CHI NON COMPRENDE IL TUO SILENZIO PROBABILMENTE NON CAPIRA' NEMMENO LE TUE PAROLE

Ecco cosa esce da menti perverse di burocrati, che sono veramente iniziative demenziali.
STATO DI POLIZIA


Il racconto, che ha dell’incredibile, ci piomba nella mail di redazione.

La firma che chiede anonimato per questioni di logica privacy e che chiameremo Franco.

La lettera denuncia il mostro burocratico prodotto dalle regole anticovid del governo.

Una babele tradottasi, dice, in uno “stato di polizia”.



Prima di tutto, una doverosa premessa.

Franco e la sua famiglia, tre figli piccoli e sua moglie,
hanno passato l’intero periodo natalizio chiusi in casa:
positivi sia i pargoli che la signora.

Una sfortuna che hanno condiviso con milioni di italiani,
costretti a rimandare le feste un po’ per il virus e un po’ per il lockdown burocratico.

Guarita tutta la truppa, racconta Franco, decidono di regalarsi un weekend a Roma in famiglia.

“La città la conosco da 20 anni per una frequenza settimanale per lavoro
e allora prenoto il solito hotel in zona Barberini – racconta -.
Fatto il check in alle 11.30 di venerdì 21, con controllo del green pass mio e di mia moglie,
passiamo una giornata in giro per la meravigliosa città
e rientriamo in hotel intorno alle 23 per raggiungere il meritato letto per riposarci”.

Fin qui, tutto nella norma.

“Peccato che alle 2.30 della notte sento bussare fortissimo alla porta,

sobbalzo nel letto incredulo di quel rumore e ancora ‘confuso’ chiedo chi fosse.

Risposta: ‘Polizia apra subito!'”. Polizia?

E perché alle 2.30 della notte gli agenti dovrebbero bussare alla stanza di un hotel?



“Tra me ho pensato subito ad un errore – insiste Franco –

Apro la porta e mi si palesano due poliziotti che mi dicono che la questura ha segnalato

che la mia figlia maggiore di 9 anni risulta ancora positiva al Covid.


Li guardo e, anche se la voglia di chiudergli la porta in faccia è forte,
con calma gli dico che ci deve essere un errore in quanto mia figlia è guarita il 7 gennaio“.

A quel punto Franco presenta certificato di guarigione, tampone negativo e green pass di guarigione.


Concluso il controllo che manco al 41bis, “dopo aver raccolto tutte le foto”

gli agenti “chiedono scusa per il disturbo” e lo informano “che sarebbero andati a svegliare un altra persona”.

Alle 3 del mattino.


Una fonte di polizia qualificata, a nicolaporro.it conferma il modus operandi
che anche all’incredulo Franco è stato presentato come “di routine”.


“Quando un turista arriva in una struttura alberghiera è costretto a consegnare il documento.

L’albergatore poi in serata è costretto a inserirlo in un terminale che comunica alla questura

le persone ospitate nella struttura, sia essa un albergo, un B&B o un ostello”.


Sono norme introdotte nell’ottica del contrasto alla criminalità e al terrorismo:
se un malvivente, un ricercato o una persona agli arresti domiciliari si registra col proprio nome,
la polizia viene a saperlo e può pizzicarlo.


Con la pandemia, però, il sistema informatico è stato aggiornato
anche con le informazioni che riguardano lo stato Covid del cittadino:


“Quando arriva la comunicazione esce fuori una schermata in automatico che segnala le persone in quarantena o positive”, spiega il poliziotto.


Svolti gli accertamenti sulla base delle informazioni arrivate dall’hotel, le opzioni sono diverse.
Se il cittadino è pulito, tutto finisce lì.
Se il sistema segnala una “ricerca o rintraccio”, magari per una persona sottoposta ad arresti domiciliari
che s’è andato a fare una vacanza fuoriporta, “si interviene subito”.

Lo stesso dicasi nel caso in cui il sistema segnali un soggetto in quarantena

perché positivo al Covid e che ha violato l’isolamento
.


La questura non può fare altro:
“Si metta nei panni del funzionario – spiega l’agente – che se non interviene e non va a controllare è passibile di omissione di atti d’ufficio”.

Logico.

Il punto è: era davvero necessario svegliare una famiglia nel cuore della notte per i controlli ?

Non si poteva attendere la mattina successiva ?

“Durante le feste è successo più volte che qualcuno è stato trovato a Roma
anche se avrebbe dovuto passare la quarantena in un’altra città”, racconta la fonte.

