Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3

Prendo spunto dai quesiti avanzati recentemente a proposito delle LT2 di UBI per esporre alcune considerazioni: potrebbero aiutarci a capire come ragionano le banche di fronte al possibile richiamo dei loro titoli subordinati.

Prendiamo UBI e lo “strano” comportamento tenuto lo scorso mese di settembre allorchè la banca ha deciso di non richiamare il bond LT2 XS0272418590 e di regalare, come contentino, un innalzamento a senior del grado di subordinazione.

Secondo me la banca ha “ragionato” così:
*la coincidenza della possibile call con lo step annulla la contribuzione al capitale di vigilanza. Quindi per me (banca) il valore T2 si azzera.
*può questo titolo avere ancora valore in quanto subordinato, in ottica RRD (si parla di un nuovo indice: capitale proprio+debito subordinato all’8-10% dei total assets, calcolati in un certo modo)? Se ci si prende la briga di calcolare a quanto ammonta quell’indice si scoprirà che UBI è tra le banche che non avranno problemi con il futuro requisito RRD.
UBI, quindi, non ha interesse a mantenere il rango “subordinato” a quel titolo: può compiere il bel gesto di regalare un upgrade ai bondholders, upgrade che dovrebbe voler dire un aumento nella quotazione del bond.
*la banca ha annunciato che opererà su base economica. Ha interesse economico a richiamare questo bond ed emetterne un altro senior di durata simile? La convenienza mi sembra trascurabile.

Conclusioni della banca: non richiama né sostituisce il bond con un senior. Assegna un contentino al bondholder, a costo zero.

Le conclusioni, per noi, sono altre. Se vogliamo cercare di capire come si comporterà una banca a riguardo di un certo titolo subordinato dobbiamo considerare:
1)la contribuzione del titolo al capitale T1 e/o T2;
2)la contribuzione all’indice che verrà fissato dalla futura direttiva RRD;
3)il costo del bond.

E’ un po’ di lavoro, ma potrebbe rivelarsi utile…


concordo pienamente..

tuttavia questo discorso è moooooooolto piu' facile da farsi con un lt2 rispetto che ad un t1

nel caso di un t1 infatti la durata resta "virtualmente" perpetua..

mettiamo cioè che il bond perpetuo contribuisca 0 al T1 e 0 al t2

è tutt'altro che scontato che anche in quel caso la banca abbia interesse a ritirarlo

infatti il confronto nn andrà piu' fatto con il cds a 5 anni ma su quanto costerebbe a quella banca emettere un bond a durata lunghissima (es. un senior a 20 30 anni.. escludendo la compnente irs se il bond è un titolo a tasso variabile)

al tempo stesso avendo visto quanto fatto da ubi negli ultimi anni (ubi che:
- nn richiamo' le perpetue già nel 2010 quando stavano già a 100 perchè il mercato si aspettava la call. post call finirono a 94..
- le aveva parzialmente opate nel 2009 e poi le ha opate parziamente di nuovo nel 2012, prorogandone anche la opa..
- nn calla la lt2 di basso size per nn dover regalare al mercato 6 punti..
- nn emette sub per istituzionali da tempi immemore, ed ha emesso solo lt2 al retail

penso che se il mercato salisse tanto, tale che il bond ubi valesse sicuramente molto sopra 100 allora ubi nn esiterebbe a richiamarlo proprio quando i detentori sperebbero che nn venisse richiamato..

ciao
Andrea
 
concordo pienamente..

tuttavia questo discorso è moooooooolto piu' facile da farsi con un lt2 rispetto che ad un t1

nel caso di un t1 infatti la durata resta "virtualmente" perpetua..

mettiamo cioè che il bond perpetuo contribuisca 0 al T1 e 0 al t2

è tutt'altro che scontato che anche in quel caso la banca abbia interesse a ritirarlo

infatti il confronto nn andrà piu' fatto con il cds a 5 anni ma su quanto costerebbe a quella banca emettere un bond a durata lunghissima (es. un senior a 20 30 anni.. escludendo la compnente irs se il bond è un titolo a tasso variabile)

al tempo stesso avendo visto quanto fatto da ubi negli ultimi anni (ubi che:
- nn richiamo' le perpetue già nel 2010 quando stavano già a 100 perchè il mercato si aspettava la call. post call finirono a 94..
- le aveva parzialmente opate nel 2009 e poi le ha opate parziamente di nuovo nel 2012, prorogandone anche la opa..
- nn calla la lt2 di basso size per nn dover regalare al mercato 6 punti..
- nn emette sub per istituzionali da tempi immemore, ed ha emesso solo lt2 al retail

penso che se il mercato salisse tanto, tale che il bond ubi valesse sicuramente molto sopra 100 allora ubi nn esiterebbe a richiamarlo proprio quando i detentori sperebbero che nn venisse richiamato..

ciao
Andrea

Ciao Andrea,

può darsi che si presentino in futuro dei casi dubbi, ma a mio avviso saranno molto rari.
Sbaglierò, ma anche le banche che ragionano in termini economici non paragoneranno un T1 con zero contributo di capitale ad un senior con durata lunghissima: si accontenteranno di confrontarlo con un bel decennale...

