TUTTI I CORVI SONO NERI
E i vaccini per il covid non hanno effetti seri.
Il paradosso dei corvi fu sviluppato negli anni '40 a dimostrazione dei limiti del procedimento logico induttivo (
Il paradosso dei corvi - Scuolafilosofica). Qui ci interessa sottolineare come, per falsificare la proposizione, a fronte di milioni di corvi neri basti un corvo bianco.
La questione ci è tornata in mente leggendo l'ennesimo studio epidemiologico osservazionale sulla sicurezza dei vaccini covid. Pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications e condotto in Corea su oltre nove milioni di individui, lo studio esamina il rischio di malattie autoimmuni del tessuto connettivo dopo vaccini covid (
Long-term risk of autoimmune diseases after mRNA-based SARS-CoV2 vaccination in a Korean, nationwide, population-based cohort study - Nature Communications). I risultati mostrano dopo il primo ciclo un aumento del 16% di sviluppare lupus eritematoso sistemica, e dopo la terza dose un aumento del 12% di alopecia areata, del 16% di psoriasi e del 14% di artrite reumatoide. Lo studio ha alcuni pregi. Il maggiore è che non mette un limite all'osservazione post-vaccino, arrivando oltre i 600 giorni. Ha poi il pregio di esaminare, quale conferma della validità dei risultati, alcuni effetti avversi noti per essere associati ai vaccini covid, e precisamente le miocarditi (7,2 volte in più), le pericarditi (2,75 volte in più) e la sindrome di Guillain Barré (1,62 volte in più). Esamina poi alcune patologie che non dovrebbero essere associate ai vaccini covid, e qui va tutto bene per le perforazioni timpaniche (0,84) che paiono addirittura ridursi con i vaccini covid. Meno bene invece con i tumori benigni della pelle (il 2% in più, ai limiti della significatività statistica) e con il melanoma in situ (21% in più, non statisticamente significativo ma con un intervallo di confidenza al 95% il cui limite superiore giunge al 229%). E infine mostra tutti i suoi limiti ove ritrova addirittura delle riduzioni di rischio nei vaccinati, che oltre alle perforazioni timpaniche riguardano, dopo il primo ciclo, l'alopecia cicatriziale, la psoriasi (che invece aumenta dopo la terza dose), la malattia di Behcet e l'artrite reumatoide (anche quest'ultima aumenta dopo la terza dose).
Due considerazioni conclusive. La prima: gli autori finiscono per affermare che non pare ci sia un rischio per la maggior parte delle malattie autoimmuni del connettivo, ma - appunto - non tutti i corvi sono neri. La seconda: se ancora oggi non concludiamo nulla sulla massima parte dei rischi di questi prodotti malprogettati e peggio sviluppati, è colpa della mancanza di studi sperimentali di base e clinici. Questo ennesimo studio epidemiologico osservazionale associativo mostra come anche su grandi insieme di dati e malgrado il disegno dello studio apparentemente ben congegnato sia possibile trovare tutto e il suo contrario. Il che va benissimo a chi i vaccini covid li produce e a chi li ha scelti politicamente e pregiudizialmente dando loro la patente aprioristica di "efficaci e sicuri". Andrebbe bene anche a noi, peraltro, se non avessimo vissuto i tempi degli obblighi e dei ricatti o anche se fossimo certi che questi non torneranno più. Ma di questo c'è da dubitare.