Buffoni

Stato
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Puoi mentire anche a te stesso..........ma la menzogna e' saggia ed aspetta l'ora del tuo trapasso che prima o poi verra'; come una sposa fedele ti accompagnera' x l'eternita' nella valle di lacrime che chiamiamo "inferno".
Presto i nostri "potenti" vedranno il volto della "sposa eterna" dalla quale non si puo' divorziare perche' "e' amore eterno" ed in ogni istante le anime in pena si sussureranno tra loro: "era meglio che non fossi mai nato".

Meditate gente, meditate!!!!!!!!!!!!!!!!

P.s. La tredicesima carta e' la morte...........!!!!!!!!!

vabbè
mo' me lo scrivo
 
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=KC9vpP26mJk&feature=channel&list=UL]PRODI: "La Germania grazie all'Euro è la nazione di gran lunga più potente d'Europa" - YouTube[/ame]
 
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grazie
 
I referendum anti casta di cui non parla nessuno

In Sardegna si terranno dieci quesiti popolari, per ridurre i consiglieri di Regione, abolire le province e i CdA degli enti, per riscrivere lo Statuto, per passare all'elezione diretta del presidente.
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Il referendum e' un esempio di democrazia diretta, che restituisce ai cittadini la possibilita' di decidere su materie sensibili.




Roma - Nessuno tra i grandi media ne parla, ma insieme alle elezioni dei presidenti di regioni e i sindaci dei comuni di Genova e Verona, tra le altre, nella seconda isola piu' estesa del Mediterraneo dopo la Sicilia si terranno dieci questiti referendari per ridurre le spese e i privilegi della classe politica.

I sardi saranno chiamati alle urne per prendere una decisione importante e sferrare un colpo importante nella lotta bulimia della casta. I primi quattro quesiti riguardano l’abrogazione di tutte le norme che regolano l’istituzione delle province di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia- Tempio nate nel 2001 con legge regionale, ma effettive dal 2005. Il Quinto quesito ha valore consultivo e chiede ai sardi se vogliono abolire le cosiddette "province storiche" di Nuoro, Cagliari, Sassari e Oristano.

Consultivi anche i quesiti 6 e 7, relativi alla riscrittura dello Statuto Sardo da parte di un’Assemblea Costituente appositamente eletta (sesto) e all’elezione diretta del Presidente della Regione (settimo quesito). L’ottava scheda consente di abrogare l’articolo di legge che prevede l’indennità fino all’80% delle spese per i Consiglieri Regionali, la nona permette l’abolizione dei Consigli d’Amministrazione (CDA) degli enti strumentali e delle Agenzie della Regione, mentre il decimo referendum prevede la riduzione dei consiglieri regionali da 80 a 50.

Va tenuto presente, tuttavia, che solo domani il tribunale stabilira' se domenica 6 maggio si votera' anche per i quattro referendum che puntano ad abrogare le nuove Province sarde.

I quattro referendum abrogativi

1 - Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modificazioni recante disposizioni in materia di "Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l'istituzione di nuove Province e la modificazione delle circoscrizioni provinciali?"

2 - Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?

3 - Volete voi che sia abrogata la deliberazione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblicata sul Buras n. 11 del 9 aprile 1999) contenente La previsione delle nuove circoscrizioni provinciali della Sardegna, ai sensi dell'art. 4 della legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?

4 - Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio?

I sei referendum consultivi

5 - Siete voi favorevoli all'abolizione delle quattro province "storiche" della Sardegna, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano?

6 - Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi?

7 - Siete voi favorevoli all'elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge?

8 - Volete voi che sia abrogato l'art. 1 della la legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante "Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna" e successive modificazioni?

9 - Siete voi favorevoli all'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?

10 - Siete voi favorevoli alla riduzione a cinquanta del numero dei componenti del Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna?
 
Europa, nuovo piano Marshall: dalla follia di quali dittatori dobbiamo ricostruire?


La guerra scatenata dal "governo della finanza" non è ancora finita. Ma perche' nessuno spiega ai cittadini chi è il nemico e come sconfiggerlo piuttosto che continuare ad indebitarli? Opinione di Lidia Undiemi

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Il presidente Truman firma il piano Marshall nel 1948 per ricostruire l'Europa dopo la guerra. Terminera' ufficialmente il 31 dicembre 1951.


Lidia Undiemi è l'economista di Wall Street Italia. E' in prima linea con WSI nella battaglia contro l'ESM e il Fiscal Compact.

L'evento spiacevole da cui scaturì lo storico piano Marshall fu la seconda guerra mondiale, dopo la quale occorreva ricostruire dalle macerie causate da folli conquistatori.

