condussi una "battaglia" peraltro perdente sulle indennità di carica accademiche, prima fra tutte quella di rettore. Con grande abilità il rettore di allora, figura di altissima caratura e straordinaria intelligenza politica, mi impantanò in una commissione che avrebbe dovuto redigere un regolamento sulla questione, insieme a un funzionario amministrativo oggi dirigente e a un collega economista. Ricordo di quest'ultimo in particolare la replica a quella che ritenevo fosse una delle argomentazioni più forti a favore delle mie posizioni, ovvero che in un'università piccola come la nostra era inammissibile che l'indennità del rettore fosse il triplo do quella del rettore della statale di Milano. La sua risposta fu pronta, precisa e fulminante: "Ma il rettore di un'università storica e importante in una grande città come Milano gode di molteplici benefici "di ritorno"