un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

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La Fine del Denaro Onesto

«La guerra valutaria è la prosecuzione del protezionismo con altri mezzi. Il paese che abbassa il tasso di cambio, il prezzo della sua valuta in termini delle altre, acquista un vantaggio competitivo temporaneo perché riduce in un sol colpo i prezzi dei suoi prodotti e rincara quelli dei paesi importatori.
[...] Ciò che è passato inosservato è l'enorme espropriazione di risorse che un'instabile valuta di riserva infligge ai paesi esportatori. Per lungo tempo il resto del mondo non si è reso conto del fatto che i surplus che accumulava era proporzionale alle perdite che subiva perché le sue ragioni di scambio peggioravano a favore del dollaro. Non solo finanziava il debito americano ma abbatteva il valore del suo credito verso gli USA. Il Giappone è stata la vittima più colpita da questo fenomeno. [...] Purtroppo Tokio seguì ciecamente la cura dei dottori Keynesiani del tesoro e della banca centrale americani che convinsero il paziente che le riserve valutarie non erano necessarie a pagare i debiti dal momento che si poteva farlo ricorrendo ai deficit di bilancio! L'immenso debito che il Giappone ha accumulato durante quel periodo e la sua rovina si spiegano solo in questo modo. Oggi la decisione di svalutare lo yen che comporta uno stimolo (1.2 trilioni di bond entro il 2014) pari al doppio di quello americano, per un'economia che ne vale un terzo, equivale a sparare sul paziente. Man mano che lo yen si svaluterà gli investitori si disferanno del debito giapponese per comprare quello degli USA e dell'Europa rafforzandone le valute, con ciò intensificando la guerra valutaria. L'eurozona, infatti, con una disoccupazione a livelli record non starà certo con le mani in mano perché un euro forte le prosciugherebbe il reddito da esportazioni, unica fonte di sviluppo rimastale.
[...] L'attuale guerra valutaria non è una via d'uscita alla crisi per nessuno. È l'equivalente di una reazione nucleare incontrollata e inarrestabile che renderà il mondo sempre più inospitale a chi vuol produrre, risparmiare creando ricchezza e lavoro. Alla fine il sistema monetario esploderà perché senza valute stabili e affidabili l'economia mondiale non può funzionare. Tuttavia la maggior parte dei governi continua a ignorare la realtà. Ma non potrà ignorarne le conseguenze.»
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DAVID ROSSI NON VERRA' FATTA L'AUTOPSIA......FESTEGGIAMENTO MACABRO ..MPS VOLA IN BORSA..

Lo riferisce una fonte giudiziaria spiegando anche che è in corso un sopralugo dei magistrati nella stanza di Rossi in banca ed è stato aperto un fascicolo con l'ipotesi di suicidio, mentre non verrà fatta autospia "per rispetto della persona". O PER ALTRI MOTIVI?


Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS.MI)

-Milan Codice: 133458/ISIN: IT0001334587

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Italia: Il Rischio "Atomico" dell'ABISSO GENERAZIONALE

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L'Effetto "Grillo"

C'è la possibilità che Grillo possa essere il grimaldello per scalzare l'UEM.

Non sottovalutate quell'uomo.
L'establishment si sta comportando esattamente come i mafiosi: ignorando e minimizzando ...
 
DAVID ROSSI SI E' SUICIDATO (O COSI' DICONO...ANCHE CALVI DEL RESTO...) MERCATO LIBERO LO AVEVA CONOSCIUTO ANNI FA E LO AVEVA PRESO PER IL CULO PERCHE' ERA OBBLIGATO A RACCONTARE BALLE!



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Monte dei Paschi di Siena, muore suicida l’ex portavoce di Mussari




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David Rossi, il 51enne capo dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena e fedelissimo dell’ex presidente della banca, Giuseppe Mussari, si è suicidato questa sera gettandosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni. Il 118 è intervenuto sul posto dopo aver ricevuto una chiamata alle 20.43, ma non c’è stato più niente da fare.

MERCATO LIBERO AVEVA GIA' ANNUNCIATO POSSIBILI CAFFE' AMARI O SUICIDI SOTTO I PONTI...MONTEPASCHI DI SIENA E' IL PEGGIOR SCANDALO FIANZIARIO DAI TEMPI DELL'AMBROSIANO DI CALVI E SINDONA...DUE MORTI ECCELLENTI
UN PAIO DI NOTE DI COLORE...


-GIUSEPPE MUSSARI E' CALABRESE...
- LEGGETE COSA DICE DI LUI L'ERETICO DI SIENA...

-IL SUICIDIO E' UN CHIARO MESSAGIO NEL CASO QUALCUNO DECIDESSE DI PARLARE
-lo scandalo Mps si infittisce...i segreti di Piazza Salimbeni.....costano cari...

Nei giorni scorsi l’abitazione e l’ufficio del manager erano state oggetto di una perquisizione della Guardia di Finanza in seguito alle quali gli organi d’informazione avevano precisato che Rossi non era indagato nell’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta e sui contratti derivati siglati dalla banca, ma solo una persona informata sui fatti.
ADESSO DIRANNO CHE ERA STRESSATO...EPPURE ERA UNA PERSONA CHE SAPEVA...LO DICE IL GIORNALISTA...(informata sui fatti...)




DAVID ROSSI SI E' SUICIDATO (O COSI' DICONO...ANCHE CALVI DEL RESTO...) MERCATO LIBERO LO AVEVA CONOSCIUTO ANNI FA E LO AVEVA PRESO PER IL CULO PERCHE' ERA OBBLIGATO A RACCONTARE BALLE!


