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Eni vende 5% Galp a buon prezzo, ma non è tra preferite Barclays


Di Francesca Gerosa
Eni vende 5% Galp a buon prezzo, ma non tra preferite Barclays - Milano Finanza Interactive Edition



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Eni spunta un progresso dello 0,67% raggiungendo quota 16,43 euro a Piazza Affari dopo che il prezzo concordato con Amorim Energia per la vendita a quest'ultima della quota del 5% detenuta dal Cane a sei zampe in Galp Energia è pari a 14,25 euro per azione (590 milioni di euro).

La vendita, annunciata un mese fa in un range di prezzo tra 550 e 600 milioni, si posiziona quindi nella parte alta della forchetta. L'accordo permette a Eni di iniziare a ridurre la sua quota del 33,34% in Galp. In seguito alla vendita, come previsto dagli accordi firmati da Eni, Amorim Energia e Caixa Geral de Depositos (Cgd) e comunicati al mercato lo scorso 29 marzo, Eni cesserà di essere parte del patto parasociale vigente fra le tre società.

Galp Energia è una società portoghese integrata nel settore petrolifero e del gas. Eni e Amorim Energia detengono in Galp, rispettivamente, una partecipazione del 33,34%, mentre CGD detiene una quota dell'1%. Il titolo Eni beneficia anche del fatto che Rosneft, la prima compagnia petrolifera russa, ha scelto il gruppo italiano per lo sfruttamento congiunto di riserve offshore nel Mar Nero. Il blocco interessato si chiama Val Shatskij e ha riserve di petrolio per 6,3 miliardi di barili.

Poco importa quindi se Barclays, in un report sul settore oil, abbia confermato oggi il rating underweight su Eni con un target price a 21 euro, dopo aver però ritoccato al rialzo le stime di utile per azione (Eps) 2012 da 2,14 a 2,23 euro in vista dell'inizio della stagione dei conti trimestrali delle compagnie petrolifere che parte questa settimana con i dati di RD Shell (26 aprile).

"Ci aspettiamo che gli utili in dollari del settore crescano in media del 7% anno su anno e del 9% trimestre su trimestre. Ma il modello di business integrato continuerà a riflettere alcune delle sfide perenni del comparto: i volumi, anche con il recupero in Libia, saranno in calo in media del 2% e i profitti del business downstream saranno limitati". Barclays ha anche colto l'occasione per alzare la sua stima 2012-2016 sul prezzo del Brent del 9% a 120 dollari al barile.

Sulla base delle nuove stime di Barclays, il settore oil integrato scambia a un rapporto prezzo/utile (P/E) di 7,2 volte, quindi a uno sconto del 23% rispetto al mercato e a metà dello sconto storico del 10-30% sempre rispetto al mercato, per cui Barclays mantiene il rating neutral sul comparto, confermando tra le top pick BG (rating overweight), che offre un 33% rispetto al nuovo prezzo obiettivo del broker a 1850 pence, e Statoil (overweight) che offre un potenziale margine di apprezzamento del 28% rispetto al nuovo prezzo obiettivo a 190 corone.

Eppure dai conti del primo trimestre 2012 (in uscita il prossimo 27 aprile), gli analisti della banca si aspettano che Eni mostri uno dei momentum migliori per quanto concerne la stagione dei risultati delle compagnie oil con un risultato operativo pari a 6,26 miliardi di euro, in crescita del 22% anno su anno e del 47% trimestre su trimestre.

In parte, spiegano gli esperti, questo risultato dovrebbe riflettere la crescente leva del prezzo del petrolio nel settore upstream del gruppo, ma la maggior parte della forza dovrebbe venire dai 500 milioni di euro stimati di utile al lordo delle tasse del business Gas & Power dopo le rinegoziazioni con Gazprom. Nonostante questi forti dati, gli analisti di Barclays sono convinti che gli investitori si concentreranno di più sui progressi di semplificazione previsti dal gruppo per la sua attività nel downstream.
 
"Così lo stato combatte la mafia: facendogli concorrenza!".

