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Coincidenze e omissis
Pubblicato il 27 marzo 2016 in
Economia & Mercato/
Italia/
Unione Europea
(Post cripto cospirazionista. Per una volta, in un sito che tenta di fare il debunking dei complotti, consentiteci la licenza poetica. Ché tanto, in non pochi non coglieranno l’ironia)
Pare che la Banca d’Italia abbia deciso che il prezzo a cui sono stati trasferiti crediti in sofferenza dalle quattro banche risolte alle rispettive bad bank non sia quello giusto. Dopo quattro mesi di misteri,
omissis, accuse incrociate e tentativi di ribellione contro lo Straniero, ci accingiamo quindi a leggere un nuovo capitolo di questo avvincente romanzo italiano.
In una lettera inviata alla commissione d’inchiesta istituita dal comune di Jesi, la Banca d’Italia (
citata da Fabrizio Massaro sul
Corriere) scrive che
«In pochi giorni, fino a domenica 22 inclusa…venne condotta da parte degli uffici del ministero dell’Economia (sempre con il supporto della Banca d’Italia) un’altra consultazione via email e telefono con la Dgc (direzione generale della Concorrenza Ue, ndr) sul valore da attribuire alle sofferenze» da cedere alla bad bank. La Ue indicò come «accettabile» la valutazione del 17,6 % «facendo riferimento a precedenti interventi di risoluzione» nell’Unione, specificamente in Slovenia. Sottolinea Bankitalia che «fu necessario adottare quella valutazione» per ottenere il via libera della Ue cui Bce subordinava la licenza bancaria alle nuove banche ponte. E fu un compromesso, per di più al rialzo
Al rialzo, visto che pare che la Commissione valorizzasse le sofferenze su crediti
securedal 20% del nominale e quelle
unsecured al 5%, contro rispettivamente il 25% e l’8% a cui sono state trasferite alle bad bank. Da questa apparente sopravvalutazione del prezzo di cessione delle sofferenze derivano effetti a cascata. Il maggiore è che la Commissione considera l’esistenza di un aiuto di stato alle quattro good bank proprio perché il prezzo di cessione delle sofferenze sarebbe avvenuto “
above market prices“, sopra i prezzi di mercato. E se c’è una componente di aiuto di stato a favore delle quattro good bank, in aggiunta a quella già autorizzata da Bruxelles, è evidente che la Commissione può ingerirsi nell’esistenza delle quattro good bank o banche-ponte.
E come si sarebbe ingerita? Stabilendo il termine del 30 aprile per la cessione delle medesime sul mercato. Scadenza di cui abbiamo avuto conoscenza solo a seguito della visione dei documenti presentati da Bankitalia al Tar per difendersi dal ricorso della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, incenerita dalla risoluzione di Banca delle Marche, di cui era azionista e creditrice. Che vuole, quindi, la commissaria Margrethe Vestager? Vuole la procedura tipica con cui si gestiscono gli aiuti di stato verso le banche, già attuata per il salvataggio della tedesca HSH Nordbank, quella che gli italiani tanto amano citare (fuori luogo) quale esempio di “favoritismo” filo tedesco della Commissione Ue.
Anche in quel caso c’è una deadline, ed una sanzione in caso di inadempimento.
Se non avverrà la cessione sul mercato entro la data indicata, le good bank andranno in
wind down, cioè in ordinata liquidazione. Dovranno rientrare dai crediti esistenti e non potranno concederne di nuovi.
The end. Ecco perché il governo italiano, dopo che
l’articolo di Giorgio Meletti e Carlo Di Foggia sul Fatto ha scoperto l’esistenza di questa sanzione Ue, ha fatto sapere in modo rigorosamente non ufficiale che “si sta negoziando” con la Ue il termine di fine settembre per la cessione delle good bank.
E che ti fa Bankitalia, improvvisamente? Decide di avvalersi del famoso “esperto” esterno per valutare “correttamente” le sofferenze cedute. Come scrive oggi Massaro sul Corriere,
«Gli esperti (…) da circa due mesi sono al lavoro per analizzarne i crediti — quelli in sofferenza, finiti alla
bad bank, e quelli
in bonis, passati alle
good banks — sono Kpmg (CariChieti), Deloitte (Banca Etruria), Bdo (Banca Marche e CariFerrara)»
E qui veniamo al nostro intento cospirazionista: se il valore “reale” di cessione delle sofferenze alla bad bank fosse superiore al famoso 17,6%, il governo italiano potrebbe argomentare con la Commissione che le good bank non hanno goduto di alcun aiuto di stato, quindi la scadenza di cessione delle medesime non ha motivo di esistere. E infatti, “colpo di scenaaaa!”, come urlava Mike Bongiorno al
Rischiatutto, ecco le “vocine di dentro” in azione:
«L’attività è ormai prossima alla conclusione e secondo fonti vicine al dossier i numeri finali potrebbero riservare sorprese positive: i crediti in sofferenza avrebbero rivelato una percentuale di recupero maggiore di quella stimata provvisoriamente nella notte del 21 novembre»
Daje! Ma non è tutto:
«Secondo le stesse fonti i valutatori potrebbero comunque aver individuato anche altri profili di rischio, cioè che alcune poste andavano valutate in modo meno favorevole»
Traduzione (nostra): “Ehi, le quattro Good bank hanno problemi sui crediti presunti in bonis e/o sugli incagli che abbiamo lasciato loro in pancia, in quella notte di tregenda. Ma, visto che il valore di cessione delle sofferenze è in realtà più alto di quello adottato e non si configura quindi aiuto di stato, cara Ue, lasciaci tranquilli a lavorare: venderemo le quattro banche risanate quando sarà possibile”. Un vero peccato che, di solito, la Commissione Ue se ne freghi di queste sottigliezze da azzeccagarbugli tipicamente italiane. Notevole anche il fatto che quasi tutta la stampa italiana si stia concentrando sulla bad bank, mentre il casino potenziale ben più grande è tutto nelle quattro banche-ponte, che sono le destinatarie ultime del presunto aiuto di stato, se hanno ceduto sofferenze “
above market prices“. Affascinante tecnica diversiva.
Eppure l’Ansa lo aveva chiaramente segnalato, lo scorso 24 marzo, parlando proprio del caso di Banca Marche:
«[…] la Commissione avvisa che il valore di 916 milioni dei prestiti girato dalla banca ponte ‘Nuova banca’ al veicolo in cambio di un credito di pari importo garantito dal Fondo di risoluzione è sopra il valore di mercato di circa 200 milioni e quindi ricade sotto la normativa aiuti di stato»
Stiamo facendo dietrologia e cospirazionismo? Può essere. Ricordate però che solo ora abbiamo appreso dell’esistenza di questo nuovo aiuto di stato alle quattro banche risanate, perché tutta la vicenda è avvolta da una densa nebbia tossica di
omissis di Stato, che rischia di affondare la reputazione della Banca d’Italia. La quale (per pura coincidenza, sia chiaro) ha deciso solo ora, dopo che è stata resa nota l’esistenza di una
deadline della Ue sulle quattro nuove banche risanate, di comunicare di volersi avvalere della valutazione “indipendente” delle sofferenze cedute, prevista dalla direttiva BRRD.
Come che sia, e detto con tutto il senso di responsabilità necessario quando c’è di mezzo il risparmio, le quattro good bank hanno di fronte a sé una navigazione in acque non tranquille