Pubblicato daMLamercoledì, marzo 06, 20131 commenti
 
84 [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]B1) La moneta di stato[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]Ogni governo può creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessari per soddisfare le proprie necessità di spesa ed il potere d'acquisto dei consumatori[/FONT][/FONT]- Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati UnitiQuando Benjamin Franklin venne chiamato a relazionare al parlamento britannico nel 1757 e gli venne chiesto di dar conto della prosperità delle colonie americane, rispose: "E' semplice. Nelle colonie emettiamo la nostra moneta, chiamata biglietto coloniale (Colonial Scrip). Lo emettiamo in proporzione alla domanda commerciale ed industriale per facilitare il passaggio dei prodotti dal produttore al consumatore. In questo modo, creando noi stessi la moneta, ne controlliamo il potere d'acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno" [1]. Fu la lotta per la sovranità finanziaria che dette origine alla rivoluzione americana, quando la Banca d'Inghilterra, obbligando le colonie ad abbandonare i loro biglietti e ad adottare esclusivamente la sterlina inglese, precipitò le colonie in un profondo stato di povertà e di crisi economica. Quella guerra non è mai finita. Durante la loro vita politica, Thomas Jefferson, James Madison e Andrew Jackson combatterono contro i tentativi dei banchieri europei di controllare la fornitura della moneta degli Stati Uniti attraverso una banca centrale. Quando Abraham Lincoln emise i verdoni (greenback) che privavano i banchieri privati del monopolio del controllo monetario, egli venne presto assassinato. I banchieri internazionali hanno combattuto per un secolo per ottenere il diritto esclusivo all'emissione monetaria da scambiare col debito pubblico, negli Stati Uniti, e ci riuscirono finalmente nel 1913 con l'istituzione della Federal Reserve, attraverso la legge Federal Reserve Act. Questa legge autorizzava un cartello privato a creare moneta dal nulla e a prestarla ad usura (interesse) al governo statunitense, controllandone la quantità che il cartello poteva espandere o diminuire a piacere. Il deputato Charles Lindbergh definì la legge "il peggior crimine legislativo di tutti i tempi". Cinquant'anni dopo, il presidente John F. Kennedy sfidò i banchieri centrali emettendo dei biglietti di stato liberi dal debito. Anche lui finì assassinato. L'operazione effettuata con la legge del 1913 era incostituzionale, così come lo è stata la sottoscrizione e recezione del Trattato di Maastricht da parte dell'Italia ottant'anni dopo, perché trasferiva il potere sovrano dell'emissione monetaria ad un cartello bancario privato. Il debito pubblico esponenziale che ne seguì è quello che ha portato gli Stati Uniti alla bancarotta, attraverso l'appropriazione indebita delle enormi risorse economiche e vitali del popolo nord-americano. Questo sistema monetario parassitario, basato sull'usura, da allora è diventato il modello del sistema bancario occidentale ed è stato adottato in 170 paesi del mondo. Il sindacato di questo sistema di banche centrali ha il suo quartier generale nella Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (BIS). La BIS nacque nel 1930 ed oscura le sue operazioni con una serie incredibile di immunità legali che ne impediscono ogni forma di supervisione ed indagine [2]. La BIS funzionava come "centro di riciclaggio per i nazisti" durante la seconda guerra mondiale, così dicono i vincitori [3]. Sarebbe interessante confrontare il tipo di operazioni svolte dalla BIS tra il 1930 ed il 1944 con quelle svolte nel periodo 1945-2009, ma purtroppo questo tipo di informazioni non sono disponibili agli storici... Oggi la banca funziona come cassiere del casinò finanziario mondiale. [4] Ogni banca centrale ha il monopolio esclusivo sul sistema monetario a corso legale del paese, con il potere di creare debito pubblico e di espandere e contrarre l'economia nazionale a volontà. Il coordinamento delle politiche monetarie tra le banche centrali avviene attraverso la BIS, i banchieri centrali si riuniscono a porte chiuse, nominano i loro governatori e stabiliscono le loro regole. Sono loro che decidono, per esempio, il rapporto delle garanzie necessarie per ottenere i finanziamenti, dividendo l'umanità in settori come: latifondisti, multinazionali, singoli individui. I loro libri contabili non sono soggetti a revisione da parte dei governi che li ospitano (altrimenti verrebbe subito fuori l'inganno del sistema d'emissione). Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sono i tentacoli di questa piovra che obbligano i paesi, attraverso gli "Aggiustamenti strutturali", ovvero pesante intromissione nelle politiche economiche interne, a derubare i contribuenti, a tagliare i programmi d'assistenza sociale, a privatizzare i beni pubblici e a cedere il tesoro delle nazioni ai predatori internazionali a prezzi stracciati. Le tesorerie dei governi sono l'ospite del parassita. Liberare l'economia globale da questa malattia sistemica presuppone la conoscenza del meccanismo con cui la banca centrale debilita il governo ospite attraverso il debito pubblico. L'autorità ed il potere sovrano dell'emissione monetaria è una funzione naturale dei governi, eletti dal popolo sovrano, per questo i banchieri cercano di ottenerne il monopolio dell'emissione attraverso leggi e trattati che hanno l'apparenza legale, ma che rappresentano dei veri e propri atti di alto tradimento. I governi che hanno accettato di cedere illegalmente questo potere - cioè di emettere la moneta nazionale a corso legale - sono quindi costretti a prenderla a prestito dalle banche attraverso l'indebitamento ed il pagamento di interessi (o sconti sul valore dei titoli). La banca centrale fabbrica cartamoneta e credito attraverso la creazione di prestiti (ma anche, pro bono suo, attraverso la semplice spendita sul mercato, ad es. in borsa) in cambio di buoni del Tesoro del governo sottomesso. Ovvero di cambiali a rivalersi sui contribuenti. Questa nuova moneta non ha un valore preesistente nella realtà e trae la sua origine da false scritture contabili. Ecco perché il sistema bancario non tollera la revisione dei bilanci da parte di revisori esterni. Questo denaro viene letteralmente creato dal nulla. Le banche centrali allora "prestano" questo denaro a grandi banche d'investimento e quindi alle banche minori sottostanti. Le banche commerciali moltiplicano per 50 volte questo denaro - la riserva frazionaria - creando inflazione nella quantità di moneta che a sua volta svaluta la moneta stessa. Quelli che hanno preso a prestito, gli utenti finali, sono costretti anche a trovare gli interessi da aggiungere al pagamento del capitale, creando una ulteriore spinta inflativa. Ogni euro è una falsa cambiale che passa da un prestatore alla stessa persona che poi, attraverso le tasse, dovrà onorarla. Un sistema monetario basato sul debito inesigibile non potrà mai raggiungere l'equilibrio perché l'interesse composto che si moltiplica esponenzialmente finisce per fagocitare la massa stessa della liquidità. Ecco perché siamo nella fase del collasso sistemico, anche perché sempre più la gente capisce che il sistema - oltreché illegale ed ingiusto - è completamente irrazionale. Ecco anche quindi la necessità di riscoprire la possibilità di emettere della moneta di stato con un criterio di distribuzione utile alla società. Se torniamo all'unità dell'Italia, scopriamo che sostanzialmente fu necessaria allo scopo di consolidare i debiti dei singoli stati costituenti. L'istituzione del Gran Libro del Debito Pubblico italiano avvenne con la prima legge unitaria discussa in parlamento, la legge 10 luglio 1861, n. 94. Nel libro confluirono i debiti degli stati preunitari e si aprì un decennio di fuoco per la finanza pubblica, che dovette ad un tempo far fronte ai costi smisurati di azzardati eventi militari e alla creazione di una struttura unitaria. E quindi, altri debiti ancora... Col Gran Libro del Debito Pubblico, la truffa monetaria si estese a tutta la penisola, così come col trattato di Maastricht, che è avvenuto 130 anni dopo, la truffa monetaria ha unificato nell'Europa i paesi costituenti. Ma non basta ancora, ovviamente, ora l'Europa si deve allargare ai paesi ex-sovietici. Con l'insorgere della recente crisi globale, le tre zolle tettoniche valutarie, ovvero Stati Uniti, Europa ed Asia, cercano di unificarsi per far sì che alla fine il botto non escluda proprio nessuno. I paesi che si rifiutano di aderire a questo
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sistema monetario patologico, subiscono i bombardamenti radioattivi (all'uranio impoverito, anche lui) e le missioni di mantenimento dell'usura (usury-keeping). Gli eroi che hanno cercato di ammonirci, nei decenni, si contano sulla punta delle dita di una mano: Ezra Pound (un poeta), Giacinto Auriti (un docente di diritto), Bruno Tarquini (un procuratore generale della Repubblica). Anche se bisogna dire che oggi, a seguito della decina di libri che abbiamo pubblicato all'interno del gruppo del Centro Studi Monetari, e soprattutto grazie ai siti internet, la massa di persone coscienti aumenta a vista d'occhio ogni giorno che passa. Lo Stato nel passato ha emesso una sua moneta: le monete metalliche ed i biglietti di stato a corso legale (le vecchie cartamonete da 500 lire, ad esempio, fino al 1984, oltre a quelle da una e due lire del periodo fascista). Oggi rimangono solo le monetine, una cifra irrisoria rispetto alle banconote ed al denaro frazionario virtuale. E per di più la loro coniazione è contingentata dalla banca centrale Europea. Ma cosa può fare la politica? Come ammoniva Auriti: [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]Che oggi il politico sia - come diceva Pound - il "cameriere del banchiere", emerge dall'ovvia considerazione che, se si mettono a confronto il governatore della Banca centrale ed il Capo del governo, il primo può concedere o negare in prestito tutto il denaro che vuole, il secondo può solo chiederlo o non chiederlo, solo in prestito. È ovvio quindi che il secondo è il cameriere del primo, ma non perché abbia animo servile, ma perché le regole del gioco non consentono