[FONT=&quot]"[/FONT][FONT=&quot]Così lo stato combatte la mafia: facendogli concorrenza![/FONT][FONT=&quot]".[/FONT][FONT=&quot]
da http://dadietroilsipario.blogspot.it/2012/04/equitalia-e-studi-di-settore-estorsione.htmlà




[/FONT] DIETRO IL SIPARIO































mercoledì 25 aprile 2012

Equitalia e studi di settore: Estorsione legalizzata


[FONT=&quot]In riferimento alla decisione del Medico del lavoro e Ministro Clini di "riciclare" i rifiuti tossici nel cemento che sarà impiegato anche per le abitazioni, Adele Dentice non poteva usare espressione più corretta: "[FONT=&quot]Così lo stato combatte la mafia: facendogli concorrenza![/FONT][FONT=&quot]".[/FONT][FONT=&quot]
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[FONT=&quot]Il medico Clini (il giuramento da Ministro deve aver surclassato quello di Ippocrate) non è certo il primo ad aver attuato prassi discutibili. Quando furono istituiti gli studi di settore supponendo la colpevolezza dell'evasore, trasferendo l'onere della prova dall'accusatore alla difesa sapevano che era stata concepita un'arma di distruzione di massa. Oltre alla scia di suicidi che il racket legalizzato lascia dietro di sé, gettando nella disperazione più cupa familiari e dipendenti delle vittime, l'abuso di potere che certi funzionari pubblico/privati fanno della loro funzione come emerge da questa testimonianza è raccapricciante, da far impallidire certi "picciotti".[/FONT]
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[FONT=&quot]Barbara[/FONT]
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[FONT=&quot]Mi ha scritto un imprenditore di Firenze dopo aver letto i miei articoli su quant’è duro mandare avanti oggi un’azienda per le vessazioni del fisco italiano. Pubblico integralmente il suo sconcertante racconto nel giorno triste in cui il governo fa saltare il “fondo taglia tasse” e le statistiche ci fanno tragicamente sapere che dal 2009 una persona al giorno si è tolta la vita per la crisi. E’ giusto denunciare le vessazioni e doveroso reagire a una crisi caratterizzata non tanto dalla mancanza di lavoro quanto di soldi (gli imprenditori che si uccidono non sono sepolti dai debiti ma dai crediti,[/FONT] [FONT=&quot] cioè da lavori fatti e non pagati). Ma è necessario anche offrire una reale compagnia umana a tante persone sfiduciate che vivono in solitudine i rovesci finanziari, e forse non solo quelli. [/FONT][FONT=&quot]
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Gentile Filippi, [/FONT][FONT=&quot]
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[/FONT][FONT=&quot] Sono il titolare dell’unico istituto di ricerca di mercato di Firenze, verosimilmente di tutta la Toscana, Freni Ricerche di Marketing, una microimpresa di un titolare e 2 dipendenti. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Sono stato sottoposto per l’anno 2006 a un accertamento induttivo sulla base dello Studio di settore 2006 (SG41U) – Studi di Mercato e Sondaggi di Opinione. Secondo l’accertamento induttivo in un solo anno avrei nascosto al fisco oltre 130mila euro di fatturato. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Nel giugno 2009 sono stato convocato in contraddittorio a “rappresentare fatti, circostanze, situazioni” atte a giustificare lo scarto tra la mia dichiarazione dei redditi 2006 e l’importo risultante dall’accertamento induttivo. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] In quell’occasione ho presentato una memoria difensiva dove spiegavo l’errore dell’accertamento induttivo. Lo studio di settore che mi riguarda è relativo a oltre 1700 contribuenti. In Italia esistono meno di 100 istituti di ricerca di mercato (fonte: Censimento Assirm 2007; Assirm è l’unica associazione di categoria del settore). Non esistono 1700 istituti di ricerca di mercato in tutta l’Europa e nemmeno negli Stati Uniti. Inoltre solo una ventina di istituti di ricerca di mercato fatturano meno di 5 milioni di Euro e possono essere inclusi nello studio di settore. Tutte le altre imprese incluse nel mio studio di settore fanno attività diverse (marketing diretto, affitto salette, catering, call-center, psicologi, intervistatori, etc), anche incompatibili con la ricerca di mercato che, a differenza del marketing diretto, non può operare nella vendita e nella ricerca di clienti. Naturalmente le attività legate alla vendita sono molto più ricercate e retribuite di attività di natura esclusivamente conoscitiva come la ricerca di mercato. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Dopo 15 mesi vengo convocato alla Stanza 314 dell’Agenzia delle Entrate di Firenze in via Panciatichi. La funzionaria debutta leggendo una proposta di “chiusura semplificata della controversia fiscale” per uno “sconto” del 50% circa. L’importo che dovrei versare non viene nominato, mi viene fatto leggere da un foglietto, una specie di “pizzino”. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Ho chiesto di discutere invece della mia memoria difensiva che viene definita dalla funzionaria come “non rilevante”. Le ribadisco la non aderenza dello studio di settore, che non rappresenta assolutamente la mia attività. