un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

del fare
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12 marzo 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Di Gianni Lannes – Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/03/italia-la-politica-del-fare.html
Le analisi abbondano, ma adesso serve la soluzione pratica, semplice, condivisa ed a portata di noi tutti: conquistare in breve tempo sovranità monetaria e territoriale. Altro che riformine: la casta per antonomasia non ha più alcuna credibilità. La radice dei problemi che insidiano il nostro Paese ha il nome dell’ingiustizia sociale. Nello Stivale sono negati i diritti fondamentali e sarà sempre peggio se non saremo protagonisti consapevoli di un cambiamento positivo in prima persona.
Dentro i nostri ristretti confini aumentano le diseguaglianze sociali ed economiche, l’incertezza sul futuro, le vecchie e nuove povertà, mentre i profitti delle banche e delle multinazionali finanziarie lievitano sempre più. Ci stanno sfruttando da tempo immane: è l’ora di dare un taglio secco e deciso. Si può fare in termini giuridici. Non c’è alcuna crisi economica reale, ma solo speculazioni a livello mondiale che ora colpiscono un Paese ora l’altro allo scopo di impadronirsene, nel senso di rapinare legalmente (si fa per dire, le risorse fondamentali ed i gioielli di famiglia).

La radice dei problemi è la sovranità, in questo caso monetaria, ma conta anche forse di più, quella territoriale. In ogni caso, lo ripeto in modo ancora più semplice (terra… terra). Il nodo da sciogliere subito, per smascherare le forze politiche che barano – su questo punto sarà evidente il bluff di Grillo (Casaleggio) – se il Parlamento tricolore non fosse già pilotato in partenza verso un risultato predefinito, è l’immediato annullamento di alcuni Trattati internazionali (Maastricht, Lisbona, Velsen), illegali alla luce della norma fondamentale italiana, ovvero la Costituzione repubblicana ed antifascista del 1948. Non c’è nulla che possa vietarlo, nessun impedimento reale.
Mister Mario Draghi (già affiliato Bilderberg Group & Trilateral Commission, già dipendente Goldman Sachs come Prodi e Monti), a capo per conto terzi della Banca centrale europea ha dichiarato l’8 marzo al quotidiano Il Corriere della Sera: “Italia, non c’è rischi contagio. Il voto? Mercati meno impressionanti. Capiscono che siamo democrazie. Riforme, c’è il pilota automatico. Politica monetaria accomodante finché servirà».
Orbene , è il momento di dare il benservito a questo tecnocrate di regime. In punta di diritto l’Italia annulla ufficialmente a livello internazionale, il debito pubblico, frutto del signoraggio bancario, ossia di un mastodontica truffa a danno del popolo sovrano.
Punto due: la Banca d’Italia torna nelle mani salde ed effettive del controllo pubblico, non delle banche private che ci stanno dissanguando a norma di legge, e batte moneta con contropartita aurifera. Così non c’è più bisogno di tassare massicciamente i residenti in Italia. Non servono dunque altre leggi, il cui numero è già esorbitante. A quel punto, euro o lira non ha importanza.
- Altro nodo cruciale: la sovranità sul territorio nazionale. A tutti gli effetti dal 1943 la Penisola italiana è sotto il controllo degli Stati Uniti d’America. E’ giunto il momento di svincolarci totalmente da questo colonialismo militare e politico che passa attraverso la NATO. IlGoverno USA è responsabile di gravi danni ambientali nonché alla salute del popolo italiano, provocati da incidenti nascosti all’opinione pubblica, grazie alla tacita connivenza delle autorità tricolori e di inquinamenti deliberati. A mero titolo documentato d’esempio: al termine della seconda guerra mondiale i cosiddetti “liberatori” hanno realizzato nei mari Adriatico e Tirreno, tre immensi cimiteri subacquei a poca distanza dalla costa in acque territoriali italiane, di ordigni chimici (iprite fosforo, fosgene, lewisite, adamsite) proibiti dalla Convenzione di Ginevra. Le conseguenze nefaste si stanno riverberando su tutti noi. E’ giunto il momento di chiedere il conto (class action). Allo Zio Sam bisogna pretendere nelle sedi opportune, un maxi risarcimento danni di natura economica. Il primo atto politico del nuovo governo? Si intima al Governo USA di smantellare subito le centinaia di bombe atomiche presenti abusivamente in Italia, in violazione del Trattato internazionale di non proliferazione (TNP).
Il Pianeta Terra è sull’orlo del disastro causato dalle forze economiche e politiche. Un mutamento sociale rivoluzionario può essere forgiato soltanto dall’azione sociale collettiva, razionale, informata.
Ultima riflessione. Lo Stato non è un padre responsabile, ma un gendarme, anzi, addirittura il padrone del nostro corpo. Esercita un controllo capillare sulla nostra esistenza. Utilizzando le nuove tecnologie si è insinuato sempre più nelle nostre vite. Viviamo in uno Stato che per favorire sfacciatamente le banche, lesina i quattrini pubblici destinati alla sanità, all’istruzione, all’assistenza, cui tutti avremmo diritto.
La libertà è un bene fragile che inaridisce se non è corroborato da giustizia, tolleranza, pluralismo culturale. La libertà è tale se si creano le condizioni per renderne effettiva la pratica concreta. Se non ora quando? Questo impegno è doveroso per dare un futuro ai nostri figli, a quelli che verranno dopo di noi. Proteggere il diritto di ciascuno, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente sano, consono ad assicurare la salute ed il benessere. Altro che web: la realtà ci chiama.
ITALIA ALLA DERIVA: ECCO CHE FARE
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Postato il Martedì, 12 marzo @ 07:45:00 CDT di davide
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DI AARON PETTINARI
antimafiaduemila.com