altrimenti. [/FONT][/FONT]Eppure, occorre essere giusti, dei tentativi di correggere la situazione ci sono stati, qualche politico ci ha provato. Vediamo infatti il seguente disegno di legge, di poco prima dell'introduzione dell'euro: [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]Disegno di legge per la proprietà popolare dell'Euro [/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]ONOREVOLI PARLAMENTARI! Scopo della presente proposta è colmare un vuoto legislativo non più tollerabile, già segnalato, del resto, dal disegno di legge "Proprietà popolare della moneta" (Senato XII Legislatura, n. 1282, comunicato alla Presidenza l'11 gennaio 1995) d'iniziativa del senatore Natali ed altri e, successivamente (Senato XIII Legislatura, n. 1288), d'iniziativa del senatore Monteleone ed altri. Nessuna norma stabilisce, infatti, di chi debba essere la proprietà dell'Euro all'atto originario della sua accettazione. La verità è che la moneta ha valore perché essendo misura del valore è anche, necessariamente, valore della misura. Ogni unità di misura ha, infatti, la qualità corrispondente a ciò che deve misurare: come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Pertanto il simbolo monetario non è solamente la manifestazione formale della convenzione monetaria, ma anche il contenitore del valore indotto e incorporato nel simbolo che è appunto il valore della misura ossia il potere d'acquisto. Con la scoperta del valore indotto come puro valore giuridico (cfr. G. Auriti, L'ordinamento internazionale del sistema monetario, Edigrafital, Teramo 1993, p. 43 e ss.) si è data finalmente la giustificazione scientifica del valore monetario. Come è stato dimostrato, si verifica qui una fattispecie analoga a quella dell'induzione fisica. Come nella dinamo si trasforma energia meccanica in energia elettrica, così nella moneta si trasforma il valore della convenzione, cioè di uno strumento giuridico in un bene reale oggetto di diritto di proprietà: la moneta. In breve, il valore della moneta è causato non dall'attività dell'organo di emissione - che predisponendo ed erogando i simboli, determina solo il presupposto formale del valore monetario - ma dall'accettazione da parte della collettività. L'emissione dei simboli in conformità del corso legale (il c. d. corso forzoso) è un atto di "eteronomia", l'accettazione della moneta, che ne determina convenzionalmente il valore, è atto di "autonomia". Il valore dell'Euro nasce e persiste nella sua continuità perché accettato convenzionalmente come misura del valore e valore della misura oggetto di scambio. Per questi motivi l'Euro è e non può essere altro che proprietà del portatore che, col suo comportamento concludente, contribuisce a causarne e conservarne il valore. Il Trattato di Maastricht si limita giustamente a considerare la prima fase dell'emissione, ignora del tutto il momento creativo del valore monetario, tanto è vero che nessuna norma del trattato considera di chi sia il diritto di proprietà sull'Euro e come debba essere attribuito. Particolarmente significativo il tenore della dichiarazione cartolare apposta sul simbolo dall'organo di emissione. In essa appare solamente la parola "Euro" preceduta dalla espressione numerica e dalla sottoscrizione del Governatore sotto la sigla, in varie lingue, della Banca Centrale Europea con l'anno dell'emissione.È chiara, sotto questo profilo, la netta differenza con le monete degli Stati membri che tradizionalmente concepivano la moneta come titolo di credito rappresentativo della riserva. La banca centrale era, infatti, considerata proprietaria del valore della moneta perché considerata proprietaria del valore della riserva, come tale legittimata ad emettere moneta prestandola perché prestare è prerogativa del proprietario. Abolita la riserva monetaria con la fine degli Accordi di Bretton Woods (15 agosto 1971), balza evidente la sostituzione del valore convenzionale a quello creditizio. Ciò spiega il "silenzio" come "oggetto" della dichiarazione cartolare dell'Euro poiché non potendosi più giustificare l'emissione mediante prestito perché carente della giustificazione (per altro assurda) della riserva, si fa affidamento sulla mera prassi consolidata nel signoraggio parassitario, tradizionale delle banche centrali.Una volta dimostrato, infatti, che crea il valore della moneta non chi la emette, ma chi l'accetta, prestare denaro all'atto dell'emissione significa imporre un costo del denaro del 200%. Quando si fanno coincidere le due fasi dell'emissione e della accettazione, ne deriva una grave ingiustizia nel regime giuridico dei valori monetari. Ciò si è storicamente verificato con l'avvento della moneta nominale e del sistema delle banche centrali. Una volta chi trovava una pepita d'oro, se ne appropriava senza indebitarsi verso la miniera. Oggi, al posto della miniera c'è la banca centrale, al posto della pepita un pezzo di carta, al posto della proprietà il debito perché la banca emette moneta solo prestandola, mentre chi ne crea il valore è chi l'accetta. Il momento meramente strumentale della emissione dei simboli ha invaso quello edonistico della proprietà della moneta, sicché la banca centrale, emettendo moneta prestandola, espropria ed indebita la collettività del proprio denaro senza contropartita. Ecco perché tutti possono prestare denaro tranne chi lo emette. Facendo leva sul riflesso condizionato causato dall'abitudine secolare da dare sempre un corrispettivo per avere denaro, le banche centrali, confondendo la fase dell'emissione con quella della circolazione, hanno indotto tutti i popoli del mondo ad accettare la propria moneta, all'atto dell'emissione, col corrispettivo del debito, cioè in prestito. Con la sostituzione della moneta d'oro con la moneta nominale, i popoli sono stati così trasformati da proprietari in debitori del proprio denaro nella più grande truffa di tutti i tempi, passata inosservata perché troppo evidente. Ciò ha avuto origine nel 1694 con l'emissione della sterlina e la costituzione della Banca d'Inghilterra.
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Oggi, con l'avvento dell'Euro, l'Europa si trova nella privilegiata condizione di poter sostituire alla moneta debito di proprietà della banca centrale, la propria moneta. Nessuna norma del Trattato di Maastricht considera, infatti, di chi debba essere la proprietà dell'Euro. Ciò è la prova che il trattato considera solo la fase dell'emissione ed ignora quella dell'accettazione. (Probabilmente ciò è avvenuto perché si è fatto affidamento sulla possibilità di continuare nella mostruosa prassi del "signoraggio usurocratico", per cui i Popoli europei dovrebbero indebitarsi, senza contropartita verso la BCE per un valore pari a tutto l'Euro in circolazione.) Ciò significa che è rimessa alla competenza esclusiva dei Popoli Europei regolamentare in modo autonomo il regime della accettazione e della proprietà della moneta sul quale la BCE non ha alcun potere di interferire analogamente alla preclusione agli stati membri di interferire nella fase dell'emissione a norma dell'art. 107 del Trattato di Maastricht. Poiché "qui tacet neque adfirmat neque negat", appare evidente che la banca centrale europea, per il limite imposto dal significato essenziale ed univoco della parola "accettazione" come competenza esclusiva di chi accetta, e non di chi emette, non può fare altro che prendere atto del principio che la proprietà dell'Euro nasce per riconoscimento esplicito di diritto convenzionale uniforme, come proprietà dei Popoli Europei per il solo fatto che, accettandolo, ne creano il valore. L'accettazione dell'Euro come proprietà del portatore, consente il conseguimento di due ulteriori scopi di fondamentale importanza: 1) utilizzare la moneta come strumento di diritto sociale in attuazione del 2° co. dell'art. 42 della Costituzione che sancisce l'accesso alla proprietà per tutti realizzando un diritto della persona con contenuto patrimoniale, come reddito di cittadinanza; 2) razionalizzare il sistema fiscale consentendo allo Stato di trattenere all'origine quanto necessario per le esigenze di pubblica utilità, eliminando costi e tempi di lavoro meramente contabile ed improduttivo ed i rischi dell'evasione fiscale. Data l'imminenza della circolazione dell'Euro si chiede che il presente disegno di legge sia messo in discussione con procedura d'urgenza. DISEGNO DI LEGGE Art. 1 - L'Euro, all'atto dell'accettazione, nasce di proprietà dei cittadini ed è acquisito, a tal fine, nella disponibilità degli Stati Membri aderenti al Trattato di Maastricht. L'Euro è pertanto proprietà del portatore. Art. 2 - Ad ogni cittadino è attribuito un codice dei redditi sociali, mediante il quale gli viene accreditata la quota di reddito causato dalla accettazione monetaria e da altre eventuali fonti di reddito in attuazione del 2° co. dell'art. 42 della Costituzione. Art. 3 - Accettata la proprietà dell'Euro in rappresentanza della collettività nazionale, il Governo è legittimato a trattenere all'origine, quanto necessario per le esigenze fiscali di pubblica utilità. Art. 4 - Norma transitoria. È concessa la moratoria dei debiti a richiesta di parte, in attesa che si accerti di chi sia la proprietà dell'Euro all'atto dell'emissione.E poi, ancora, nella XV legislatura (2006), reiterato da altro analogo disegno di legge della XIV legislatura (2005):LEGISLATURA XVPROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL DEPUTATO BUONTEMPORELAZIONEOnorevoli Colleghi! - Nella passata legislatura è stato necessario inserire nella riforma del risparmio disposizioni urgenti riguardanti la Banca d'Italia che hanno l'obiettivo di sanare le molte storture venute a verificarsi nell'assetto finanziario del Paese a causa della sua principale istituzione monetaria. Lunghe ombre erano state gettate sulla proprietà della Banca d'Italia, sulla regolarità delle funzioni di controllo sul sistema bancario e sui meccanismi che regolano le relazioni finanziarie tra lo Stato, la Banca d'Italia stessa, le istituzioni finanziarie private e il pubblico. Tutti questi problemi sono stati affrontati; al contrario non si è affrontato il tema del debito creato in modo immotivato con l'emissione di banconote. I meccanismi che regolano l'emissione della moneta sono stati oggetto