Vaccino

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"Vaccino Covid, Asl4 Chiavari (GE) raccomanda "​


Sta circolando online un documento ufficiale dell’Asl4 di Chiavari (Genova)
che sta sollevando molte domande e non poca incredulità.

Si tratta di una nota interna del Servizio di Prevenzione e Protezione
indirizzata al personale sanitario coinvolto nella manipolazione e somministrazione del vaccino Comirnaty Pfizer-BioNTech.

Il documento, datato 31 dicembre 2020, riporta in dettaglio
le procedure operative da seguire in caso di rottura accidentale di una fiala di vaccino.

Le istruzioni prevedono misure di sicurezza tipiche di una gestione di materiale potenzialmente pericoloso.

Il personale deve delimitare l’area, ventilare l’ambiente, e indossare dispositivi di protezione
come grembiule impermeabile, sovrascarpe, guanti, maschera FFP2, visiera e manicotti.

Successivamente è richiesto di rimuovere i frammenti della fiala,
utilizzare materiale assorbente per il liquido e decontaminare l’area con ipoclorito di sodio, cioè candeggina.

Tutto il materiale usato deve essere smaltito come rifiuto speciale.
 
Il documento, firmato dall’ingegner Gianfranco Venturino,
si conclude con un invito a contattare il servizio per eventuali chiarimenti.

Tuttavia, a colpire l’opinione pubblica non è la formalità del linguaggio tecnico,
bensì la discrepanza tra le precauzioni richieste in caso di fiala rotta
e la rassicurazione con cui milioni di persone si sono sottoposte alla vaccinazione
.

Molti si chiedono come mai, se il contenuto del vaccino è considerato sicuro una volta iniettato,
sia invece necessario un protocollo di decontaminazione da materiale biologico in caso di semplice rottura.

La nota, nata con intento prudenziale,
finisce così per alimentare dubbi e perplessità su ciò che davvero contenevano quei preparati
e sul livello di trasparenza adottato nella loro gestione.


Un paradosso che, a distanza di anni, riaccende il dibattito sulla comunicazione e la fiducia nelle istituzioni sanitarie.
 
Ho letto anche di sospetti doping o integratori. Bisogna indagare bene in TUTTE le direzioni, non solo in quelle che non prevedano uso di liquame
 
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AUTOIMMUNITA' VACCINALE
E così, un po' a sorpresa, quando forse ormai in pochi se lo sarebbero aspettato, viene pubblicato - e per di più su una rivista autorevole come Circulation - uno studio davvero imponente, angloislandese (che include peraltor anche un autore italiano), che caratterizza in clinica e in un modello animale il meccanismo che causerebbe la miocardite da vaccino COVID-19a RNA.
Scrivono gli autori che "le cellule T di pazienti con miopericardite acuta riconoscono epitopi Spike codificati dal vaccino omologhi a quelli delle proteine cardiache. Uno di questi epitopi, che mima una sequenza amminoacidica di un canale del K+ espresso dai cardiomiociti, ha indotto miopericardite acuta nei topi. Quando sono state analizzate le risposte funzionali al canale Kv2, i pazienti con miopericardite acuta dopo la vaccinazione con RNA, ma non i pazienti con COVID-19, hanno mostrato un pattern espanso di produzione di citochine simile a quello osservato nei topi con miopericardite acuta e nella miocardite autoimmune. Fondamentalmente, l'autoimmunità delle cellule T segrega nei linfociti T che esprimono cMet (fattore di transizione epiteliale c-mesenchimale) cardiotropico ed è prevenuta dall'inibizione di cMet, suggerendo che l'imprinting cardiaco, consentito dalla biodistribuzione unica del vaccino a RNA, sia necessario per lo sviluppo di miopericardite acuta."
In altri termini, il meccanismo promosso in questo studio sarebbe legato alla somiglianza tra un pezzo di Spike e un pezzo di proteina cardiaca che svolge la funzione di canale per il potassio. Molto interessante il fatto che la medesima risposta immunitaria la si nota nelle persone con COVID-19 ma in costoro non si manifesta miopericardite acuta. Ipotizzano gli autori che oltre alla somiglianza molecolare siano in gioco altri fattori tra cui la biodistribuzione sistemica del vaccino, che viene iniettato, diversa e di regola molto più estesa e penetrante di quella del virus, che viene inalato, nonché fattori forse anche di natura immunologica e genetica. A dire insomma che con qualche ulteriore ricerca forse si potrebbero identificare marcatori indicativi delle persone a maggior rischio di sviluppare miopericardite acuta da vaccino. E comunque, con buona pace dei grandi studi epidemiologici che ammoniscono sul maggior rischio di miopericardite acuta dopo COVID-19 rispetto al vaccino, questa ricerca pare suggerire cose diverse.
Due ultime considerazioni: questi ricercatori non si occupano dell'eventuale presenza della proteina Spike nelle lesioni miocardiche, riportata invece in altri studi. Perdiamo così l'occasione di saperne di più sul possibile ruolo di questa proteina come indicatore del coinvolgimento dei vaccini nel danno cardiaco. Altra cosa: gli autori non pare abbiamo conflitti di interesse di rilievo e lo studio è realizzato con fondi pubblici istituzionali. Non specificamente dedicati alla ricerca sui vaccini, sarebbe forse chiedere troppo, ma insomma bravi costoro a orientarsi su questo tipo di ricerca di cui da sempre si sente il bisogno, A testimonianza del fatto che talvolta volere pare davvero corrispondere a potere.


Non so cosa potrà capire il culex con l'IA 4.0
 

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