Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3

In Brasile esplode la bolla del credito al consumo

Ultimo aggiornamento 10 ottobre 2013 , ore 14:55
Il 5,6% dei prestiti bancari erogati sotto forma di credito al consumo in Brasile è a rischio, il doppio che in India. La classe media brasiliana rischia di implodere sopra un mare di debiti non rimborsabili






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La Banca Centrale del Brasile alza i tassi di interesse

Se l’America di Barack Obama e di Ben Bernanke non sa come uscire dalla lunga fase di liquidità a costo zero, che ha dato vita a una gigantesca bolla finanziaria, il Brasile è alle prese con un problema simile, ma che riguarda un target specifico del mercato creditizio, quello diretto al finanziamento dei consumi.
La storia è simile a quella di altre economie emergenti, ma si differenzia, come detto, per il fatto che qui il boom c’è stato particolarmente per il credito al consumo. Nei quattro anni che hanno seguito il crac di Lehman Brothers del 2008, questo tipo di prestiti è cresciuto a un tasso annuo del 25%, arrivando oggi alla cifra di oltre 600 miliardi di dollari, il 25,6% del pil carioca e quasi la metà dell’ammontare complessivo dei prestiti nel paese, pari al 55% del pil, una percentuale al di sotto della media mondiale standard, quest’ultima.
A differenza che negli USA e in diversi stati europei, qui la massa dei prestiti non è servita a comprare casa, ma a finanziare i consumi della classe media nascente, desiderosa di sfoggiare il proprio status. E così tra il 2004 e il 2010, i prestiti per l’acquisto di auto sono triplicati a un valore di 70 miliardi di dollari. Solo nel 2012, sono state immatricolate 2,9 milioni di veicoli, il 130% in più di dieci anni prima.

Finanziamenti senza anticipo per comprare auto

Quel che più colpisce è che un’immensa liquidità è andare a finanziare l’acquisto di un veicolo senza alcun anticipo da parte dell’acquirente. Un sales manager della Huyndai, Adalberto Fava, racconta di persone a cui ha venduto l’auto con un finanziamento fino a 80 mesi e a 200 dollari al mese su uno stipendio di appena 500 dollari. In molti casi, il prestito non è stato onorato e le auto sono tornate indietro.
Vale la pena sottolineare che sebbene i prestiti in Brasile ammontino a un valore inferiore alla media internazionale e nonostante riserve della banca centrale per 372 miliardi di dollari e cuscinetti di capitale anche da parte degli istituti ritenuti adeguati, preoccupa la “qualità” del credito concesso. A differenza che negli USA e in Europa, servito per lo più all’acquisto di immobili, qui esso ha riguardato le auto e gli elettrodomestici, ossia beni il cui valore si azzera pressoché dopo l’acquisto, mentre una casa tende a mantenerlo nel tempo o anche ad accrescerlo. Ciò comporta che in caso di mancata restituzione del debito, la banca si troverebbe nel primo caso con un pugno di mosche e non con un asset cedibile sul mercato, seppur a prezzi scontati.
I tassi di crescita insostenibili delle erogazioni di credito iniziano a mostrare le prime conseguenze negative. In seguito ai casi crescenti di default tra le famiglie (il 5,6% delle famiglie è in ritardo sulle scadenze di oltre 90 giorni), le banche hanno stretto i cordoni della borsa e ciò ha contribuito al rallentamento dell’economia, la cui crescita è prevista al 2,4% quest’anno, dopo il 7,5% del 2010.

Inflazione Brasile in crescita
L’inflazione, intanto, è salita al 6%, rendendo necessaria una stretta monetaria, con la banca centrale che ha innalzato i tassi al 9,50% e che potrebbe presto portarli a due cifre. Una manovra abbastanza indigesta per i consumatori carioca, indebitati per oltre un quarto del pil e le cui carte di credito arrivano già oggi a prevedere tassi di interesse annui dell’80% per gli acquisti a debito.
E’ il quadro di una classe media cresciuta numericamente molto in fretta e che ha consumato più delle proprie possibilità. Cambia la tipologia dei consumi, ma sembra di risentire la stessa storia delle famiglie americane o di alcuni stati europei.
 
Nel tuo caso se ti trovi un dividendo lordo di 0,45 per ciascuna preferred share allora non hai subito la ritenuta americana del 15%. Trattandosi di ING, che è olandese, questo è possibile. Ad esempio sugli ADR (i certificati rappresentativi di azioni estere quotati sui mercati americani) sono sicuro che la ritenuta del 15% non cx'è. Probabilmente le preferred share di emittenti non americani non subiscono la ritenuta del 15%.

Quindi, in questo caso, dipenderebbe dal paese dell'emittente???
Per BES perpetua Binck dice che dipende dal mercato di quotazione.
Mi sembra strano che funzioni in questo modo, però tutto può darsi!!!
 
Quindi, in questo caso, dipenderebbe dal paese dell'emittente???
Per BES perpetua Binck dice che dipende dal mercato di quotazione.
Mi sembra strano che funzioni in questo modo, però tutto può darsi!!!

Onestamente come funziona non lo sò. E probabilemte nessuno domina completamente la materia. Faccio ipotesi ulla base dell'esperienza. Quella della tassazione sulla base del mercato di quotazione non l'avevo davvero mai sentita. E mi sembra un'assurdità.
 
Onestamente come funziona non lo sò. E probabilemte nessuno domina completamente la materia. Faccio ipotesi ulla base dell'esperienza. Quella della tassazione sulla base del mercato di quotazione non l'avevo davvero mai sentita. E mi sembra un'assurdità.

Non so se l'hai già letta... cmq qualche pagina più indietro trovi la risposta che mi ha mandato Binck per BES.
In effetti penso che sia un groviglio ben poco chiaro.
Io ho addirittura pensato che possa dipendere dal paese in cui ha sede la banca depositaria... :mumble:
 

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