di studi approfonditi, tra cui si segnalano quelli del professor Giacinto Auriti, ed esiste un forte movimento che con fondate argomentazioni denuncia l'esistenza di un iniquo arricchimento di pochi coi frutti del «signoraggio» a danno della finanza pubblica. Si ricorda che il «signoraggio» consisteva in quello che lo Stato ricavava dando alle monete messe in circolazione un valore d'acquisto superiore al valore del metallo in esse contenuto; oggigiorno, poiché le principali monete non contengono metalli preziosi, né sono convertibili in essi, né rappresentano un bene depositato che il portatore del biglietto possa reclamare, ma sono solo unità di misura realizzate con carta e inchiostro, il «signoraggio» è rappresentato dalla differenza tra il valore facciale delle cartamoneta e il costo di carta e inchiostro per stampare i biglietti. È mia convinzione che non vi sia alcun motivo per cui l'uso delle banconote debba creare debito pubblico: come giustificazione non è possibile nominare la necessità di una riserva, i rischi di inflazione o la convertibilità. Con il meccanismo attuale dello scambio tra Stato e Banca d'Italia di banconote in euro contro debito di Stato ad arricchirsi sono in pochi a danno di tutti. Per modificare tale situazione si propone con questa proposta di legge di introdurre, nei meccanismi relativi all'emissione di moneta tra Banca d'Italia e sistema finanziario, un sistema di conti di cittadinanza gestiti senza profitto dalla Banca d'Italia, e in cui vanno a versarsi i frutti del signoraggio. Senza interrompere i flussi di credito e di debito che si svolgono tra Stato e Banca d'Italia nelle operazioni di produzione della moneta, l'introduzione dei conti di cittadinanza permette di disinnescare la diatriba sul signoraggio, mettendolo nelle mani dei cittadini; inoltre l'esistenza dei conti di cittadinanza potrà permettere la creazione di altri strumenti, come il reddito di cittadinanza. La gestione dei conti di cittadinanza grazie alle moderne tecnologie, e alla prescrizione che siano dei conti su cui non si effettuino operazioni quotidiane, è facilmente possibile, anche se riguardante diversi milioni di conti. Nella proposta di legge si prescrive che il conto di cittadinanza sia attivato per il cittadino fin dalla nascita (o dall'acquisto della cittadinanza) ma che il conto non possa venire utilizzato dalla persona fino alla maggiore età, questo per dare garanzia al cittadino minorenne contro comportamenti scorretti e per garantire all'insieme dei conti di cittadinanza una base immobile che dia stabilità al sistema. Al contempo la prescrizione che, raggiunta una certa consistenza del valore del conto di cittadinanza, il valore del deposito sia accreditato al cittadino adulto restituisce continuamente al popolo i frutti del signoraggio e dell'esercizio della Banca d'Italia, rifornendo al contempo il sistema bancario di capitali da gestire per conto del cittadino stesso. L'articolo finale della proposta di legge, oltre a cancellare le norme in contrasto con l'istituzione dei
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conti di cittadinanza, abroga una norma del testo unico sulla circolazione dei biglietti di banca la quale prescrive l'esistenza di una fantomatica riserva a garanzia esclusiva per i portatori dei biglietti di Banca d'Italia che non è solo anacronistica, ma invero mendace. Con questo meccanismo la Banca d'Italia e il sistema bancario privato svolgeranno la funzione pubblica della creazione di ricchezza legata all'emissione di denaro a favore degli italiani piuttosto che degli azionisti delle banche, a favore di tutti i cittadini e non soltanto di chi ha i fondi da investire in titoli di Stato.PROPOSTA DI LEGGEArt. 1.(Princìpi).1. La moneta appartiene al popolo che la usa per perseguire gli scopi garantiti della Costituzione.Art. 2.(Conto personale di cittadinanza).1. Tutti i valori emessi dalla Banca d'Italia appartengono al popolo italiano.2. Presso la Banca d'Italia è attivato un conto personale per ogni cittadino italiano, denominato «conto di cittadinanza».3. L'accensione del conto di cittadinanza avviene automaticamente entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, per tutti i cittadini italiani, e successivamente a tale data entro tre mesi dalla nascita del cittadino o dal giorno in cui la persona diventa cittadino italiano.4. Sul conto di cittadinanza non sono permesse operazioni se non quelle previste dalla presente legge.5. Per il proprio conto di cittadinanza il singolo cittadino maggiorenne, o il tutore legale del cittadino maggiorenne incapace, può indicare un singolo conto corrente di riferimento presso un'istituzione bancaria.Art. 3.(Operazioni sul conto di cittadinanza).1. Il valore delle banconote emesse da parte della Banca d'Italia in base all'art. 4, comma 1, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43 viene accreditato in frazioni uguali su tutti i conti di cittadinanza esistenti al momento dell'emissione.2. I costi di stampa e di emissione delle banconote vengono rimborsati dallo Stato alla Banca d'Italia grazie ad un fondo apposito istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze alimentato dalla fiscalità generale.3. Le operazioni della Banca d'Italia con il sistema bancario o con lo Stato avvengono attraverso i conti di cittadinanza, che vengono gestiti dalla Banca d'Italia gratuitamente.4. Il valore delle banconote emesse costituisce una passività per i soli conti di cittadinanza; tale passività viene addebitata in frazioni uguali al momento in cui le banconote vengono scambiate con lo Stato o con gli istituti bancari.5. Il valore delle attività scambiate con lo Stato o con gli istituti bancari per le banconote emesse viene accreditato sui conti di cittadinanza.6. Al raggiungimento di un valore stabilito dal regolamento di cui all'articolo 4, il valore del credito accumulato sul conto di cittadinanza viene accreditato automaticamente e senza costi per il cittadino sul conto personale di riferimento di cui all'articolo 2, comma 5.Art. 4.(Disposizioni di attuazione).1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'economia e delle finanze adotta, con proprio decreto, il regolamento di attuazione delle disposizioni della presente legge.2. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Banca d'Italia accredita il valore di tutti i crediti in suo possesso in frazioni uguali sui conti di cittadinanza esistenti al momento.3. Dalla data di entrata in vigore della presente legge le operazioni della Banca d'Italia devono essere effettuate in osservanza della prescrizione della non riduzione del valore dei crediti e del patrimonio in possesso della Banca stessa.Art. 5.(Disposizioni finali).1. Sono abrogati l'ultimo comma dell'articolo 15 del R.D. n. 204 del 28 aprile 1910 e tutte le norme in contrasto alle disposizioni della presente legge.Ma non basta, ci ha provato nel 2008 anche il partito dell'Onorevole Di Pietro, l'Italia dei Valori, tramite il senatore Elio Lannutti, già presidente dell'ADUSBEF, la più importante organizzazione italiana di difesa dei consumatori di servizi bancari e finanziari:Legislatura 16º - Disegno di legge N. 925Onorevoli Senatori. – Il presente provvedimento nasce in seguito alla necessità di colmare un vuoto legislativo del nostro ordinamento, al fine di costringere la Banca d’Italia a restituire allo Stato italiano quanto incassato a titolo di «diritto di signoraggio», cioè di differenza tra i costi di produzione della carta moneta e il suo valore nominale; e quindi, in base a quanto ha stabilito con una recente sentenza il giudice di pace di Lecce Cosimo Rochira, cinque miliardi di euro per il periodo compreso tra il 1996 e il 2003. Si dispone altresì che tale cifra venga destinata ad alimentare un Fondo di cittadinanza, finalizzato a indennizzare i risparmiatori vittime dei crack finanziari. Il diritto di signoraggio, spiega Rochira nella sentenza, del 26 settembre 2005, nasce in passato, «quando la circolazione era costituita soprattutto da monete in metalli preziosi (oro e argento)» e «ogni cittadino poteva chiedere al suo sovrano di coniargli
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[FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]monete con i lingotti d’oro e d’argento che egli portava alla zecca». «Il sovrano – continua la sentenza – ponendo la sua effigie sulla moneta, ne garantiva il valore. In cambio di questa garanzia, tuttavia, tratteneva per sè una certa quantità di metallo: l’esercizio di questo potere sovrano veniva chiamato signoraggio». In definitiva, si tratta di una sorta di «reddito monetario» che la Banca d’Italia ha incassato regolarmente e, a giudizio dell’avvocato Rochira, illegittimamente. Il consulente tecnico d’ufficio nella sua relazione – scrive infatti il giudice di pace nella sentenza – ha chiarito che il reddito dell’istituto, causato dall’attività e dalla circolazione di moneta posta in essere dalla collettività nazionale, dovrebbe vedere lo Stato quale principale beneficiario e non gruppi di privati. Cioè le banche che di fatto sono proprietarie della Banca d’Italia. In definitiva, alla figura storica del sovrano si sostituisce lo Stato nella persona dei suoi cittadini come beneficiario del diritto, ragiona Rochira, e non la Banca d’Italia, con i suoi azionisti, e cioè le varie banche, citate dalla stessa sentenza: Gruppo Intesa, Gruppo SanPaolo Imi, Gruppo Assicurazioni Generali, Bnl, eccetera. Conclusione: la Banca d’Italia è stata condannata a restituire al cittadino che ricorreva in giudizio la sua «quota», e cioè 87 euro. Nella passata legislatura è stato necessario inserire nella legge 28 febbraio 2005, n. 262, di riforma del risparmio, disposizioni urgenti riguardanti la Banca d’Italia, con l’obiettivo di sanare le molte storture venutesi a verificare nell’assetto finanziario del Paese a causa della sua principale istituzione monetaria. Lunghe ombre erano state gettate sulla proprietà della Banca d’Italia, sulla regolarità delle modalità di esercizio delle funzioni di controllo sul sistema bancario e sui meccanismi che regolano le relazioni finanziarie tra lo Stato, la Banca d’Italia stessa, le istituzioni finanziarie private e il pubblico. Tutti questi problemi sono stati affrontati; al contrario, non