Dopo la ripetizione del voto in un seggio a Tearce, località nella parte nordoccidentale dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom), la Commissione elettorale nazionale (Sec) ha confermato che l’Organizzazione rivoluzionaria interna-Partito democratico per l’unità nazionale macedone (Vmro-Dpmne) ha vinto le elezioni parlamentari dell’11 dicembre ottenendo due seggi in più del principale rivale, l’Unione socialdemocratica di Macedonia (Sdsm). Secondo i risultati delle elezioni il Vmro-Dpmne - guidato dall’ex premier Nikola Gruevski, che ha governato nel paese dal 2006 – ha ottenuto poco più del 38 per cento delle preferenze pari a 51 seggi in parlamento. L’Sdsm ha preso invece il 36,8 per cento dei voti pari a 49 seggi in parlamento. Per i conservatori questo risultato ha certificato un netto calo delle preferenze, mentre il partito Sdsm è riuscito a raccogliere molti voti approfittando della frammentazione esistente all’interno delle forze politiche della minoranza albanese. Nessuno dei due maggiori partiti politici ha ricevuto un mandato elettorale tale da raggiungere la soglia minima di 61 seggi per ottenere la maggioranza in parlamento (120 seggi formano il monocamerale di Skopje).
Il presidente del parlamento uscente, Trajko Veljanoski, ha presieduto la sessione costitutiva del parlamento lo scorso 30 dicembre, a 20 giorni dalle elezioni dell’11 dicembre scorso. Dopo la costituzione del parlamento, il presidente macedone Gjorge Ivanov, è tenuto entro dieci giorni di tempo ad assegnare il mandato di governo al partito o alla coalizione che detiene la maggioranza parlamentare. Il premier incaricato dovrà presentare la squadra di governo e il programma entro venti giorni al parlamento per la fiducia. Qualora il premier incaricato non riesca a formare un esecutivo è tenuto a restituire il mandato al presidente che dovrà, a sua volta, affidarlo al secondo partito in termini di rappresentanza parlamentare. Dopo oltre due anni di perdurante crisi politica, i partiti della Fyrom sono chiamati – in particolar modo dalla comunità internazionale – a un atto di responsabilità che garantisca maggiore stabilità al paese balcanico
L’esito particolarmente incerto delle elezioni parlamentari conferisce un peso decisivo per la formazione di una maggioranza in capo ai partiti della minoranza albanese; il ruolo chiave sembra rimanere nelle mani del partito Unione democratica per l’integrazione (Dui), nonostante si tratti del partito che ha subito il più consistente calo dei consensi passando dai 19 seggi del 2014 agli attuali 10. Questo risultato negativo del partito guidato da Ali Ahmeti - che ha fatto parte della discussa coalizione di governo uscente con Gruevski (sin dal 2008) - ha determinato un’ ulteriore frammentazione dell'elettorato albanese con altri tre partiti della minoranza etnica nella Fyrom che hanno conquistato seggi in parlamento: movimento Besa 5; Alleanza per gli albanesi 3; Partito democratico degli albanesi (Dpa) 2.
Due elementi evidenziano che non sarà facile formare un nuovo governo sulla base degli incerti risultati delle elezioni. Da una parte il calo dei consensi del Dui, attribuibile alla proposta elettorale del partito Sdsm di Zoran Zaev per introdurre il bilinguismo nella Fyrom - affiancando l’albanese al macedone nella Costituzione - e allo scandalo intercettazioni telefoniche che ha visto coinvolti diversi esponenti del Dui al governo con i conservatori del Vmro-Dpmne: per questo non sembra credibile che si possa riproporre nuovamente la coalizione di governo uscente tra Dui e Vmro-Dpmne, associata da molti alla crisi politica esplosa nella primavera 2015; inoltre secondo molti analisti il Dui stesso non sarebbe favorevole ad una nuova alleanza con il centrodestra in vista delle elezioni amministrative di fine marzo, dove deve scongiurare un ulteriore calo dei consensi per non perdere il tradizionale ruolo di primo partito della minoranza albanese. Dall’altra parte la ferma opposizione degli altri partiti della minoranza albanese, come movimento Besa e Alleanza per gli albanesi, al Vmro-Dpmne di Gruevski; in questo senso sembra molto difficile che si possa trovare un fronte comune da parte dei partiti della minoranza albanese.
Nei giorni scorsi persino il premier dell’Albania, il socialista Edi Rama, ha richiamato tutti i partiti della minoranza albanese a Tirana. La stampa locale ha riferito che Rama ha invitato le forze politiche della minoranza ad adottare una linea comune. Il premier Rama ha detto di augurarsi che le forze politiche albanesi “trovino la forza per mettere al centro delle loro agende politiche l’accordo di Ocrida (Ohrid), quale denominatore comune, e che uniscano la voce per chiedere che il programma del nuovo governo - indipendentemente da chi lo guiderà - rispetti la cornice dell’accordo". Ma la stampa di Skopje sottolinea come non sia "un mistero“ quali siano le simpatie tra i partiti della Fyrom del premier albanese Rama, e la tendenza nel paese balcanico sembra verso un cambiamento, con l'alternanza al governo dopo dieci anni di esecutivi a guida Vmro-Dpmne.