un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

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DI GIOVANNI ZIBORDI
cobraf.com

Riassumendo MontePaschi a dicembre scorso ha ricevuto 23 miliardi dalla BCE con l'LTRO all'1%, con cui ha comprato BTP che in media le pagano un 5% e su cui guadagna quindi un miliardo circa come differenziale di interesse. Nonostante questo regalo ora riceve dallo stato altri 3.9 miliardi, ma su questi pagherà un 10% circa, quindi 10 volte di più di quello che potrebbe pagare se emettesse debito a breve che oggi per le banche italiane è sotto 1%.

Mps: Viola, 'cedola annua Monti bond al 9%, +0,5% ogni due anni'
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "La banca sui Monti bond paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni". Lo ha detto l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, intervistato da Sky Tg24, spiegando che "la banca e' impegnata al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, un investimento finanziario che ha un buon rendimento, superiore a quello che e' il costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico". (1)

non è un errore di stampa o di agenzia... se pagano un 9-10% su 3.9 miliardi di Monti Bond come razzo fanno a chiudere un bilancio non in perdita nei prossimi anni ? Ovvio che vanno sotto e infatti "si ragiona su un aumento di capitale da 1 miliardo (2) , che finirà per ridurre definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di riferimento con il 36 per cento.

Viola ha anche chiarito l'utilizzo dei cosiddetti Monti-bond: "Sono delle obbligazioni emesse dalla banca - ha spiegato - e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale...". Sicuro, non esiste oggi un solo bonds nemmeno nell'Africa nera che paghi un 9%, questo è un altro aumento di capitale mascherato che però costerà così caro da necessitare un aumento di capitale a scapito degli azionisti

A proposito Monti questi 3.9 miliardi da dare a MontePaschi li ha presi con l'IMU, in pratica. In TV Monti ha dichiarato che "l'IMU è necessaria ...perchè le case consumano risorse pubbliche" tipo illuminazione pubblica, asfaltare strade...cioè se tu ti compri una casa costi allo stato (anche se paghi già tasse per acqua, luce, gas, spazzatura...). Balle ovviamente, gli servivano alcuni miliardi per evitare di nazionalizzare MontePaschi. Ma gli italiani sono dei masochisti e tra un mese rimandano Monti al governo

"Mps: Viola (Ad), Consob e Bankitalia non informate su derivati" (3) cioè hanno falsificato i conti per nasconderli alle autorità. Peccato che il magistrato Ingroia sia ora impegnato con le elezioni, se era ancora in magistratura poteva incriminare tutti al MPS a partire dall'avvocato calabrese Mussari (perchè dicono sempre che MPS è un istituzione "tutta senese" ? la comandava un calabrese che rispondeva al pugliese D'Alema e all'emiliano Bersani)

Leggi anche il pezzo di Fabio Bolognini qui su MPS (4) che illustra le sfacciate balle raccontate per due anni dai suoi capi

Giovanni Zibordi
Fonte: Cobraf.com
 
azzo bru.

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Convegno CESP a Perugia sulla valutazione nella scuola pubblica
Derivati, l’esposizione bancaria globale supera di dieci volte il PIL mondiale

Pubblicato: 27 aprile 2012 | Autore: Gabriella Giudici | Filed under: Economia | Tags: Bank of New York Mellon, derivati, Goldman Sachs, HSBC, Morgan Stanley, State Street Financials, subprime, Wells Fargo | Lascia un commento »