Inoltre: è ben difficile che un titolo candidato alla call ogni 3 mesi possa andare molto sopra par.
 
UBI applica la convenienza economica quindi tenendo conto che il bond lt2 non richiamato verrebbe conteggiato come senior dalla banca esso:
-non sarà callato se ha un costo inferiore all'emissione di un senior pari durata
-sarà callato se ha un costo superiore all'emissione di un senior pari durata

Regalare agli investitori un cambio di prospetto è una mossa "da cialtroni" poiché per la banca di fatto diventa senior, quindi il rischio per l'investitore è da senior UBI, che lo sbandierino o meno.

Credo che questo sia la parafrasi di quanto detto da Rott ed Andre riguardo alle call sui lt2 UBI.
 
Sara´.....ma....

Sara´ ma mi sa che hanno preso Milano come riferimento.

Io ho messo in vendita, causa trasferimento, alloggo 105 mq in zona semicentrale a Torino a 299k Euro (pagato 350k), meno della meta´ di quanto citato dal grafico.

La statistica forse é giusta. La mia conclusione: l`ìmmobiliare in Italia continua a essere sopravalutato.
Questi soni i prezzi medi am m2 in Europa - prime location grandi città -
 
Banca Monte dei Paschi di Siena Will Raise Capital, a Credit Positive
Last Wednesday, Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS, B2 negative; E/caa36
) announced it had reached a binding pre-underwriting agreement with a group of international investment banks to raise up to €3 billion of equity that will repay a portion of aid provided by the Italian government. The announcement is credit positive because it strengthens the MPS balance sheet, lowers its funding costs, and reduces the
likelihood that the Italian Treasury will convert into equity the state aid it provided to MPS, a scenario that would significantly increase subordinated bondholders’ risk of burden-sharing.
MPS plans to launch the issue in the first quarter of 2014 and use the proceeds to repay €3 billion of the €4.1 billion of state aid it received in 2013. The bank will also use the funds to cover the interest on the state aid (which has a 9% coupon with a step-up) and the cost of the share issue. MPS plans to repay the remaining €1.1 billion of state aid by 2017.
The share issue’s size, which exceeds MPS’ €2.17 billion market capitalization, its timing and the binding pre-underwriting agreement all surpass our earlier expectations. We expected MPS to be challenged to place €2.5 billion of equity in 2014. By anticipating the issue and by aiming to complete it by January 2014, the bank looks to exploit currently favorable market conditions.
However, bondholders continue to face significant risks. MPS’ largest shareholder, a not-for-profit foundation that owns 33.5%, could oppose the share issue to stop its dilution. In addition, the bank remains exposed to failing the European Central Bank’s comprehensive assessment because it has the highest ratio of problem loans relative to equity and loan-loss reserves among the Italian banks we rate and that are subject to the assessment (see exhibit).
Moreover, the bank’s four-year turnaround plan will be difficult to execute, given the challenging operating environment for Italian banks, notwithstanding the removal of its main stumbling block, the share issue.
Nevertheless, completion of the share issue would lower these risks.
 
UBI applica la convenienza economica quindi tenendo conto che il bond lt2 non richiamato verrebbe conteggiato come senior dalla banca esso:
-non sarà callato se ha un costo inferiore all'emissione di un senior pari durata
-sarà callato se ha un costo superiore all'emissione di un senior pari durata

Regalare agli investitori un cambio di prospetto è una mossa "da cialtroni" poiché per la banca di fatto diventa senior, quindi il rischio per l'investitore è da senior UBI, che lo sbandierino o meno.

Credo che questo sia la parafrasi di quanto detto da Rott ed Andre riguardo alle call sui lt2 UBI.

Ciao,

scusami il puntiglio, ma il bond è diventato senior solo perchè c'è stata una modifica del prospetto. Se non ci fosse stata la modifica, sarebbe rimasto subordinato e in caso di liquidazione riceverebbe una minore priorità.

UBI (è questo uno dei messaggi nel mio post) non avrebbe dato questo contentino, se avesse avuto bisogno di questo bond anche solo in ottica RRD.
 
