Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3 (4 lettori)

Fabrib

Forumer storico
Unicredit al mercato NPL anche senza Atlante

Il nuovo piano strategico annunciato due giorni fa dal nuovo CEO Mustier è molto coraggioso e duro, ma proprio per questo è stato accolto bene dal mercato degli investitori, che si aspettano esattamente quanto proposto da Unicredit: pulizia definitiva del bilancio con una rapida cessione delle sofferenze a valori di mercato, taglio di costi di struttura (personale, sportelli, reti fisiche) vendita di partecipazioni (cedute Pioneer ad Amundi e Bank Pekao in Polonia), riposizionamento commerciale e verso la banca digitale. Senza più esitazioni e traccheggiamenti. Esattamente ciò che le altre banche italiane non hanno mai voluto digerire fino in fondo ad eccezione di Intesa SanPaolo che con abilità e saggezza ha saputo preservare il proprio capitale e quindi non subisce alcuna minaccia da BCE o dal mercato.

Nel piano di Unicredit è prevista una corposa cessione di sofferenze per €17,7 miliardi grazie ad accordi con operatori specializzati e fondi. Non è certo la prima operazione di cessione effettuata da Unicredit che ha ceduto quasi 12 miliardi dal 2014 e anche recentemente aveva chiuso un’operazione per 940 milioni con il fondo polacco Kruk Group. Insieme a Unicredit molte altre banche hanno venduto NPL, ma certamente la maxi-operazione di €17,7 mld è la pietra tombale su tante affermazioni, che ora suonano pretestuose, sull’assenza di un mercato per gli NPL italiani e sulla necessità che Atlante, il fondo creato in fretta e furia a inizio anno per salvare Popolare Vicenza e Veneto Banca da un brutto destino, creasse un mercato per toglierlo a fondi speculativi e avvoltoi. Il mercato invece esiste, è pronto e compra grandi blocchi di NPL. Atlante aveva una sua valida funzione (anche se per motivi sbagliati), serviva a nascondere e metabolizzare il difetto grave della situazione italiana: accantonamenti insufficienti rispetto al valore reale. Valore pari al prezzo di mercato stimato in base ai tempi di recupero della giustizia italiana, alla qualità dei crediti sottostanti (soprattutto corporate e PMI) e ai rendimenti attesi da chi compra una merce rischiosa e male presentata dal venditore (i dossier delle sofferenze sono per lo più confusi e non digitalizzati). Hanno venduto NPL le BCC per oltre 1 miliardo, ha venduto Banco Popolare senza bisogno di Atlante. Il grafico in fondo al post indica €19 miliardi di cessioni nel 2015. Chi ha davvero bisogno di Atlante (MPS e le due venete) è perché non può sopportare altre minusvalenze e perdite immediate sulle sofferenze e quindi deve diluirle in parecchi anni, grazie a un meccanismo volutamente complicato (cartolarizzazione con garanzia dello Stato) e a un investitore atipico, molto paziente e poco esigente nei rendimenti o persino propenso a perdite.


presentazione piano Unicredit -13/12/16 M.Fossati

La mossa coraggiosa di UniCredit non è solo nella cessione di NPL, ma per la seconda volta spiazza i suoi concorrenti e porta il livello medio di copertura sulle sofferenze al 75%, rispetto al 60% praticato da gran parte delle banche italiane. Lo aveva già fatto una prima volta nel 2014 strappando verso il 60% dal 40-45% un livello a cui tutti poi si sono adeguati. Ora si ripete, confermando così che il valore medio dei NPL è davvero 25% non 35%-40% come qualcuno in Italia si ostina a sostenere per fare un grande favore a Siena. Il punto è che se anche le altre banche dovessero adeguarsi alla posizione di Unicredit raggiungendo coperture del 75%, gli accantonamenti del 2016-2017 esploderebbero di nuovo, come indicato nella tabella seguente, che stima le nuove rettifiche in €23,7 miliardi su uno stock di sofferenze di €163 miliardi a giugno 2016 (che rappresenta più dell’80% del totale delle sofferenze bancarie.


elaborazione Linker su bilanci semestrali

Unicredit ha deciso di farlo, questa volta gli altri difficilmente lo seguiranno e proprio da questo il CEO Mustier vuole trarre vantaggio e riprendersi la posizione di leadership che è sfuggita dalle mani di Unicredit da qualche anno. Su tutto lo scenario pesa ovviamente la soluzione di MPS che come mostra la tabella brucerebbe €3,8 miliardi dei 5 previsti dall’aumento solo per adeguarsi alla posizione di Unicredit. Un buon motivo per cercare altre soluzioni un po’ meno trasparenti.

 

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