maniera corretta come le aspettative taumaturgiche sul potere delle Banche Centrali va velocemente rivisto a favore di una maggiore coordinazione politica/economica dei partecipanti.
Le banche Centrali servono a prendere tempo per poter migliorare e sviluppare queste relazioni ma da sole non risolvono i problemi strutturali dell’economia del nuovo millennio. A tal riguardo nel libro si cita uno studio del Washington post sulle minute realizzate dalla FED nel periodo antecedente la crisi Lehman Brothers di settembre 2008 e che sono state rese pubbliche un paio di anni fa.
Da questo studio risulta che nelle minute del meeting di Giugno 2008 la parola inflazione è citata 468 contro le 35 volte di rischio sistemico (e Bear Stearns era già fallita).
Nel meeting di agosto la parola inflazione è citata 322 volte contro le 19 di rischio sistemico e in quella di settembre la parola inflazione è citata 129 volte contro le sole 4 per rischio sistemico.
Una palese sottovalutazione e/o incomprensione della situazione.
L’evidenza della fallacità delle istituzioni finanziarie, anche quelle più rinomate.
Già nel trend mercato che presentava l’outlook del 2015 e quindi parliamo di oltre un anno fa raccontavamo del rischio di un aumento di tensioni geopolitiche che andavano dalle partite dell’Ucraina e della Siria fino alle guerre economiche sotterranee che avrebbero potuto portare a violente fuoriuscite di capitali dalla Cina ed ad un suo rallentamento ulteriore.
Un anno prima della pubblicazione del libro di El-Arian queste suggestioni erano già presenti nel nostro seguire i mercati finanziari e nel nostro dare indicazioni sui rischi/opportunità che essi presentano.
C’è ora una certa convergenza che le politiche monetarie possono fare poco mentre ora è il turno della politica di fare il suo lavoro e trovare un nuovo equilibrio multipolare necessario per poter ripartire con una crescita economica che non sia solo frutto della competizione valutaria e quindi solo un gioco a somma zero (che crea tensioni fra i vari paesi) ma piuttosto una crescita economica stimolata dagli investimenti interni soprattutto privati ma anche pubblici che tanto mancano nei paesi occidentali e non solo.
Il G20 prima e le decisioni delle due banche centrali più importanti (e cioè FED e BCE) poi, sono punti importanti per stabilire le prossime direzioni dei mercati proprio in un mese che da sempre ha caratterizzato degli importanti punti di svolta sui mercati.

Post scriptum: in questo contesto riprendiamo il commento dell’oro che sembra tornato a fare da barometro delle tensioni e che è riuscito a tenere il pullback sulla precedente trend line rotta al rialzo la scorsa settimana ed è ripartito in un movimento di forza interessante anche se non definitivo perché solo la perforazione dei massimi degli scorsi giorni confermerà il recupero.
Diverso il discorso dei mercati finanziari che dopo tre giorni di rally molto forte consolidano oggi il movimento ma devono assolutamente tenere supporti poco distanti e contemporaneamente riuscire a rompere i recenti massimi per confermare la fase di recupero e non ripiombare nel panico da recessione come alcuni dati sembrano sempre più indicare. Supporti decisivi per lo S&P500 tra i 1860 ed i 1880, mentre al rialzo importante il break dei 1947.
L’indice italico è arrivato al test della resistenza indicata in TrendMercati e da li per il momento è stato respinto. Solo la rottura di quel livello imposterà il trend di medio in maniera differente.
 