Interessante analisi (come sempre). Infatti il mio post originale titolava
"UBI LT2 occasione di acquisto oppure...." proprio perché non ho le capacità
né gli strumenti per fare questo tipo di valutazione.
I successivi commenti sono tutti pertinenti ma comunque soggettivi e basati su simpatie o antipatie nei confronti dell'emittente.
Quello che manca è proprio un'analisi oggettiva sulla convenienza di UBI a
richiamare (o meno) i due titoli in questione. Poi quello che decideranno lo sanno ovviamente solo loro.

Ciao,

scusami il puntiglio, ma il bond è diventato senior solo perchè c'è stata una modifica del prospetto. Se non ci fosse stata la modifica, sarebbe rimasto subordinato e in caso di liquidazione riceverebbe una minore priorità.

UBI (è questo uno dei messaggi nel mio post) non avrebbe dato questo contentino, se avesse avuto bisogno di questo bond anche solo in ottica RRD.

Hai ragione e ti ringrazio del puntiglio.
avevo inteso che essendo diventato equivalente del capitale senior per la banca avrebbe ricevuto identico trattamento anche in caso di liquidazione della stessa, altrimenti avere dei vecchi lt2 trasformati in senior solo per la banca potrebbe costituire un vantaggio per i senior della stessa dandogli maggiore recovery o creando delle aspettative falsate .
Curiosità accademica, non penso che su UBI dovremmo mai affrontare l'argomento...
GRAZIE ROTT.
 
Direi non male per un paese che molti considerano, compresi noi italioti, sull'orlo del baratro.....da questi dati si evidenzia che stiamo meglio o meno peggio della Grecia ....e anche di qualche altro blasonato paese.....

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Commenti (63)TrackBack (0)26 NOVEMBRE 2013 - 10:06
L'Italia è il Paese più ricco del G7. Perché l'Europa non ne tiene conto?
Tra i Paesi del G7 l'Italia vanta un primato spesso ignorato: la più alta ricchezza netta delle famiglie in rapporto al reddito disponibile. I dati Ocse (con l'ultimo update che risale al 13 giugno 2013 e che fanno un bilancio fino al 2011) indicano che sommando algebricamente attività finanziarie, attività reali (immobili in sostanza) e passività finanziarie le famiglie italiane hanno una ricchezza netta dell'852,8% rispetto al reddito disponibile. Per dirla in gergo contabile sono meglio patrimonializzate delle altre famiglie delle economie che nel 1976 - quando è stato istituito il G7 - erano le più potenti al mondo. Circa il 70% della ricchezza netta delle famiglie italiane è detenuto in attività reali, il restante 30% in asset finanziari.

Proporzione simile anche per la Francia che però è al terzo gradino (dopo l'Inghilterra) con una ricchezza netta pari all'809% del reddito disponibile. Poi segue il Giappone in cui la componente finanziaria netta supera quelle delle attività reali. E' risaputo, infatti, che circa il 90% dell'enorme debito pubblico nipponico è "interno", ovvero detenuto dagli stessi cittadini giapponesi (ciò lo rende meno vulnerabile da attacchi finanziari nel breve periodo ma certamente più esposto a dinamiche demografiche).

Quinta la Germania (627%) seguita dagli Stati Uniti che, al pari del Giappone, detengono attività finanziarie superiori a quelle reali.

L'Italia è al primo posto di questa classifica. Le famiglie sono meglio patrimonializzate che altrove. Questo dato fa il paio con un altro primato - indicato dalla Commissione europea nel Financial Sustainability Report 2012 - che emerge dall'indice di sostenibiltà del debito S2. Questo indice non calcola solo l'ammontare del debito ma tiene anche conto del flusso degli avanzi primari futuri, degli interessi attesi e delle future spese demografiche (pensioni e sanità). Ne risulta che il debito pubblico italiano è il più sostenibile fra tutti quelli dell'Unione europea nel lungo periodo. :eek::eek:

A questo punto, la domanda è: come mai nei parametri di Maastricht e successivi non si tiene conto di queste ponderazioni? Ci si sofferma solo su un lato della medaglia (deficit, debito) e non si analizza in profondità il corrisponde attivo (come farebbe un qualsiasi ragioniere nella logica della partita doppia)?
ciao Salvatore, questa per me è la propaganda dei na... ehm dei tedeschi che asserendo che l'Italia è un paese ricco se si somma il patrimonio pubblico con quello privato, e quindi è giusto che venga tassato e tartassato per pagare il debito pubblico perché in effetti gli italiani sono in grado di pagare.-

molto molto pericoloso questo discorso
 

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