A distanza di più di 60 anni la Commissione europea propone un piano di investimenti attribuendogli lo stesso nome, rievocando in tal modo il periodo post bellico. Ma da quale "guerra" oggi dobbiamo ricostruire? Chi sono i "dittatori" che l’hanno voluta?

Queste sono le imponenti domande a cui i politici dovrebbero rispondere, ma probabilmente non lo faranno e dunque tocca a noi provare.

Anzitutto la "guerra" scatenata dalla finanza speculativa è ancora in corso, continuano ad arrivare le "bombe" (operazioni speculative) ma non si capisce bene chi le lancia. La politica, piuttosto che mobilitarsi per capire chi è il nemico da ostacolare al fine di bloccare i continui "bombardamenti" chiede ai cittadini di cedere i propri "mattoni" (liquidità e altre risorse) per ripristinare i "palazzi" (conti) pubblici, nonostante sia ormai abbastanza chiaro che nel corso della ricostruzione arrivano attacchi ciclici che costringono, ormai da diversi anni, la collettività a ripartire in condizioni sempre più disastrose.

E poi chi ci assicura che la ricostruzione non vada nelle mani dei "dittatori bombardieri"?
E’ questo, d’altronde, l’obiettivo delle "guerre": distruggere un sistema sociale per imporre il proprio dominio, per diventare proprietari di ciò che precedentemente apparteneva ad altri.

Eppure i mass media continuano sostanzialmente a ribadire un fatto ovvio, ossia le conseguenze dell’attuale "guerra" economica e al massimo pongono l’attenzione sul recupero di altri mattoni, ma quasi nessuno osa tentare di aprire il dibattito sulle cause di tale disastro.




Adesso arriva il nuovo piano Marshall con una dotazione di circa 200 miliardi di euro da investire in alcuni dei settori produttivi più importanti della nostra economia: energie rinnovabili, tecnologie avanzate e chissà cos’altro. Un grande camion pieno di mattoni. A chi appartengono queste risorse? Cosa vogliono in cambio?

La "guerra" non è finita e le "basi militari" sono più attive che mai e non è ancora chiaro chi le comanda e, soprattutto, cosa e chi avrebbero sconfitto i leader europei per arrivare al punto di discutere di un progetto dall’indubbio valore simbolico.

Il via libera al piano potrebbe arrivare in occasione del Consiglio europeo di fine giugno e i mezzi finanziari annunciati per la sua attuazione sono gli eurobond, i project bond e il fondo "salva-stati".

A parte i noti problemi speculativi e la necessaria attesa di ulteriori dettagli sulla strategia di investimento, vale la pena intanto fare alcune riflessioni sulle possibili ripercussioni che l’utilizzo di tali strumenti potrebbe avere sulla vita democratica delle nazioni coinvolte.

In primo luogo si consideri che nessuno regala soldi ai paesi in difficoltà. Basti pensare che l’accesso al fondo "salva-stati" avviene mediante l’erogazione di un prestito al paese che ne fa richiesta, quindi si tratta di investimenti "a debito" dietro il pagamento di un tasso di interesse che non è di certo quello privilegiato dell’1% concesso dalla BCE alle banche.

Le notizie di stampa purtroppo non sono sufficientemente chiare al riguardo; talvolta ci si riferisce all'EFSM definendolo meccanismo di stabilità finanziaria permanente, che è invece l'ESM, mentre il primo é il fondo momentaneo nato per fornire assistenza all’Irlanda e al Portogallo.

Non è escluso che si faccia attenzione a nominare l’ESM poiché per la sua entrata in vigore non è stata ancora concessa la ratifica dalle istituzioni nazionali.

Ad ogni modo, né i 10 miliardi di project bond con l’intervento della BEI né i possibili 12 miliardi del fondo (o dei fondi) "salva-stati" sono chiaramente sufficienti a coprire il fabbisogno finanziario del piano. A questo punto è probabile che a fare "da padrone" saranno i grandi investitori privati, le banche e la Cina.

Se poi si considerano i rischi di perdita di sovranità insiti nell’operatività del fondo "salva-stati/ESM" ed i privilegi dell’immunità e della inviolabilità degli atti relativi alle operazioni finanziarie legate all’organizzazione intergovernativa (sempre ESM), ci si rende agevolmente conto che il nuovo piano Marshall difficilmente potrà trovare effettiva attuazione in favore della collettività, mentre non è escluso che i 200 miliardi di "mattoni" potrebbero diventare il mezzo per far costruire delle "strutture" in favore degli stessi investitori (possibili "nemici") e non per ricostituire e rimettere nelle mani dello Stato il "bene pubblico".