“La polizia non può non intervenire.
Pensa cosa succederebbe se ritardasse il controllo e ne scaturisse un focolaio in tutto l’hotel.
Sarebbero tutti lì a dire: ‘La questura lo sapeva e non ha fatto nulla’.

Chi ci rimette?
Il poliziotto, e finisce sul penale:

l’omissione di atti d’ufficio è un reato per cui si rischia l’interdizione temporanea o perpetua dai pubblici uffici. Cioè il licenziamento”.



Come mai allora i poliziotti hanno bussato alla porta di una famiglia che però era guarita
e con tutte le certificazioni verdi in regola?

Il problema deve essere stato dell’Azienda sanitaria – ipotizza il poliziotto –
che potrebbe non aver comunicato la fine dell’isolamento”.


È già successo.


“Sotto le feste alcune persone sono state fermate dentro gli alberghi
ma poi è finito tutto in una bolla di sapone perché l’Asl aveva omesso di inserire la fine quarantena”.


Franco ovviamente resta allibito:

“Questo episodio mi ha lasciato un amaro in bocca infinito,

forse perché sono e mi sento un cittadino sempre coerente con le leggi,

ho fatto sempre tutto quello che mi è stato chiesto di fare, vaccinazione inclusa,

e poi per un disguido tecnico devo essere svegliato nel cuore della notte,

con tanto di spavento dei miei bambini, come se fossi un criminale“.



E vanno bene le scuse, il lieto fine, la vacanza che ha comunque potuto concludere.

“A me interessa ‘urlare’ che questo è troppo: non voglio vivere in uno stato di polizia, qui si è veramente oltrepassato il limite”.


 
Eccolo qui. E' sempre lui......tanto noi paghiamo.
Poveri illusi. L'articolo sul clima ve l'ho già passato la scorsa settimana.


Enel ha ricevuto l’autorizzazione finale dal Ministero della Transizione Ecologica

per la cessazione definitiva dell’impianto a carbone della centrale termoelettrica “Eugenio Montale” di La Spezia.



La chiusura della centrale di La Spezia rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno di Enel
per la transizione energetica verso un modello sempre più sostenibile,
il cui obiettivo è sostituire progressivamente le fonti fossili per la produzione di energia elettrica
per raggiungere la neutralità climatica a livello globale.


In Italia Enel ha già chiuso le centrali a carbone

di Genova,

di Bastardo

ed a fine 2020 il Gruppo 2 della centrale “Federico II” di Brindisi.



Con l’autorizzazione alla chiusura di La Spezia
e con quella dei gruppi 1 e 2 della centrale “Andrea Palladio” di Fusina, già ricevuta,
quest’anno saranno dismessi ulteriori 870 MW.


“Il via libera alla chiusura del gruppo a carbone della centrale di La Spezia – commenta Nicola Lanzetta, Direttore Enel Italia
è un importante passo in avanti nel nostro impegno per la transizione energetica.


Complessivamente, con queste ulteriori autorizzazioni,

in Italia avremo dismesso complessivamente circa 1.900 MW di capacità a carbone entro la fine del 2021”.
 
Cominciano i problemi. Chiamate la gretina


Le tensioni sull’energia si fanno sentire potentemente nei paesi in via di sviluppo,
soprattutto quelli con infrastrutture antiquati.

Uniamo poi le tensioni nel settore energetico europeo e asiatico.

Come riporta la BBC, milioni di persone sono rimaste per ore senza elettricità
martedì quando un enorme blackout elettrico ha colpito le città di tre paesi dell’Asia centrale.

Le aree del Kirghizistan, dell’Uzbekistan e del Kazakistan sono state colpite dalla cauta della linea elettrica, infrastruttura che fa l’altro condividono.


Il blackout è avvenuto in tarda mattinata di oggi, e si spera che l’elettricità venga ristabilita in serata.

Le reti elettriche dei tre paesi sono interconnesse e collegate alla rete russa
tramite una linea elettrica di costruzione sovietica che attraversa il Kazakistan.

Consente loro di attingere energia dalla rete russa in caso di carenze impreviste,
ma a causa di “un significativo squilibrio di emergenza” si è verificato un aumento di corrente
e la connessione è stata interrotta, ha affermato l’operatore di rete KEGOC.


Sono state segnalate interruzioni nella città più grande del Kazakistan, Almaty,
ed in diverse città del Kirghizistan e dell’Uzbekistan.

Ci sono anche rapporti secondo cui il blackout ha colpito le province circostanti in tutti e tre i paesi.