Quando lo scorso mese il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha dato mandato all’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello e al dirigente Giovanni Arnone di revocare le autorizzazioni per la realizzazione del Muos, l’impianto militare di antenne satellitari di Niscemi, in tanti avevano accolto la notizia come uno straordinario successo per tutto il movimento “No Muos” che da anni si batte per questo. Nonostante ciò, però, all'interno della base Usa si continua a lavorare, come denunciato da alcuni attivisti, con gli Stati Uniti che si fanno forti del protocollo d’intesa siglato nel 2011 tra l’allora ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa e il governatore siciliano Raffaele Lombardo, favorevoli alla realizzazione.

Ci sono poteri forti a spingere per quest'opera e la conferma arriverebbe dalle dichiarazioni dell'ex Idv Sergio De Gregorio che, interrogato dai magistrati, ha raccontato i retroscena in merito alla campagna acquisti del 2007 che affossò il governo Prodi.

L’ex senatore ha dichiarato agli inquirenti che l'allora governo di centrosinistra cadde per le pressioni di altri poteri, ovvero la Cia, che avevano messo nel mirino Prodi e il suo esecutivo soprattutto per l’ostilità manifestata nei confronti del Muos. Un fatto che nei giorni scorsi ha allarmato non poco lo stesso Crocetta il quale ha dichiarato:
“Sono seduto su una polveriera. Già dai primi giorni dal mio insediamento sono partiti i dossier nei miei confronti. Ed è chiaro che a muoversi, in questi casi, sono i poteri forti. Non è mafia. O meglio, non stiamo parlando solo di mafia. Questi poteri, in passato, a mio parere, furono responsabili, ad esempio, della sparizione di Enrico Mattei. Figuriamoci se si preoccupano di intervenire su un presidente della Regione”.
Una considerazione forte ma che potrebbe anche non essere sconsiderata. Anche il presidente dell'Eni, morto sul cielo di Bescapé (in provincia di Pavia) la sera del 27 ottobre 1962 a causa dell'esplosione dell'aereo che lo stava riportando a Milano dopo una visita in Sicilia, con la sua politica energetica aggressiva stava “pestando i piedi” ai poteri dell'economia mondiale. Mattei aveva bene in testa l'idea di un'Italia libera dalla dipendenza dalle Sette Sorelle. Recenti documenti, recuperati dallo storico Mario Cereghino e pubblicati su “I Quaderni de L'Ora”, riportano una conversazione di un diplomatico italiano a cui Mattei aveva confidato che nell'arco di sette anni avrebbe tirato fuori l'Italia dalla Nato ponendola a capo dei Paesi non allineati. Una sorta di terzo blocco mondiale rispetto al blocco Usa e a quello dell'Unione Sovietica. Dichiarazioni di un certo peso che, seppur non portano prove sulle motivazioni che hanno portato alla morte l'ex presidente dell'Eni (su cui vi è ancora un forte alone di mistero ndr), certamente fanno riflettere rendendo non così remota l'idea che con il decesso di Mattei in molti, in Italia e all'Estero, possono aver tirato un sospiro di sollievo. E' quasi una certezza che la carica esplosiva sul velivolo venne piazzata a Catania.

