Analisi Intermarket .

si ............quasi
il dollaro è forte e la tua analisi è giusta.............ma gli usa come entrano poi escono........
le banche sono a scenario dafault ?
caro siamo solo agli inizi..... dobbiamo ricapitalizzare x fine anno mps e unicredit e ci vogliono ca 20 mld...............una cifra enorme
e vi sono grosse difficolta a reperire sul mercato questi capitali .......poi vi sono una serie di banche ancora in difficoltà e da ricapitalizzare x il 2017.............e poi vogliamo parlare delle banche venete.
Queste hanno distrutto il risparmio di 110000 risparmiatori ........ca 15 mld ed inoltre molti di questi sono imprenditori che
hanno case e capannoni sottoposti a procedura giudiziaria............perderanno tt.
quindi lo scenario non è ancora iniziato...........tt questo indipendentemente dai 15800 che tu vedi impossibili da raggiungere
vedremo
tranquillo alla fine per far si ke nn usciamo dall'euro- altrimenti il giokatttolo si guasta- i tedescki una bad bank la faranno fare- perche anke loro stanno peggio di noi con le banke-- a marzo staremo a 20000 di indice-
 
Mi inserisco nella discussione perchè mi appassiona. Il quesito è volutamente fuorviante, si riducono 100 senatori riducendo il costo del senato di 50 milioni su un bilancio di oltre 600 milioni (conti della ragioneria dello stato). Tanto per fare un esempio, la medicina difensiva negli ospedali, può essere combattuta con tre parole su una legge ordinaria, costa 80 miliardi di euro al ssn (il 10% del costo totale). Stiamo parlando di 50 milioni, cioè nulla, una caccola, uno sputo. Tanto per rendere l'idea. A fronte di questo sputo di risparmio, cosa andiamo a sacrificare? Il diritto di voto per il senato! che dicono non conterà niente, ma invece conterà tantissimo! Vedi le leggi comunitarie e costituzionali! Che diamine vi pare poco??
Dici che la legge elettorale non c'entra con il referendum, allora perchè si sono emssi d'accordo per cambiarla DOPO?

Restiamo immobili allora come abbiamo fatto negli ultimi 60anni.
 
Restiamo immobili allora come abbiamo fatto negli ultimi 60anni.

Questa è un'argomentazione insostenibile, cambiare qualcosa tanto per cambiare non ha semplicemente senso. Ti ricordo che negli ultimi 60 anni siamo stati anche una maggiori potenze mondiali. Cambiare per cambiare in meglio si, cambiare per andare in peggio assolutamente no.
 
Ciao Fib, ma anche con un mercato Americano così forte che non fa altro che crescere???
Appena in America alzano i tassi si smobiliteranno ingenti capitali in forte guadagno per rifugiarsi nei titoli di stato dove si rosica poco ma si sta più tranquilli e si scenderà per far diventare le quotazioni più appetibili.....quanto e fin dove lo vedremo.....ma ricordiamoci che i gaps vanno chiusi.
 
BICAMERALISMO "IMPROPRIO" (O ASIMMETRICO)? NON IN NOME DI MORTATI (semmai dello Statuto albertino)! [/paste:font]



Per chi è a Roma, o può raggiungere Roma, sabato prossimo, con Cesare Pozzi e Vito Poli, discuteremo della Costituzione partendo da "La Costituzione nella palude". Quindi, partendo dall'€uropa per arrivare ai nostri giorni: gli effetti di desertificazione sociale, demografica e industriale, e infine "istituzionale", del "vincolo esterno".
Ci vediamo dunque, sabato, dalle ore 16,00, a via Casal Bruciato 11, a "La Cacciarella".

1. Chi segue questo blog sa che la riforma costituzionale attuale, schematizzata come "riforma del Senato" (e per un insignificante risparmio sui "costi della politica") è in realtà, per espressa ammissione della relazione governativa, una riforma teorizzata, progettata e "resa necessaria" per adeguarci al tipo di governance imposta dall'appartenenza all'UE e, più specificamente, all'unione monetaria.




