Tutti i ragionamenti elaborati da Claudio a proposito dei vantaggi che l’Italia avrebbe da un’uscita dall’euro sono “addomesticati”: sono piegati alla necessità di sostenere la sua tesi.
Le cose non stanno così.
Inutile dilungarsi eccessivamente: occorrerebbe un intero 3D. Faccio solo 2 esempi:
1)immaginiamo un’Italia nella quale le “riforme” ci portino a ottenere (ci vuole tempo, mi rendo conto; ma non vedo perché debba essere considerata un’utopia) “solo” 4 risultati: una burocrazia efficiente, una corruzione meno diffusa, un’evasione fiscale meno clamorosa, una criminalità organizzata debellata. E pensiamo a tutte le ricadute sull’economia, oltre che sulla qualità di vita degli Italiani. E se, “per evitare di finire in fondo al mare” si lavorasse su queste priorità per “riformare” il Paese? Perché allora dire che non abbiamo alternative?
2)la ricetta proposta si potrebbe definire “svalutazione continua”. Presuppone, tragicamente, che la competitività si recuperi attraverso la strada facile della svalutazione. E’ un errore tragico, perché non porta mai ad affrontare i veri problemi del Paese. Ed è una ricetta che prima o poi presenta sempre un conto, specialmente per i i più deboli. Se non fosse così lo Zimbabwe, come dice un noto economista americano sarebbe il Paese più competitivo (e sano) al mondo.