NoWay
It's time to play the game
la 16 ha scambiato a 25 sul lux
??? Com è possibile?
C'è la (i) di fianco al prezzo... non è uno scambio reale...
la 16 ha scambiato a 25 sul lux
??? Com è possibile?
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).
All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.
SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.
Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.
BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.
Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?
Al momento mi vengono in mente queste:
1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.
2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.
3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.
Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).
All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.
SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.
Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.
BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.
Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?
Al momento mi vengono in mente queste:
1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.
2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.
3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.
Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).
All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.
SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.
Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.
BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.
Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?
Al momento mi vengono in mente queste:
1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.
2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.
3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.
Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.
Febbraio 2013: SNS
Agosto 2014: Bes
Novembre 2015: Banca delle Marche&C.
Sorvolando su altre situazioni (es.: HAA).
All’indomani delle decisioni sulle banche italiche, l’unica cosa saggia è: riflettere e trarre una lezione per il futuro.
SNS ha colto quasi tutti (mi riferisco soprattutto ai forumers) alla sprovvista. Al tempo, non riusciva proprio a farsi strada la consapevolezza che il sistema bancario europeo avesse “svoltato” rispetto alle antiche abitudini. Le grida di allarme non erano mancate, ma erano cadute nel vuoto.
Bes ha mietuto, tra noi, poche vittime. Il ricordo di SNS era ancora vivo. I possibili pericoli erano stati ben evidenziati sui forums, specialmente sul nostro. Le perdite incassate si possono definire fisiologiche.
BdM&C sono state un caso più difficile da inquadrare, per vari motivi.
Innanzitutto perché italiane. Questo semplice fatto ha autorizzato parecchi investitori del Bel Paese a pensare di aver capito tutto. Secondo me l’agonia di una ipotetica “Banca della Garonna o della Bassa Sassonia” sarebbe stata seguita con una prudenza infinitamente maggiore. Rimarrà negli annali la frase che vedeva, per BdM, una soluzione tipicamente italiota, a “tarallucci e vino”.
L’altra complicazione è venuta dalla sovrapposizione di almeno 3 dei 4 casi. In particolare la vicenda Carife, presentata dalla stampa come già felicemente risolta, ha finito per diffondere un mal riposto ottimismo.
Da ultimo, non ha aiutato l’assenza di un quadro normativo ben definito. Se la BRRD fosse stata di là da venire oppure se fosse stata recepita a fine 2014, le opzioni disponibili al regolatore sarebbero state esaminate con maggiore freddezza. Qui, invece, il quadro normativo è stato esaminato mentre si stava concretizzando. Una complicazione non da poco.
Purtroppo il risultato netto è stato devastante per parecchi investitori, anche se c’è da sperare non si siano ripetute le carneficine olandesi.
Quali lezioni trarre, dunque, per il futuro?
Al momento mi vengono in mente queste:
1)la BRRD non è un cane che si limita ad abbaiare. I regolatori non la applicheranno mai a cuor leggero, ma è ormai ridicolo pensare si possano forzare le condizioni per evitarne l’intervento. Chi investe in titoli (subordinati e non) bancari non può permettersi il lusso di ignorarla.
2)non esistono aree franche in Europa. Di sicuro non lo è l’Italia. Piaccia o no, dall’Europa oggi è impossibile prescindere.
3)quando una situazione si fa terribilmente complicata, l’investitore prudente si astiene. Se troppi sono i fattori che si incrociano e alcuni di essi appaiono imprevedibili, ci si dovrebbe chiedere se i denari messi su un titolo non siano assimilabili a quelli puntati sul rosso o sul nero alla roulette.
Tutto questo può sembrare accademico, visto che la psicologia individuale tende ad accecare. Sappiamo che l’idea di acquistare un titolo a 20 o 30, per ottenere, dopo pochi mesi 50 o 100, esercita un appeal quasi irresistibile. Sia sul portafoglio che sull’ego. Quanto tra coloro i quali vincono al rosso-nero borsistico hanno la tendenza a complimentarsi con il proprio straordinario “fiuto”?
Personalmente sono stato fuori, alla fine, da BdM soprattutto per questa terza ragione, dopo esserne stato fuori, inizialmente, perché non avevo alcuna fiducia né in Fosnpa né nella possibilità di veder riconosciuto nel FITD un interlocutore accettabile per l’Europa.
Non ho certo la pretesa di pensare che queste riflessioni abbiano un valore taumaturgico. Di sicuro non servono a nulla a due categorie di investitori:
a)a quelli che, siano essi entrati o meno in BdM, queste riflessioni le hanno già fatte. Costoro erano/sono perfettamente consapevoli dei rischi corsi, a prescindere dalla decisone presa;
b)a quelli che sanno vivere esclusivamente di adrenalina o di pregiudizi.
Costoro, una volta acquistato un titolo, considerano uccellacci del malaugurio chiunque evidenzi un rischio, non importa quanto motivato.
Costoro sono come ciechi e non impareranno mai. E se questa volta sono scampati, per miracolo, al disastro, non si faranno di sicuro mancare uno dei prossimi.
Concordo pienamente.il problema è che dopo cercano scuse e colpevoli per la loro avidità.
Ottimo approccio ed ottimi spunti come sempre,
sulla vicenda sono rimasto molto deluso dall'applicazione barbarica delle opzioni possibili da parte di BdI e dall'arbitrarietà delle scelte; non capisco se a fatte a favore di Europa o delle grandi banche (Intesa) del salvataggio. Di fatto la punizione per i sub è stata eccessiva ed ingiustificata, svalutando i crediti oltre il ragionevole e precludendo le "vittime" da eventuali recovery. Questa la parta più sconcertante e deludente. Inutili i discorsi moralistici o di avidità, qui sono le modalità di intervento e contabili da condannare. L'unificazione dei 4 casi totalmente diversi da un punto di vista contabile. Almeno lasciarle nella bad bank con crediti deteriorati sarebbe stato più equo. o convertirle completamente a capitale. Ma azzerarle così è stato meschino ed imprevedibile.
Fino ad ora anche il mondo della comunicazione mi ha lasciato veramente sbalordito, anche qui non capisco se per incompetenza, disinteresse o malafede.
A livello più generale porrei un tema più interessante per il futuro:
- ha ancora senso come investitori scegliere i LT2?
ormai tutto ciò che è sub viene considerato alla stessa stregua senza alcuna attenzione. Non c'è nessuna tutela per la seniority intermedia...solo minor rendimento. Quando si arriva a toccare i sub ormai sono già tutti spacciati...
o in qualche caso i t2 hanno avuto un trattamento migliore?