Ciò dipende principalmente da chi saranno i finanziatori e da come verrà realizzato il passaggio dalle risorse da questi a coloro che di fatto gestiranno le attività cui sono indirizzati i finanziamenti, ammesso che siano diversi.
Si andrà verso un governo "pubblico" e più responsabile delle risorse strategiche per le nazioni oppure si spingerà verso un ulteriore affidamento ai poteri "privati" della produzione dei beni e dei servizi essenziali per il rilancio dell’economia mediante appalti e finanziamenti pubblici favorendo, in quest’ultimo caso, l’andamento ciclico della crisi?

Attenzione, con questo non si vuole dire che l’affidamento ai privati di gran parte delle attività significhi necessariamente crisi, ma semplicemente che l’attuale sistema economico è governato dalla finanza speculativa e dalla corruzione politica, e non certo dal libero e sano mercato.

Occorre anzitutto predisporre un serio quadro normativo a difesa dell’economia reale, dei veri imprenditori e dei lavoratori prima di lanciare nuovi investimenti. Spiegate ai cittadini chi è il nemico e come sconfiggerlo piuttosto che continuare ad indebitarli.
 
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Euro: quattro modi per morire. Ue deve solo decidere come

Gli scenari a breve per la moneta europea. Tutti falliranno. Anche l'adozione di politiche pro-crescita. Rischi di grandi shock nel sistema bancario internazionale, default, uscita dall'Eurozona di Italia, Portogallo e Spagna. Alla fine, la luce?

Euro: quattro modi per morire. Ue deve solo decidere come
 
PAROLE VUOTE ripetute da 30anni

Confindustria: Squinzi, contro crisi piu' ricerca e innovazione ROMA (MF-DJ)--"Da questa crisi si esce solamente con un aumento della conoscenza [e chenon lo sa che ci sono stati i tagli all'istruzione a suon di miliardi????], che puo' avvenire solo attraverso un potenziamento delle attivita' di ricerca finalizzate all'innovazione".
Lo ha detto Giorgio Squinzi, presidente designato di Confindustria, a margine di un convegno sulla ricerca al Cnr. Secondo Squinzi servirebbe "un potenziamento delle attivita' di ricerca finalizzata all'innovazione. In questi anni in Confindustria l'impulso non e' mai mancato e per me e' un punto fondamentale sul quale sara' tarata l'azione di Confindustria".
"Le imprese italiane - ha osservato Squinzi - devono senz'altro fare piu' ricerca, pero' rimango dell'opinione che tanta non e' formalizzata, e' sommersa, quindi bisognera' mettere in atto dei sistemi per poter rilevare meglio l'effettiva consistenza della ricerca che viene fatta. Ne facciamo piu' di quella che appare". dom [email protected]
(END) Dow Jones Newswires
May 03, 2012 06:13 ET (10:13 GMT)
 
se la chiesa fosse veramente x i deboli con 1.7 miliardi (meta' cash) eredidati dal fondatore della faac..dovrebbe immediamente redistribuirli..invece finira' che perderemo anche le tasse su sti asset

potrebbero fondare una banca etica...e invece sara' come con l'ambrosiano...non mi dilungo per non essere scomunicato
 
"Europa già in default verso i propri cittadini"

Parola di Hugh Hendry, gestore di fondi molto rinomato nel Regno Unito. Che sottolinea come i paesi del continente non abbiano onorato i debiti verso i propri popoli, sacrificandoli ai creditori finanziari. GUARDA IL VIDEO sulla "Global Conference 2012": E' il momento di investire in Europa"?
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Hugh Hendry, gestore dei fondi scozzese a Eclectica Asset Management. Molto noto nel Regno Unito per i suoi commenti sulla crisi finanziaria.


New York - La verità è che "tutta l'Europa ha fatto default" e non potete immaginare quanto la situazione sia negativa nel continente. Parola di Hugh Hendry, gestore dell'hedge fund Eclectica Asset Management e molto noto nel Regno Unito per i suoi commenti sulla crisi finanziaria. Hendry ha parlato in occasione della "Global Conference 2012" che si è conclusa nella giornata di ieri a Los Angeles presso il Milken Institute.

"L'economia politica in Europa è tale che i politici hanno scelto di fare default sugli obblighi di spesa che hanno nei confronti dei loro cittadini, al fine di onorare il patto con i propri creditori finanziari e dunque, con il tempo che passa, alla fine i politici vengono cacciati".



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