Secondo l’agenzia di stampa Reuters,
molti residenti in tutta la regione hanno perso l’accesso al riscaldamento, alle pompe di benzina ed a Internet.

Gli ospedali hanno dovuto fare affidamento sui generatori per mantenere in funzione le apparecchiature critiche
ed alcuni treni della metropolitana sono rimasti bloccati nei tunnel.

La capitale dell’Uzbekistan, Tashkent, ha subito ingorghi poiché l’interruzione ha colpito i semafori.

Il sistema della metropolitana era inattivo
ed i voli hanno dovuto interrompere l’atterraggio all’aeroporto durante il blackout,
secondo l’agenzia di stampa russa RIA Novosti.

Secondo quanto riferito, gli sciatori sono rimasti bloccati su una funivia
nella più grande stazione sciistica dell’Uzbekistan, Amirsoy.

L’interruzione ha sollevato ancora una volta preoccupazioni sulla vulnerabilità della linea elettrica costruita negli anni ’70.


Il Kazakistan ha già sperimentato carenze di energia in passato,
a seguito del boom del mining di criptovalute,
il processo mediante il quale vengono verificate le transazioni e create nuove “monete”.

Inoltre nelle scorse settimane vi erano stati problemi di fornitura di gas naturale proprio i paesi centro asiatici,
sia per la crisi in Kazakistan, principale produttore dell’area,
sia per l’altro costo del prodotto energetico.


La crisi energetica causata dall’Europa ha ripercussioni su tutto il mondo compresi i paesi in via di sviluppo.
 
Colpo grosso, a quanto riporta Express.co.uk, per i servizi segreti britannici, cioè per MI6 che opera all’estero:
avrebbero permesso la fuga in occidente di uno scienziato missilistico cinese, con la famiglia,
che lavorava al noto programma per veicoli missilistici ipersonici di Pechino.

Una storia che sembra uscita dalla Guerra Fredda o da un romanzo di John Le Carrè.


Descritto come un tecnico missilistico, il cittadino cinese lavorava presso l’Aviation Industry Corp of China,
di proprietà statale, dove ha contribuito a sviluppare un veicolo ipersonico “boost-glide”
a medio raggio in grado di trasportare missili DF-17 fino a un raggio di 2.000 miglia.

Si tratta di te state ipersoniche che hanno tolto il sonno a inglesi e americani.


Fonti affermano che lo scienziato, sulla trentina, è collegato ad un più recente sistema di lancio di missili ipersonici
che può fare il giro del globo prima di scendere dallo spazio ed utilizzare la tecnologia a ricerca di calore per colpire qualsiasi bersaglio sulla Terra.


A guidare la scelta del fuggitivo non è stata una questione politica,
ma il risentimento verso i superiori per una mancata promozione che lui riteneva di aver meritato
e che, invece, come spesso accade, è andata ad altri.

A quel punto ha contattato un intermediario con contatti nei servizi britannici
presentandogli la possibilità di trasferirsi e di portare con se tecnologie rilevanti, il tutto sapendo che rischiava la fucilazione.

Una chiamata è stata fatta a Vauxhall Cross – il quartier generale londinese del MI6 –
ed una squadra di tre persone, composta da due ufficiali dell’intelligence e uno specialista tecnico,
si è recata a Hong Kong, dopo aver informato anche la CIA.

Temendo si trattasse di una trappola di Pechino, nei giorni successivi si è sviluppato un gioco mentale
per valutare che le credenziali fossero inossidabili.

Fu durante questo processo che il tecnico – un appassionato fan del cricket che si ritiene abbia studiato una volta in Inghilterra –
ha iniziato a rivelare dettagli selezionati sull’ultimo sviluppo ipersonico della Cina.

Alla fine, è stato elaborato un piano in cui lui e la sua famiglia
si sarebbero recati nell’ex colonia britannica utilizzando un percorso speciale.

Una volta lì, lo scienziato è stato portato in un luogo sicuro
dove è stato ancora intervistato dalla squadra del MI6.

Quindi, con l’aiuto di due agenti della CIA, la famiglia è stata portata in aereo in una base tedesca
e quindi nel Regno Unito e negli USA.


Un’operazione da 007 che permetterà di capire la tecnologia cinese in un settore strategicamente molto critico.
 
I ricercatori in Brasile hanno scoperto che l’uso regolare dell’ivermectina
come agente profilattico è associato a tassi di infezione, ospedalizzazione e mortalità significativamente ridotti relativamente al Covid-19.

