Mario Seminerio - mercoledì, 23 novembre 2011 - 17:00
Oggi, all’asta del Bund decennale tedesco, con scadenza 4 gennaio 2022, in cui erano offerti 6 miliardi di euro, sono giunte offerte per 3,889 miliardi di euro, mentre il quantitativo assegnato è stato di 3,644 miliardi, per un rendimento di aggiudicazione dell’1,98 per cento. Si è registrata anche una vistosa “coda”, cioè la dispersione dei prezzi di offerta da parte degli aspiranti compratori, con prezzo medio a 100,15 ma minimo a 100,1. Quello che non tutti sanno è che, in questi casi, la differenza tra l’offerto e l’aggiudicato (oggi pari a 2,3 miliardi) viene sottoscritto dalla Bundesbank, che lo tiene “a disposizione per operazioni sul mercato secondario”. Ora, questo singolare concetto, fino a prova del contrario, vuol dire che la Buba monetizza il debito sovrano tedesco. Con tanti saluti al solenne divieto di monetizzazione del debito.
Alcune considerazioni: i tedeschi salgono in cattedra ma ne hanno assai pochi titoli, visti i continui espedienti a cui ricorrono per mettere i loro problemi sotto il tappeto (vedi Landesbanken ed utilizzo di titoli ibridi spacciati per hard capital). In secondo luogo, potremmo suggerire al Tesoro italiano di coinvolgere Bankitalia su queste best practices teutoniche, fiduciosi che da Berlino non si leveranno il celebre ditino accusatore. Da ultimo, pare che stia progressivamente venendo meno la domanda degli investitori asiatici, che evidentemente cominciano a pensare che la Germania non sia così sicura, anche per il rischio che tutta la eurobaracca crolli in testa a Schaeuble e alla Merkel. Questo conferma le evidenze aneddotiche di un disimpegno degli investitori internazionali dall’Eurozona, con forte riduzione delle scadenze anche sulla curva tedesca. Auguri a tutti, per le prossime aste.
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