Maurizio, credo nel lungo termine sia inevitabile. Se "stronzificando" ammettiamo che la crescita del PIL sia legato al 100% alla crescita dei profitti delle aziende del paese, in ogni trend decennale o più lungo si evince chiaramente che alcune nazioni, marciano meglio di altre (a noi ci precedono in molti purtroppo: ITA
Italia - PIL (Prodotto Interno Lordo) (Trimestrale) USA
Stati Uniti - PIL (Prodotto Interno Lordo) (Trimestrale) GER
Germania - PIL (Prodotto Interno Lordo) (PIL) (Annuale)). Essendo italiani abbiamo quindi la sfortuna di avere un BIAS domestico (come investitori) molto sfavorevole. Per fare qualcosa di buono in Italia occorre infatti battere il mercato, cosa sempre molto difficile, mentre in tante altre nazioni basterebbe comprare "l'indice" per ottenere degli ottimi risultati di lungo termine. Nel mio caso, non avendo tempo e competenze per seguire nazioni che considero interessanti quali Canada, Russia, Corea, Cina, India, Turchia, Tailandia, Indonesia, Egitto, Filippine ed altri minori li ho coperti con ETF che per vari anni sono stati la parte più performante del portafoglio, senza alcuno sforzo gestionale salvo rarissimi incrementi/riduzioni.
Per i certificati di base vale lo stesso concetto. Nel tempo ho notato che per quanto mi sia dannato a cercare delle buone strutture di certificato, ciò che macroscopicamente mi paga o mi punisce è la scelta del/dei sottostanti "giusti" piuttosto che un timing errato o un certificato più o meno difensivo (chiaro poi che a seconda di come vediamo il mercato sia opportuno avere strategie più o meno difensive. Avendone parecchi con sottostanti italiani, ho mediamente pagato un dazio maggiore che se non avessi avuto un ptf di ctf basato su soli titoli USA, Tedeschi, Francesi, Olandesi e Svizzeri tanto per fare solo un esempio (il brutto è che in 5 anni ho ridotto il BIAS paese di solo 10 punti, portandolo al 40%
contro un mio obiettivo non maggiore al 15-20% del ptf). Sono vecchio ma continuo ad essere indisciplinato