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] In risposta sono stato anche invitato, visto che non ero soddisfatto, a lasciare l’Italia per trasferirmi in un altro paese. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Comunque secondo i funzionari le mie obiezioni allo Studio di settore erano irricevibili perché lo studio sarebbe stato elaborato con la collaborazione dell’associazione di categoria che rappresentava la mia attività la quale l’aveva anche approvato sottoscrivendolo. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Queste affermazioni dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Firenze sono state smentite da Assirm, che dello studio di settore SG41U non solo non era mai neppure stata informata ma successivamente aveva sempre affermato, inviando varie raccomandate al SOSE (la società che definisce gli Studi di Settore) che lo studio era statisticamente sbagliato fin dalle sue fondamenta (me ne ha rilasciato una dichiarazione ufficiale). [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Mi sono dichiarato pronto a verificare insieme ai funzionari una a una le ragioni sociali delle aziende inserite nel mio stesso cluster (gruppo omogeneo) per dimostrare che non di istituti di ricerca di mercato si trattava (il settore è piccolo, ci si conosce tutti). I funzionari si sono rifiutati di farmi conoscere le ragioni sociali delle aziende inserite nel mio stesso cluster “per rispetto della privacy”! [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Secondo i funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Firenze non aveva rilevanza che ero stato costretto a ridurre il personale da 4 a 2 dipendenti. E nessuna rilevanza hanno accordato al fatto che proprio nel 2006 ero stato costretto al ricovero in Cardiochirurgia per l’applicazione di 2 stent coronarici (ischemia cardiaca successiva a pregresso infarto miocardico). [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Invece mi è stato fatto capire con linguaggio allusivo che mi poteva venire concesso un ulteriore sconto fino a circa il 30% dell’importo dell’accertamento induttivo. Quando ho rifiutato il capo-team della Stanza 314 mi ha spiegato che allora l’ufficio si vedeva costretto a contestarmi un ulteriore indizio di evasione, l’antieconomicità della mia impresa. Non aveva rilevanza che solo qualche settimana prima del contraddittorio avevo versato 22mila euro di tasse anticipate! [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Il contraddittorio si è chiuso con la mia richiesta di una copia della “transazione” che mi avevano proposta, quella specie di “pizzino”; richiesta naturalmente respinta dai funzionari (“è un documento interno dell’Agenzia”). [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Perché ho rifiutato la “transazione”? Perché le tasse io le ho pagate tutte, per il bel motivo che non posso fare altrimenti: nella ricerca di mercato si lavora solo con le aziende e in questa attività non esistono aziende disposte a rinunciare alla fattura o a sottofatturare! Qualche settimana fa ho partecipato ad un convegno di Assirm sugli studi di settore, ho raccontato il mio caso suscitando incredulità. Come ha commentato lo sconcertato rappresentante di uno dei maggiori istituti di ricerca: Ma di che cosa stiamo parlando? Mai sentito in questo settore di un’azienda che accetti di rinunciare alla fattura! [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Sono ricorso contro l’avviso di accertamento alla Commissione Tributaria Provinciale la quale ha dato completamente ragione all’Agenzia delle Entrate. Siccome infatti i funzionari della Stanza 314 hanno dichiarato di aver valutato le mie giustificazioni ma di averle giudicate inadeguate, secondo la sentenza si dimostra che non sono stato in grado di spiegare lo scarto tra la mia dichiarazione dei redditi e l’importo presunto dall’accertamento induttivo basato sullo Studio di Settore SG41U. Si presuppone infatti l’imparzialità dei funzionari della Pubblica Amministrazione, che non hanno motivi personali per perseguire un contribuente onesto. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] La realtà è completamente diversa: i funzionari dell’Agenzia delle Entrate hanno precisi obiettivi di fatturato da conseguire e sono “incentivati” con un bonus di fine anno! Agiscono da veri e propri avvocati dell’Erario che dichiarano tranquillamente ed impunemente il falso per vincere cause che avrebbero dovuto perdere! [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] A questo punto mi ritrovo in attesa dell’esito del ricorso in appello con oltre 200mila euro da versare a Equitalia (gli interessi galoppano), un esborso che mi costringerebbe a licenziare i miei ultimi 2 dipendenti e a chiudere l’attività. Scomparirebbe così dopo quasi 30 anni di attività l’unico istituto di ricerca di mercato esistente in Toscana. [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Sì, mi sono posto il quesito se non sia questo in realtà il vero obiettivo della persecuzione che sto subendo… [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] La ringrazio per l’attenzione, [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot] Vincenzo Freni [/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT][FONT=&quot]Blog il Giornale[/FONT][FONT=&quot]
[/FONT]
[FONT=&quot]
[/FONT]

