BANCHE FAZIO AVVENTURIERI !!!!!!!!!!!

SINIBALDO

Forumer attivo
La lunga telenovella nella oscura "palude" della finanza italiana, ormai prospera adagiata sul lungo sonno di milioni di individui ridotti nell'oblio
più totale da "loschi" personaggi.........e dai loro "sporchi" affari !!!!!!!!!!
SINIBALDO ____________________________________________________________


I segreti dei finanzieri d'assalto, le mosse del governatore, il ruolo degli spagnoli e l'obiettivo «Corriere della sera». Ricostruzione dell'affaire politico-economico-giudiziario che fa tremare molti potenti e appassiona l'Italia.


Questa è una storia che comincia nelle austere sale di Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, e plana sui divanetti in pelle del Billionaire, sede estiva di Flavio Briatore.

È una storia bipartisan di affari e di potere che coinvolge, seppure in vario modo, governo e opposizione.

Ed è una storia partita da una banca di provincia, la Popolare di Lodi, oggi Popolare italiana, che scuote il mondo della politica, la proprietà del Corriere della sera e l'assetto dell'intero sistema creditizio.

In una sorta di corto circuito, dove ormai si confondono i ruoli di protagonisti e comprimari, banchieri d'affari e «furbetti del quartierino», controllati e controllori.

Comunque la si guardi, una brutta storia.

E per raccontarla conviene partire da un personaggio chiave: Emilio Gnutti, «Chicco» per gli amici, professione finanziere d'assalto.

Con il suo «mestieraccio», così lo definisce, Gnutti si è guadagnato due infarti e altrettanti miliardi.

E una condanna (in primo grado) per insider trading.

Nonostante ciò, il finanziere bresciano, fra le tante cose, è vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena.

In realtà, la sua «banca di riferimento» è un'altra: la Lodi di Gianpiero Fiorani.

L'ambizione del giovane banchiere lodigiano è pari alla grande passione di Gnutti: fare soldi. E il grado di disinvoltura dei due è lo stesso.

È dalla scorsa estate che Fiorani meditava in gran segreto l'assalto alla Banca Antonveneta.

Un'operazione apparentemente impossibile: l'Antonveneta è grossa tre volte la Lodi, ha per azionista di riferimento un colosso europeo come l'Abn Amro, soprattutto la banca di Fiorani non ha un centesimo di free capital.

Tuttavia Fiorani ha un buon amico, Gnutti.

E un protettore, il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio.

È il 20 novembre dello scorso anno quando Gnutti e un gruppo di amici fidati (tutti reduci dalla scalata alla Telecom, poi ceduta a

Marco Tronchetti Provera con una colossale plusvalenza) iniziano a rastrellare titoli della Antonveneta.

È un'operazione a rischio zero e a guadagno garantito: i soldi li mette la Lodi, che si impegna a ricomprare successivamente le azioni a un prezzo più alto.

A spartirsi la torta arriva pure Stefano Ricucci, felice sposo di Anna Falchi, immobiliarista dotato di fortune tanto ingenti quanto di inspiegata provenienza.

Mentre a Padova è in corso l'assalto alla Antonveneta, a Roma scoppia la guerra per il controllo della Banca nazionale del lavoro, fra il patto di

sindacato guidato dagli spagnoli del Bbva e il cosiddetto «contropatto», ovvero una cordata di immobiliaristi guidata da Francesco Gaetano Caltagirone.

Fra questi c'è di nuovo Ricucci.

Lo stallo fra i due schieramenti finisce quando scende in campo un terzo protagonista:
è la Unipol di Giovanni Consorte, il terzo gruppo assicurativo italiano.

Che prima rastrella un consistente pacco di azioni, poi rileva le quote degli immobiliaristi.

L'opa (offerta pubblica di acquisto) lanciata dal Bbva per mantenere il controllo della Bnl fallisce. Stessa sorte per quella promossa dalla Abn Amro sulla Antonveneta.

Fiorani e Consorte, a questo punto, sembrano aver vinto la partita. Hanno in mano carte imbattibili.

Ma è proprio a questo punto che interviene un altro giocatore: la procura della Repubblica di Milano.

Fiorani e soci finiscono nel registro degli indagati, dopo un esposto presentato dalla Abn che, persa la battaglia azionaria, ha deciso di ingaggiare quella legale.

E per combatterla si è affidata a un giurista del calibro di Guido Rossi. Lo sanno di essere indagati, i furbetti del quartierino.

Quello che ignorano però, anche se lo sospettano, è di essere sotto intercettazione.

E quando quelle intercettazioni finiscono allegate al provvedimento del gip, Clementina Forleo, che convalida il sequestro delle azioni Antonveneta in mano a Fiorani, e soprattutto quando i colloqui fra i

protagonisti di questa storia cominciano a filtrare sui quotidiani, quella che era una storiaccia di finanza disinvolta si trasforma in un affaire che fa tremare l'Italia.

