Ma il destino dell'equity è legato al destino degli azionisti?
Voglio dire che mi sembra assurdo che in caso di discesa del CET1 sotto il trigger, i sub vengono azzerati ma la banca resta agli azionisti attuali.
Ovviamente parlo dei T1 e non degli AT1 in cui la conversione è prevista nativamente nel prospetto.
Cosa diversa in caso di bail in in cui la banca diviene di proprietà del fondo di risoluzione.
Altrimenti si apre uno spazio di moral hazard gigantesco. Prendi rischi altissimi. Se va bene gli azionisti guadagnano un botto. Se va male pagano i sub.
Ciao Massimum,
rispondo alla tua obiezione, che riguarda le modalità di trattamento degli azionisti, quando una banca va in crisi.
Brevi premesse.
Nel mio post ho utilizzato il termine “bail-in” in senso lato, intendendo che il salvataggio passa, in un modo o nell’altro, attraverso il “sacrificio” di alcuni creditori della banca.
Ho poi ricordato che il quadro complessivo si ottiene attingendo principalmente a 3 fonti:
a)Direttiva e Regolamento CRD IV: è la normativa che comprende i cosiddetti “requisiti prudenziali” per il capitale delle banche.
b)BRRD: le parole “recovery and resolution” dicono tutto, anche se viene spesso etichettata come la “direttiva del bail-in”. Essa spiega come affrontare una situazione di crisi bancaria, sia quando è sufficiente una flebo, sia quando è necessario passare sotto i ferri del chirurgo. In assoluto questo è il documento più importante.
c)Memo’s e altre istruzioni della Commissione Europea: questi documenti sono importanti per due motivi. In primo luogo fissano le regole transitorie, in attesa che le direttive diventino pienamente operative. In secondo luogo fanno capire come ragiona e ragionerà la Commissione, visto che l’applicazione delle direttive sarà sempre soggetta ad un minimo di discrezionalità.
Tutto questo premesso, sarebbe troppo complicato, e parecchio noioso, tentare di riassumere tutti i passaggi significativi di quei documenti.
Può essere più utile, per chi legge il forum, esaminare alcuni “tipici” casi di crisi bancaria e di vedere come sarebbero risolti alla luce di quei documenti.
Ad esempio:
1)La banca va rapidamente in crisi perché si scopre un enorme buco. Il patrimonio netto della banca è diventato negativo. Gli azionisti non vogliono mettere nuovo capitale e nessuno se la vuole comperare.
Scatta la “resolution” in una delle forme previste dalla BRRD, la più nota delle quali passa attraverso il meccanismo della “good/bad bank”, lasciando l’equity e una opportuna quantità di debito nella bad bank. In tal caso è evidente che l’equity sarà azzerata. Il debito subordinato potrebbe esserlo in tutto o in parte: dipenderà dall’entità del buco.
A tutti gli effetti si tratta di una liquidazione “soft”, che cerca di salvare il salvabile e ne assegna i costi al sistema bancario attraverso il Fondo di Risoluzione.
Credo che questo meccanismo sia a tutti chiaro.
2)La banca va in crisi per via di un incidente di percorso al quale si ritiene il mercato possa dare risposta. Tuttavia, il piano di “recovery” evidenzia che la banca ha bisogno di essere aiutata dallo Stato.
In questo caso molto probabilmente gli indici di capitalizzazione sono scesi rispetto ai livelli considerati prudenti (da AQR, stress test, etc.) e non si intravede, per le più svariate ragioni, la possibilità di ripristinarli ricorrendo al mercato in un arco ragionevole di tempo, con il rischio di far precipitare la situazione.
Cosa succederà?
Si recupera capitale, attraverso conversione o taglio di parte del debito, in primis quello subordinato, appena prima di permettere l’aiuto dello Stato.
Può quindi capitare che una banca con un CET1 intorno al 6% non riesca a portarsi con i propri mezzi in zona di sicurezza e veda penalizzati i propri subordinati.
Lo stesso ragionamento, a maggior ragione, vale se il CET1 andasse a sfondare i fili dell’alta tensione rappresentati dal CET1 al 5.125%.
E’ chiaro che in questo caso gli azionisti non verranno azzerati, ma solo penalizzati fortemente. In pratica è probabile che la banca:
a)riduca l’equity per semplice attribuzione delle perdite accumulate. Il CET1 potrebbe pur sempre non scendere sotto il 3%, o il 5%, o il 6%...
b)converta in azioni una opportuna quantità di subordinati, diluendo ulteriormente gli azionisti.
Gli obbligazionisti subordinati non saranno sterminati, ma pagheranno un bel pedaggio e sarà ragionevole parlare di bail-in anche in questo caso, pur non essendo in presenza di una resolution della banca.
Questa seconda situazione l’abbiamo già vista accadere, ma con una differenza: in passato lo Stato interveniva senza penalizzare i subordinati. Dall’estate 2013 non è più così.
3)Tra i casi 1) e 2) si può presentare una gamma infinita di situazioni, che saranno affrontate con provvedimenti probabilmente intermedi tra quelli sopra evocati, ma tutti tali da coinvolgere il debito subordinato.
Una precisazione suggerita dal tuo commento: nella pratica non può esistere il caso in cui una banca continui a rimanere con ratios inferiori ai livelli che la vigilanza considera “imprudenti”, non importa se inferiori o superiori al fatale 5.125%.
E’ vero: se ne deve dedurre che i ratios “minimi” non sono quelli previsti dalle leggi (CRD IV), ma dalla vigilanza.
Se una banca non riuscisse a portarsi autonomamente in area sicura (tramite AUC), la vigilanza sarebbe autorizzata ad intervenire, ricadendo, a seconda della situazione, in uno dei casi di cui sopra.
Tutto questo a mio avviso è deducibile dai documenti che ho richiamato all’inizio. Come già detto potrei, come ho fatto nel mio precedente post, richiamare o fotografare tutti i passaggi significativi in quei documenti.
Sarebbe un lavoro complesso e di scarso interesse per i più: i documenti sono lì e basta prendersi la briga di leggerli.
Piuttosto ti chiedo:
A)sei d’accordo che la situazione di crisi oggi sarebbe affrontata come da me descritto in 1), 2) e 3)?
B)se non sei d’accordo, come immagini verrebbe affrontata?
Sull’argomento ho speso un po’ di tempo negli ultimi anni: se mi aiuti a correggere il tiro non potrò che essertene riconoscente.