si è affrontato il tema del debito creato in modo immotivato con l’emissione di banconote. I meccanismi che regolano l’emissione della moneta sono stati oggetto di studi approfonditi, tra cui si segnalano quelli del professor Giacinto Auriti, ed esiste un forte movimento che, con fondate argomentazioni, denuncia l’esistenza di un iniquo arricchimento di pochi con i frutti del signoraggio a danno della finanza pubblica. Si ricorda che il «signoraggio» consisteva nel profitto che lo Stato ricavava dando alle monete messe in circolazione un valore d’acquisto superiore al valore del metallo in esse contenuto; oggi, poiché le principali monete non contengono metalli preziosi, né sono immediatamente convertibili in essi, né rappresentano un bene depositato che il portatore del biglietto possa reclamare, ma sono solo unità di misura realizzate con carta e inchiostro, il signoraggio è rappresentato dalla differenza tra il valore facciale delle cartamoneta e il costo di carta e inchiostro per stampare i biglietti. Non vi è alcun motivo per cui l’uso delle banconote debba creare debito pubblico: come giustificazione non è possibile nominare la necessità di una riserva, i rischi di inflazione o la convertibilità. Con il meccanismo attuale dello scambio tra Stato e Banca d’Italia di banconote in euro contro debito di Stato, ad arricchirsi sono in pochi a danno di tutti. Per modificare tale situazione si propone, con questo disegno di legge, di introdurre, nei meccanismi relativi all’emissione di moneta tra Banca d’Italia e sistema finanziario, un Fondo di cittadinanza gestito senza profitto dalla Banca d’Italia, in cui vanno versati i frutti del signoraggio. Senza interrompere i flussi di credito e di debito che si svolgono tra Stato e Banca d’Italia nelle operazioni di produzione della moneta, l’introduzione del Fondo di cittadinanza permette di disinnescare la diatriba sul signoraggio mettendolo nelle mani dei cittadini. L’articolo 5 del disegno di legge, oltre a cancellare le norme in contrasto con l’istituzione del Fondo di cittadinanza, abroga una norma del testo unico sulla circolazione dei biglietti di banca la quale prescrive l’esistenza di una fantomatica riserva a garanzia esclusiva per i portatori dei biglietti di Banca d’Italia, riserva che non è solo anacronistica, ma invero mendace. Con questo meccanismo la Banca d’Italia e il sistema bancario privato svolgeranno la funzione pubblica della creazione di ricchezza legata all’emissione di denaro a favore degli italiani piuttosto che degli azionisti delle banche, a favore di tutti i cittadini e non soltanto di chi ha i fondi da investire in titoli di Stato.Disegno di leggeArt. 1. (Princìpi) 1. La moneta all’atto dell’emissione è di proprietà dei cittadini italiani e va accreditata dalla Banca centrale allo Stato.Art. 2. (Istituzione del Fondo di cittadinanza finalizzato alla restituzione di somme alle vittime di dissesti finanziari) 1. Presso la Banca d’Italia è attivato un Fondo finalizzato alla restituzione di somme alle vittime di dissesti finanziari, di seguito denominato «Fondo di cittadinanza». 3. L’accensione del Fondo di cittadinanza avviene automaticamente entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ed è finalizzato alla restituzione di somme per tutti i cittadini italiani rimasti vittime di dissesti finanziari. 4. A valere sulle risorse del Fondo di cittadinanza non sono permesse operazioni se non quelle previste dalla presente legge.Art. 3. (Operazioni a valere sul Fondo) 1. Il valore delle banconote emesse da parte della Banca d’Italia in base all’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43, è accreditato sul Fondo di cittadinanza al momento dell’emissione. 2. I costi di stampa e di emissione delle banconote sono rimborsati dallo Stato alla Banca d’Italia tramite un apposito fondo istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze e alimentato dalla fiscalità generale. 3. Le operazioni della Banca d’Italia con il sistema bancario o con lo Stato avvengono attraverso il Fondo di cittadinanza, che è gestito dalla Banca d’Italia gratuitamente. 4. Il valore delle banconote emesse costituisce una passività per il solo Fondo di cittadinanza; tale passività è addebitata al momento in cui le banconote sono scambiate con lo Stato o con gli istituti bancari. 5. Il valore delle attività scambiate con lo Stato o con gli istituti bancari per le banconote emesse è accreditato sul Fondo di cittadinanza.Art. 4. (Disposizioni di attuazione) 1. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’economia e delle finanze adotta, con proprio
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[FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]decreto, il regolamento di attuazione delle disposizioni finalizzate al funzionamento del Fondo di cittadinanza, nonché le modalità di accesso al Fondo medesimo da parte dei cittadini in base a quanto stabilito agli articoli 2 e 3. 2. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Banca d’Italia accredita il valore di tutti i crediti in suo possesso sul Fondo di cittadinanza. 3. Dalla data di entrata in vigore della presente legge le operazioni della Banca d’Italia devono essere effettuate in osservanza della prescrizione della non riduzione del valore dei crediti e del patrimonio in possesso della Banca stessa.Art. 5. (Abrogazioni) 1. È abrogato il terzo comma dell’articolo 15 del testo unico delle leggi sugli istituti di emissione e sulla circolazione dei biglietti di banca, di cui al regio decreto 28 aprile 1910, n. 204.
[/FONT][/FONT]I toni della discussione si alzano, ma il signoraggio diventa nanosignoraggio, passando da circa 1,3 milioni di euro procapite a 87 euro a testa. In più, il signoraggio spetta a tutti, non solo alle vittime dei crack, come vorrebbe Lannutti per i suoi associati. Tutto inutile lo stesso, c'è il "muro di gomma": i disegni di legge non vengono [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]MAI [/FONT][/FONT]messi nell'agenda degli ordini del giorno per essere discussi alla Camera o al Senato: i governi cadono, qualcuno muore, e si deve ricominciare tutto l'iter da capo. A fare a braccetto con il comportamento omertoso del potere legislativo, si associa pure quello del potere giudiziario: la cassazione cassa la sentenza del giudice di pace sul signoraggio sostenendo che la magistratura si trova in difetto assoluto di giurisdizione sulle politiche monetarie sovrane dello Stato. Ma, anche al potere dei media, sfugge il fatto macroscopico che la magistratura NON PUO' ignorare le violazioni COSTITUZIONALI di una politica monetaria dello Stato, laddove affidando il monopolio dell'unica moneta legale ad enti privati si costituisce un vantaggio ingiusto ed una discriminante dell'uguaglianza dei cittadini come attori economici del mercato. Si priva inoltre lo Stato dell'unico strumento concreto per l'attuazione del dettato dell'art. cost. n. 3: [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"[/FONT][/FONT]. Come fa, infatti, la Repubblica a rimuovere gli ostacoli [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]se ne crea di giganti [/FONT][/FONT]proprio tramite la privatizzazione del monopolio dell'emissione monetaria a corso legale? Ancora ancora l'euro fosse stato [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]a corso libero[/FONT][/FONT]: ci sarebbe stata una competizione sul mercato, da parte di altri soggetti emittenti, ed i più ladri sarebbero stati ben presto tagliati fuori. Così invece: niente. Furto libero, col timbro dello stellone sopra. constatato che [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]non è più possibile aspettare e continuare a fare cieco affidamento sul potere dei media, su quello legislativo (12esima, 14esima, 15esima e 16esima legislatura) e su quello giudiziario (Cassazione)[/FONT][/FONT]. Certo, rimarrebbe sempre la possibilità di un decreto legge d'emergenza, da parte dell'esecutivo, con cui disciplinare l'emissione di una moneta nazionale, magari tramite biglietti a corso legale. Ma ci vorrebbe un governo di probiviri. E intanto, il fantasma di Auriti ci ammonisce: [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]"[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]Il suicidio da insolvenza è diventata una malattia sociale che non ha precedenti nella storia[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]: "... peggio della peste è l'usura...": ha ragione Pound. L'espressione da lui proposta di "usurocrazia", scuote, dalle fondamenta, la [/FONT][/FONT]communis opinio [FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]che ha posto lo stato di diritto di scuola liberale nell'olimpo dei concetti definitivi ed intoccabili. «Ai liberali (che non sono tutti usurai) domandiamo: perché gli usurai sono tutti liberali?» [/FONT][/FONT]Ma, senza farci troppo scoraggiare, nei prossimi capitoli vedremo, nel dettaglio, che tipo di strategie si possono adottare.
Note:[1] Nella moneta metallica coniata su disegno di Benjamin Franklin, c'era una scritta curiosa: "Pensate agli affari vostri" (Mind your business).
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[2] Ne ho scritto in dettaglio in: O la Banca o la Vita, ed. Arianna, 2008. Riassumendole, esse sono:- immunità diplomatica per le persone ed i bagagli;- nessuna tassazione su nessuna operazione inclusi i salari degli impiegati;- immunità tipo ambasciata per tutti gli immobili e gli uffici gestiti dalla BIS;- nessuna supervisione o auditing delle operazioni da parte di autorità governative;- libertà dalle norme sull'immigrazione;- libertà di crittografare qualsiasi comunicazione di qualsiasi tipo, per evitare quelle fastidiose intercettazioni che, in Italia, ci hanno fatto scoprire gli abissi della corruzione nei pubblici uffici...;- libertà da qualsiasi giurisdizione legale;le- immunità dall'arresto e dall'incarcerazione;- inviolabilità di tutte le carte ed i documenti. E, ovviamente, nessuna anima bella che gridi: Al golpe! Al golpe![3] Documentario della BBC Time Watch: "Banking With Hitler" (YouTube)http://www.youtube.com/watch?v=YauM5dHLn1sLa Banca Centrale d'Israele non è membro della BIS, ma partecipa alle sue riunioni con lo status di "osservatore" .[4] Vedi: Geraldine Perry, "The World According
 