The only game in town


Questo è il titolo del recente libro di Mohamed El-Erian che parla del ruolo sempre più preponderante delle Banche Centrali e degli effetti che questo ruolo causa sui mercati.
Al momento non ho finito il libro ma faccio questo articolo in considerazione di alcuni spunti forniti dalla lettura e con la premessa che non condivido completamente l’impostazione del libro e ritengo che su alcuni analisi ci sia della superficialità ma su questo argomento torneremo eventualmente in altra sede.
In particolare su questo blog è oramai diverso tempo che parlo della sempre più invasiva presenza sui mercati delle Banche Centrali che si sono trasformati negli ultimi anni in diversi ruoli che via via i media, gli operatori e la gente comune gli ha assegnato.
Dopo la leadership di Volker, colui che viene unanimemente riconosciuto come colui che ha sconfitto l’inflazione e dopo Greenspan, considerato il maestro per la sua capacità di limitare gli effetti del ciclo economico, l’era Bernanke ha coinciso con il ritorno delle banche Centrali tra i soggetti dalla natura umana e quindi destinati a commettere degli errori.
In realtà gli errori, sono nati molto prima e cioè con il mancato controllo del rischio sulle istituzioni finanziarie e i forti errori di valutazione sulle capacità di controllo proprie dei mercati.
Il salvataggio delle Banche, prima USA e poi internazionali è coinciso con un recupero di fiducia nelle capacità delle banche Centrali di gestire anche le situazioni più difficili al contrario della politica che si è trovata sulle due sponde dell’oceano più volte in difficoltà.
Da una parte la saga del limite del debito e l’ascesa del Tea party e dall’altra la crisi dei periferici e la frammentazione politica ed economica dell’area euro.
La maggior presenza dei banchieri centrali sulle piattaforme informative economiche/finanziarie ha reso i loro commenti sempre più invasivi dell’autonomia del mercato abbattendo la volatilità dei mercati ma anche la percezione del rischio che vede, ad ogni piccolo soffio di vento contrario, l’appello a nuove politiche di espansione monetaria a limitare gli effetti negativi ora di un ciclo ora di una errata allocazione dei capitali.
In questo scenario l’assenza della politica è sempre più macroscopica, e in queste ultimi due anni il ritorno della politica ha coinciso purtroppo con l’evidente frammentazione degli obiettivi economici/finanziari dei vari attori che hanno di fatto confuso i partecipanti a partire dai continui rinvii sul rialzo dei tassi USA, alla mancata implementazione di politiche fiscali espansive in Europa e fino all’attivazione di solo due frecce della politica di Abe in Giappone.
Per non parlare della politica dei cambi cinesi che ha subito delle variazioni improvvise e non concordate con i partner.
El-Erian nel libro parla proprio di questi eventi evidenziando in maniera corretta come le aspettative taumaturgiche sul potere delle Banche Centrali va velocemente rivisto a favore di una maggiore coordinazione politica/economica dei partecipanti.
Le banche Centrali servono a prendere tempo per poter migliorare e sviluppare queste relazioni ma da sole non risolvono i problemi strutturali dell’economia del nuovo millennio. A tal riguardo nel libro si cita uno studio del Washington post sulle minute realizzate dalla FED nel periodo antecedente la crisi Lehman Brothers di settembre 2008 e che sono state rese pubbliche un paio di anni fa.
Da questo studio risulta che nelle minute del meeting di Giugno 2008 la parola inflazione è citata 468 contro le 35 volte di rischio sistemico (e Bear Stearns era già fallita).
Nel meeting di agosto la parola inflazione è citata 322 volte contro le 19 di rischio sistemico e in quella di settembre la parola inflazione è citata 129 volte contro le sole 4 per rischio sistemico.
Una palese sottovalutazione e/o incomprensione della situazione.
L’evidenza della fallacità delle istituzioni finanziarie, anche quelle più rinomate.
Già nel trend mercato che presentava l’outlook del 2015 e quindi parliamo di oltre un anno fa raccontavamo del rischio di un aumento di tensioni geopolitiche che andavano dalle partite dell’Ucraina e della Siria fino alle guerre economiche sotterranee che avrebbero potuto portare a violente fuoriuscite di capitali dalla Cina ed ad un suo rallentamento ulteriore.
Un anno prima della pubblicazione del libro di El-Arian queste suggestioni erano già presenti nel nostro seguire i mercati finanziari e nel nostro dare indicazioni sui rischi/opportunità che essi presentano.
C’è ora una certa convergenza che le politiche monetarie possono fare poco mentre ora è il turno della politica di fare il suo lavoro e trovare un nuovo equilibrio multipolare necessario per poter ripartire con una crescita economica che non sia solo frutto della competizione valutaria e quindi solo un gioco a somma zero (che crea tensioni fra i vari paesi) ma piuttosto una crescita economica stimolata dagli investimenti interni soprattutto privati ma anche pubblici che tanto mancano nei paesi occidentali e non solo.
Il G20 prima e le decisioni delle due banche centrali più importanti (e cioè FED e BCE) poi, sono punti importanti per stabilire le prossime direzioni dei mercati proprio in un mese che da sempre ha caratterizzato degli importanti punti di svolta sui mercati.

Post scriptum: in questo contesto riprendiamo il commento dell’oro che sembra tornato a fare da barometro delle tensioni e che è riuscito a tenere il pullback sulla precedente trend line rotta al rialzo la scorsa settimana ed è ripartito in un movimento di forza interessante anche se non definitivo perché solo la perforazione dei massimi degli scorsi giorni confermerà il recupero.
Diverso il discorso dei mercati finanziari che dopo tre giorni di rally molto forte consolidano oggi il movimento ma devono assolutamente tenere supporti poco distanti e contemporaneamente riuscire a rompere i recenti massimi per confermare la fase di recupero e non ripiombare nel panico da recessione come alcuni dati sembrano sempre più indicare. Supporti decisivi per lo S&P500 tra i 1860 ed i 1880, mentre al rialzo importante il break dei 1947.
L’indice italico è arrivato al test della resistenza indicata in TrendMercati e da li per il momento è stato respinto. Solo la rottura di quel livello imposterà il trend di medio in maniera differente.


Obiettivo centrato, ancora una volta e, con largo anticipo rispetto a El-Erian ;).

Per certi versi, anche se con una situazione economica e finanziari non così deteriorata, sembra di essere a marzo 2009, quando con mercati ai minimi si riunirono in summit i politici mondiali per cercare di arginare il crollo dei mercati e la recessione che fu.

Oggi abbiamo quasi lo stesso scenario, con la diversità che sono passati QE, banche centrali e diverse economie sono uscite dalla recessione...ma la palla ora è nelle mani della politica, ancora una volta.
 
