Obbligazioni indicizzate inflazione BTPi - Titoli di Stato indicizzati all'inflazione

...Anni fa dimostrai al direttore commerciale di una primaria compagnia europea (pennarello e lavagna di fogli bianchi) che solo se si viveva fino a 100 anni c'era una convenienza a sottoscrivere quella polizza, che peraltro è una fra le meno proposte, visto che a chi la piazza rende un decimo rispetto alle altre. Ma ovviamente ai corsi di (de)formazione professionale queste cose mica le spiegano :lol:

ho fatto una cosa simile con una conoscente, assicuratrice di professione da un ventennio.
Disquisivo con le che fra tutti i prodotti commercializzabili dalle assicurazioni, le polizze a premio unico annuale erano quelle più remunerative per il cliente e le meno remunerative per loro, quindi non le proponevano.
Mi ha detto che è una favola e che va visto caso per caso se sia conveniente la polizza a premio unico o altro.
Ovviamente sono rimasto del mio parere e da anni faccio la polizza a premio unico annuale in casa con titolo di stato/obbligazioni finora e da circa un anno e mezzo con soli btpi (23 e 41)
 
Normalmente in asta non conviene. Le banche non lo dicono, ma in asta incassano una commissione dello 0,30%. Se si ha una commissione inferiore, presso il proprio intermediario, conviene acquistare sul mercato.

La questione di quale BTP€i scegliere è semplice, ma la risposta è complessa :D

Come sempre in finanza non esiste UNA o LA soluzione. Dipende...

Il prezzo dei BTP€i può variare molto nel tempo, in funzione di diversi fattori: rendimento reale richiesto dal mercato, affidabilità dell'emittente (premio al rischio), aspettative di inflazione, etc.

Quanto più è "lungo" il titolo, tanto più rende a scadenza (di solito), ma nel mentre bisogna sopportare oscillazioni maggiori, e mettere anche in conto possibili perdite in conto capitale.

Se si hanno esigenze di tipo previdenziale la risposta più sensata parrebbe quella di posizionarsi su titoli che abbiano scadenze coincidente con l'età pensionabile, ma anche qui dipende: in teoria, se il capitale a disposizione è sufficiente, si potrebbe andare anche oltre. Ai prezzi attuali ci si garantirebbe una rendita del 3% lordo REALE (al netto dell'inflazione), lasciando agli eredi un capitale rivalutato. Tanto per fare un esempio :D una rendita vitalizia immediata a premio unico (sono le meno costose :rolleyes:) a un sessanenne a stento rende il 5% lordo del premio versato, ma in quel caso agli eredi non si lascerebbe nulla. Anni fa dimostrai al direttore commerciale di una primaria compagnia europea (pennarello e lavagna di fogli bianchi) che solo se si viveva fino a 100 anni c'era una convenienza a sottoscrivere quella polizza, che peraltro è una fra le meno proposte, visto che a chi la piazza rende un decimo rispetto alle altre. Ma ovviamente ai corsi di (de)formazione professionale queste cose mica le spiegano :lol:

Tornando alla questione, probabilmente la soluzione migliore (come sempre) è diversificare: per scadenza, per emittente, per tipologia di titoli (non solo obbligazioni), per tipo di cedola (fissa, variabile, indicizzata all'inflazione e/o ad altri parametri).

Sta poi a ciascuno, in base alla propria situazione personale ed alle proprie inclinazioni, trovare il mix giusto di titoli. E decidere la strategia più efficace (dinamica, da cassettista, etc.).

Quindi volendo fare un discorso previdenziale coincidente con l'età pensionabile, il btpi piu' vicino a tale eta' e' il 2023, mentre come btp a tasso fisso ci si potrebbe spingere sul 2029 o 2025 che offrono buoni tassi e sono sotto i 100 al momento. E' consigliabile diversificare tra i tre titoli ad esempio acquistando con una cifra iniziale sul tasso fisso 2029 o 2025 ed ogni anno acquistare almeno 3k di btpi 2023 oppure e' meglio stare tutto su indicizzato 2023 ed ogni anno continuare a investire sullo stesso btpi portandolo a scadenza o vendendolo poco prima x i discorsi che si facevano nei post precedenti x la tassazione?
 
buongiorno Negusneg, buongiorno a tutti
una domandina che in parte può ricadere nel tema di diversificazione delle scadenze, in questo caso scadenze mensili, non annuali :):
esiste un motivo preciso (per esempio un D.M. o regolamento del MEF, piuttosto che Bankitalia etc) per cui i BTP italiani indicizzati abbiano sempre la scadenza di settembre? Oppure è una semplice prassi?

Credo che sia semplicemente la prassi...
 
Quindi volendo fare un discorso previdenziale coincidente con l'età pensionabile, il btpi piu' vicino a tale eta' e' il 2023, mentre come btp a tasso fisso ci si potrebbe spingere sul 2029 o 2025 che offrono buoni tassi e sono sotto i 100 al momento. E' consigliabile diversificare tra i tre titoli ad esempio acquistando con una cifra iniziale sul tasso fisso 2029 o 2025 ed ogni anno acquistare almeno 3k di btpi 2023 oppure e' meglio stare tutto su indicizzato 2023 ed ogni anno continuare a investire sullo stesso btpi portandolo a scadenza o vendendolo poco prima x i discorsi che si facevano nei post precedenti x la tassazione?

Personalmente preferirei il BTPi 2023, almeno in questa fase. I tassi fissi stanno cominciando a risalire dopo aver toccato probabilmente dei minimi storici di lungo termine.

E' vero che questa salita potrebbe essere compensata da una graduale riduzione degli spread sui TdS italiani, ma questo avvantaggerebbe anche i BTPi in ugual misura.

E comunque ai prezzi attuali il 2023 ti garantirebbe un rendimento reale vicino al 3%, che è un ottimo livello, mentre al tempo stesso ti metterebbe al riparo da possibili fiammate inflazionistiche future.
 
Buona sera.
Intervento 'non qualificato' solo per dire che ho scoperto solo ora questo 3d e l'ho letto tutto.
Volevo solo farvi i miei complimenti (ero rimasto sconcertato tempo fa dalla maleducazione di alcuni interventi sul FOL su analogo tema).
Mi auguro che lo teniate vivo, il sottoscritto continuerà a seguirvi e, se c'è qualche lavoro di manovalanza da fare (con excel, ppt o altro), lo farò volentieri.
 
Personalmente preferirei il BTPi 2023, almeno in questa fase. I tassi fissi stanno cominciando a risalire dopo aver toccato probabilmente dei minimi storici di lungo termine.

E' vero che questa salita potrebbe essere compensata da una graduale riduzione degli spread sui TdS italiani, ma questo avvantaggerebbe anche i BTPi in ugual misura.

E comunque ai prezzi attuali il 2023 ti garantirebbe un rendimento reale vicino al 3%, che è un ottimo livello, mentre al tempo stesso ti metterebbe al riparo da possibili fiammate inflazionistiche future.

Il btpi al 2041 che rendimento reale avrebbe?
 
io possiedo una quota di 23 e una di 41.
concordo con il negusneg che il 41 è più a rischio ma è un rischio calcolato poiché un'eventuale fiammata inflazionistica farebbe salire anche il coefficiente. Dove non calcolo bene il rischio
 
Buona sera a Tutti.
Qualcuno e' in grado di dirmi se esistono Bonos (spagnoli) o TdS portoghesi indicizzati all'inflazione (tipo i ns btpi)?
Grazie, buon weekend.
 

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