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Il 25 aprile Intermarketandmore ha pubblicato un articolo dedicato allo scandalo dei derivati, strumenti bancari attraverso i quali la finanza globale ha socializzato il rischio di impresa e moltiplicato per milioni di volte il valore della ricchezza in circolazione. Con quale esito? Le bolle speculative cresciute sui derivati (e su infiniti altri mercati “particolari”, dall’edilizia alle dot.com) scoppiano e sono i cittadini a dover colmare le voragini incolmabili aperte dalla distruzione di enormi motagne di carta.
Per illustrare quanto sono alti i cumuli di carta che stanno aspettando il loro turno per crollare a loro volta, Intermarket ha elaborato una grafica impressionante nella quale ha misurato il volume in altezza dell’esposizione dei colossi bancari americani: una mazzetta di banconote da $100, del valore di $10.0000=un mattone.
Di seguito il risultato. La prima tabella illustra la gigantesca esposizione sui contratti derivati del mondo bancario USA (segue la grafica 3D). Successivamente, le rappresentazioni grafiche dell’esposizione sui derivati di sei banche americane in ordine di indebitamento.


A conti fatti, l’esposizione dei derivati di TUTTO il sistema bancario, è pari a circa 10 dicasi 10 volte il PIL MONDIALE. Morale: siamo seduti su una montagna di carta, in un mondo tecnicamente fallito con una serie di contratti matematicamente inesigibili.
Per capire quanto sia pazzesca questa esposizione. Si può partire da un po’ di numeri e di “spessori”. Ecco a livello dimensionale la differenza tra 100 $ e 1.000.000.000.000 $ ovvero un trilione:

Bank of New York Mellon: esposizione in derivati pari a $ 1,375 trillioni


State Street Financials: esposizione pari a 1,390 trillioni di $


Morgan Stanley: esposizione in derivati pari a 1,722 trillioni di $


Wells Fargo: esposizione in derivati pari a 3,332 trillioni di $


HSBC: esposizione in derivati pari a 4,321 trillioni di $


Goldman Sachs: esposizione in derivati pari a 44,192 trillioni di $

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MPS, GRILLI, DRAGHI E LE TRE SCIMMIETTE!












Scritto il 24 gennaio 2013 alle 16:34 da icebergfinanza
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Non vedo, non sento, non parlo, non comprendo… il sistema è fondamentalmente sano!
MILANO – La vicenda dei contratti derivati del Monte dei Paschi continua a tenere banco sulla scena politica ed economica nazionale. In campo scende anche il ministro uscente dell’Economia, Vittorio Grilli, che a margine della commemorazione per i 10 anni della scomparsa di Giovanni Agnelli non lesina le stoccate. “Non è un fulmine a ciel sereno”, commenta Grilli a chi gli chiede di quanto sta emergendo a Rocca Salimbeni e nel sistema bancario italiano. “Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica”, aggiunge, escludendo però che si possa aprire una crisi anche in altri istituti: “Non ho evidenza di problemi simili in altre banche”. “Non ho evidenza di problemi simili in altre banche”. “Non ho evidenza di problemi simili in altre banche”. “Non ho evidenza di problemi simili in altre banche”.
Come si sia arrivati a questa situazione e perché non la si sia intercettata prima non pare però essere un problema che riguardi il Tesoro: “Sui controlli – ha concluso Grilli – dico solo che spettano alla Banca d’Italia”
Grilli… solo una domanda mentre tutti parlano dei quattro miliarducci che il contribuente dovrà sborsare la prima rata IMU per aiutare il monte di pietà di Siena!
Che controlli faceva il Tesoro in questi anni mentre all’inizio dell’anno si volatilizzavano 3,4 miliarducci di derivati che finivano nelle tasche di Morgan Stanley equivalenti alla metà circa dell’aumento dell’Iva.
Nel mese di gennaio lo Stato italiano avrebbe versato 3,4 miliardi di dollari nelle casse della banca d’affari Usa Morgan Stanley per chiudere i contratti in essere sul mercato dei derivati. Sottoscritti a partire dagli anni ’90, questi contratti avrebbero dovuto tutelare il debito italiano dalle oscillazioni dei tassi di interesse ma, in definitiva, si sarebbero rivelati inutili e controproducenti generando negli anni una perdita da 31 miliardi. Lo riferisce oggi l’agenzia Bloomberg. Né il ministero del Tesoro né Morgan Stanley hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali.… per maggiori informazioni pregasi rileggere ITALIA 160 MILIARDI DI DERIVATI: MONTI E LA LEGGENDA DEL PIRATA MORGAN
All’improvviso in un pomeriggio di inizio inverno quasi per caso…
MEF: STATO DI AVANZAMENTO DELL’INTERVENTO DI AIUTI A MPS

