Ciao Max, come ho già detto sono d'accordo con varoon. Quel che l'articolo vuol dire è che i dettagli del "grandfathering" non sono ancora chiari, cioè il meccanismo ed i tempi in base al quale i vecchi titoli continueranno a coesistere di fianco ai nuovi.
Del resto il dibattito è ancora in corso e la riforma partirà (se va bene) alla fine del 2010. Finora si è capito quanto segue:
1) ci sarà una maggiore uniformità nelle caratteristiche dei titoli ibridi a livello internazionale (sicuramente in Europa, ma anche rispetto agli altri paesi);
2) le autorità politiche, monetarie e di controllo (governi, banche centrali, agenzie di supervisione) vogliono che per entrare a far parte del capitale proprio i nuovi titoli ibridi abbiano una maggiore capacità di assorbire le perdite: loss absorption, discrezionalità nel pagare le cedole ed esercitare la call;
3) verrà anche posto un limite percentuale più stringente alla quantità di titoli ibridi rispetto al capitale tier 1 delle banche;
4) la transizione prevederà un (lungo) periodo cosiddetto di "grandfathering", in cui i vecchi titoli continueranno ad essere accettati di fianco ai nuovi, ai fini regolamentari, per essere sostituiti dai nuovi gradualmente nel corso del tempo (come minimo dieci anni, ma potrebbero essere trenta)
Il punto 4) fra l'altro è dettato dalla necessità, esplicitamente citata in alcuni documenti di consultazione, di non stravolgere il mercato esistente e anche di non aumentare drasticamente il costo della raccolta per le banche in un momento di crisi (i nuovi titoli, essendo meno "garantiti" per chi li sottoscrive dovranno necessariamente rendere di più).
Non c'è dubbio che occorrerà seguire con attenzione gli sviluppi della situazione e sono sicuro che, come sempre finora

, appena saranno note le condizioni definitive avremo modo di sviscerarne tutte le possibili conseguenze con la dovuta tempestività.
Per ora resto abbastanza d'accordo con la "view" di Morgan Stanley, in base alla quale verosimilmente si va verso una "estinzione" (= call, OPA, OPS, etc.) dei vecchi titoli più veloce di quanto il mercato non creda.
Sul fatto che nel lungo periodo convenga stare alla larga dai titoli di qualità inferiore (banche che hanno ricevuto pesanti aiuti statali) sono d'accordo da sempre, ma non per quel che è scritto nell'articolo, che secondo me non riporta alcuna novità, bensì per un normale approccio di tipo prudenziale: preferisco guadagnare "solo" il 6-8% con un emittente di cui sono sicuro (ma quelli comprati a marzo-aprile sono raddoppiati e non accennano a correggere significativamente

) piuttosto che il 10-12% su banche che, se non fossero state supportate dallo stato, avrebbero già chiuso i battenti.
Secondo me le sorprese non sono ancora finite, di schifezze in bilancio ne vedremo ancora e dubito che gli obbligazionisti subordinati, soprattutto quelli "profondamente" subordinati come i perpetui, ne usciranno completamente indenni.