TheLondoner
Forumer storico
Ciao riccio43, francamente resto rocciosamente dell'opinione che avevo quasi sei mesi fa:
Se non si fa lo sforzo di capire il contesto in cui stiamo vivendo, analisi tipo "più sale tutto più diventa probabile uno storno" hanno lo stesso valore di puntare sul nero alla roulette dopo che è uscito il rosso per un certo numero di volte di fila. Zero.
Prima o poi pioverà, questo è sicuro, ma non per questo esco sempre con l'ombrello.![]()
Credo che le forze sottostanti al trend attuale che avevo sottolineato in quel post siano destinate a durare ancora a lungo, come dimostra l'andamento dell'indice iBoxx negli ultimi sei mesi (lo trovi qui IBOXX EUR TIER I INDEX (TOTAL RETURN) | Index | A0DMW3 | DE000A0DMW33 | börsennews.de) nonostante sia stato un periodo tutt'altro che tranquillo (crisi di governo ed elezioni in Italia, SNS, Cipro, etc.).
Vorrei aggiungere qualche altra considerazione, però, che allora non avevo esplicitato a sufficienza:
- la crisi che stiamo attraversando ha ben poco in comune con le normali recessioni che abbiamo conosciuto dal secondo dopoguerra in poi. Come negli anni 30 (e successivamente in singole aree geografiche, dai paesi scandinavi al Giappone) questa crisi richiede tempi molto lunghi per consentire ad alcuni squilibri macroeconomici eclatanti (eccesso di leva nel settore finanziario, eccesso di debito dei settori pubblico e privato, etc.) di essere riassorbiti almeno in termini più accettabili;
- d'altro canto l'azione (spesso coordinata) delle banche centrali, non ha esitato a mettere in campo operazioni di carattere non convenzionale, il cui effetto comune è stato quello di innondare letteralmente il sistema di liquidità (a livelli mai visti in precedenza) e questa tendenza è destinata a durare, almeno per un po', o addirittura ad intensificarsi, se si rendesse necessario;
- il risultato è che, nelle principali aree mondiali, il livello della produzione (e a ruota quello delle Borse) non a caso è tornato a livelli superiori a quelli pre-crisi, con la rilevantissima eccezione di quei paesi (principalmente sud europei) che o per insipienza loro (mancanza di riforme strutturali, scarsa competitività, corruzione, inefficienza, etc.) o per i clamorosi errori di una classe dirigente europea palesemente non all'altezza del compito (basti vedere la sequenza demenziale con cui sono state gestite le crisi della Grecia prima e di Cipro poi) si trovano in una situazione di stagnazione che richiederà ancora molto tempo per essere risolta, con evidenti effetti di rallentamento e di contagio persino verso le economie più forti e più efficienti.
L'effetto combinato di questi tre fattori, insieme agli altri che già indicavo sei mesi fa e che stanno continuando tutti ad avere un ruolo importante, spinge univocamente verso un solo possibile risultato: una generalizzata riduzione dei rendimenti ed un conseguente rialzo delle quotazioni (ovviamente mi riferisco alle obbligazioni perpetue e subordinate, in particolare di quei paesi, come il nostro, che sembrano essere più avanti nella messa in sicurezza dei conti pubblici).
Fino a quando potrà durare questa situazione? Almeno fino a quando non si cominceranno a vedere a livello globale dei segni evidenti di ripresa duratura e sostenibile. A quel punto il rischio che le banche centrali non siano abbastanza determinate nel cominciare a prosciugare l'enorme liquidità che circola nel sistema potrà creare dei serissimi rischi di inflazione, che come tutti ben sanno (falso, l'età media degli operatori sul mercato è tale che solo uno scarso 10% sa davvero che cosa comporta un'inflazione fuori controllo :nonno:) è il principale nemico di ogni obbligazionista.
Ma a quel punto credo che i più grossi problemi li avranno quei milioni di investitori che già oggi sono posizionati su titoli "investment grade" che a malapena riescono a coprire l'andamento prospettico dell'inflazione (e quindi verosimilmente sono destinati ad avere rendimenti reali negativi), per non parlare di quelli, e sono tutt'altro che pochi, che preferiscono parcheggiarsi nei cosiddetti porti sicuri ad un rendimento NOMINALE negativo.
Per questo, nonostante i rialzi degli ultimi 4 anni mi rendano perfettamente consapevole che risultati come questisull'obbligazionario probabilmente non li vedrò più in quel che mi rimane della mia vita professionale
, continuo a mantenere sostanzialmente le posizioni, semmai ponendomi il problema di quando cominciare a switchare una quota di tasso fisso a favore del tasso variabile, anche a costo di rinunciare ad una quota di rendimento cedolare, per non trovarmi in una spiacevole situazione (quella in cui all'improvviso tutti gli occupanti di un cinema o di una discoteca decidono di scappare fuori, costi quel che costi) che potrebbe verificarsi quando le aspettative (diversamente da quello che indicano le interpolazioni dei tassi swap, che prevedono calma piatta... per sempre
) dovessero cambiare all'improvviso.
A questo proposito vorrei concludere con una importante riflessione a proposito della diversificazione, intesa non solo come diversificazione degli emittenti, ovviamente, ma anche di valute, durate, tipologie di titoli (senior, subordinati, convertibili, azioni, etc.) e di strutture (a tasso fisso, indicizzati ai tassi o all'inflazione, etc.), oltre che di zone e paesi del mondo.