italiana senza violare il Trattato Maastricht"Carissimi Lettori, Non spaventatevi di fronte a una lettura un pochino impegnativa. Ne vale la pena. Mettendo in atto questa proposta vedremo finalmente l’inizio di una liberazione dai folli banchieri che ci governano tramite l’Europa. Inoltre sarà possibile così non pagare gli interessi sulla moneta che fabbricano a Bruxelles e sentirci di nuovi padroni di noi stessi. Pensate che ancora ieri abbiamo dovuto sopportare seriosissimi moniti su quanto dobbiamo fare per uscire dalla crisi da parte del Governatore della cosiddetta "Banca d’Italia", la quale non è per nulla la banca della nostra nazione (come probabilmente sono indotti a credere in base al nome tanti cittadini italiani) in quanto appartiene ad azionisti privati, così come appartiene a privati la Banca Centrale Europea"- Ida MagliPer questo capitolo - e per quello su come emettere una moneta privata senza uscire da Maastricht - mi sono rifatto in gran parte al lavoro di un insider, Julian D.A. Wiseman [1], pubblicato nel 2000, e l'ho adattato qui alla situazione italiana corrente. Non lasciatevi impressionare dalla terminologia, la questione importante e cruciale, da non perdere di vista, è: si può fare, sia sotto l'aspetto legale che tecnico, basta volerlo.Un paese della zona euro può creare, senza entrare in violazione del Trattato di Maastricht, una nuova banca centrale per controllare la politica monetaria di una sua nuova moneta. Questa interessante possibilità non è abbastanza conosciuta, almeno apparentemente, nemmeno ad alto livello. In un suo precedente studio, il Wiseman aveva concluso che, se uno dei paesi europei, o anche tutti, abbandonassero l'euro, i titoli ed i debiti denominati in euro rimarrebbero comunque in euro e non sarebbe possibile ritornare alle vecchie monete nazionali. Qui si analizza in dettaglio come un paese europeo, l'Italia, potrebbe introdurre una nuova moneta nazionale. Questo allo scopo, ad esempio, di attuare una politica monetaria adatta ad affrontare e lenire la gravissima crisi economica in atto. In questo saggio, si suppone che l'Italia ne abbia avuto abbastanza degli illusionisti di Francoforte e che, per motivi politici ed economici, decida di introdurre una nuova valuta sotto il controllo delle autorità italiane. Una delle opzioni, per l'Italia, potrebbe essere la strategia chiamata "Germania 1948". A tutti i cittadini italiani (o a quelli che soddisfano alcune condizioni in merito a residenza e cittadinanza) vengono distribuite tremila Nuove Lire Italiane (NLI). Si promulga una legge che:- rende legali le NLI come valuta sul suolo italico; (una valuta che sia legale unicamente all'interno dei confini dello stato ed, eventualmente, a corso libero all'estero)- richiede che tutte le tasse siano pagate con la nuova valuta;- si assicura che tutti gli statali vengano pagati con stipendi in NLI;- crea delle istituzioni (come una banca centrale di stato) per gestire la politica monetaria.Ci possono essere varianti sul tema. La variante "1990" potrebbe permettere che una certa quantità di euro sia convertita in NLI, magari con un certo limite per ogni persona fisica. Però questa variante particolare potrebbe soffrire delle "perdite". Gli italiani detentori di euro potrebbero usarli per acquistare beni da altri italiani o per prestarglieli, e questi a loro volta potrebbero cambiarli in NLI. In pratica, tutti gli italiani cambierebbero tutti gli euro possibili nella nuova valuta, rendendo minime le differenze pratiche tra la tecnica "1948" e quella "1990".
Prima di analizzare perché lo stato italiano potrebbe essere riluttante a tentare questa possibilità, occorre fare delle osservazioni. Cosa determinerebbe il valore delle Nuove Lire? Una delle variabili più importanti è la quantità della nuova emissione. Se se ne emettono dieci volte tanto, allora - rimanendo identiche le altre variabili - ogni unità avrebbe un decimo del valore relativo. Tra i parametri orientativi che dobbiamo tenere d'occhio, dal punto di vista demografico, troviamo: la quantità
dichiarata d'euro emessi per persona, all'interno della eurozona, e la quantità di debito pubblico procapite. Anche il regime di tassazione ha una sua influenza. Qualche autore, specialmente Warren B Mosler nel suo articolo Soft Currency Economics, sostiene che lo scopo primario della tassazione è di dare uno scopo e quindi un valore, alla moneta. Senza andare troppo lontano, è chiaro che se lo stato italiano impone una tassa sulle sigarette di 10 milioni di Nuove Lire, allora la Nuova Lira deve avere un valore inferiore rispetto al caso in cui la tassa fosse solamente di 10 Nuove Lire. Detto questo, c'è un problema con le due strategie "1948" e "1990"- Il problema consiste nella manifesta lesione dell'articolo 106 (ex articolo 105a) del Trattato che stabilisce l'Unione Europea (il Trattato di Maastricht) [2]:
1. La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità. [3] [4]
2. Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l'approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio. Il Consiglio, deliberando in conformità della procedura di cui all'articolo 189 C e previa consultazione della BCE, può adottare misure per armonizzare le denominazioni e le specificazioni tecniche di tutte le monete metalliche destinate alla circolazione, nella misura necessaria per agevolare la loro circolazione nella Comunità.
Così l'Italia non può legalmente emettere banconote a corso legale
nella Comunitàeccetto che con il permesso della Banca Centrale Europea, un permesso abbastanza improbabile. L'Italia potrebbe uscire dal trattato ma in pratica vorrebbe dire uscire dall'Unione Europea. Questo sarebbe un impegno troppo gravoso per qualsiasi politico italiano.
Quello che non si sa è che l'Italia potrebbe introdurre una valuta completamente nuova, in una maniera completamente regolare, senza ledere il Trattato di Maastricht. E' evidente che non appena l'Italia inizia i primi passi per dare alla luce la Nuova Lira, la sua posizione di negoziazione all'interno dell'Unione ne verrebbe parecchio rafforzata. Gli altri membri dell'eurozona, consci del fatto che un'uscita dell'Italia potrebbe distruggere il valore dell'euro, sarebbero disposti a fare pesanti concessioni pur di tenere dentro l'Italia. Questo destreggiamento all'interno della teoria dei giochi aumenta la possibilità che un politico italiano, magari con una forte personalità come potrebbe avere un giovane premier, voglia tentare la partita.
Come potrebbe funzionare?
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- il veicolo-chiave potrebbe essere una banca posseduta dallo stato, magari creata apposta (oppure, ad esempio, la Cassa Depositi e Prestiti - Cassa DDPP - dopo averla nazionalizzata al 100%). Il nome della nuova banca potrebbe essere Banca Centrale Italiana (BCI), anche se per l'occasione si potrebbe voler usare una denominazione più ambigua, del tipo: Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BRS).
- la BCI potrebbe essere una ordinaria banca commerciale (come lo fu la Banca d'Inghilterra tra il 1694 ed il 1946). Comunque sarebbe lo stato a garantire tutti gli impegni della BCI- la BCI potrebbe emettere degli strumenti finanziari rimborsabili e perpetui a zero-coupon (zero-coupon perpetual puttable security). Come vedremo, questi strumenti avrebbero lo stesso aspetto e funzionalità della moneta, ma per evitare il conflitto con il Trattato di Maastricht, non sarebbero "a corso legale". Per enfatizzare il fatto che non sono "moneta" agli occhi del Trattato, ci riferiremo a questi come a degli "strumenti finanziari" (security). Una specie di Tremonti-bond ma che non generano né costano interessi proprio perché sono zero-coupon;- questi strumenti finanziari (SF) dovranno avere un determinato valore. Il loro valore deriva dal fatto che sono rimborsabili ("puttable"). In ogni momento entro tre anni dalla prima emissione da parte della BCI, il portatore potrà rivendere gli strumenti alla BCI per una certa somma predeterminata di valuta estera. Questo ammontare prefissato potrebbe essere rimborsato, ad esempio, in Renminbi o dollari USA a scelta del portatore. La BCI potrebbe anche decidere che, passati tre anni dall'emissione, lo strumento finanziario sarebbe redimibile al valore di mercato.- gli strumenti finanziari (SF) non hanno scadenza (ecco perché "perpetui") e non comportano il pagamento di interessi (quindi sono "zero-coupon") garantendo una compatibilità etica con i mercati quali quello della finanza islamica (una compatibilità molto utile, se vuoi comprare petrolio);- gli SF saranno disponibili in due tipologie: la prima è quella al portatore, stampata su carta di alta qualità, in denominazioni da 1, 5, 10, 20 e 50. Ogni denominazione potrebbe avere il ritratto di un importante personaggio italiano, ognuna avrebbe dei requisiti di sicurezza ed ognuno di questi tagli al portatore avrebbe un numero di serie progressivo. In altre parole, camminerebbero e parlerebbero come banconote anche se legalmente sarebbero degli strumenti finanziari al portatore; la seconda è quella elettronica, tenuta come conto presso la BCI. La BCI potrebbe decidere di pagare interessi sugli SF depositati (l'interesse stesso potrebbe essere riconosciuto in NLI, quindi in SF aggiuntivi) oppure di farsi pagare le spese di deposito o le spese per gli scoperti di conto (overdraft). Gli scoperti di conto o linee di credito sarebbero possibili dietro la presentazione di garanzie collaterali accettabili, come ad esempio titoli di stato emessi da altri paesi. La politica degli interessi o delle spese rappresenta - anche se non verrà chiamata così - la politica monetaria.In questo modo non si violerebbe il Trattato di Maastricht: il governatore della Banca d''Italia (un'entità completamente diversa dalla Banca Centrale Italiana) continuerebbe a partecipare ed a votare negli incontri della BCE ed il posto dell'Italia nelle varie istituzioni della UE rimarrebbe invariato, senza essere disturbato dalle operazioni commerciali della BCI di recente formazione. L'Italia potrà e vorrà continuare a mantenere una sua immagine di innocenza.Alan James, membro del CSFB, suggerisce di far partire l'iniziativa in maniera un po' più discreta utilizzando una agenzia governativa già esistente, come potrebbe essere il caso della Cassa DDPP, piuttosto che usare una denominazione provocatoria come BANCA CENTRALE ITALIANA. In qualunque modo venga chiamata, sarebbe di fatto una nuova banca centrale che emette una sua valuta ed ha il controllo della politica economica nazionale. Ma poiché la sua valuta non sarà "a corso legale", la gente non sarà obbligata ad utilizzarla (potrà sempre usare euro, se lo preferisce). La useranno, allora, su base volontaria?La gente può essere invogliata ad utilizzare la Nuova Lira Italiana: la BCI può aprire filiali in ogni maggiore città italiana e dare 3.000 NLI ad ogni cittadino italiano che le accetta (con un valore iniziale convenzionale di 1 a 1 con l'euro, fissato per il primo triennio o fino a che la svalutazione dell'euro non tocca il 20%, cosa possibile anche nel giro di pochi mesi, vista la politica attualmente adottata dalla BCE). Il governo può rendere le tasse pagabili in NLI, oltreché in euro, fornendo un ulteriore incentivo. Le leggi fiscali verrebbero probabilmente combattute nella Corte Europea di Giustizia, sul terreno del fatto che sono in conflitto col mercato unico europeo. Ma questo non è un problema, la causa ci metterebbe almeno due anni ad andare avanti, un tempo sufficiente col quale le NLI sarebbero ormai un dato di fatto. Per quanto riguarda la magistratura italiana non ci saranno problemi, visto che esiste un difetto assoluto di giurisdizione: "al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria" [5].In ogni caso, l'appetibilità delle NLI dipenderà dalla facilità di approvvigionamento da parte del pubblico e dalla stabilità nei confronti dei prezzi.E' presumibile che il governo italiano voglia introdurre questa nuova valuta visto che l'euro continua a svalutarsi velocemente (ormai ha un valore del 40% rispetto alla prima emissione). La gente non vorrà mantenere portafogli in euro per mantenere il proprio potere d'acquisto. Nel passato, l'oro, le conchiglie e le sigarette americane (nei campi di concentramento prima e dopo la seconda guerra mondiale) sono state usate come valuta senza essere a corso legale. Se diventa evidente che l'euro non è più accettabile, ad esempio anche per via della correlazione con un debito inestinguibile, un'alternativa (qualsiasi alternativa) tenderebbe a diventare il nuovo standard. Se l'Italia annuncerà la creazione della BCI, il valore dell'euro sui mercati valutari crollerà. Questo renderà automatico il successo della BCI: se lo si fa, funziona. Potremmo immaginare una situazione in cui l'Italia pretenderà che, purtroppo, questa era l'unica soluzione possibile. Come reagirebbe l'eurozona? Se a questo punto i singoli paesi (come l'Italia) hanno perso il loro potere di veto sulle leggi fiscali europee, allora gli altri paesi membri dell'eurozona potrebbero mettersi assieme per imporre una qualche misura punitiva alla BCI. Tuttavia, se una certa parte di questi paesi (ad esempio, Spagna e Grecia, che condividono un destino simile all'Italia) si rifiutasse di adottare queste misure, allora tutti quanti dovrebbero prestare molta attenzione a qualsiasi richiesta da parte dell'Italia. L'Italia non potrebbe certo chiedere tutto l'oro del mondo, ma un qualche alto prezzo, a rispetto della sovranità popolare, sarebbe senz'altro in grado d'imporlo. Il Trattato di Maastricht è stato un golpe morbido imposto da oligarchi travestiti da banchieri e statisti, questa sarebbe una risposta pacifica, proporzionata e abbastanza smaliziata.
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[/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]Note:
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[/FONT][1] [FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]Julian D.A. Wiseman, un economista consulente del banchiere Rohatyn che è a sua volta direttore di una delle società svizzere dei Rothschild, mi ha concesso gentilmente i diritti per un mio adattamento ed aggiornamento del suo saggio per il pubblico italiano, cosa di cui gli sono grato, purché citassi la fonte del suo sito: Financial Markets and Electoral Systems
[/FONT]
[/FONT][2] Il Trattato di Maastricht (noto anche come Trattato sull'Unione Europea, TUE) venne firmato il 7 febbraio 1992, sulle rive della Mosa, nella cittadina olandese di Maastricht, dai 12 paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea ed è entrato in vigore il 1º novembre 1993. Il testo originale può essere consultato qui:
http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/dat/11992M/htm/11992M.html
E' da notare che, con l'emersione dell'enorme scandalo sulla questione del signoraggio e del relativo alto tradimento, da tutte le versioni in italiano ed online del Trattato, sono sparite le firme e l'identità dei firmatari. Per l'Italia si trattò di Guido Carli
[FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT](già governatore [/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]di[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]Bankitalia) [/FONT][/FONT]e Gianni de Michelis [FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT](Membro dell'Aspen Institute)[/FONT][/FONT], rispettivamente nelle qualità di Ministro del Tesoro e Ministro degli Esteri, delegati da Francesco Cossiga - l'allora presidente dellla repubblica. Giulio Andreotti, come presidente del consiglio, lo ratificò.
[3] Il testo suggerisce che le banconote emesse dalla BCE e dalle banche centrali nazionali, sono le uniche a "corso legale" (corso forzoso) emesse da queste istituzioni. Nulla osta quindi ad emettere, da parte di altre istituzioni, cartamoneta con altri tipi di corso (ad esempio, a corso libero).
[4] E' interessante fare un paragone con la clausola XI del
[FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]Bank Charter Act del 1844 che dette alla Banca d'Inghilterra un monopolio sull'emissione di biglietti:
… it shall not be lawful for any Banker to draw, accept, make or issue in England or Wales, any Bill of Exchange or Promissory Note or engagement for the payment of Money payable to the Bearer on Demand …
Ovvero: ... non sarà legale, per qualsiasi banchiere, il ritirare, accettare, creare od emettere, in Inghilterra e nel Wales, alcun biglietto di cambio o nota promissoria o impegno di pagamento di moneta a vista al portatore...
Se il Trattato avesse usato questa terminologia, il piano che illustriamo non sarebbe stato possibile.
Come esempio di una controversia più antica sulle terminologie dei monopoli bancari, citiamo le frasi tratte dalle pagine 307 e 309 del testo A History Of Money, di Glyn Davies:
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[/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]Con una seconda legge (bancaria), passata il 26 maggio 1826, il monopolio centenario della Banca d'Inghilterra venne parzialmente incrinato, permettendo alle società bancarie per azioni, con poteri d'emissione di banconote, di essere stabilite al di fuori di un raggio di 65 miglia dal centro di Londra. In cambio, la Banca d'Inghilterra venne esplicitamente autorizzata ad aprire filiali o "agenzie" in qualsiasi luogo in Inghilterra e nel Wales.
[1832]... Thomas Joplin, un commerciante di legname di Newcastle, ... stava attivamente promuovendo un certo numero di [nuove società bancarie per azioni], poiché in modo abbastanza opportuno, era stato uno dei promotori più potenti nel portare modifiche al monopolio della Banca d'Inghilterra. ... Nel frattempo portò il suo contenzioso contro la Banca d'Inghilterra ad una fase ulteriore. Secondo una sua meticolosa lettura delle leggi originali, le società bancarie per azioni, purché non emettessero banconote, potevano stabilire legalmente le sedi anche entro le 65 miglia dal centro di Londra, un'argomentazione fortemente discussa dalla Banca d'Inghilterra. La differenza derivava dal fatto che quando inizialmente era stato garantito il monopolio alla Banca d'Inghilterra, l'emissione di banconote veniva ritenuta fondamentale per esercitare l'attività bancaria. Che questo non fosse più il caso sembrò una grande scappatoia, per Joplin ed i suoi soci, ma alla Banca d'Inghilterra appariva come un mero cavillo ingiustificato.
[By a second [Bank] Act, passed on 26 May 1826, the Bank of England’s century-old monopoly was partly broken, by allowing joint-stock banks with note-issuing powers to be set up outside a radius of sixty-five miles of the centre of London. In return, the Bank of England was explicitly authorised to set up branches, or ‘agencies’, anywhere in England and Wales.
[1832] … Thomas Joplin, a Newcastle timber merchant, … was actively promoting a number of [new joint-stock banks], for fittingly enough, he had been one of the most powerful forces in bringing about the modification of the Bank of England’s monopoly. … In the mean time he took his quarrel with the Bank of England a stage further. According to his meticulous reading of the original Acts, joint-stock banks, provided that they did not issue notes, could quite legally be set up even with sixty-five miles of London, an opinion hotly disputed by the Bank. The difference arose from the fact that when the Bank was first granted its monopoly, note issue was considered inseparably essential to banking. That this was no longer the case seemed a large loophole for Joplin and his supporters, but a mere unjustified quibble to the Bank of England.]
[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]Ed infatti, quando venne creata la Banca Centrale Europea, l'emissione di banconote veniva considerata come inseparabilmente legata al "corso legale". Continuerà ancora ad essere così?
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[/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]94
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[/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][5] Dal sito della Banca d'Italia:[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS][FONT=Times New Roman,Times New Roman PS]http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio
[/FONT][/FONT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT][FONT=Times New Roman,Times New Roman PSMT]95
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Mr. Full Monty, ovvero i salvataggi che han salvato gli altri

