Costi esorbitanti della Politica
Politica & Palazzo | di Redazione Il Fatto Quotidiano |
4 aprile 2012
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Costi della politica: “Difficile avere risultati” Commissione retribuzioni, lascia il presidente
Giovannini, presidente Istat: "Nonostante il lavoro intenso" non è stato possibile produrre gli esiti attesi a causa dei "vincoli della legge, l'eterogeneità delle situazioni e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi"
Troppe leggi, troppe situazioni diverse l’una dall’altra e soprattutto la difficoltà nel raccogliere i dati. Il presidente dell’Istat Enrico Giovannini così spiega il motivo per il quale si è sentito in dovere di rimettere il mandato al governo: la commissione che ha presieduto finora, “sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici”, non ha prodotto risultati né attesi né almeno indicativi. La comunicazione delle sue dimissioni è arrivata proprio oggi, giorno della
pubblicazione del rapporto della cosiddetta “commissione Giovannini”. Dell’organismo, oltre a Giovannini facevano parte
Alberto Zito (università di Teramo),
Giovanni Valotti (università Bocconi di Milano),
Ugo Trivellato (università di Padova) e
Roberto Barcellan (Eurostat).
A dire il vero le difficoltà della commissione erano già emerse alcuni mesi fa, quando l’organismo (costituito dal governo
Berlusconi e poi confermato dall’esecutivo guidato da
Mario Monti) confessò
di non riuscire a pronunciarsi sul fatto se i parlamentari italiani siano davvero i più pagati d’Europa: hanno, sì, l’indennità più alta, ma una “diaria” bassa. Quindi la commissione chiese altro tempo.
Tempo che tuttavia, evidentemente, non è stato sufficiente a chiarire questo né altri aspetti. Un esito non è arrivato, scrive in una nota la commissione, “nonostante l’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi”.
“Solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani” – cioè Camere, authority, Corte costituzionale, enti locali – “e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto: Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Austria e Belgio. Anche quando la corrispondenza è stata trovata “non è stato possibile acquisire, per tutti e sei i paesi, i dati necessari, nè dati con la precisione richiesta, nè comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”. La conclusione è che “nessun provvedimento può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”. La normativa prevedeva infatti di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Ma ciò, alla luce del lavoro effettuato dai professori della commissione, non si è rivelato possibile.
“Alla luce dell’esperienza maturata e delle evidenti difficoltà incontrate nello svolgimento dei propri lavori, anche a causa della formulazione della normativa vigente, la commissione ritiene dunque doveroso rimettere il mandato ricevuto” conclude la commissione. Il presidente Giovannini (il presidente della commissione è indicato per legge nel presidente dell’Istat) rimane necessariamente in carica. “Qualora il Governo ritenesse che la commissione debba proseguire nei suoi lavori – si legge nel comunicato – lo si invita ad esprimere tempestivamente il proprio orientamento, anche procedendo ad una nuova nomina dei suoi membri”.
La commissione Giovannini si è però soffermata su un aspetto in particolare, cioè il livellamento retributivo tra Italia e Ue: viene “segnalata” al governo “l’opportunità” di rivedere le norme adottate a luglio dal governo Berlusconi, che prevedono la fissazione in base alla media europea dei tetti agli stipendi di deputati e senatori, membri di organi costituzionali, vertici di authority e agenzie e figure apicali della pubblica amministrazione. Quelle disposizioni, infatti, “appaiono obiettivamente di difficile (se non impossibile) applicazione”.
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