Il Consiglio Europeo, nella riunione del 26 ottobre 2011, ha convenuto sulla necessità di potenziare il capitale delle banche.
L’EBA ha conseguentemente chiesto alle autorità di vigilanza nazionali di assicurare che il Core Tier 1 delle principali banche europee fosse superiore al 9%.
Il 3 aprile 2012, la Banca d’Italia ha approvato il piano di ricapitalizzazione presentato dal Monte dei Paschi di Siena per raggiungere la soglia fissata dall’EBA.
Successivamente, la Banca d’Italia ha riferito al MEF che MPS non era in grado di raggiungere autonomamente il livello minimo di capitale fissato dall’EBA e ha chiesto l’adozione di una misura di sostegno pubblico fino a 2 miliardi di euro, coerentemente con quanto previsto nella dichiarazione dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea del 26 ottobre 2011.
Con il decreto legge 87/2012 (trasposto poi nel DL 95/2012), il MEF è stato autorizzato a effettuare l’intervento.
La legge permette al MEF la sottoscrizione di strumenti finanziari (Nuovi Strumenti Finanziari) per l’importo massimo di 3,9 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi destinati al rimborso degli strumenti finanziari già emessi da MPS e sottoscritti dal MEF(i c.d. Tremonti bond). L’esborso massimo netto sarebbe pertanto pari a 2 miliardi.
Il 17 dicembre 2012 la Commissione Europea ha autorizzato la misura di aiuto.
Il 21 dicembre 2012 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha emanato il decreto in cui vengono definiti criteri, modalità e condizioni della sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari. Il decreto è stato pubblicato sul sito del MEF.
Ad oggi, la sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari non è avvenuta, perché non si sono ancora verificate alcune delle condizioni necessarie per completare l’operazione. In particolare, occorre in primo luogo l’adozione da parte dell’assemblea degli azionisti di MPS, convocata per domani venerdì 25 gennaio, della delibera che delega il Consiglio di amministrazione ad effettuare l’aumento di capitale al servizio dell’eventuale conversione in azioni dei Nuovi Strumenti Finanziari. In secondo luogo, l’acquisizione da parte del MEF del parere della Banca d’Italia che dovrà pronunciarsi, tra l’altro, sull’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica dell’istituto di credito.
Roma, 24 gennaio 2013
 
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ITALIA 160 MILIARDI DI DERIVATI: MONTI E LA LEGGENDA DEL PIRATA MORGAN…STANLEY!