In prima battuta il ciclone travolge Fiorani e i suoi amici, che vengono interdetti dalle cariche sociali. Ma poi la tempesta investe Palazzo Koch. Molti giornali italiani e stranieri hanno dato risalto a frasi come «Tonino, ti darei un bacio sulla fronte».

O alla familiarità inconsueta con cui la moglie di Fazio si rivolge a Fiorani per rassicurarlo.

Ma fra le decine di pagine di conversazioni quantomeno inopportune la comunità finanziaria ha sottolineato in rosso sette parole, quelle con cui Fazio conclude una breve telefonata al banchiere lodigiano.

«Adesso non dobbiamo sbagliare più una mossa» dice il governatore. Proprio «non dobbiamo».

Dunque, accusa l'Abn Amro, Fazio di giorno indossava l'abito dell'arbitro della contesa per l'Antonveneta e di notte i panni del protettore degli scalatori.

La saga delle intercettazioni non ha solo assestato un colpo formidabile alle ambizioni di Fiorani e alla reputazione della Banca d'Italia.

Ha anche messo in luce una rete di connessioni dai contorni ancora indefiniti ma preoccupanti.

Prima di tutto c'è la faccenda Bnl:
la scalata dell'Unipol ricalca quasi esattamente lo schema con cui la Lodi ha operato a Padova.

E a spianare la strada a Consorte, che ha un solido e antico rapporto con Massimo D'Alema, sono stati gli stessi protagonisti dell'operazione Antonveneta, a cominciare da Gnutti, Fiorani, Ricucci.

A sua volta Consorte è socio di Gnutti in una società chiamata Earchimede. E tramite questa società ha aiutato Fiorani a mascherare lo stato di salute della banca lodigiana.

Non è finita qui, perché da tempo Ricucci è impegnato nel rastrellamento di azioni della Rcs MediaGroup, cui fa capo il controllo del Corriere della sera. In portafoglio l'immobiliarista ha il 20 per cento del gruppo editoriale.

Che cosa pensa di farsene?

La Rcs è controllata da un patto di sindacato che raduna quasi il 60 per cento del capitale: una scalata ostile appare un nonsenso.

E invece dalle telefonate intercettate s'intuisce un disegno ambizioso. L'obiettivo di Ricucci è quello di arrivare al 30 per cento per poi lanciare un'opa. Contando sullo sgretolamento del patto di sindacato.

Un'operazione, l'assalto al Corriere, che ha un'enorme valenza politica.

E infatti nelle loro conversazioni Ricucci e i furbetti del quartierino parlano della necessità di avere una copertura politica.

Spunta così una telefonata con Flavio Briatore (di cui finora si conoscevano solo due interessi:

la formula uno e le modelle), che s'incarica di organizzare una cena in Sardegna con Ricucci e l'ex premier spagnolo José María Aznar, il quale a sua volta avrebbe invitato, secondo Briatore, anche Silvio Berlusconi.

E spunta soprattutto il nome del banchiere d'affari Ubaldo Livolsi.

Berlusconi ha smentito seccamente di essersi mai occupato della vicenda Rcs.

Quanto a Livolsi, proprio con un'intervista al Corriere, ha confermato di essere il regista dell'operazione.

Quanto bastava per fare divampare una nuova bufera politica, dopo quella che ha al centro le sorti del governatore.

Perché Livolsi non è un qualunque banchiere d'affari, per quanto abile.

Livolsi, infatti, pilotò la quotazione in borsa della Mediaset; ed è stato amministratore delegato della Fininvest (la holding del gruppo Berlusconi), di cui è tuttora consigliere.

Un terremoto, insomma.

I cui effetti minacciano di diventare ancora più devastanti dopo l'estate.

Quanto ai furbetti del quartierino, Fiorani si è chiuso nella sua villa nella zona residenziale di Lodi.

Uno dei pochi che l'ha incontrato in questi giorni lo definisce «depresso e angosciato». (pensate se campasse con 800€ al mese !!!!!!!!!)

Ricucci invece naviga davanti alla Costa Smeralda con Anna Falchi e se la spassa al Billionaire con Briatore e Alejandro Agag, genero di Aznar, coinvolto nell'assalto a via Solferino.

(Questi sarebbero i moderni condottieri dell'Italia ???????) sinibaldo

E Gnutti? Cosa pensa dello tsunami politico-finanziario-istituzionale che lui e i suoi amici hanno scatenato?

Beh, Chicco risponde come il bambino che incendia la casa e poi si giustifica dicendo che voleva solo vedere come brucia un fiammifero.

Perché Gnutti giura che non voleva destabilizzare proprio nulla. Pensava solo di guadagnare qualche soldino.

E del resto, è questo il suo «mestieraccio». O no? (A.Pergolini)
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SINIBALDO
 

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