Vaccino

Ma questo post non era dall'altra parte??
Più che rassegnarmi me ne torno nel limbo ci sono personaggi che meglio perderli che trovarli.

Il mio "rassegnarti" è da intendersi come un "tanto non accetterai mai nulla che non vuole o non può accettare".

Lo scambio di vedute che ha avuto con te sull'efficacia del vaccino è emblematico e denota chiaramente il tutto.

E' una fortuna che abbia scritto ciò che ha scritto rispondendoti, così chiunque legga può farsi un'opinione in merito ;)
 
Adesso, come sempre, riprenderà questo post e farà il suo taglia-e-cuci ad cazzum...poi, non contento, chiederà ancora di ri-postare studi, documenti e dati che puntualmente non riconoscerà come validi.

E questo solo perchè è arrivato "ieri" ed essendo casualmente svogliato non ha voglia di andare a cercarli qui sul forum, quindi chiede ossessivamente agli altri di fare questo per lui, come se io ed altri dovessimo qualcosa a questo tizio che arriva sul forum, chiede e pretende dopo oltre due anni che dibattiamo sulla questione.

Io ed altri non ti dobbiamo indicare proprio nulla, se vuoi te li cerchi e te li leggi, diversamente resta "cieco" come sei che va benissimo lo stesso :consolare:
 
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IL COMMENTO | Ci sono le prove, ci sono le testimonianze, ci sono i protocolli che si adottavano e con i quali si portava alla morte il maggior numero possibile di persone.

Ciò non avveniva chissà dove, avveniva in Italia, dove ora è tutto alla luce del sole. Non era una teoria del complotto, non erano fantasie, ecco il protocollo che fa seguito ai racconti di pazienti e familiari ricoverati per Covid 19. Sì, negli ospedali italiani si decideva chi salvare e chi portare alla morte. Non è una tesi, ci sono le testimonianze video di chi si è salvato, così come quelle di medici e infermieri che si sono rifiutati di legare ai letti i pazienti malati ed ucciderli.


Per quanto le mie siano parole siano molto forti e molto dure, le metto per iscritto con la coscienza pulita, perché ripeto, ne abbiamo testimonianza diretta attraverso i video interviste realizzati dalla collega Raffaella Regoli per Fuori dal Coro. Programma (che piaccia o meno), che ha raccolto queste testimonianze e le ha rese pubbliche sotto forma di intervista video.

Ma permettermi una considerazione. Se non ci impegneremo per avere giustizia, non ci sarà giustizia. E su questo aspetto sono molto preoccupato perché vede un distacco impressionante dall’argomento: oggi è più rilevante la fantomatica identità digitale della voglia di giustizia. Nessuno si offenda, è la verità. O almeno è quella che ogni giorno riscontro massicciamente.

Giusto prestare attenzione a tutto ciò che accade e che può accadere, pur sempre senza cadere nella trappola del terrorismo. Deleterio dimenticare ciò che accaduto. Se non ci sarà giustizia per il Covid, di noi potranno fare ciò che vogliono anche in futuro.

Davide Zedda

Sito web www.davidezedda.com
 
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Come volevasi dimostrare, non accetta nulla che non sia quello che decide lui sia vero e giusto.

Ribadisco: è una fortuna che scriva ciò che scrive, per tutti.
 
A seguito delle numerose “morti improvvise” che, dal nord al sud, si verificano con spietata frequenza.

L’invito alla riflessione cerca di stimolare la riflessione
laddove sembra quasi che regni sovrana l’ideologia di un pensiero unico,
volto a sopprimere qualunque legittimo dubbio su ciò che si discosta dai salotti del potere.

Non voler prendere in considerazione i devastanti effetti avversi subiti
da chi si è prestato alla sperimentazione di massa, sembra quanto mai criminale.

Assistiamo impotenti a qualcosa di inquietante e tragico.

Esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutti i feriti dalle politiche crudeli e inumane condotte senza alcuna pietà,
ai danneggiati, ai familiari dei deceduti che volontariamente e in mala fede sono stati usati come cavie da un sistema corrotto.

Consideriamo inaccettabile la totale assenza di democrazia e l’imperio di un pensiero unico sprezzante della vita.

Consideriamo altresì vergognoso il silenzio di una magistratura che dovrebbe servire la Giustizia.

Come scriveva Gustave Thibon

“Vediamo spuntare l’ala dubbia e bastarda d’una civiltà
in cui la preoccupazione sterilizzante di sfuggire alla morte
porterà gli uomini a dimenticare la vita.”