2. Se queste finalità principali, anzi essenziali, della riforma, specialmente in questo momento storico, siano convenienti per la democrazia e per il ritorno alla crescita in Italia, lo si può capire dallo stato crescente di malessere sociale e di svuotamento (tipicamente neo-liberista) del processo elettorale, per di più svolto sulla base di leggi elettorali che negano la rappresentatività del parlamento (v.qui, in specie p.3. a), e links inclusi), - e che, come tali, sono state sanzionate dalla Corte costituzionale.
Ma lo si percepisce istituzionalmente anche, e dal punto di vista economico-strutturale (cioè in un modo che non è attribuibile a una fase ciclica transitoria), a seguito dell'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, ad opera del governo Monti, proprio per recepire con straordinaria solerzia il fiscal compact; quest'ultimo, a sua volta, si applica de facto solo all'Italia, come abbiamo constatato nella realtà applicativa di 5 anni di richiami e rimproveri della Commissione UE.
Rammentiamo, da questo post sulle "basi" di comprensione della "vera posta in gioco":
ADDENDUM: la propaganda mediatica dilagante, oscura il fatto, di evidenza palmare, che i diritti fondamentali della prima Parte (artt. 1-12 Cost.), esigono che lo Stato si attivi, cioè intervenga ad attuarli con "effettività", legiferando e amministrando in senso pro-lavoristico: art.1 Cost.
E' quindi un alibi dire che, dal punto di vista testuale, questi diritti non vengano "toccati" dalla riforma e, in generale, dal vincolo €uropeo che si vuole costituzionalizzare: se si smantella, - per via di consolidamento fiscale assurto a valore supremo dell'ordinamento, via dell'art.81 Cost. e delle "politiche €uropee"-, ogni effettivo intervento dello Stato, quei diritti fondamentali rimangono previsioni meramente teoriche e enfatiche. Esattamente come si cerca di affermare da qualche recente decennio di ordolibersimo €uropeo dominante.


3. Dunque, come il vincolo dell'euro appare una camicia di forza fatta su misura per l'Italia, molto più che per qualsiasi altro Stato-membro, così, la riforma costituzionale concepita nella filosofia di governance €uropea e fondata sul presupposto del fiscal compact e del patto di stabilità interna che impone a regioni e enti locali la più rigida austerità distruttiva del nostro territorio, si attua in pratica sempre e solo per l'Italia.
La finalità sostanziale della riforma, che passa per i nuovi art.55 e 70 Cost., e non per l'art.117 (precedente e attualmente proposto), è dunque quella di ratificare, cristallizzandola in Costituzione, la sottomissione dei massimi organi di decisione politica, cioè le Camere elettive (il nuovo Senato tra l'altro perde questa connotazione) ad un indirizzo politico, quello €uropeo, che non solo si forma al di fuori del territorio e della volontà del popolo italiano, ma che diviene vincolante al di là di qualsiasi esito elettorale (rendendolo per sempre irrilevante, finché fosse in vigore questa riforma della Costituzione).
Quale che sia la maggioranza per la quale gli italiani si sono illusi di votare, la nuova Costituzione ne prescinde e, con le sue espresse previsioni, vincola le Camere a votare le norme che sono deliberate in sede UEM.
Anche perché vincola le stesse Camere, sempre di più, a essere solo un organo di ratifica delle decisioni di un governo, sì dominante sul potere legislativo, ma che diviene il consiglio di amministrazione esecutivo di una controllata da parte della maxi-holding di Bruxelles (i cui azionisti sono le lobbies degli oligopoli finanziari e finanziarizzati che dominano i processi decisionali UE).

4. E queste norme europee, espropriatrici della sovranità popolare sancita dall'art.1 della Costituzione, sono quelle che caratterizzano veramente l'azione di governo, appunto di qualsiasi governo immaginabile, intervenendo su tutto il campo dei diritti fondamentali previsti nella I Parte della Costituzione: il lavoro (artt.1, 4 e 36 Cost.), inteso come livello di occupazione e di retribuzione, vincolati a scendere per attuare la deflazione salariale conservativa della moneta unica, il diritto alla salute (art.32 Cost.), l'istruzione pubblica (art.33), il diritto ad una previdenza dignitosa e adeguata (art.38), la stessa eguaglianza sociale e di partecipazione politica (art.3, comma 2, Cost.), che sono svuotate dal drastico deterioramento delle condizioni di lavoro e di bisogno di una popolazione spaventosamente impoverita.

