LESSONS LEARNT
Qui in calce riporto
il primo post che a inizio agosto 2021 mi costò la sospensione per un mese dal social e mi indusse ad aprire un canale Telegram (
Marco Cosentino). Il post trattava del primo studio di un certo rilievo che iniziava a far luce sul rischio di infiammazioni cardiache dovute ai vaccini covid. Lo studio riportava l'esperienza di una rete di ospedali USA tramite la quale fu possible raccogliere tutti i casi di mio- e pericardite post-vaccino che portarono a un ricovero o a una visita in pronto soccorso (quindi non tutti in assoluto, già per questo i loro risultati erano sicuramente sottostimati). Poco tempo prima, nel giugno 2021, i CDC USA discutevano di un possibile segnale di rischio di miopericarditi in giovani maschi, stimandole intorno a 4.8 casi per milione discutendo sulla ipotetica correlazione. Questo studio le stima invece a 2.8 per 100.000. Oggi sappiamo che il danno cardiaco anche silente è molto più comune e può raggiungere percentuali a due cifre (
Marco Cosentino).
Alcune considerazioni:
(i) negli studi registrativi dei vaccini covid e in particolare di quelli a RNA non c'è traccia di infiammazioni cardiache, probabilmente anche per l'inadeguatezza dei metodi di rilevamento degli eventi avversi (autoriportati dai partecipanti e senza nessun esame laboratoristico, ad esempio la ricerca delle troponina plasmatica prima e dopo vaccino), e questo malgrado i vaccinati fossero ad esempio in Pfizer oltre 20.000, che pare un numero grande ma non lo è;
(ii) vero tuttavia che ad esempio nello studio Pfizer gli ultimi dati a sei mesi prima della sua dissoluzione indicano un eccesso di morti nel gruppo vaccinato, in particolare per cause cardiache. Ma nessuno vi diede peso e tuttora nessuno pare tenerne conto o anche solo essersene accorto;
(iii) lo studio di agosto 2021 è un esempio di farmacovigilanza attiva, con la ricerca di diagnosi specifiche associate allo stato vaccinale, mentre i CDC ancora si baloccavano con le segnalazioni spontanee, che notoriamente sono gravate da tassi di sottosegnalazione del 94-98% in tempi normali. C'è da sospettare, che in era vaccini covid, non pochi abbiano avuto la sensazione che non era così indispensabile segnalare, anche al netto dei sistemi di farmacovigilanza che poi fanno da collo di bottiglia. AIFA ad esempio fu capace di "scremare" circa un migliaio di decessi segnalati post-vaccino riducendoli a circa 29 decessi con qualche forma di correlazione, che sono sempre troppi ma insomma...;
(iv) e infine, indubbiamente i vaccini covid devono ringraziare tra l'altro la solerzia dei social, che si affrettavano a sopprimere la divulgazione delle prime informazioni che una ricerca scientifica comunque "orientata" stava tuttavia producendo. Il blocco di un mese con cancellazione del post che mi capitò ad agosto 2021 fu solo il primo di una serie che a un certo punto mi oscurò il profilo per sei-sette mesi su dodici. Oggi è la stessa OMS, attraverso la revisione del trattato pandemico attualmente in corso, a definire il controllo dell'informazione sanitaria come una priorità onde bloccare qualsiasi voce dissonante o anche solo dubbiosa, il Digital Service Act ha imposto una stretta all'informazione in rete e in questi giorni paesi come la Francia si apprestano a varare norme che sanzionano chiunque "sconsigli" terapie mediche che "siano "evidentemente idonee" sulla base delle attuali conoscenze mediche" (
Giubbe Rosse).
Solo per dire che al prossimo giro potremmo non avere più la possibilità di essere ancora qui a raccontarci determinate cose. E allora sì che forse qualcuno sarà soddisfatto e potrà concludere che abbiamo giocoforza imparato la lezione.