Nella sentenza De Mauro, dove viene messo nero su bianco che il disastro aereo di Bescapé fu frutto di un attentato e non un semplice incidente aereo, viene elogiato il grande lavoro del pm di Pavia Vincenzo Calia, titolare della terza inchiesta sul caso aperta il 20 settembre 1994 e chiusa nel 2003. Nella richiesta di archiviazione Calia scrive:
“L'esecuzione dell'attentato venne decisa e pianificata con largo anticipo, probabilmente quando fu certo che Enrico Mattei, nonostante gli aspri attacchi e le ripetute minacce non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell'ente petrolifero. La programmazione e l'esecuzione dell'attentato furono complesse e comportarono – quantomeno a livello di collaborazione e di copertura – il coinvolgimento degli uomini inseriti nello stesso Ente petrolifero e negli organi di sicurezza dello Stato con responsabilità non di secondo piano”.
E poi continua:
“E' facile arguire che tale imponente attività, protrattasi nel tempo, prima per la preparazione e l'esecuzione del delitto e poi per disinformare e depistare, non può essere ascritta – per la sua stessa complessità, ampiezza e durata – esclusivamente a gruppi criminali, economici, italiani o stranieri, a 'Sette (... o singole...) sorelle' o servizi segreti di altri Paesi, se non con l'appoggio e la fattiva collaborazione – cosciente, volontaria e continuata – di persone e strutture profondamente radicate nelle nostre istituzioni e nello stesso Ente petrolifero di Stato, che hanno eseguito ordini o consigli, deliberato autonomamente o col consenso e il sostegno di interessi coincidenti, ma che, comunque, da quel delitto hanno conseguito diretti vantaggi”.
Un'analisi che non esclude comunque il coinvolgimento della mafia. Per lo stesso Calia “la tesi della mafia come ente di supporto può essere molto verosimile seppur non esistono riscontri certi”. L'ex “boss dei due mondi”, Tommaso Buscetta, aveva raccontato che
“il primo delitto eccellente di carattere politico ordinato dalla commissione di Cosa Nostra, costituita subito dopo il 1957, fu quello del presidente dell'Eni, Enrico Mattei. In effetti, fu Cosa Nostra a deliberare la morte del Mattei, secondo quanto mi riferirono personalmente alcuni dei miei amici che componevano quella commissione, come Greco Salvatore “Cicchiteddu” e La Barbera Salvatore. L'indicazione di uccidere Mattei giunse da Cosa Nostra americana, attraverso Bruno Angelo (autorevole esponente della famiglia di Philadelphia) che chiese questo favore a nome della commissione degli Usa e nell'interesse sostanziale delle maggiori compagnie petrolifere americane”.
Dello stesso avviso il collaboratore di giustizia gelese Antonio La Perna mentre per il catanese Antonino Calderone il coinvolgimento di Cosa Nostra è da escludere perché “ …non c’era il motivo di uccidere Mattei. Portava ricchezza in Sicilia e alla mafia interessano i soldi…”.

Tuttavia non è inverosimile che l'attentato al presidente dell'Eni rientri nello scambio di favori tra mafia americana e siciliana. Così come non è “campata in aria” la possibilità che oggi si possa ripetere un fatto tanto grave nei confronti del Presidente dell'Ars, Crocetta. Dietro all'installazione del Muos ci sono interessi e poteri forti, internazionali e locali. E storicamente Cosa nostra si presta ad essere braccio armato del potere, ancor di più quando gli uomini da colpire sono già al centro del proprio mirino.