Lo studio è stato condotto a Itajaí, una città portuale nello stato di Santa Catarina, tra luglio e dicembre 2020.
Gli autori dello studio includono i medici dell’FLCCC, il dott. Flavio Cadegiani e il dott. Pierre Kory.
L’autrice principale, la dott.ssa Lucy Kerr, era stata contattata dal sindaco della città proprio per finalità di definizione di una profilassi adeguata.


L’intera popolazione di Itajaí è stata invitata a partecipare al programma,
che prevedeva una visita medica per raccogliere informazioni di base, personali, demografiche e mediche.

In assenza di controindicazioni, l’ivermectina è stata proposta come trattamento preventivo,
da assumere per due giorni consecutivi ogni 15 giorni alla dose di 0,2 mg/kg/giorno.

Dei 223.128 cittadini di Itajaí presi in considerazione per lo studio,
un totale di 159.561 soggetti hanno scelto di partecipare:
oltre il 70% ha scelto di assumere ivermectina e il 23% ha scelto di non farlo.

Lo studio ha riscontrato una riduzione del 44% del tasso di infezione da COVID-19
a favore del gruppo che ha assunto ivermectina (3,5% contro 8,2%).


Nei casi in cui un cittadino partecipante di Itajaí si fosse ammalato di COVID-19,
gli è stato raccomandato di non usare l’ivermectina o qualsiasi altro farmaco nel trattamento ambulatoriale precoce.

Di coloro che sono stati infettati, sono stati confrontati due gruppi di uguali dimensioni
e altamente abbinati (uno che utilizzava l’ivermectina come profilassi e uno che non lo faceva).

L’uso regolare di ivermectina preventiva ha portato a una riduzione del 68% della mortalità per COVID-19
(0,8% contro 2,6%) e del 56% del tasso di ospedalizzazione (1,6% contro 3,3%).

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Poiché i vaccini non erano disponibili in quel momento
ed esistevano poche alternative profilattiche in assenza di vaccini,
Itajaí ha avviato un programma governativo a livello di popolazione per la profilassi del COVID-19.

Questo è stato uno studio osservazionale prospettico che ha consentito ai soggetti
di auto-selezionare tra trattamento e non trattamento.

L’uso dell’ivermectina era facoltativo e basato sulle preferenze dei pazienti,
dato che i suoi benefici come agente preventivo non erano stati dimostrati.

Per garantire la sicurezza della popolazione, è stato sviluppato un programma per computer
per raccogliere e mantenere tutti i dati demografici e clinici rilevanti.

Tutti i soggetti sono stati pesati per poter calcolare con precisione la dose corretta di ivermectina.

Inoltre, è stata condotta una breve valutazione medica per registrare l’anamnesi passata,
le comorbilità, l’uso di farmaci e le controindicazioni ai farmaci.

Le seguenti variabili sono state analizzate e aggiustate come fattori di confondimento
o utilizzate per bilanciare e abbinare i gruppi per la corrispondenza del punteggio di propensione:
  • Età
  • Sesso
  • Precedenti malattie (infarto del miocardio e ictus)
  • Comorbilità preesistenti (diabete di tipo 2, asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva, ipertensione, dislipidemia, malattie cardiovascolari, cancro [di qualsiasi tipo] e altre malattie polmonari)
  • Fumatore o meno
Sono stati esclusi dal campione i pazienti che presentavano segni o diagnosi di COVID-19 prima del 7 luglio 2020.

Altri criteri di esclusione includevano controindicazioni all’ivermectina
e all’età con l’esclusione dei minori dal programma.

Chi si è ammalato, sia con o senza profilassi, è stato ugualmente curato
con quello che era in quel momento disponibile alla medicina, compresa la stessa ivermectina e l’idrossiclorochina.

È interessante notare che il gruppo che si è auto-selezionato per assumere ivermectina era più anziano
e aveva più comorbilità rispetto al gruppo che non ha optato per alcun trattamento.

Questi risultati mostrano che l’ivermectina profilattica può essere un fattore attenuante nei gruppi con un rischio maggiore di morbilità.

Questa ricerca, per quanto interessante, ha un interesse storico e, al limite,
come prova giudiziaria verso coloro che hanno a priori escluso l’utilizzo di certi medicinali in via preventiva.


La variante Omicron ha cambiato completamente il gioco.
 
Ahahahah stupiti da bidet ?
No. E neppure dell'assoluto silenzio dei media.



Visto che a pronunciare quella frase è stato Joe Biden, i media nostrani la chiamano “gaffe”.