  • [FONT=&quot]Napoli, si suicida imprenditore, già salvato due giorni fa. Aveva ricevuto cartelle esattoriali da Equitalia. Era titolare di un'agenzia immobiliare, si è buttato dal balcone di casa Su [/FONT][FONT=&quot]Tm News[/FONT]


 
Questo resoconto è aghiacciante ed è il motivo principale della condizione da stato fallimentare in cui ci troviamo.

Per lo STATO italiano le imprese sono da mungere fino al collasso. Invece di aiutarle o almeno non vessarle, le costringe alla chiusura. Chiunque dotato di sana costutuzione mentale leggendo le parole di questo imprenditore avverte la condizione di sudditanza e pericolo che corrono tutte le medie e soprattutto micro imprese dinnanzi al fisco italiano.

Questa è una guerra vergognosa ai danni della parte piu produttiva del paese e quando vi dicono dell'evasione fiscale, vi stanno prendendo per il culo, in quanto con gli studi di settore ormai le microimprese pagano cifre abnormi, ma lo facevano anche prima.
NO ammortizzatori sociali, no ferie, no difese, no finanziamenti, il piccolo imprenditore ed artigiano paga e basta, nessun diritto, pensione da fame, e quando prova a difendersi, i funzionari respingono le contestazioni e mentono.

Gli evasori grandi sono ben noti, ma non li toccano di certo, e poi sono tutti riconducibili a loro stessi, in quanto un befera è stato ovviamente nominato da un politico, ed allora ecco che gli intoccabili possono stare tranquilli.

Se non basterà grillo , bisognerà sporcarsi le mani con il sangue dei bastardi che tradiscono, minacciano ed impoveriscono questo paese ogni giorno di più
 
In un anno il deficit/Pil dell'Irlanda scende di 18 punti. Il salvataggio è riuscito? Ecco i numeri del miracolo e a quale prezzo


di Antonio Larizza


Attualità, Hot News
Pressione fiscale: dove fare impresa è conveniente

Mentre in Italia la pressione fiscale sulle imprese cresce sempre di più, gli altri paesi dell'Europa abbassano le aliquote sulle imprese per attirare investimenti



Pressione fiscale: dove fare impresa è conveniente - News Finanza & Economia - InvestireOggi.it

Oggi, ore 11:07 - 0 Commenti
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Mentre nel nostro paese si pensa ad introdurre nuove forme di tassazione e si sprechino i dibattiti in materia di eccessiva pressione fiscale, gli altri paesi varano interventi per ridurre le aliquote fiscali. Partiamo da Londra che recentemente ha varato un piano di riduzione delle aliquote da applicare alle società prevedendo subito una sforbiciata che ha portato la tassazione delle corporate tax al 24 per cento.

Una decisione che, insieme a quella di ridurre le tasse anche da parte del Giappone, è stata al centro dei dibattiti economici Usa, con Obama che negli ultimi tempi è molto impegnato a ricercare possibili strade per l’abbattimento delle aliquote.




Tassazione in Irlanda: i vantaggi delle imprese

Il modello per tutti è sicuramente l’Irlanda dove, anche in clima di forte crisi e recessione, si è deciso di mantenere la tassazione del 12,5 per cento sui redditi di impresa. Pertanto si è deciso di non modificare il credo che prevede di tenere aliquote contributive sulle imprese abbastanza basse al fine di attirare investimenti e lavoro. Tale credo, come dimostra una recente statistica condotta da Kpmg, è molto diffuso a livello mondiale visto che dal 2005 ad oggi la tassazione delle imprese è scesa in media dal 27,99 per cento al 24,48 per cento (all’interno dell’area Ue si è passati dal 25,34 al 22,8 per cento).