Aaron Pettinari
busserà alla porta quanto prima, con la violenza delle carte
 
Alain de Benoist: reddito di cittadinanza per tutti
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13 marzo 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://seigneuriage.blogspot.it/2013/03/alain-de-benoist-reddito-di-cittadinanza.html
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«Voi volete soccorrere i poveri, io, invece,
voglio sopprimere la miseria»
(Victor Hugo, Novantatré)
La società globale non è mai stata tanto ricca quanto oggi. Non sarebbe quindi ragionevole che le società ricche distribuissero una parte della loro ricchezza ai loro cittadini, anche solo in una prospettiva di «investimento sociale», per assicurare una coesione sociale più che mai minacciata? Dopo la creazione dello Smic (salario minimo garantito) nel 1950, quella del RMI (reddito minimo di inserimento) nel 1988, quella del RSA (reddito di solidarietà attiva) nel 2009, è forse tempo, in un momento in cui le disuguaglianze continuano a crescere, di passare dal semplice aiuto sociale a una concezione radicalmente nuova della solidarietà economica? A queste domande rispondono in senso affermativo i sostenitori di un reddito sociale garantito, cui si attribuiscono numerosi nomi: «reddito di cittadinanza», «reddito sociale», «reddito universale», «reddito di esistenza», «reddito garantito», «reddito d’autonomia», «sussidio universale», «credito sociale», «reddito di dignità», «dividendo universale», «dotazione incondizionata di autonomia», ecc. Il termine di «reddito di cittadinanza» ci sembra quello migliore, perché ha il merito di inscrivere il progetto nel quadro di una politia, cioè di una comunità politica data. Come il diritto di voto, il diritto al reddito di cittadinanza deriverebbe dal solo fatto di essere cittadino.
Il principio è semplicissimo: si tratta di versare a ogni cittadino, dalla sua nascita alla sua morte, un reddito minimo che sia incondizionato, inalienabile, uguale per ciascuno, e cumulabile con qualunque altro reddito o attività senza altra degressività che quella del sistema fiscale in vigore. Contrariamente alle forme classiche del reddito minimo (come il RMI, poi il RSA), è un reddito versato a tutti, poveri e ricchi, su una base strettamente individuale e senza alcuna esigenza di contropartita (diversa dall’appartenenza alla comunità nazionale). Il reddito di cittadinanza manifesta così il riconoscimento politico di un diritto incondizionato alla sopravvivenza materiale di ogni cittadino. Rappresenta un atto di solidarietà che si esercita in permanenza, a priori, e non più su richiesta e a posteriori. «Questo reddito è accordato perché si esiste e non per esistere», dice Yoland Bresson; è «una sorta di “buono di partecipazione”, che ratifica un’appartenenza e impegna il cittadino nella comunità»[1]. Jean-Marc Ferry lo definisce anche come un «reddito sociale primario distribuito egualitariamente in modo incondizionato ai cittadini maggiorenni della comunità politica di riferimento». Non si tratta dunque affatto di «monetizzare» la cittadinanza – per definizione, la cittadinanza non ha prezzo – ma di aggiungere un attributo supplementare a quelli di cui i cittadini hanno già la prerogativa (alcuni di questi attributi avendo già un contenuto economico o finanziario). Non essendo soggetto ad alcuna condizione, il reddito di cittadinanza si distingue dai sussidi sociali che esigono come contropartita la ricerca di un’occupazione. Non può essere pignorato ai più poveri, ma rientra nel reddito imponibile dei più facoltosi. È un reddito di base che ciascuno integra o no in funzione dei suoi bisogni. Leggi il resto di questo articolo »
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Bankitalia e Consob
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13 marzo 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
MPS: PUBBLICATO SUL SITO WWW.ADUSBEF.IT MODULO CITAZIONE MPS,BANKITALIA E CONSOB.
COMUNICATO STAMPA
MPS: PUBBLICATO SUL SITO Adusbef MODULO CITAZIONE MPS,BANKITALIA E CONSOB.
Negli ultimi anni, migliaia di risparmiatori hanno perso i loro soldi: l’unica difesa è quella dell’immediato attacco! Su iniziativa dell’ADUSBEF, ora sullo scandalo Monte dei Paschi di Siena indaga anche la procura di Trani: il fascicolo è stato aperto sulla base di un esposto presentato dall’Associazione. Si profilano le accuse di truffa agli azionisti e manipolazione del mercato, ma si delinea anche e soprattutto un’indagine volta a scandagliare gli omessi controlli di Bankitalia e Consob, sulle operazioni Mps, sia per lo scandalo derivati, sia per il nulla osta per l’acquisizione di Banca Antonveneta.
