Cominciamo da qualche regola di buon senso:
1) non comprare mai titoli che non si conoscono o di cui non si è ben compreso il funzionamento;
2) il prezzo di acquisto o di vendita dei BTPi viene moltiplicato per un Coefficiente di Indicizzazione, è necessario tenerne conto per evitare sorprese sugli importi addebitati o accreditati;
3) compatibilmente con le proprie esigenze, soprattutto di durata dell'investimento, è sempre meglio acquistare titoli di recente emissione con un basso CdI. In questo modo si riduce al minimo il rischio di deflazione (il rimborso finale in ogni caso non può essere inferiore a 100) e poi perchè si minimizzano i rischi fiscali descritti nel punto successivo;
4) è consigliabile vendere qualche mese prima del rimborso (almeno due) per evitare di pagare l'imposta sull'intero incremento del CdI dal momento dell'emissione, e per compensare l'incremento del CdI con eventuali minus pregresse;
5) se si posseggono minus da compensare i BTPi (o titoli analoghi) possono essere un'ottima soluzione, a patto di venderli almeno due mesi prima della scadenza: parte del guadagno, infatti, viene incorporata nel valore del titolo che viene rivalutato dal CdI. Vendendo i titoli prima che sia ufficialmente determinato il valore del CdI alla data di scadenza, almeno due mesi prima per essere sicuri, l'incremento del CdI verificatosi durante il periodo di possesso del titolo verrà considerato capital gain e quindi sarà compensabile con le minus pregresse.
Ma veniamo ora alle possibili implicazioni per il Tesoro, e successivamente ad una proposta di Lettera aperta.
Le ragioni con cui l'incremento del CdI viene tassato in maniera differente a seconda che si porti il titolo a scadenza (reddito da capitale) o lo si venda qualche tempo prima (reddito diverso) sono sostanzialmente che nel primo caso l'incremento è "conoscibile" (da quando "saranno resi noti i dati necessari per calcolare il valore di rimborso") mentre nel secondo verrebbe "valutato in via probabilistica dal mercato".
Ecco che quindi al momento del rimborso l'incremento del CdI viene trattato come se fosse un semplice disaggio di emissione e tassato come reddito di capitale.
Le cose, in realtà, sono assai diverse.
In primo luogo il disaggio di emissione al momento dell'acquisto (vendita) mi viene accreditato (addebitato) "pro quota" relativamente al periodo che va dall'emissione (acquisto) fino al momento dell'acquisto (vendita o rimborso). In questo modo pagherò l'imposta relativa al solo periodo di possesso del titolo.
In secondo luogo al momento di ogni compravendita il valore del CdI, lungi dall'essere "valutato in via probabilistica dal mercato" è rigorosamente determinato (ed applicato) in base alle tabelle pubblicate dal ministero. Non si comprende quindi perchè, analogamente a quanto avviene con il disaggio di emissione, non venga accreditato il "rateo" di CdI relaitivo al periodo che intercorre fra l'emissione e l'acquisto e che comunque verrà contestualmente pagato da chi ha ceduto il titolo.
Si crea in questo modo una evidente penalizzazione dei BTPi rispetto ad altri titoli di stato, resa ancor più odiosa dal fatto che tale penalizzazione colpisce esclusivamente i piccoli risparmiatori, dato che gli investitori istituzionali sono "lordisti" e quindi a loro si applica un regime differente da quello qui descritto.
Qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che tale disparità sia stata appositamente studiata per permettere al Tesoro di incassare più imposte di quelle dovute.
Mi sento di dissentire da questa interpretazione (tipicamente "italiana"
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) per due motivi: innanzitutto perchè la quota dei BTPi sul totale dei titoli di stato è modesta(6,24% al 30/9/08), poi perchè la quota di BTPi detenuta da privati è decisamente inferiore a quella in portafoglio agli investitori istituzionali (banche, fondi, assicurazioni, etc.).
Al contrario penso che questo tipo di disparità possa danneggiare lo stato italiano, ostacolando una maggiore diffusione di questi titoli nei portafogli dei risparmiatori sia per l'oggettivo svantaggio rispetto ad altre tipologie di TdS che ne deriverebbe mantenendoli fino alla scadenza, sia per l'errata percezione che potrebbe indurre alcuni a ritenerli complicati se non addirittura "furbescamente" congegnati.
Nel prossimo post illustrerò una proposta su quel che si potrebbe fare.