Tassazione imprese: l’Inghilterra abbatte le aliquote

Molti paesi si sono adeguati al trend mondiale di riduzione del prelievo sulle imprese, in primis l’Inghilterra, che ha avviato un concreto piano di riduzione della tassazione. Infatti durante la presentazione del budget fiscale degli anni 2012 – 2013, il cancelliere britannico Osborne ha annunciato una sforbiciata alle tasse sui redditi di impresa, che diventerà ancora più sostanziale nel 2014, quando la tassazione arriverà al 22 per cento. La tassazione, come ampiamente pubblicizzato, è circa il 18 per cento in meno rispetto agli Usa, il 16 per cento in meno rispetto al Giappone, il 12 per cento in meno rispetto alla Francia, il tutto per attirare lavoro e investimenti. Anche il governo giapponese ha recentemente tagliato le aliquote fiscali delle imprese, anche se aveva in mente di ridurle già nel 2011, ma ha dovuto rinunciarvi causa terremoto. Adesso la tassazione è scesa al 38 per cento rispetto al 40,69 per cento del passato.





Le tasse sulle imprese in Usa diventano centrali nella campagna elettorale

Le riduzioni di tasse fatte dai maggiori paesi mondiali hanno quindi spinto anche gli Stati Uniti a pensare di varare un programma in grado di dare una concreta sforbiciata alle tasse applicate sulle società. Obama pensa di applicare una tassazione al 28 per cento, mentre il candidato presidenziale Romney si è spinto anche oltre precedendo di applicare una aliquota del 27 per cento. Tuttavia al fine di determinare il livello di pressione fiscale effettivamente in vigore in un paese occorre considerare numerosi fattori, e non solo quello dell’aliquota contributiva applicata. Negli Usa ad esempio il livello è nella media mondiale, pari ad un 30 per cento circa, in quanto una alta pressione fiscale, attorno al 40 per cento, è compensata da un sistema più permissivo in tema di detrazione dei costi di rappresentanza, dei costi di marketing e degli ammortamenti.



Inoltre a determinare l’attrattività per le imprese estere vi è anche la certezza del rispetto delle regole, e con ciò si può supporre che se l’Italia agisse in modo opportuno sulla pressione fiscale difficilmente potrebbe avere risultati concreti se prima non assicura un concreto habitat con certezza delle rispetto delle norme.
 
sia chiaro che il governo di berlusconi è responsabile di questo disastro mafioso che perpetra non la correttezza ma l'estorsione

Già.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha chiesto al suo braccio destro Befera certezza di entrate, gli ha assegnato l’obiettivo 13 miliardi per la prossima raccolta fiscale e, quindi, gli ha offerto una legge che dà al Fisco poteri mai visti nella storia della Repubblica
 
sia chiaro che il governo di berlusconi è responsabile di questo disastro mafioso che perpetra non la correttezza ma l'estorsione

Già.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha chiesto al suo braccio destro Befera certezza di entrate, gli ha assegnato l’obiettivo 13 miliardi per la prossima raccolta fiscale e, quindi, gli ha offerto una legge che dà al Fisco poteri mai visti nella storia della Repubblica

ovviamente il governo Monti
tace
e non modifica l'illegalità
preferisce contare i suicidi
che rispetto a quelli greci sono pochi


è bello sapere che tu ti ammazzi e che qualcuno ti conta e considera la tua morte solo un numero statistico
 
avete presente tutti gli aumenti di capitale che un anno sì e l'altro pure
questi amministratori impongono agli azionisti?
ecco!
et voilà

Finmeccanica, si indaga su fondi illeciti spunta anche Comunione e Liberazione

Lavitola 12 ore in procura. Saltano fuori le Maserati dell'ad Orsi sarebbero intestate all'ex autista e utilizzate all'estero

Finmeccanica, si indaga su fondi illeciti spunta anche Comunione e Liberazione - Il Messaggero
di Sara Menafra
ROMA - L'ultima volta aveva annunciato di voler parlare «soprattutto di Finmeccanica». E ieri l’ex giornalista Valter Lavitola ha mantenuto la promessa. Assistito dall’avvocato Gaetano Balice, si è fatto interrogare tutto il giorno, dalle 10 di mattina alle 10 di sera, dai pm napoletani Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock e a loro ha spiegato quello che sa sulle mediazioni - anche a suon di tangenti - pagate da Finmeccanica all’estero per ottenere commesse internazionali.