“L’Adusbef – scrivevamo nell’esposto– chiede alla Procura della Repubblica (anche a quella di Roma, Milano,ecc.) di aprire un’indagine tesa ad accertare le ragioni che hanno indotto Bankitalia e Consob a non vedere, né verificare nei bilanci Mps, ricoperture rischiose in prodotti derivati, e se tali poste contabili fossero state segnalate nei bilanci, da parte del collegio sindacale e società di revisione contabile”. Negli ultimi due anni, la piccola procura guidata da Nicola Maria Capristo, ha indagato su colossi mondiali del rating come Moody’s (per il quale è stata chiesta l’archiviazione), Fitch e Standard & Poor (per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per gli artifici informativi che hanno danneggiato il mercato azionario italiano). Ora s’appresta a scavare su Mps, Consob e Bankitalia. L’esposto dell’Adusbef si concentra soprattutto sul ruolo della vigilanza. L’Adusbef chiede, infatti, di verificare “le ragioni del nulla osta di Bankitalia all’acquisizione di Banca Antonveneta, per un valore superiore a quanto non fosse stato pagato qualche mese prima da Banco Santander“. Altro punto da chiarire: “Perché, nel pacchetto, Mps non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell’istituto del Nord Est che da solo valeva 1,6 miliardi di euro”. L’istituto, segnala l’Adusbef, “rimase nelle mani degli iberici”. La procura di Trani è chiamata a verificare “l’enorme plusvalenza per entrare in possesso di una banca, l’Antonveneta, il cui valore patrimoniale, il presidente del collegio sindacale di Monte Paschi, Tommaso Di Tanno, aveva stimato in appena 2,3 miliardi”. Ma queste sono soltanto le premesse, per il lungo elenco d’ipotesi di reato denunciate dall’Adusbef, che spaziano dalla truffa al falso, dalla manipolazione dei mercati alle false comunicazioni sociali, per giungere all’omessa comunicazione del conflitto d’interessi tra controllati e controllori. Il nocciolo della questione, per il fascicolo appena aperto dalla procura di Trani, sta nella richiesta di estendere “le indagini agli esponenti aziendali della Banca Mps nonché alla Banca d’Italia ed alla Consob, potendosi configurare, a carico degli stessi, gravi ipotesi delittuose”. Leggi il resto di questo articolo »
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Alain de Benoist: reddito di cittadinanza per tutti
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13 marzo 2013 |
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Fonte: http://seigneuriage.blogspot.it/2013/03/alain-de-benoist-reddito-di-cittadinanza.html
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«Voi volete soccorrere i poveri, io, invece,
voglio sopprimere la miseria»
(Victor Hugo, Novantatré)
La società globale non è mai stata tanto ricca quanto oggi. Non sarebbe quindi ragionevole che le società ricche distribuissero una parte della loro ricchezza ai loro cittadini, anche solo in una prospettiva di «investimento sociale», per assicurare una coesione sociale più che mai minacciata? Dopo la creazione dello Smic (salario minimo garantito) nel 1950, quella del RMI (reddito minimo di inserimento) nel 1988, quella del RSA (reddito di solidarietà attiva) nel 2009, è forse tempo, in un momento in cui le disuguaglianze continuano a crescere, di passare dal semplice aiuto sociale a una concezione radicalmente nuova della solidarietà economica? A queste domande rispondono in senso affermativo i sostenitori di un reddito sociale garantito, cui si attribuiscono numerosi nomi: «reddito di cittadinanza», «reddito sociale», «reddito universale», «reddito di esistenza», «reddito garantito», «reddito d’autonomia», «sussidio universale», «credito sociale», «reddito di dignità», «dividendo universale», «dotazione incondizionata di autonomia», ecc. Il termine di «reddito di cittadinanza» ci sembra quello migliore, perché ha il merito di inscrivere il progetto nel quadro di una politia, cioè di una comunità politica data. Come il diritto di voto, il diritto al reddito di cittadinanza deriverebbe dal solo fatto di essere cittadino.
Il principio è semplicissimo: si tratta di versare a ogni cittadino, dalla sua nascita alla sua morte, un reddito minimo che sia incondizionato, inalienabile, uguale per ciascuno, e cumulabile con qualunque altro reddito o attività senza altra degressività che quella del sistema fiscale in vigore. Contrariamente alle forme classiche del reddito minimo (come il RMI, poi il RSA), è un reddito versato a tutti, poveri e ricchi, su una base strettamente individuale e senza alcuna esigenza di contropartita (diversa dall’appartenenza alla comunità nazionale). Il reddito di cittadinanza manifesta così il riconoscimento politico di un diritto incondizionato alla sopravvivenza materiale di ogni cittadino. Rappresenta un atto di solidarietà che si esercita in permanenza, a priori, e non più su richiesta e a posteriori. «Questo reddito è accordato perché si esiste e non per esistere», dice Yoland Bresson; è «una sorta di “buono di partecipazione”, che ratifica un’appartenenza e impegna il cittadino nella comunità»[1]. Jean-Marc Ferry lo definisce anche come un «reddito sociale primario distribuito egualitariamente in modo incondizionato ai cittadini maggiorenni della comunità politica di riferimento». Non si tratta dunque affatto di «monetizzare» la cittadinanza – per definizione, la cittadinanza non ha prezzo – ma di aggiungere un attributo supplementare a quelli di cui i cittadini hanno già la prerogativa (alcuni di questi attributi avendo già un contenuto economico o finanziario). Non essendo soggetto ad alcuna condizione, il reddito di cittadinanza si distingue dai sussidi sociali che esigono come contropartita la ricerca di un’occupazione. Non può essere pignorato ai più poveri, ma rientra nel reddito imponibile dei più facoltosi. È un reddito di base che ciascuno integra o no in funzione dei suoi bisogni. Leggi il resto di questo articolo »
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simpatico leggere il vecchio guru della Nouvelle Droite
 

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