Scritto il 19 marzo 2012 alle 09:27 da icebergfinanza
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Nei primi giorni dell’anno su l’ ESPRESSO Orazio Carabini scrisse che in gran silenzio, a inizio anno il governo italiano aveva dato due miliardi e mezzo alla potente banca Usa Morgan Stanley . Un’operazione su una posizione in derivati che il Tesoro non ha voluto commentare. Peggiorando così le cose
Due miliardi e 567 milioni di euro. Passati dalle casse del Tesoro a quelle di Morgan Stanley il 3 gennaio scorso, alla vigilia dell’Epifania. In gran silenzio il ministero di via XX Settembre ha “estinto” una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane. I cui vertici, nelle periodiche comunicazioni alla Sec, segnalano che l’esposizione verso l’Italia a cavallo di fine anno è scesa, al lordo delle coperture, da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari. Con una differenza di 3,381 miliardi pari appunto a 2,567 miliardi di euro. Né Morgan Stanley né il Tesoro hanno voluto spiegare a “l’Espresso” il senso dell’operazione. Inutile dire che la banca aveva un credito nei confronti dello Stato italiano e che il Tesoro era evidentemente tenuto a rimborsarlo. Molti contratti sui derivati prevedono che, dopo un certo numero di anni, una delle due parti può chiedere la chiusura della posizione. Ma non accade spesso. Altre volte sono previsti dei “termination event”, ovvero fatti che possono innescare la soluzione del contratto: per esempio il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s.
Secondo fonti di mercato, l’operazione si sarebbe conclusa a costo zero, o quasi, per il Tesoro grazie a una triangolazione: Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) sarebbe infatti subentrata a Morgan Stanley consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica italiana. Nei mesi scorsi ha fatto scalpore la riduzione della posizione in titoli italiani da parte della Deutsche Bank: nel primo semestre del 2011 la banca tedesca ha venduto oltre 7 miliardi di euro di Btp. Seguita da altre grandi banche, soprattutto francesi.
Per il ministro dell’Economia Mario Monti e per il suo vice Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, impegnati a riportare la fiducia dei mercati sul debitore Italia, la richiesta di Morgan Stanley (la cui branch italiana è diretta dall’ex direttore generale del Tesoro Domenico Siniscalco) deve essere stata una brutta sorpresa. L’episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all’anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene.
Quei giorni dopo aver ricevuto più segnalazioni da parte dei lettori mi sono soprattutto chiesto per quale motivo la sempre attenta per gli affari che la riguardano stampa italiana si fosse fatta generalmente sfuggire la gestione di una somma di queste dimensioni soprattutto se si tratta di derivati per una somma che ammonta oggi a quasi la metà delle tasse (IVA) che gli italiani dovranno subire nel corso del nuovo anno.
La risposta era semplice! Impegnati nell’opera di redenzione internazionale del nostro Paese una simile notizia amplificata a dismisura avrebbe potuto produrre un ulteriore danno all’immagine della gestione contabile del nostro Paese.
Nel 1994 quando il Tesoro stipulò il contratto con la Morgan Stanley, a capo della direzione del tesoro c’era il nostro Mario Draghi!
Ma arriviamo quindi ai giorni nostri ed ecco che all’improvviso la notizia torna alla ribalta su Bloomberg proprio ora che la spread delle meraviglie sta per tornare nel campo dei miracoli… (… a proposito di Bloomberg poi ho da raccontarvi una storiella! ) Italy Said to Pay Morgan Stanley $3.4 Billion – Bloomberg Bloomberg
Questa volta però non mi limiterò a segnalare il perfetto tempismo con il quale Bloomberg fa uscire la notizia ormai vecchia di oltre due mesi, ma andrò in profondità cercando di comprendere per quale motivo con Morgan Stanley si e con altri no…!
Ovviamente qua e la il racconto di cronaca riportato dai giornali italiani come il Sole 24 Ore o il Corriere della Sera cerca di rincodurre il tutto alla normale gestione del debito pubblico anche se con i derivati come ben sappiamo non si scherza soprattutto se si tratta di 31 miliardi di euro…
