Una poesia al giorno leva il virus di torno

La vispa Teresa
avea fra l’erbetta
pestato a sorpresa
volgar sigaretta

e tutta giuliva,
sbavando saliva
gridò a tutto spiano
“Ce l’ho nella mano”

Ma a lei supplicando
la cicca gridò:
“Ti stai rovinando
ché mal io ti fo’

Se mangi maiale
già vai all’ospedale!
se me aspiri io
ti mando da Dio!”.

Assai addolorata
Teresa abbozzò,
l’avea già aspirata
e il Covid beccò.


vispa-teresa-2.jpg
:barella:
 
Bellissima e molto nota poesia di Antonio MACHADO che penso non necessita di traduzione:
-
Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace el camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estrelas en la mar.
 
Ieri è mancato a Torino a 41 anni Ivan Fassio.


L'ho conosciuto per poco, per le mostre che curava e per i suoi reading poetici.
Più leggo le sue poesie e più le apprezzo.
RIP carissimo Ivan.

Ora mi segno per noi,
Con una piega del legno
Che appena lenisce,
Perché sento il mio petto
Scalfito,
Un malore che indugia
E a tratti infittisce.
Quanto manca il mondo
A chi sogna la vita
Ancora una volta
Con quel soffio
Digrignato incarnito
Nel cuore.
Pazienza,
Tu sola lo dici:
Lo sai:
Con nette parole
Ficcate all'incrocio
Dei corpi me e te.

Ivan Fassio
 
UN ADDIO

E così andasti via :wall:

Mi respingesti :stop:

Ma tu eri mia

E potevo fermarti :baci:

Con la forza dei gesti

Però è meglio così

Indiscreta sei uscita

Senza guardarmi in faccia. :sad:

Non pensare ch’io taccia:

Nel gran frastuono

Dell’abbandono

Accorsero i vicini :invasion:

Ma tu guardavi al cielo

Agli eterni lumini di lassù :violino:

A tutto, ma non a me :depresso:

E non tornasti più. :rottentomato:

Mi odiavi, forse? Sciocco!

Fu una liberazione!

Perché?

Fu come un secco schiocco

Una lunga esplosione :dietro:

Che crea dolore

Che non uccide, ma fa soffrire :brr:

Come il grisù

Atterra il minatore

E nessuno ne ride :cry:

Ma non potrò più averti

E neppure vederti

Se mai ti vidi io

Né un mese, né un giorno né un’ora. :eeh:

Dov’è la tua dimora?

Più nessuno lo sa :mmmm:

Vai per l'eternità.

Dove sarai finita

Dove spendi la vita?

No, non ti ho trattenuta,

Né ne sono pentito :tristezza:

Ho preso il mio partito :vado:

E tu, mia loffia aulente :ciapet:

Dispersa tra la gente

Non tornerai mai più.

:jolly::ihih: :banana:
 
Ultima modifica:
Solo ai veri poeti sono concesse loffie aulenti.......:jolly:
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Gabriele d'Annunzio possedeva uno speciale contaloffie in argento, ereditato da uno zio coltivatore di leguminacee. Lui però lo usava solo come amplificatore per incitare i suoi alla pugna, trascurando volutamente che l'uso precedente sconsigliasse di avvicinarlo alle labbra. Lo buttò per sbaglio con i volantini durante il volo su Vienna, così nessuno sa più come fosse fatto, salvo l'austriaco che lo ricevette sul capo.
Da quel giorno il vate non fu più lui, e cadde in depressione. La pianista Baccara, sua amante, cercò di consolarlo donandogli un metronomo-termometro, cioè un coso con il mercurio che inserito in loco dava la temperatura ed insieme il ritmo, geniale e piacevole invenzione di un sottufficiale bisex armeno. Pare che il vate abbia usato tale strumento una volta sola, gettandolo subito dopo dalla finestra urlando: Non è la stessa cosaaaa! Si dice sia questo il motivo per cui la Baccara lo gettò poi a sua volta dalla finestra.
Dal volo su Vienna al brusco atterraggio al Vittoriale, questa è la leggenda di un instrumento che cambiò la storia.
(da rivedere, non ci crederà nessuno - sostituire sottufficiale armeno con flautista giapponese - inserire in qualche altro punto il Vittoriale, che ha pagato una sponsorizzazione)
 
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Una delle ultime poesie di Ivan Fassio (1979 – 2020)

Sonno beato
Per il muro di casa si colma di sole.
Sommo è il perché
Che i morti gelosi trattengono
E trattano ancora.
Non spira un soffio di luce
Su chi, dove, quando
Come noi siamo:
Sicuri di questo, pertanto.
L’uomo è sostanza plasmante,
Amante placato di musiche.
Eppure, eppure
Accendo i microfoni:
Concorsi, palestre, lavori
La macchina inferno continua
A ruotare, a girare
Gli orari a spicchi e lancette.
Un viaggio sentimentale:
Peccato che fosse sgualdrina
La vita.
Tutti ti dicono bravo, coraggio!
Poi,
Da ghiacciaie si dà refrigerio
Alle ombre dei salici,
Mentre il tè del deserto è caldo
Bollente.
Non c’è mai racconto
Che sia narrazione,
Finché da occhi ineffabili
Arrivano i segni a sonagli:
Sogni per suono.
I sapienti, da un lato:
Il resto trabocca in preghiera
La speranza d’un Credo.
 
Che dice la pioggerellina autunnale
che t'inzuppa tutto
rompendo le bale?
Passata è la bella stagione
in cui ogni co***one
andava a infettarsi alla disco;
di fuor della nuvola bigia
di fuor della nuvola nera
per quanto capisco
staremo col cupo bavaglio
e grave travaglio
finché giungerà primavera
guarnita di gemme e di gale
per chi sopravvive al Natale.
 

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