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Una curiosa vulgata, però nasconde questa vera posta in gioco insita nella riforma costituzionale e ci racconta della (inspiegabile, dal punto di vista scientifico-economico) connessione tra abolizione del bicameralismo perfetto e ritorno allo sviluppo.
La via, parrebbe, sarebbe quella della semplificazione e accelerazione del processo legislativo che deriverebbe da un sostanziale monocameralismo (almeno per quanto riguarda la fiducia al governo, il voto sulla leggi in materia finanziaria e fiscale e tutte le principali "manovre" economiche imposte dall'€uropa).
A sostegno di questa indimostrabile affermazione, viene tra l'altro, persino chiamato in causa Costantino Mortati, a cui viene attribuito il giudizio per cui il Senato sarebbe stato un "inutile doppione" della Camera, facendone conseguire che Mortati avrebbe predicato perciò il monocameralismo (o qualcosa che comunque assomigliasse all'attuale riforma).
5. Come si arrivi a questa diffusissima iperconvizione, dilagante in articoli, dibattiti e convegni, può essere ricostruito in base alla catenza delle "citazioni-estrapolazioni" che muovono da quanto sostenuto dal prof.Ceccanti, costituzionalista tra i più accesi sostenitori della riforma.
Egli estrapola un passaggio di Mortati in un'intervista del 1973 (che, in realtà, conseguiva alla prima forma di realizzazione del regionalismo, avvenuta in Italia con una serie di decreti legislativi del 1972 e che quindi era ben spiegabile nel contesto storico dell'epoca, chiarendo il presupposto logico-istituzionale di quell'intervista). Cita Ceccanti:
Se facciamo un ulteriore salto all’indietro riprendiamo alcune frasi importanti di uno dei più importanti padri della Costituzione, Costantino Mortati, nella nota intervista al periodico “Gli Stati del gennaio 1973: «Un’esatta valutazione della nostra Costituzione esige che si distingua la parte che si potrebbe chiamare sostanziale … dall’altra dedicata all’organizzazione dei poteri … Non mi pare contestabile che essa, nella formulazione dei principi racchiusi nella prima parte, sia riuscita particolarmente felice, tale da porla ad un livello superiore delle altre Costituzioni emanate nello stesso periodo di tempo … (mentre) volgendo lo sguardo ad auspicabili riforme costituzionali … ricordo che alla Costituente io, quale relatore della parte del progetto di Costituzione riguardante il Parlamento, fui tenace sostenitore di un’integrazione della rappresentanza stessa che avrebbe dovuto affermarsi ponendo accanto alla Camera dei deputati un Senato formato su base regionale … Una Camera che fosse rappresentativa dei nuclei regionali offrirebbe il grande vantaggio di fornire quello strumento di coordinamento fra essi e lo Stato che attualmente fa difetto, e che invece si palesa essenzialmente per conciliare le esigenze autonomistiche con quelle unitarie. Non sono da nascondere le difficoltà pratiche offerte da questo tipo di rappresentanza, ma sembra che sia in questa direzione a cui bisogna avvicinarsi per dare una ragion d’essere a una seconda Camera, che non sia, come avviene per l’attuale Senato, un inutile doppione della prima.»
Da questo passaggio, al più, si può arguire che Mortati fosse favorevole ad un Senato "regionalistico", non certo che propugnasse alcuna delle soluzioni di diminuzione del suo status deliberativo e in favore della sua non elettività popolare diretta, propugnate oggi.
6. Per smentire che Mortati fosse un sostenitore del monocameralismo ovvero di una forma di bicameralismo fortemente asimmetrico (che egli definisce "improprio" parlando di "deminutio", per respingerlo, pagg.470-471 delle sue "Istituzioni", v.poi), in cui il Senato fosse un organo di mero (inefficace e inefficiente) controllo, a posteriori, del lavoro legislativo essenzialmente svolto dalla sola Camera, con qualche competenza deliberativa residuale, (come in effetti dispone questa riforma), basta il senso logico del brano estrapolato e sopra riportato: Mortati non vuole degradare il Senato e lo considera un "inutile doppione" soltanto perché, nell'esercizio delle sue paritarie competenze deliberative, non risultava sufficientemente rappresentativo dei "nuclei regionali", non a caso così denominati perché allora finalmente nascenti nella forme che oggi conosciamo.
7. Ma non basta: questo è l'intervento di Mortati in Costituente - quello in sede di Commissione dei 75, ergo il più rilevante per comprendere la sua posizione di "base" - proprio come relatore sulle norme relative al Parlamento.
Della visione dell' "inutile doppione" non v'è traccia, precisando che la "funzione ritardatrice" era obiettivamente assunta come un risultato positivo di miglior ponderazione qualitativa delle leggi e che mai, per un momento, Mortati indulge ad aperture verso il monocameralismo o verso un bicameralismo fortemente limitato, a sfavore della seconda camera, specialmente sulla legislazione finanziaria, di cui non ravvisa i presupposti storici ed istituzionali:
[Il 3 settembre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione inizia la discussione generale sull'organizzazione costituzionale dello Stato partendo dalla relazione dell'onorevole Mortati.
Vengono qui riportate, per questa e per le successive sedute, solo le parti relative all'articolo in esame, e più precisamente quelle riguardanti la forma bicamerale o monocamerale; le parti riguardanti invece la composizione e le modalità di elezione del Senato vengono riportate a commento degli articoli 57, 58 e 59, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo delle sedute.]
 