Riflettiamo!
 
Credi di essere intelligente dicendo che

un vaccino funziona pure se poi ti contagi,

una persona col pene è madre,

la pioggia nasce dalla siccità,

il freddo dal riscaldamento terrestre,

la pace dall'uso di armi.


Ma hai il senso logico di un'ameba e parli solo perché sei un servo.
 
I morti covid si potevano evitare
se non si fosse deciso di applicare lo sciagurato protocollo ministeriale della Tachipirina & vigile attesa.

A dirlo non è il solito sito complottardo no vax, ma niente meno che il presidente di Aifa Giorgio Palù.



Invitato a Porta a Porta per la trasmissione celebrativa della fine della pandemia il 10 maggio scorso,
ha detto cose condivisibili sugli errori della strategia ministeriale e comunicativa utilizzata in pandemia.

Peccato che Palù sia un complice di quel sistema di potere che ha negato fermamente ogni tipo di cura,
mettendo alla gogna anche i medici bravi che le portavano avanti sul territorio,
per unirsi alla narrativa ufficiale del vaccino come unica salvezza a disposizione.

E con quanto emerge dagli Aifa leaks sappiamo a che cosa fosse finalizzato tutto questo:
cioè ad affermare i benefici dell’inoculo persino accettando il rischio di accantonare gli effetti avversi che via via emergevano.


Tutto ha inizio quando Bruno Vespa
gli chiede se sono stati commessi degli errori e se dobbiamo rimproveraci qualcosa.

E lui ha risposto in qualità di virologo qual è,
quasi come se tra lo scienziato e la guida dell’ente di controllo del farmaco,
ci fossero due anime in un corpo solo.

«Gli errori si fanno – esordisce - in alcune cose abbiamo fallito».

E in particolare su che cosa avremmo fallito?


«Non abbiamo dato ascolto ai governatori che dicevano di vigilare alle frontiere»
Poi però, il discorso di Palù fa riferimento ad alcuni aspetti più medici.


«Non abbiamo considerato sbagliato – per esempio parlo di studi clinici -
che negavano l’efficacia di un farmaco già dimostrato molto attivo nei confronti di precursori del Sars Cov 1 e Maers».

Non tragga in inganno la doppia negazione e la successione delle parole secondo uno stile colloquiale.

Palù qui si sta riferendo al cosiddetto Lancet gate, il caso dello studio di Lancet,
che smontava l’utilizzo dell’idrossiclorochina nella cura del covid.


Lo studio poi fu ritirato dalle pubblicazioni per molti vizi,
primo dei quali quello legato al fatto che fosse completamente assente di verifiche.

Ma ormai il destino del farmaco era segnato per sempre
e uscì da tutti i protocolli di cura
nonostante i successi evidenti testimoniati da molti curanti.



Insomma, detta così, en passant, il capo dell’Aifa
ammette
che fu sbagliato non considerare l’utilizzo dell’idrossiclorochina nel trattamento del covid.

Eppure, di medici che la utilizzarono con successo ce ne furono,
e tra questi veri e propri simboli della lotta al covid, come il dottor Paolo Gulisano (QUI)
e il professor Luigi Cavanna di Piacenza che fu tra i primi a curare precocemente a domicilio
proprio con il tanto dileggiato farmaco guadagnandosi nel maggio 2020 la copertina del Time.


Poi Palù prosegue e fa altre due importanti ammissioni.

«In alcune condizioni si sarebbe potuto capire prima che il virus era a diffusione nosocomiale»
e cita ancora una volta il Sars Cov 1:

«Lo capimmo subito nel 2003 quando tutto l’ospedale di Toronto si era infettato».

Eh sì, la diffusione in spazi angusti e comuni
sembra essere stato il veicolo principale della diffusione del virus.

E noi che cosa abbiamo fatto?

Abbiamo chiuso la gente in casa in lockdown
in modo che si contagiasse per bene,
poi non abbiamo curato come si sarebbe dovuto
e abbiamo così costretto il paziente ad andare in ospedale
dove l’effetto contagio è decuplicato.

In questo modo abbiamo contagiato sanitari e pazienti non positivi
che hanno preso il covid in ospedale.



Ma è con la terza affermazione che Palù raggiunge la vetta.

Ed è quando dice che i medici finalmente
«capirono che si soffocava per tromboembolia
e quando si è capito che bisognava usare gli antinfiammatori
che sono stati un aiuto importantissimo.

Non serviva certo la Tachipirina e la vigile attesa».



Eureka, verrebbe da dire. O: meglio tardi che mai.
 

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