Un inciampo.

Un’inezia.

Se ad insultare un cronista nella sala stampa della Casa Bianca fosse stato Donald Trump, apriti cielo:
buzzurro, fascista, “attacco alla libertà di stampa”, eccetera eccetera eccetera.


Provate solo a immaginare.


Oggi il presidente degli Stati Uniti stava rispondendo alle domande dei cronisti quando Peter Doocy,
giornalista di Fox News e corrispondente da Washington, poco prima di lasciare l’aula
fa una semplice domanda Sleepy Joe sul tema dell’inflazione.

Argomento scottante.

“Vuole rispondere a domande sull’inflazione? – dice il cronista politico –

Crede che l’inflazione sia un tema chiave in vista delle elezioni di medio termine?”.

Biden non si degna di rispondere.


E questo ovviamente è un suo legittimo diritto.


Però poi, forse convinto di avere il microfono spento, afferma sarcastico:

“No, è una grande risorsa. Più inflazione”, per poi aggiungere,

Che stupido figlio di puttana“.


Un insulto che di sicuro la stampa liberal

non avrebbe mai perdonato ad un presidente Repubblicano,

in particolare al Tycoon.
 
Azione eclatante del partito Italexit di Gianluigi Paragone.

Martedì scorso la sezione di Italexit Biella
ha depositato presso la caserma locale 47 denunce contro Draghi

ed i suoi recenti provvedimenti considerati discriminatori.

Gli attivisti si sono dati appuntamento fuori dalla caserma dei carabinieri di via Fratelli Rosselli a Biella
e si sono messi educatamente e civilmente in coda per poi presentare ognuno una denuncia
nei confronti del presidente del consiglio Mario Draghi.

A preparare per tutti la querela già prestampata un avvocato di Genova.

Come spiega anche La Stampa, “Draghi sarebbe accusato sulla base dell’articolo 610 del codice penale che recita

«chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa, è punito con la reclusione fino a quattro anni».

Il tutto riferito ai vari decreti per evitare la diffusione del coronavirus”.


Di recente anche il vice direttore della Verità Francesco Borgonovo
negli studi di La7 nel programma L’Aria che Tira aveva lanciato un monito
ed esprimeva forti critiche nei confronti delle restrizioni,
valutandole come vessatorie, discriminatorie, folli, ingiuste e soprattutto inutili.

Ad unirsi al coro delle critiche c’è l’immancabile Vittorio Sgarbi
che in un video caricato sul suo canale ufficiale espone il suo dissenso con un titolo ironico e provocatorio:

“Green pass, Green pass base, Super Green pass. Sapete che vi dico? Avete rotto er ca…!”. – ed aggiunge –

“noi dobbiamo vivere come se fossimo tutti malati e preferiamo un vaccinato tre volte,

che può contagiare ed essere contagiato
, ad un non vaccinato con esito di tampone negativo ed in salute.

Il non vaccinato è considerato colpevole solo perché non si vaccina”.
 
Tra i primi a predire la comparsa di una variante del Covid con le caratteristiche dell’attuale Omicron,
il professor Paolo Puccetti è tra le voci fuori dal coro che sfida la censura di un governo
che priva gli italiani del diritto alla critica e punta da tempo il dito contro i rischi di troppe vaccinazioni a distanza ravvicinata.


Ordinario di Farmacologia all’università di Perugia,
l’esperto ha analizzato lo stato della pandemia attraverso le pagine della Verità, intervistato da Ignazio Mangrano,
a partire dalle scelte effettuate dai vari Paesi sulla vaccinazione di massa della popolazione.


“Le cinque diverse pandemie documentate negli ultimi 130 anni – ha spiegato Puccetti –

offrono una ‘planimetria’ di come si sta evolvendo l’attuale.


Non c’erano vaccini e ciascuna si comportò come una scossa di terremoto seguita da scosse di assestamento.

L’attuale ha esattamente lo stesso andamento e la scossa d’urto è passata.


Ne sono testimoni i dati, che dimostrano come la malattia sia l’eccezione e non la regola,

che è per lo più una condizione semi-influenzale che si risolve in modo auto-limitante con il supporto di farmaci tradizionali”.



Secondo il farmacologo dell’università di Perugia,

“la corsa a immunizzare a tappeto non ha contrastato la diffusione del virus”.


Una tesi che in realtà molti esperti hanno sostenuto in queste settimane di rialzo dei contagi
e che, però, il governo italiano continua a non voler accettare,
insistendo piuttosto sulla necessità di continuare con le somministrazioni,
rese di fatto obbligatorie dall’introduzione del Super Green pass.