Ma intanto, sul tavolo dei pm partenopei era già arrivato un altro verbale, sottoscritto dall'ex manager Finmeccanica Lorenzo Borgogni, che parla di presunte dazioni di denaro da parte del colosso di piazza Montegrappa a Cl, il movimento politico di Roberto Formigoni.

I magistrati non hanno ancora effettuato alcuna verifica su questa affermazione, che dunque non risulta provata almeno per il momento. Tuttavia, non è sfuggito un dettaglio suggerito dallo stesso Borgogni circa l'appoggio che l'attuale numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, avrebbe avuto anche dal governatore della Regione Lombardia, oltre che dalla Lega Nord.

E non è tutto, perché sempre Lorenzo Borgogni avrebbe messo a verbale un'altra presunta rivelazione che riguarda Orsi. Il quale, mentre era ancora ai vertici di Agusta, avrebbe ricevuto sei Maserati, ottenute grazie ad un cambio merci con un'altra società. Le vetture sarebbero poi state intestate al suo autista che le avrebbe a sua volta utilizzate per creare una società di noleggi, presumibilmente fittizia per mantenerle tutte a disposizione dello stesso Orsi, tra Washington, Londra, Milano e Varese. Una storia tutta da verificare, a partire dall'ipotesi che lo scambio merci sia stato una sorta di pagamento per qualche favore.

Qualche particolare in più, invece, Lavitola potrebbe raccontarlo sulla principale accusa di cui deve rispondere Orsi: la dazione di 10 milioni di euro «in particolare» alla Lega Nord, in seguito alla compravendita in India di 12 elicotteri vip targati Agusta Westland. A gestire la mediazione con Nuova Delhi sarebbe stato il mediatore naturalizzato svizzero Guido Ralph Haschke, anch'egli iscritto per corruzione internazionale e riciclaggio. A lui si sarebbe rivolto Orsi, chiedendo di mettere da parte una fetta per la Lega da una consulenza pagata in tutto 51 milioni di euro.

Ad occuparsi della mediazione per conto di Agusta, assieme ad Haschke ci sarebbe stato tale Christian Mitchell, o forse Wally Richard Michel, un affarista di nazionalità britannica ma molto ben agganciato in Francia e piuttosto noto a Nuova Delhi. L'uomo, di circa 70 anni, si è fatto conoscere in India già qualche anno fa. Nel 2001 si sarebbe occupato di mediare la vendita di una partita di aerei militari della francese Dassault.
La società francese è stata spesso al centro di scandali legati alla compravendita dei suoi caccia militari. Nel 2010, in Brasile, ci furono parecchie polemiche quando l'allora presidente Lula Ignacio Da Silva insistette per acquistare dalla Dassault 36 velivoli da assalto. E proprio alcuni mesi fa un nuovo scandalo è scoppiato in India, quando il capo delle Forze Armate, generale V. K. Singh ha dichiarato che durante l'ultima commessa alla Dassault di 126 caccia Rafale, qualcuno gli ha offerto 2,8 milioni di dollari per approvare l'acquisto di altri 600 aerei militari.

Sebbene il generale Singh non abbia chiarito la provenienza dell'offerta, sul caso è scoppiata rapidissimamente un temporale. Concluso solo quando il ministro della difesa A. K. Antony ha dichiarato che non esiterà a «cancellare contratti in fase di finalizzazione, anche se avessero già superato le valutazioni tecniche e commerciali». Nel 2001, dopo aver concluso l'accordo tra la francese Dassault e l'India, Mitchell sarebbe arrivato a far causa al governo francese perché la sua parcella non era stata pagata.

