Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3

Ho molto apprezzato il discorso di Visco, e per vari motivi.

Prima di tutto per la chiarezza dell'esposizione. Secondariamente per la lucidità con la quale ha affrontato tutta una serie di temi: l'illustrazione della natura dei crediti deteriorati e dei criteri di copertura, la giustificazione delle loro attuali valutazioni (uno dei dubbi del mercato riguarda proprio un'eventuale loro "leggerezza"), la confutazione di alcune teorie quantomeno superficiali (ha distrutto Dijsselbloem entrando nel merito delle sue affermazioni, diversamente da quanto si legge nei vari forum, dove ci si limita a inveire contro quel personaggio, quasi che le invettive servissero a recuperare le perdite). Ha confermato il sostegno a future operazioni di aggregazione tra banche; ha ricordato i vantaggi che deriveranno dalle innovazioni introdotte dal Governo; ha lasciato intuire come il "sistema Italia", in collaborazione con quello europeo, si appresti ad intervenire per aiutare le banche in difficoltà.

Quanto al problema dei crediti deteriorati delle banche italiane, non mi sembra che Visco lo sottovaluti, visto che esordisce definendolo "serio, ma gestibile". Se più avanti nel suo intervento si rifiuta di considerarlo "un'emergenza per l'intero sistema bancario", non arriverei a paragonarlo a Don Ferrante, il campione del teorico inconcludente, chiuso nel suo studio a osservare le stelle. Al riguardo ricordo che Visco è componente di diritto del Comitato di Risoluzione Unico, l'organo supremo al quale spetta l'onere di mettere in risoluzione le banche. Non credo che chi ricopre quel ruolo possa essere confuso con un astrologo...:)

Naturalmente qualcuno potrebbe manifestare il proprio pessimismo, facendo l'elenco di tutte le mancanze della vigilanza della BdI. Va bene così: ognuno è libero di giungere alle conclusioni che preferisce. Le mie sono quelle sopra esposte.

Innanzitutto vorrei spezzare una lancia a favore di Don Ferrante: era un uomo di grande cultura, ma formato ad una visione del mondo che non aveva strumenti per comprendere il fenomeno della peste.

Quello che colpisce nelle conclusioni del Governatore è il contrasto con l'opinione generale espressa dai mercati finanziari e dalla stampa finanziaria (estera), secondo i quali le sofferenze sono IL problema delle banche italiane; magari non per la stabilità, ma sicuramente per la redditività, aspetti che poi alla lunga finiscono per coincidere.
Immagino che le considerazioni che ha espresso ieri siano le stesse che hanno sostenuto la scelta, nel passato, di non promuovere interventi sistemici radicali sul capitale delle banche italiane, come invece hanno fatto altri paesi dell'Eurozona, sia con fondi propri che con quelli di altri (inclusi i nostri). In questo c'è sicuramente coerenza.

Però sono colpito dal fatto che nessuno, proprio nessuno sia disposto ad investire un euro sulla base di questa visione. Se infatti questa fosse corretta, acquistare azioni di banche che quotano a qualche decimo del valore di libro sarebbe, in un arco di alcuni anni, un grande investimento. Però nessuno si fa avanti.
Questo mi fa pensare che l'analisi del Governatore trascuri qualche elemento.
 
Leggevo di questa presunta anticostituzionalità del Bail In. Affrontando anche solo semanticamene la questione, viene da ridere. Approfondendo, da piangere(visto "chi" sostiene tale strampalata tesi). E' opinione comune e ragionata che sia anicostituzonale NON APPLICARLO, vera jattura per i risparmiatori.

Un paese che non cresce...non c'è nulla da fare.
 