Obiettivo centrato, ancora una volta e, con largo anticipo rispetto a El-Erian ;).

Per certi versi, anche se con una situazione economica e finanziari non così deteriorata, sembra di essere a marzo 2009, quando con mercati ai minimi si riunirono in summit i politici mondiali per cercare di arginare il crollo dei mercati e la recessione che fu.

Oggi abbiamo quasi lo stesso scenario, con la diversità che sono passati QE, banche centrali e diverse economie sono uscite dalla recessione...ma la palla ora è nelle mani della politica, ancora una volta.


aspettiamo il G20, come detto in trendmercati
concordo che la palla è in mano alla politica, come per altro sempre: direttamente o indirettamente, è la forza economica maggiore e quella che mette i vincoli al mercato
resta che temi di euforia ce ne sono pochi, se escludiamo il rmbalzo dai minimi
e sul blog facciamo cenni ai nostri 'cigni' che di tanto in tanto usiamo nelle conferenze: la Brexit è appunto uno di questi fenomeni, ancora improbabili ma non impossibili
... sul peso del rischio nelle decisioni, in effetti ci si potrebbe scrivere due parole :mumble:
 
Approfondimento Trend Mercati


Chi ha letto Trend Mercati in questi ultimi mesi e i nostri commenti sul blog sa che ci aspettiamo un minimo nel primo trimestre del 2016. Avevamo identificato due minimi potenziali del mercato che poi si sono confermati dei rally da short covering cioè da coperture di posizioni ribassiste.
Con l’ultimo Trend Mercati abbiamo indicato l’ultimo minimo (che per lo S&P500 si è collocato ai medesimi livelli del precedente) come il potenziale bottom di medio.
Al momento senza il superamento dei livelli chiavi indicati nei vari report, sia da parte dello S&P500 (che oggi ci ha chiuso molto vicino) che da parte del petrolio (anche lui nei pressi di una resistenza chiave), senza un consolidamento più marcato dell’oro, non si può ancora dire che tecnicamente ci sia stata una conferma del movimento. (nonostante la nostra precisione nell’individuare comunque il minimo)
Riteniamo però che ci sia il potenziale perché questo minimo regga più dei precedenti e confermi almeno per il momento il nostro Outlook 2016 per una serie di ragioni che andiamo ad elencare.
Chi ci segue sa che sosteniamo da alcune settimane l’insoddisfazione dei mercati sia per le decisioni delle banche centrali, sia per la loro eccessiva invadenza.
Ma oltre a questo c’è una forte critica verso le istituzioni politiche che in questi ultimi anni non sono riuscite a trovare una sintesi politica alle differenti posizioni.
In questi giorni si apre una finestra importante per dare l’impressione (e ribadiamo dare l’impressione e non realizzare compiutamente) che questo equilibrio si stia ricercando.
Il possibile accordo almeno tra i paesi OPEC ed i principali produttori non OPEC esclusi gli USA sembra non attuale ma in avvicinamento.
L’accordo tra UE e UK sulla permanenza del Regno Unito nell’Europa nonostante abbia partorito due debolezze è visto come uno sforzo di equilibrismo.
Le voci su un accordo sul cessate il fuoco in Siria sembrano più importanti e credibili.
Le divergenze strategiche tra le banche centrali sembrano in calo.
Il prossimo G-20 dei ministri finanziari (a fine settimana) potrebbe sancire un tentativo di ricalibratura degli equilibri globali.
Come già detto in Trend Mercati quell’appuntamento non deve fallire e pensiamo che qualcosa dovrebbe uscire fuori anche perché la Cina, al primo importante appuntamento nel ruolo di presidente del G20 vorrà far pesare la sua capacità di leadership.
Magari convincerà alcuni dei suoi alleati ad essere più concilianti verso i paesi avanzati, considerati i responsabili dell’attuale situazione economica ed anche politica, anche per non arrivare agli altri appuntamenti con le attuali tensioni geopolitiche (vedi mar cinese ecc…).
L’appuntamento clou sarà poi a settembre con il primo G-20 tenuto in Cina e li vedremo se davvero i progressi saranno stati reali.
Ma questa è un altra storia.
Per il momento ci sembra che il mercato scommetta su questa ipotesi e noi stiamo seguendo da vicino gli accadimenti così come vi abbiamo indicato già dall’inizio del 2016.
A nostro avviso il prezzo del ferro, mercato controllato per una elevata percentuale dagli operatori cinesi mostra un segnale di ripresa più forte delle altre materie prime a segnare la voglia della Cina di essere ancora protagonista sui mercati e non essere additata come la causa delle turbolenze attuali.
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già da novembre dicevamo che le commodities sono l'asset class più a buon mercato
https://trendmercati.wordpress.com/2015/11/

e altrettanto abbiamo detto che non era ancora il momento
ora siamo arrivati ad un minimo sui mercati, che ancora si deve sviluppare in una ripresa mentre per ora può essere definito un rimbalzo


ora vediamo in sintesi la situazione, concentrandoci sui metalli come segnificativi indicatori del ciclo economico
 

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