Mercoledì 25 Aprile 2012 - 23:37 Ultimo aggiornamento: Giovedì 26 Aprile - 08:32
 
ovviamente il governo Monti
tace
e non modifica l'illegalità
preferisce contare i suicidi
che rispetto a quelli greci sono pochi


è bello sapere che tu ti ammazzi e che qualcuno ti conta e considera la tua morte solo un numero statistico
NONOSTANTE LA CRISI E IL CALO DEL PIL ITALIANO E LA MAREA DI SUICIDI PER LE GRAVI DIFFICOLT° ECONOMICHE

Fisco: Befera; per 2012 segnali positivi, entrate in aumento ROMA (MF-DJ)--"Diciamo ci sono segnali di entrate che possono aumentare, e i primi segnali del 2012 sono positivi. E' un po' presto per dire se anche quest'anno sara' un anno record per quel che riguarda il recupero dell'evasione fiscale, ma i segnali sono positivi".
E' quanto dichiarato da Attilio Befera direttore delle Agenzia Entrate parlando alla Telefonata di Maurizio Belpietro.
Sul nuovo redditometro: "vorrei precisare un equivoco: il redditometro non misura la ricchezza ma la spesa raffrontandola con quanto dichiarato. Se uno spende una certa cifra deve avere un'entrata corrispondente", sottolinea.
cat
(END) Dow Jones Newswires
April 26, 2012 02:58 ET (06:58 GMT)
 
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“Il governo alza l’Iva e la ruba alle imprese”

26/04/2012 - Libero all'attacco del sistema del rimborso all'italiana

“Il governo alza l’Iva e la ruba alle imprese”
Antonio Castro su Libero oggi ci racconta come funziona il rimborso dell’Iva. Una delle furberie di Stato più evidenti, visto che le aziende non riescono a ottenere i rimborsi a norma di legge:

In teoria l’Erario dovrebbe rimborsare alle imprese, nel giro di pochi mesi, l’Iva in eccesso già pagata. In pratica, negli ultimi anni, oltre ad essersi dilatati i tempi per la valutazione e la liquidazione (oltre 300 giorni), sono stati considerevolmente tagliati anche i fondi a disposizione per restituire quanto in più già versato. Paradosso di un sistema economico che non gira più. E che rischia di collassare.
Un problema sotto gli occhi di tutti:
La stampa economica – più sensibile al fronte imprenditoriale – è da mesi che raccoglie gli sfoghi di imprenditori e manager che non riescono a farsi restituire dallo Stato (o scontare in compensazione) l’Iva in eccesso. De Cecco, il colosso abruzzese della pasta, lamenta un credito di ben 48 milioni. Il gruppo lattiero caseario Granarolo supera i 68 milioni. E questo solo per fare i nomi dei marchi più noti. Poi ci sono le micro aziende, con fatturato da qualche milione di euro, che attendono (impazientemente) lo sblocco della pratica. In un periodo di stretta del credito, con i clienti che non pagano o saldano in ritardo, che ci si metta pure il Tesoro a posticipare le spettanze fiscali, rischia di trasformarsi in un de profundis definitivo per le Pmi, tanto decantate nelle aule universitarie come modello, quanto dimenticate nella pratica. Non più tardi di 48 ore fa Confindustria ha lanciato un grido d’allarme, chiedendo una soluzione immediata per il rimborso dei crediti Iva alle imprese. Il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, elenca i dolori del sistema industriale italiano: «Ai problemi derivanti dalla restrizione del credito», spiega, «e dall’accumulo di debiti della pubblica amministrazione verso fornitori, si aggiunge ora il ritardo nei rimborsi dei crediti fiscali».
Il paradosso è che parte dei rimborsi Iva dovuti alle aziende servirà per saldare in minima parte proprio i crediti che le aziende vantano nei confronti dello Stato:
Vi ricordate il piano del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, per iniziare a smaltire una piccola parte dei debiti accumulati dall’amministrazione pubblica (oltre 70 miliardi)? Ebbene, con grande rullo di tamburi venne annunciato qualche settimana fa che lo Stato avrebbe iniziato a saldare una tranche di 6 miliardi. Peccato che ben 4 di questi famosi 6 miliardi per beni o servizi già forniti provengano, guarda caso, dalla riduzione dei fondi per rimborsare le maggiori imposte pagate, proprio come nel caso dell’Iva. E ancora: anche la nuova Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) dovrebbe prelevare dal fondo 1778 (Fondo di bilancio dell’Agenzia delle Entrate), buona parte delle risorse necessarie a garantire un paracadute economico a chi dovesse restare senza lavoro. In totale il governo ha messo a disposizione 1,7 miliardi, ma 1,5 saranno prelevati dal fondo per il rimborso delle tasse per garantire l’Aspi. Al 31 gennaio 2012 risultavano “accolte” solo 23.416 domande di rimborso su 62.211 per un importo erogato pari a meno di 3 miliardi su un totale richiesto di 8,6 miliardi.
 
Stato
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