di Alberto Bagnai
(aggiungiamo alla nutrita lista di autori del blog Alessandro “Torny” Guerani. Bei tempi quelli, quando si litigava Sembra ieri… Ma non è detto che non si possa ricominciare)
Da Alessandro Guerani ricevo e (ritenendola impeccabile) pubblico questa cinica analisi della situazione:
Nonostante siano terminate le elezioni, con un risultato fra l’altro piuttosto chiaro su quello che pensano gli Italiani di certe idee strampalate, sui talk televisivi, su Twitter, ovunque, persino dentro al forno di cucina, a momenti, circola ancora la fola che il Governo Monti ci ha salvato dal default e ha rimesso in ordine i conti pubblici.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza su quello che è successo, cosa imprescindibile per capire cosa succederà o cosa potremo evitare che succeda (lo dico “ad usum ortotteri”).



“It’s the same old story”

La prima parte della fola si smonta da sola: la stessa Commissione Europea ha certificato che il debito pubblico italiano è sempre (e ribadisco sempre) stato sostenibile e del resto lo affermava pure il Sen. Monti nei suoi ripetuti complimenti espressi su importanti organi di stampa nei riguardi del suo predecessore. Leggiamolo assieme: “Il ministro dell’Economia, di cui molti tendono oggi a dimenticare il merito di aver saputo mantenere un certo rigore di bilancio con un governo e una maggioranza poco inclini a tale virtù… ha deciso, con lucidità e rapidità, di imboccare una strada di redenzione o, in termini più asettici, di modifica di alcuni connotati di fondo che avevano caratterizzato, fin dall’inizio, l’ impostazione di politica economica del governo.”