«Si tratta dell’ unico caso di contratto accompagnato da una clausola rescissoria. Non ne esistono altri», rassicura il Tesoro. Quando la cosa è venuta allo scoperto, spuntando dalla prima trimestrale della Morgan Stanley che fissa al 3 gennaio l’ operazione di rientro dell’ esposizione verso l’ Italia per 3,4 miliardi di dollari, è rimbalzata nella trasmissione televisiva «Ballarò» a cui partecipava il viceministro dell’ Economia, Vittorio Grilli. Interpellato sulla questione da Gianluca Pini della Lega Nord, Grilli ha spiegato che il Tesoro fa normalmente operazioni di swap con banche commerciali per gestire il debito pubblico di fronte alle possibili variazioni dei tassi di interesse e dei tassi di cambio. Alla domanda sul perché l’ Italia avesse deciso di pagare Morgan Staley proprio in una fase di grande difficoltà, Grilli ha puntualizzato: «Abbiamo ripagato un debito. L’ ultima cosa che possiamo fare sui mercati è non rispettare gli impegni». Soprattutto se lo chiedono. Non ci sono altri casi simili, assicura come si è detto, il ministero. Ma nel suo articolo Bloomberg azzarda, questa volta però senza i conti trimestrali alla mano, anche altre cifre. Legate sempre all’ utilizzo di swap e swap-options utilizzati per tagliare i costi del servizio del debito. I cinque principali operatori di swap americani, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JPMorgan Chase, aggiunge l’ agenzia giornalistica statunitense, hanno complessivamente un’ esposizione netta (con contratti ancora in essere) sui derivati con l’ Italia di 19,5 miliardi di dollari. Cifra che, sommata agli importi relativi alle banche europee rese note nel corso degli stress test condotti dalla European Banking Authority, fanno salire l’ ammontare complessivo a 31 miliardi di dollari. Stefania Tamburello CorrieredellaSera
Fin qui tutto bene in fondo che male c’è se si gioca con un candelotto di dinamite…
Secondo Reuters in un annuncio in risposta ad un’interrogazione parlamentare Marco Rossi Doria addirittura il sottosegretario all’istruzione ha comunicato che il Tesoro italiano detiene 160 miliardi di derivati a copertura del rischio quasi il 10 % dell’intero pacchetto di obbligazioni italiane in circolazione 1624 miliardi innocenti swap sul rischio tassi come lo swap interest rate e lo swap option, sottolineando che …
These co-called break clauses are rare in contracts involving sovereigns, and the clause was only present in the Treasury’s contracts with Morgan Stanley, Rossi Doria said. REUTERS!
…queste clausolette di estinzione anticipata a favore della banca sono rarrità nei contratti che riguardano il rischio sovrano e che erano presenti solo nei contratti stipulati con Morgan Stanley, chissà perchè proprio con Morgan Stanley chissà perchè solo con Morgan Stanley. Inoltre sembra che nessuno sappia perchè esiste una discrepanza tra il prezzo pagato a Morgan Stanley ovvero 2,567 miliardi di euro e quanto compare nella relazione della banca presso la US Securities and Exchange Commission, SEC per gli amici.
Nella sostanza abbiamo perso 2 miliarducci nel 2011 e quasi 4 nel periodo 2007/2010, altro che aumento dell’IVA al 23 %!!!!
Scrive a proposito la REPUBBLICA
L’informativa sulla posizione in derivati dovrebbe essere estesa a tutte le amministrazione pubbliche, vista la storia dei danni che i derivati hanno fatto agli enti locali. Perfino l’indagine di due anni fa della Banca d’Italia, peraltro occasionale, fatta a seguito dei vari scandali scoppiati nella Penisola, si limitava a censire i derivati con banche residenti in Italia. Ma è noto che il Tesoro, come altre entità pubbliche, operano direttamente con controparti estere, senza passare per eventuali filiali italiane. Dunque, era una foto, peraltro ingiallita, che riprendeva solo la punta dell’iceberg.
Il Tesoro dovrebbe comunicare regolarmente anche il rischio controparte e la sua concentrazione. In questo caso lo Stato Italiano ha perso la scommessa; ma se l’avesse vinta, come poteva essere certo che Morgan Stanley avrebbe avuto i soldi per pagarla? Questo è il rischio controparte. Ed è enorme: oggi, non più di sette banche controllano il mercato mondiale dei derivati over-the-counter (negoziati direttamente e non in un mercato regolamentato). Per questa ragione, dopo Lehman, è diventata buona prassi esigere il versamento bilaterale dei margini: chi potrebbe subire una perdita per la variazione di valore del derivato, non importa se la banca o il cliente, versa alla controparte un deposito a garanzia. Quale è la politica del Tesoro?