La sponda di Draghi al governo per vincere le resistenze di Siena
Il governatore: il taglio dei subordinati può provocare panico
REUTERS
Mario Draghi, governatore della Bce

08/07/2016
ALESSANDRO BARBERA
ROMA

Definirla una strategia concordata sarebbe eccessivo. Però i fatti talvolta parlano da soli, e metterli in fila è sufficiente a trovarne traccia. Nell’ultima settimana fra Roma e Francoforte la pressione sul Monte dei Paschi si è fatta evidente. Prima la lettera sulla necessità di accelerare il piano per ripulire i bilanci da dieci miliardi di crediti deteriorati, poi le indiscrezioni su un imminente aumento di capitale per mano pubblica benedetto da Ignazio Angeloni, numero uno italiano alla vigilanza europea. Infine la notizia di una nuova ispezione dei funzionari Bce a Siena, proprio mentre si riuniva il consiglio di amministrazione Mps. Al Tesoro e alla Banca centrale europea la perdita di un terzo di capitalizzazione del Monte in 48 ore ha materializzato il timore di un effetto domino, quello che nel 2008 partì dalle filiali britanniche di Northern Rock e travolse decine di banche in tutto il Continente.



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Di fronte a questi eventi la storia dei grandi crac racconta che i banchieri sono gli ultimi a prendere atto di quel che sta accadendo, come se colti da sindrome dell’assediato. «Ci costrinsero a fallire», disse Richard Fuld a proposito della sua Lehman Brothers. Dal loro punto di vista è comprensibile: lo Stato gli sottrae il timone della nave e mette manager contro azionisti in nome di un interesse superiore. Un’autorevole fonte di governo teme che quella sindrome stia colpendo alcuni dei top manager senesi: «Per almeno una settimana si è fatto finta di nulla, come se il problema emerso sui mercati dopo la Brexit non fossero i 24 miliardi di crediti deteriorati di Mps, ma lo stato di salute dell’intero sistema bancario italiano. È stato un errore». Insomma, il fatto che da Siena ieri non sia arrivato nessun segnale a favore della necessaria e rapida ricapitalizzazione della banca non rassicura il Tesoro. È vero, il piano di riduzione dei crediti deteriorati deve comunque procedere. Ma si può realisticamente credere che gli stress test del 29 luglio non rendano comunque necessario un intervento pubblico?

Le frizioni con la Commissione europea sulle conseguenze di quell’intervento non aiutano a chiarire il quadro. Il nodo più difficile da sciogliere è quello degli obbligazionisti subordinati i quali - sulla base del principio della condivisione degli oneri - in caso di ricapitalizzazione pubblica dovrebbero accettare una sforbiciata e la conversione in azioni dei titoli. Di obbligazioni che rischiano quel destino ce ne sono ben sessantamila, sei volte quelle coinvolte dal crac di Etruria e delle altre tre banche, lo scorso autunno. Su questo punto per Renzi e Padoan non ci sono margini di trattativa: i titoli subordinati non si toccano.

In queste ore il governo può però contare sul pieno sostegno di Mario Draghi. Il quale a proposito di casi simili a Mps ha opinioni precise sin dall’estate del 2013, quando - in vista dei primi stress test - si scambiò una lettera con l’allora commissario europeo alla Concorrenza Joaquin Almunia. Primo: le ricapitalizzazioni pubbliche delle banche devono essere decise solo in casi eccezionali, ma tavolta sono necessarie ad evitare di minare la credibilità delle istituzioni di vigilanza. Un concetto molto simile a quello espresso il 4 luglio a Barcellona da Angeloni. Ma ancora più importante di questo, Draghi è convinto che la conversione di un debito subordinato in azioni può provocare «la fuga degli investitori», soprattutto nel caso in cui - ed è esattamente quello del Monte dei Paschi - quella banca non sta per fallire, ma ha semmai bisogno di un rafforzamento del capitale. È quello che nelle conversazioni riservate Padoan chiama il rischio di «effetto domino asimmetrico»: ciò che può accadere quando l’applicazione rigida di un principio utile a evitare il contagio fra banche (le regole del salvataggio interno) rischia di alimentarne uno persino più pericoloso fra classi di investitori. Un disastro, in ogni caso.
siamo salvi draghi è con noi:)
 
