"Una persona su quattro che si incontra per le strade di Ferrara è un azzerato": è in queste parole, pronunciate stamane dal presidente dell'associazione "Amici della Carife" Marco Cappellari, il senso del dramma delle "quattro banche" messe in risoluzione il 22 novembre 2015. Sulle vicende di Banca Etruria si è concentrata e si concentra un'attenzione mediatica elevatissima. Delle altre tre si parla poco o niente, persino in questi giorni in cui si stanno avvicendando le audizioni davanti alla Commissione d'inchiesta sulle Banche. Il calo di attenzione sul lavoro della Commissione si riflette anche in una durata più contenuta delle sedute: dopo punte di nove ore, adesso tutto si risolve nell'arco di due, tre ore, meno di un'ora per i pm di Chieti.
Eppure sulle "altre" tre banche, se si vuole definirle così, ci sarebbe molto da dire. Perché il dubbio, e nel caso di Carichieti è molto più di un dubbio, perché i commissari straordinari nominati dalla Banca d'Italia, Salvatore Immordino e Francesco Bochicchio, sono indagati dalla procura di Chieti. "L'ipotesi di lavoro è l'eccessiva svalutazione dei crediti avvenuta poco prima della risoluzione del novembre 2015", il reato ipotizzato è quello di "bancarotta", ha spiegato alla Commissione Banche il procuratore di Chieti Francesco Testa.
Di crediti liquidati troppo rapidamente, e male, si parla anche per Banca Marche, la più grande delle quattro, quella che ha travolto il maggior numero di risparmiatori, e per la Cassa di Risparmio di Ferrara. "Le associazioni dei risparmiatori truffati di Carife e Banca Marche sono persuasi che anche nei periodi commissariali esistono interventi opachi e dannosi, e chiedono che venga chiarito il ruolo di Bankitalia", ha detto oggi al termine dell'audizione il commissario Pd Franco Vazio.
In particolare per Banca Marche (che "vanta" ben 5 degli 8,5 miliardi di sofferenze delle quattro banche) il rappresentante dell'Unione Nazionale Consumatori, l'avvocato Corrado Canafoglia, ha ricordato che ancora al 30 settembre 2011 la dotazione patrimoniale era di 1,7 miliardi di euro, e che nonostante l'istituto fosse già sotto la lente di Bankitalia, il TIer 1 ratio e il Total Capital ratio erano rispettivamente al 10,65% e al 15,51%, ben al di sopra dei requisiti minimi. Un patrimonio che si è vanificato e sbriciolato nel giro di pochi anni, soprattutto a causa di svalutazioni draconiane delle quali adesso l'UNC chiede conto: perché svalutare tutto al 17,6%, quando in molti casi si trattava di crediti garantiti da ipoteche, che all'epoca per altre banche venivano incassati al 40, 45%? E se la gestione commissariale, anziché risanare, avesse affossato definitivamente Banca Marche? Interrogativi simili si pongono per le altre due, anzi per Carichiti a porselo è stato il tribunale.
Per chi segue i lavori della Commissione, tuttavia, è che questa mole di documenti, di prove, di testimonianze, stiano per essere travolte dalla grande ondata delle elezioni. I commissari stanno lavorando con il fiato sul collo, e i riflettori si sono spostati dalle vicende delle banche e dei risparmiatori alle responsabilità politiche, alle alleanze strategiche tra partiti, a come il tutto si rifletterà nelle elezioni imminenti. La sensazione è che si proceda con affanno: negli ultimi due giorni sugli uffici di presidenza per trovare un accordo sul calendario aleggia la data di scioglimento delle Camere, e il dubbio che le audizioni più scomode vengano fissate dopo Natale per non essere mai tenute.
Carife, Carichieti, Banca Marche: le banche di cui non si parla