BICAMERALISMO "IMPROPRIO" (O ASIMMETRICO)? NON IN NOME DI MORTATI (semmai dello Statuto albertino)! [/paste:font]



8. S'è detto anche che Mortati avrebbe anche lamentato di aver dovuto accettare il bicameralismo "perfetto" (che egli, come vedremo, in realtà non condivide, nelle sue Istituzioni di diritto pubblico, enumerando invece le diverse ragioni di differenziazione tra Senato e Camera realizzate nella soluzione costituzionale, cfr; Tomo I, pagg. 471-473, come sempre da rileggere per essere informati dato che egli criticava ogni soluzione che non attribuisse pari "rango" alle due Camere!), per via della pressione "comunista".
In realtà è proprio l'opposto, essendo inizialmente, il partito comunista, sostenitore del monocameralismo (ma con un rigoroso sistema elettorale proporzionale). E Mortati lo dice espressamente alla pag.471 delle sue Istituzioni.
Ma v'è di più.
Il partito comunista cambiò poi idea in Costituente, e fece proprio, sul Senato, una cauta e "compromissoria" apertura al regionalismo - ma non al "federalismo"!- come attesta l'intervento di Laconi in sede di vera e propria Assemblea Costituente il 24 settembre 1947 (Laconi, che chi ha letto "La Costituzione nella palude" sa essere un sincero democratico sostanziale, ben disposto ad accettare la visione keynesiana e la essenzialità della conseguente costituzione c.d. economica), intervento che vi riporto:

"Laconi. [...] Le proposte che sono state presentate, almeno le principali, si muovevano originariamente su due linee: la linea della rappresentanza di interessi, che è stata ieri eliminata attraverso un voto contrario della Assemblea, e la linea della rappresentanza a carattere territoriale, che ha trovato in parte un accoglimento nel progetto di Costituzione e che è variamente echeggiata in diverse proposte che vengono poste in discussione attraverso gli emendamenti.
Ieri l'Assemblea ha respinto la prima di queste proposte e penso che abbia concorso in questo voto anche la considerazione che io ho avuto l'onore di fare ieri e cioè che la proposta dell'onorevole Piccioni presupponeva tutta una Costituzione diversa da quella che invece noi siamo andati elaborando.
Io penso che queste medesime considerazioni valgano anche per tutte le proposte che delineano una formazione della seconda Camera su base territoriale. Le proposte di una rappresentanza su base regionale, o comunque su base locale, conferiscono in sostanza alle Regioni, in quanto tali, un loro diritto di partecipazione alla direzione politica del Paese e muovono quindi da una concezione dello Stato che non è quella che ha trovato accoglimento nel titolo delle autonomie regionali. Le Regioni non sono state da noi configurate come organi di potere politico. Noi non abbiamo creato uno Stato federale per cui oggi debba discenderne naturalmente una rappresentanza delle Regioni nella seconda Camera. Noi abbiamo creato la Regione come ente puramente autonomo ed incluso nell'unità politica dello Stato.
Si dirà che nel progetto attuale si è ricorso ad un compromesso, contemperando la rappresentanza regionale con altre forme di rappresentanza, ma io penso che proprio da questo compromesso scaturiscano i maggiori pericoli.
Se noi ci trovassimo in uno Stato federale e dinanzi ad unità territoriali storicamente determinate ed organiche, che hanno una tradizione storica, probabilmente nell'accogliere anche integralmente il principio della rappresentanza regionale nella formazione della seconda Camera non ci sarebbero dei pericoli; ma qui in Italia, dove nascono delle Regioni con tutt'altra configurazione, io penso che corriamo un grande pericolo a concedere una rappresentanza fissa alle Regioni, corriamo cioè il pericolo di dare la stura domani a tutta una serie di movimenti regionalistici i quali altro scopo non avrebbero se non quello di conquistare a determinate Regioni o talvolta anche a determinati gruppi politici prevalenti in quelle Regioni le rappresentanze senatoriali. Io vorrei che questo punto che è stato così scarsamente toccato da questa discussione, e mi pare sia ancora largamente accettato in questa Assemblea, venisse sottoposto ad una discussione particolareggiata.
Io vorrei far notare ai colleghi che questo premio concesso gratuitamente ad ogni Regione, è un incentivo alla creazione di nuove Regioni, incentivo che può essere favorito anche dal fatto che in determinate zone di certe Regioni possono prevalere determinati gruppi politici interessati ad ottenere questo premio.
È ben noto che in ogni Regione esistono particolari zone in cui un partito è in prevalenza. Chi potrà escludere che questo partito si faccia promotore della costituzione di una Regione la quale domani avrà, per il fatto che si costituisce, il premio gratuito di cinque senatori? Noi verremmo a trovarci inermi di fronte a questo pericolo: quello di vedere da un lato la Regione trasformata in un semplice strumento di competizione politica, e dall'altro lato di veder trasformato il Senato in una Camera che rappresenti unicamente, e nel modo più ristretto, degli interessi locali di piccoli gruppi configurati territorialmente e politicamente.
A nostro avviso il Senato deve rappresentare la nazione in modo indiscriminato. Abbiamo ieri escluso che vi fosse una rappresentanza di gruppi sociali in quanto tali. Io penso che dobbiamo escludere che vi sia una rappresentanza di gruppi territorialmente configurati in quanto tali. La sovranità appartiene al popolo nella forma più indiscriminata.
Non possiamo ammettere che nel quadro dello Stato unitario italiano vi siano enti di qualsiasi natura, sia sociale che territoriale, i quali detengano un determinato diritto per il fatto che esistono, e in nome della loro esistenza e della loro costituzione. Rappresentanza, quindi, indiscriminata. Ma è evidente che se vogliamo che questa rappresentanza indiscriminata risponda a quelle esigenze — che sono state riconosciute anche da noi, e credo dalla maggioranza della Camera — di una maggiore elaborazione della legge; se vogliamo che la seconda Camera risponda a queste esigenze, è evidente che dovremmo avere una rappresentanza opportunamente selezionata".

9. Tornando a Mortati e al suo presunto favor per il monocameralismo o per un bicameralismo fortemente temperato, - che non pare neppure sostenuto nell'intervista del 1973, appunto legata alla maggior rilevanza del regionalismo (quale allora costituzionalizzato)-, a smentire questo assunto, è cioè la "doppia" estrapolazione (del brano dall'intervista e della formula "inutile doppione" dal brano estrapolato), basti pensare che gli studenti che hanno studiato sul suo testo, in epoca certamente successiva al 1973, in esso trovarono una rigorosa confutazione sia del monocameralismo sia del bicameralismo improprio.
Mortati sostanzialmente predilige, e cita, la natura del Senato come Chambre de réflexion, proprio per "facilitare", attaverso di essa, "la soluzione dei conflitti insorgenti tra una delle camere e il governo" (pag.469).