Dato che sei decisamente "sul pezzo" ti faccio una domanda da possessore delle Fuerstenberg II 5,625% di NordLB.
Se anche lasciassero fallire la Bremer LB (cosa di cui nonostante tutto dubito) quale conseguenza avrebbe ciò sulla capogruppo, che ne possiede il 54%, e sui suoi titoli T1 ?
Ho letto che anche la Bremer ha dei Co.co (ed immagino altri sub) che ovviamente verrebbero immediatamente convertiti o azzerati. Si tratta a mio avviso di capire quel 54% che percentuale rappresenta per il bilancio di Nord LB e che tipo di danno ne conseguirebbe. Qualcuno ha magari dedicato un po' di tempo alla situazione ?
 
Leggevo di questa presunta anticostituzionalità del Bail In. Affrontando anche solo semanticamene la questione, viene da ridere. Approfondendo, da piangere(visto "chi" sostiene tale strampalata tesi). E' opinione comune e ragionata che sia anicostituzonale NON APPLICARLO, vera jattura per i risparmiatori.

Un paese che non cresce...non c'è nulla da fare.


È vero siamo un paese pieno di difetti che non cresce ma certi cambiamenti andrebbero affrontati con calma permettendo al sistema di adeguarsi IMHO

Il Bail In è incostituzionale. Parola di magistrato della Corte dei Conti - Formiche.net
 
È vero siamo un paese pieno di difetti che non cresce ma certi cambiamenti andrebbero affrontati con calma permettendo al sistema di adeguarsi IMHO

Il Bail In è incostituzionale. Parola di magistrato della Corte dei Conti - Formiche.net

mi sembra che quest'articolo scritto da persona assai preparata in materia ..... renda chiaro il semplice concetto che l'espropriazione di un credito in cambio di niente ... e neanche a vantaggio della comunità .... ma addirittura a solo ed esclusivamente vantaggio del debitore...., e' questa differenza è fondamentale rispetto al vecchio fallimento di una società , sia un concetto o legge chiamatela come volete , talmente abberante che neanche nel Medioevo sarebbe stato possibile concepirlo....
 
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È vero siamo un paese pieno di difetti che non cresce ma certi cambiamenti andrebbero affrontati con calma permettendo al sistema di adeguarsi IMHO

Il Bail In è incostituzionale. Parola di magistrato della Corte dei Conti - Formiche.net

Ho letto con attenzione.

L'unico accenno ad una reale incostituzionalità mi pare il passaggio che allego:

Questa asistematicità del “bail in” appare suscettibile di valutazione in termini di legittimità costituzionale, soprattutto con riferimento agli obbligazionisti ed ai titolari di depositi in conto corrente, in rapporto al disposto dell’art.47, comma 1 della Costituzione, in base al quale “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”.


Non ci vuole, infatti, molto acume giuridico per comprendere la manifesta incostituzionalità di una norma che impone, ai possessori di azioni o di obbligazioni non rischiose, la conversione forzosa in azioni di minor valore e, ai titolari di conti correnti che superano i 100.000 euro (per ora, ma il legislatore comunitario potrebbe abbassare la soglia di prelievo), un prelievo forzoso addirittura senza contropartite. E’evidente che una norma del genere né incoraggia né tutela il risparmio.


Sotto quest’ultimo aspetto, è palese anche l’illegittimità ex art.3 Cost. della norma a carico dei depositanti per disparità di trattamento rispetto agli azionisti e agli obbligazionisti, che almeno una contropartita, sia pure in perdita, ce l’hanno.


e concordo con la parte che sottolineo.

Il resto è, semplcemente, errato; se non applicato è un danno per il vero risparmiatore pubblico, che partecipa comunque, indiscriminatamente, al salvataggio di un ente privato. Si socializzano le perdite.

La parte in neretto e sottolineata, se mai accadesse, è vergognosa.

Saluti. si cerchi, per capirmi(se vuole) , la definizione di "risparmio" :)
 

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