Una poesia al giorno leva il virus di torno

Contributo alla statistica
di Wisława Szymborska

Su cento persone

che ne sanno sempre più degli altri - cinquantadue;

insicuri a ogni passo - quasi tutti gli altri;

pronti ad aiutare, purché la cosa non duri molto - ben quarantanove;

buoni sempre, perché non sanno fare altrimenti - quattro, be’, forse cinque;

propensi ad ammirare senza invidia - diciotto;

viventi con la continua paura di qualcuno o qualcosa - settantasette;

dotati per la felicità, - al massimo poco più di venti;

innocui singolarmente, che imbarbariscono nella folla - di sicuro più della metà;

crudeli, se costretti dalle circostanze - è meglio non saperlo neppure approssimativamente;

quelli col senno di poi - non molti di più di quelli col senno di prima;

che dalla vita prendono solo cose - quaranta, anche se vorrei sbagliarmi;

ripiegati, dolenti e senza torcia nel buio - ottantatré prima o poi;

degni di compassione - novantanove;

mortali - cento su cento. Numero al momento invariato
 
Ultima modifica:
Riprendiamo la poesia quotidiana con Alda Merini.

I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
 
Oggi giornata mondiale della Terra.
Una poesia di Rumi, poeta del XIII secolo, esprime molto bene quella comprensione che dovrebbe guidare le nostre azioni.

Se il Cielo non fosse innamorato
il suo seno non sarebbe dolce.
Se il Sole non fosse innamorato
il suo volto non brillerebbe.
Se la Terra e le montagne
non fossero innamorate
nessuna pianta germoglierebbe
dal loro cuore.
Se il Mare non conoscesse l'amore
Se ne starebbe immobile
da qualche parte.
Se il cielo, le montagne, i fiumi e
ogni altra cosa nell'universo fossero
egoisti e avidi come l'uomo e come
lui cercassero di conquistare e accumulare
cose per sé, l'universo non
funzionerebbe.
 
La conoscono tutti, ma ... una ripassata dopo le anticipazioni sul 4 maggio (Ei fu, siccome immobile ..., il Nostro ha anticipato di un giorno :hua: ) vale la pena di godersela in punta di lingua

Aldo Palazzeschi, E lasciatemi divertire!

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi.

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente -!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche.
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.

Bubububu,
fufufufu,
Friu!
Friu!

Ma se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

Bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.

Non è vero che non voglion dire,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!

Ma giovinotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc… Huisc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku… Koku koku,
Sciu
ko
ku.

Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro:
gli daranno del somaro.

Labala
Falala
falala
appoi lala.
Lalala, lalala.

Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì,
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
 
GEORGE GRAY
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

dall'Antologia di Spoon River, E.Lee Masters
 
Il Quattro Maggio

Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette Giuseppi immobile
Dormendo come un ghiro
Così percossa, attonita
L'Italia al nunzio sta


Muta pensando all’ultimo
Euro che le rimane
Né sa quando altra simile

Supercazzola immane
L’infelice penisola
A rovinar verrà.

Dall’Alpi a Lampedusa
Dallo Ionio al Tirreno
Come Schettino invero
Fece un disastro pieno
Di moduli riempiendo

Sia l’un che l’altro mar

Fu vanagloria? Ai posteri[ori]
L’ardua sentenza, noi
Mostriam le chiappe tenere
Al suo senno di poi
Apprendista stregone
Che le fosse riempì.



L‘albero a cui tendeva
la tremolante mano
sì, pareva un banano
ma era un cetriol.



Alessandro Manzucci
 
GEORGE GRAY
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

dall'Antologia di Spoon River, E.Lee Masters
e' forse la poesia più bella di tutta l'Antologia
 
preparazione (C. Bukowsky)

devi bruciare
dalla testa ai piedi
e magari anche da un fianco all'altro
per un po' di tempo
e avere le viscere
strapazzate da uno
spaccone
e da donne demoniache,
devi correre
sull'orlo della
pazzia
vacillando,
devi bere un
fiume di alcol,
devi morire di fame
come un gatto randagio
d'inverno,
devi vivere
con l'imbecillità
di almeno una dozzina di
città,
poi forse
forse
forse
potrai capire
dove sei
per un breve
impercettibile
attimo.
 
LA CREAZZIONE DER MONNO
(Giuseppe Gioachino Belli)
-
L'anno che Ggesucristo impastò er monno,
Ché ppe impastallo ggià cc'era la pasta,
Verde lo vorze fà, ggrosso e rritonno,
All'uso d'un cocommero de tasta.

Fesce un zole, una luna, e un mappamonno,
Ma de le stelle poi di' una catasta:
Sú uscelli, bbestie immezzo, e ppesci in fonno:
Piantò le piante, e ddoppo disse: "Abbasta".

Me scordavo de dí cche ccreò ll'omo,
E coll'omo la donna, Adamo e Eva;
E jje proibbí de nun toccajje un pomo.

Ma appena che a mmaggnà ll'ebbe viduti,
Strillò per dio con cuanta vosce aveva:
"Ommini da vení, sséte futtuti".
 
I numeri

Io mi affiso in voi, o numeri,
e voi mi apparite vestiti di belve, nelle loro pellicce,
con la mano appoggiati a querce divelte.
Voi donate l’unione tra il moto serpentiforme
della spina dorsale del cosmo ed il ballo del bilico,
voi permettete di intendere i secoli, come i denti d’un rapido scroscio di risa.
Le mie pupille si sono ora sgranate in maniera fatidica.
Apprendere che cosa sara’ l’Io, se e’ l’unita’ il suo dividendo.

Velimir Chlebnikov
 

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