“A breve quasi il 100% della popolazione sarà diventato positivo”.


Insistere con le dosi rischia di essere addirittura controproducente, soprattutto per i pazienti “fragili”.


“Omicron – ha concluso Puccetti – ci può aiutare nel processo di endemizzazione
e contribuire a costruire quel 60-70% di immunità di popolazione che ci porterà fuori dalla pandemia”.


Per quanto riguarda la mortalità della variante, infine,

“anche se apparentemente i non vaccinati corrono un rischio di ospedalizzazione
2,74 volte maggiore rispetto ai vaccinati, la letalità in questa quarta ondata è molto bassa”.
 
“DAL PRIMO FEBBRAIO IL GREENPASS ITALIANO DURERÀ 6 MESI

E QUELLO EUROPEO 9: URGE INTERVENTO DEL PARLAMENTO ITALIANO”




Il decreto legge 221 del 2021 lo scorso 24 dicembre ha varato la disciplina che entrerà in vigore in Italia dal primo febbraio
e che stabilisce che il primo ciclo di vaccinazione ed il booster avranno validità 6 mesi,
ma solo tre giorni prima la commissione europea aveva stabilito
con il regolamento numero 2288 del 21 dicembre 2021
(modificando il regolamento 2021/953 del Parlamento europeo
per quanto riguarda il periodo di accettazione dei certificati di validazione
rilasciati nel formato del certificato covid digitale dell’Ue)
la cui durata passava da 12 a 9 mesi.


La commissione europea aveva quindi approvato un regolamento delegato di attuazione
del regolamento del consiglio del parlamento per garantire la libertà di circolazione all’interno dell’Ue
stabilendo due principi sulla validità delle certificazioni:

1)che sul primo ciclo di vaccinazione la validità del certificato verde in Europa debba essere di nove mesi;

2) che, al momento, non debbano essere stabiliti limiti alla certificazione relativa al richiamo o booster.


Il primo febbraio si creerà quindi l’ennesima situazione di conflitto tra la normativa europea e quella italiana
con due norme che entrano in vigore lo stesso giorno.


Ma, come noto, per un principio di gerarchia delle fonti, se il diritto nazionale contrasta con quello europeo non è applicabile.


È quindi fondamentale, visto che il Parlamento in questi giorni sta discutendo la Conversione del decreto,
che le camere rivolgano particolare attenzione a questo tema, per evitare un fiorire di contenziosi di varia natura da parte dei cittadini.


La disciplina Ue si esprime in modo chiaro ai punti “considerando” 9, 10 e 14.

Nei punti 9 e 10 avvisa infatti che:

“..l’adozione di misure unilaterali in questo settore potrebbe causare gravi perturbazioni
ponendo le imprese e i cittadini in un’ampia gamma di situazioni divergenti…” ed in
“..un’incertezza che comporta anche il rischio di minare la fiducia nel certificato covid dell’Ue
e di compromettere il rispetto delle necessarie misure di sanità pubblica…” con effetti
“…particolarmente dannosi in una situazione in cui l’economia dell’Unione è già stata duramente colpita dal virus..”.

Al punto 14

la Commissione europea prescrive inoltre che non si ponga al momento alcun termine
per la validità della vaccinazione di richiamo, mentre il decreto legge di cui parliamo
ha stabilito una validità a sei mesi prevedendo che una eventuale quarta dose vada fatta dopo il sesto mese dal booster.

Al contrario, adesso la quarta dose dovrebbe essere esclusa, almeno finché non ci sarà un termine di validità della certificazione booster.


I contenziosi che potrebbero sorgere laddove questo contrasto tra le fonti non venisse sanato
sono quindi molteplici e di diversa natura, si pensi ad esempio al caso di cittadini europei
che vogliano venire in Italia o cittadini italiani che vogliano spostarsi all’interno dell’ambito europeo.

Può la certificazione degli uni o degli altri avere durata differente a seconda del territorio
dove questi si trovano (sebbene sempre in ambito UE)?!

Con buona pace di Schengen ad oggi sarebbe così!


E, ancora, se il pass non venisse abolito e per ottenere il rinnovo dello stesso
il requisito fosse ancora legato ai cd. booster
i cittadini italiani dovrebbero sottoporvisi con frequenza maggiore rispetto ai compatrioti europei.


Che il Parlamento ponga subito mano a questa difformità. Una volta ancora, “ce lo chiede l’Europa”.
 

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