Credo che i cittadini italiani abbiano il diritto di sapere quale sia complessivamente l’esposizione in derivati dello Stato, e con quali banche; soprattutto perché ognuno di noi si accolla 32.500 euro di debito pubblico.
Al di la di questo affascina la tempistica di Bloomberg il giornale del sindaco di New York, quello accorso in soccorso della mano di dio Blankfein, ceo di Goldman Sachs, affascina nel raccontare una qualunque operazione sui derivati cross currency swap o interest rate, operazione utilizzata da tutte le contabilità internazionali, presenti in qualsiasi bilancio statale, affascina soprattutto perchè dietro c’è sempre la mano invisibile della speculazione d’alto bordo, ma si sa Icebergfinanza è un sito complottista che vede speculazioni in ogni angolo!
«Abbiamo ripagato un debito. L’ ultima cosa che possiamo fare sui mercati è non rispettare gli impegni». Soprattutto se lo chiedono… ha detto Grilli.
Semmai le domande dovrebbero andare in direzione del perchè c’era una clausola di risoluzione anticipata a favore della banca e non un consenso bilaterale alla risoluzione del contratto. Inoltre una gestione più trasparente in relazione a queste armi di distruzione di massa non farebbe male soprattutto se come in questo caso qua e la si perde qualche scommessa come è accaduto allo Stato Italiano!
Tornando a noi perchè con Morgan Stanley si e con altri no, solo con Morgan Stanley esiste o esisteva una clausola di risoluzione anticipata…
Navigando su internet ho scoperto che secondo la GAZZETTA DI PARMA il figlio di Monti…
… dopo la laurea in discipline economiche e sociali alla «Bocconi» di Milano (università di cui il padre è stato rettore ed era presidente al momento dell’assunzione di incarico di premier), ha conseguito un Master in Business administration alla prestigiosa Columbia University di New York, dove ha poi conseguito un’ulteriore specializzazione con un Master in Affari internazionali. Mentre era alla Columbia ha lavorato associato per gli investimenti bancari alla banca d’affari Goldman Sachs. La sua carriera lavorativa era iniziata come consulente di direzione da Bain & company, dove è rimasto dal 1997 al 2001. Dopo gli studi alla Columbia University, dal 2004 al 2009, vale a dire fino al suo approdo alla Parmalat, Giovanni Monti ha lavorato prima a Citigroup e poi a Morgan & Stanley: a Citigroup è stato responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo, mentre alla Morgan si è occupato in particolare di transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, alle dipendenze dirette degli uffici centrali di New York. Alla Parmalat è stato confermato nel proprio incarico anche dalla nuova proprietà di Lactalis.
Probabilmente si tratta solo di una coincidenza e anche la tempistica dei vari rapporti di lavoro lo dimostra, solo che questa maledetto viaggio mi ha insegnato a diffidare quando qua e la vi sono evidenti conflitti di interesse che non possono essere cancellati solo con dimissioni temporanee da cariche che vengono da molto lontano, soprattutto quando i principali protagonisti di questa crisi hanno avuto rapporti di lavoro e collaborazione con i principali responsabili di questa depressione umana, ovvero le banche d’affari americane e non solo, ambienti tossici e distruttivi si mormora!
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1. Bankitalia dice che e’ stata “ingannata”, che gli erano stati nascosti documenti, che ‘’non e’ un poliziotto”. Ecco: Visco mente sapendo di mentire. Il report dell’ispezione nel 2010 (6 funzionari per 3 mesi a siena) parla chiaro: “il rischio di investimenti a lungo termine con nomura e deutsche bank non è adeguatamente controllato né riferito dall’esecutivo all’organo amministrativo” - 2. Gabanelli: “bankitalia scrive: “il risk management non riscontra le valorizzazioni dei fondi hedge e di private equity, né le posizioni detenute da numerose controllate estere”. Ed erano appunto le controllate estere a fare le famose operazioni alexandria e santorini, di cui oggi bankitalia dice di non sapere nulla” (neanche la consob, che ha letto i bilanci, ha avuto niente da dire
 

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