Se c'è una cosa che ho imparato in tanti anni di lavoro è che l'unico investitore (o intermediario, gestore, etc.) che non ha mai fatto errori è quello che... non è sincero.
Corollario di questa mia affermazione è che, per quanto l'analisi di un emittente, di un paese o della situazione macroeconomica sia accurata ed affidabile, tutti prima o poi siamo destinati a fare degli errori, che inevitabilmente si tradurranno in performance inferiori a quelle del mercato o addirittura in perdite.
Non a caso a fronte dei (rari) trader di successo, vi sono migliaia di persone che si sono letteralmente rovinate (per non parlare delle decine di pseudo-guru che campano a stento vendendo le loro lezioni).
Per questo la mentalità dell'all-in, così come specularmente quella dell'all-out, è quanto di più lontano ci possa essere dalla mia filosofia di investimento.
Un portafoglio deve sempre essere ben equilibrato in termini di diversificazione, a mio parere, per poterti mettere in condizione di reagire di fronte a qualsiasi evenienza, ANCHE E SOPRATTUTTO QUELLE CHE NON ERI STATO IN GRADO DI PREVEDERE. Per questo non manca mai, nel mio portafoglio, una quota di liquidità, così come una quota di titoli più sicuri, in grado di reggere sostanzialmente alle peggiori turbolenze. Ma anche una quota di titoli più speculativi, soprattutto se mi sembrano particolarmente "fuori moda" o comunque sottovalutati.
Non sono mai uscito completamente dalla Borsa, o dai titoli subordinati, o ad esempio dai titoli di uno specifico paese, anche se di volta in volta le mie convinzioni mi portano inevitabilmente a sovrappesare, o sottopesare, determinati settori o parti della curva, altrimenti mi limiterei a comprare degli ETF. Ma il rischio che si corre a prendere decisioni drastiche (all-in/all-out) è proprio quello di fare un errore, prima o poi, capace di produrre danni non più rimediabili.
Pensa ad esempio se l'attuale situazione di tassi bassi e decrescenti dovesse prolungarsi oltre le nostre previsioni. Immagina poi che continuino le tender sui subordinati e che nel giro di qualche anno i principali attori del mercato ricomincino ad esercitare le call, grazie anche al fatto che potranno cominciare ad emettere nuovi titoli a tassi decisamente più bassi di quelli offerti in questi giorni dal BBVA (tanto per fare un esempio).
Chi ha deciso nei mesi scorsi di uscire completamente dal mercato si troverebbe presumibilmente in una situazione ben difficile, impossibilitato a rientrare per i prezzi proibitivi e con la frustrazione di avere perso gli ultimi anni di "vacche grasse" che a quel punto diventerebbero davvero un miraggio per gli anni a venire.
Naturalmente questa è solo la mia (radicatissima) opinione, che si potrebbe tradurre in il massimo del risultato, con il minimo del rischio
, se non fosse che la percezione (e la misura) del rischio sono la cosa più soggettiva ed opinabile che si possa immaginare.
Ma naturalmente rispetto, ed ovviamente auguro successi e gain, a chi decide di operare diversamente.
Concludendo non vi è dubbio, secondo me, che per minimizzare i rischi, e quindi migliorare complessivamente l'efficienza del portafoglio, sia necessario un livello di diversificazione che ne coinvolga tutti gli aspetti principali: allocazione geografica, settori, emittenti, titoli, durata, tipo di cedola, etc.
Spero comunque che avremo modo di approfondire la questione al prossimo meeting, di cui cominceremo a parlare nei prossimi giorni.
Perdonami la prolissità e buona serata![]()
Caro Negus,

Non posso non concordare sul fatto che tassi ufficiali resteranno ancora bassi
a lungo e soprattutto sulla futura persistenza di politiche monetarie espansive non convenzionali.
Sulla base di queste premesse e comuni ipotesi...resto investito in subordinate di emittenti di medio -buona qualità quali Generali, Delta Lloyd, Unicredit, Mediobanca.
Resta però, a mio avviso ancora un rischio ..."grosso" ...la periferia europea....
Se non si indirizza il questo problema attraverso un "vero" scudo di politica monetaria non eccessivamente condizionale ed un fronte politico europeo compatto (quindi con la Germania che concede politiche fiscali espansive)...i nodi di recessione, disoccupazione e alto debito rischiano di strangolare l'Italia e la Spagna in primis ....capaci da sole o in combinazione di far mutare rapidamente e in maniera traumatica lo scenario (di lungo e lento assorbimento degli squilibri attraverso politiche monetarie non convenzionali).
La piccola penisola italiana...le sue basse diatribe politiche...la sua casta politica litigiosa..il tira e molla sull'imu...la minaccia di nuove elezioni...
Ci rendono ago della bilancia ... e nello stesso tempo spina nel fianco tedesco.
Mi auguro che Draghi...abbia ben chiara l'esplosività della situazione e vada oltre i dogmi della Buba, perchè in questo momento solo agendo in concerto con altre tre banche centrali si riuscirà ad uscire da questa crisi.
Buon primo maggio