Quindi sinceramente non si capisce come il rigore di bilancio, così sapientemente applicato da Tremonti a detta dello stesso Monti, ci avrebbe portato nel giro di pochi mesi a correre il rischio di essere come la Grecia e di non poter pagare pensioni e stipendi pubblici. O meglio si capisce benissimo: è una balla che gli stessi dati di Bruxelles confermano.

Per comprendere cosa realmente è successo bisogna ricordarsi il “romanzo di centro e periferia”: nei paesi periferici arrivano i capitali, l’inflazione aumenta, la competitività cala, la bilancia dei pagamenti peggiora e alla fine non si hanno più i soldi per ripagare i capitali importati e gli interessi sugli stessi: si entra insomma nella spirale del debito estero.

Questa dinamica era ben presente ai nostri finanziatori, che, ricordiamoci, finanziano innanzitutto il debito privato, sì, la tua BMW (comprata con il convenientissimo prestito a tasso zero) e sì, pure la tua casa, che hai preso col mutuo.

Appena visto quello che era successo negli USA (vi ricordate vero il crack Lehmann ecc?) ecco che le banche estere, che prima prestavano con tranquillità sull’interbancario dell’Eurozona, all’improvviso rientrano dai loro finanziamenti e serrano i rubinetti. Avendo l’Eurozona un sistema di pagamenti interbancari unificato, che si chiama Target2, entrò in funzione immediatamente, in modo automatico, l’assistenza della BCE e del SEBC (Sistema Europeo Banche Centrali).

In pratica, quando una banca non riesce ad ottenere dei finanziamenti da altre banche per poter pagare i trasferimenti ordinati dai suoi clienti, i soldi glieli fornisce la Banca Centrale del suo paese tramite operazioni che si chiamano “rifinanziamento”. Ovviamente le Banche Centrali dei vari paesi non stampano euro, per loro l’euro è una valuta estera, come ha ripetuto mai abbastanza De Grauwe, e per averla si devono quindi indebitare con la BCE. Per gli anglofoni qui una dettagliata ed ottima spiegazione di come funziona il meccanismo.

Il risultato è l’esplosione dei saldi di Target2 dei vari paesi: quelli in debito ovviamente si indebitavano sempre di più con la BCE, e quelli in credito avevano sempre più depositi presso le loro Banche Centrali in quanto non “riciclavano” i soldi in entrata, prestandoli sul mercato interbancario, come invece succedeva prima del 2008.

Il risultato fu questo:






Come vedete, quello che cambia nell’estate del 2011 (a giugno per la precisione) non è il deficit o il debito pubblico, ma il saldo dell’Italia sul sistema Target2, che inizia ad inabissarsi.

Altro che default dello Stato: qui stava andando in default tutto il sistema bancario incapace di finanziarsi senza il supporto della BCE. Di fronte al disastro che sarebbe seguito ad un crollo del sistema finanziario italiano, ovvio che la rischiosità paese e la scommessa che sarebbe dovuto uscire dall’Euro salissero alle stelle e si ribaltassero sullo spread: se hai la moneta bloccata si muovono i tassi.

In pratica una classica crisi da DEBITO ESTERO, as usual.

“Lo Stato andrebbe gestito come un’azienda”


Quante volte ve lo siete sentiti ripetere? È il mantra preferito di tutti gli pseudo esperti di economia che affollano i vari Ballarò, Servizi Pubblici, Piazze Pulite, Otto e Mezzi, eccetera.

Nove volte su dieci è detta a sproposito, ma quando si tratta di debito estero purtroppo è vero. Cosa fa quindi il direttore di banca quando una azienda affidata non solo sconfina dai fidi, ma ha il saldo passivo che aumenta ogni giorno? Tira su il telefono, chiama il Napolitano di turno e dice “Carissimo, la prima cosa che facciamo è che non passo più un addebito, blocchiamo il saldo, poi ci incontriamo ma è meglio che vi presentiate con un nuovo direttore finanziario che dobbiamo fare un piano di rientro.”

Ed infatti ecco la lettera della BCE, il governo Berlusconi che dà le dimissioni e il nuovo direttore finanziario, cioè “Pres del Cons”, Monti, che entra in carica

Ed ecco i famosi salvataggi, altro che debito pubblico! Tassando e ritassando gli italiani questi si ritrovano meno soldi in tasca e sono ancora meno propensi a spendere quelli che gli restano. Tecnicamente si dice che si riduce il reddito disponibile, ed essendo le importazioni una funzione del reddito disponibile (in base alla propensione marginale all’import) ecco che queste appunto crollano (assieme però a tutti gli altri consumi del paese ed il PIL di conseguenza) ed il debito verso l’estero si stabilizza.

Per chi si diletta di formule macroeconomiche:
Yd = Y -T
M = m x Yd

Lo potete vedere benissimo nel grafico sopra: dopo le varie IMU, tasse sui depositi titoli, ecc, da marzo 2012 il saldo Target2 italiano diventa una bella linea retta.

In pratica la classica ricetta del manuale IMF per ogni crisi di debito estero, nella variante però che avendo una moneta unica, e quindi che non si può sganciare dal peg e fare svalutare sui mercati, il riequilibrio si può svolgere solo sul lato del reddito disponibile, venendo a mancare i positivi effetti della svalutazione sia sulle esportazioni che sulle importazioni. Eccolo il “dividendo dell’Euro”: ogni crisi si ripercuote sul vostro reddito in maniera automatica ed il PIL si inabissa.

I salvataggi degli altri

Se mi avete seguito fin qui immagino che la prima domanda che avrete sarà “ma se abbiamo aumentato la tassazione quei soldi in più saranno andati a diminuire il debito pubblico, quindi, anche se il vero obiettivo era un altro, comunque un poco di verità c’è nelle parole di Monti”

Purtroppo i fatti e i dati smentiscono anche la seconda fola. Nonostante l’aumento del gettito fiscale il nostro debito pubblico sale, non solo in termini percentuali sul PIL (e qui poca meraviglia, visto che il PIL è crollato) ma anche in termini assoluti.

Ma com’è possibile direte voi?

È possibile se il “piano di rientro” di cui parlavo sopra è nello stile Geronzi-Parmalat.Avete presente quando per dare altri finanziamenti Geronzi “chiese gentilmente” a Tanzi di acquistare una azienda decotta che doveva dare un pacco di soldi a Capitalia? Bene, noi invece per avere il famoso “ombrello antispread” siamo stati “gentilmente invitati” acontribuire al fondo ESM per la percentuale che ha l’Italia nella BCE, oltre a quanto già previsto per il “vecchio” EFSF e a salvataggi vari ed assortiti: un conto da 20 miliardi, poco meno dell’intera IMU. In pratica, abbiamo dovuto contribuire con le nostre tasse a rimborsare parte dei debiti che i paesi messi peggio di noi avevano verso i loro creditori esteri, fra cui noi c’eravamo (se pure c’eravamo) in piccolissima parte.



Ed ecco che diventano sinistramente profetiche le parole di Handelsblatt quando invocava la patrimoniale sulle ricche cicale del Sud. Altro che “la Germania non vuole pagare i nostri debiti”! Siamo noi che stiamo pagando per i loro debitori: i salvataggi di Monti che salvano gli altri.

Fonte: Goofynomics: Mr. Full Monty, ovvero i salvataggi che han salvato gli altri
 

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