10. Mortati, infatti, dedica due interi paragrafi alla critica del monocameralismo e del bicameralismo "improprio" (i nn.53 e 54, pagg.469-471).
Nel secondo di essi, anzi, al di fuori del contesto di realizzazione del "regionalismo", egli afferma, a confutazione del bicameralismo asimmetrico, proprio un concetto opposto a quello de "l'inutile doppione" (concetto chiaramente rapportato, nell'intervista, alla rappresentanza delle "autonomie" in coordinamento, però, con le esigenze unitarie):
"D'altro canto non è esatto sostenere che il riesame da parte di una seconda camera politicamente intonata nello stesso senso della prima risulti inutile, poiché invece esso può riuscire proficuo sia ad un ripensamento della opportunità politica della proposta di legge, sia ad un suo perfezionamento tecnico".
E (sempre pag.470), suggerendo quella che sarebbe stata, effettivamente, secondo lui, una linea di riforma effettivamente funzionale, senza ricorrere a strumenti di degradazione del Senato come quelli dell'attuale riforma che egli certamente confuta e respinge, aggiunge un passaggio fondamentale anche ai fini di un'eventuale revisione costituzionale:
"L'omogeneità politica delle due camere potrebbe, se mai, indurre a ricercare semplificazioni nello svolgimento di quella parte dell'attività parlamentare relativa alla determinazione dell'indirizzo politico generale: che potrebbero essere raggiunte affidando per esempio alle due camere in seduta comune il conferimento o il ritiro della fiducia al governo, nonché l'approvazione delle leggi di bilancio".
11. Tra l'altro, a difesa della pari dignità del Senato proprio sul piano della potestà legislativa in materia finanziaria, esclusa dalla presente riforma, alle pagg.471-472, aggiunge:
"Nella nuova Costituzione non v'è più traccia della disposizione che si leggeva nell'art.10 dello Statuto albertino, secondo cui era sottratto al senato, perché non di nomina elettiva, ogni diritto di iniziativa, e in conseguenza, di emendamento nella materia finanziaria: ciò perché data la comune origine diretta dal popolo, viene a mancare ogni fondamento razionale per mantenere una situazione di inferiorità a danno di una camera, che trovava la sua giustificazione nell'antico principio dell'autoimposizione...(cioè, dell'accettabilità della tassazione, imposta dai monarchi, previa votazione di assemblee rappresentative distinte tra nobili feudatari e cittadini comuni; cfr; par.50 delle Istituzioni di Mortati).
E ponderazione della "opportunità politica" e del "perfezionamento tecnico" delle leggi - e tutti si rendono conto quanto queste siano delle vere priorità, avvertite da tutti i cittadini e dagli operatori economici e amministrativi- sono le cose che Mortati ha continuato a "insegnare", per via del suo testo fondamentale, ben dopo l'intervista del 1973.
E piuttosto, perché volendo semplificare e razionalizzare il processo decisionale bicamerale, non s'è presa in considerazione, neppure per un momento, la sua ben più lineare proposta sopra indicata, per decenni affidata al testo più importante - e oggi stranamente ignorato- di insegnamento del diritto costituzionale italiano?
 
chiedo scusa per intrusione al padrone di casa...un piccolo pamplet sulla ns costituizione,dal presidente della iv sezione del consiglio di stato a roma,,dott luciano barra caracciolo
 
Questa è un'argomentazione insostenibile, cambiare qualcosa tanto per cambiare non ha semplicemente senso. Ti ricordo che negli ultimi 60 anni siamo stati anche una maggiori potenze mondiali. Cambiare per cambiare in meglio si, cambiare per andare in peggio assolutamente no.
Talloni siamo a anni luce...tu pensi che si cambierà in peggio.TU! Per molti ti assicuro è il contrario.

Ci rinuncio comunque evidentemente hai la forma mentis dei vari Andreotti Forlani Spadolini.....tieniteli!!!!
 
chiedo scusa per intrusione al padrone di casa...un piccolo pamplet sulla ns costituizione,dal presidente della iv sezione del consiglio di stato a roma,,dott luciano barra caracciolo
E capirai quanto sia importante sto Barra famosissimo in tutto il mondo per il suo fondamentale apporto alla repubblica italiana. Opinioni niente altro.
 
eccepisca nel merito,, articolo per articolo punto per punto......,ci esplichi una disamina della costituente.....nn e' cosi difficile......pare che anche lei sia famoso in tutto il mondo...........se si impegna vedra che le riuscira''........' e nn si prenda troppo sul serio....mi raccomando,apporti anche lei il suo enorme contributo alla italica costituzione..vada in parlamento e legiferi
 

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